Scorci

Collezione

Contenuti

Ricerca avanzata
  • Saluti da Vigo Cavedine

    La cartolina 10x15 cm non è viaggiata, ma l'affrancatura da 15 lire ne fa ipotizzare la datazione negli anni '50. Nelle due panoramiche si vede che non c'erano ancora case sulla via nuova a ovest della chiesa, al valle era coltivata ed il Bondone innevato. Nei due scorci, posizionati in mappa, si vedono la chiesa e la canonica da dietro e l'edificio che allora era "Albergo passo San Udalrico".
  • Processione della Madonna di settembre a Vigo Cavedine

    L'8 settembre si festeggia la Natività della Madonna ed a Vigo Cavedine viene portata in processione per le vie del paese la statua dell'Immacolata Concezione. La tradizione assegna il compito di preparare le arche sul sagrato e portare la statua in processione ai coscritti, ovvero i diciottenni che, fino al 2004, erano chiamati alla coscrizione obbligatoria con la visita di leva. Nel 1973 è toccato perciò ai coscritti nati nel 1955 portare la statua di oltre un quintale dandosi più volte il cambio. Usciti dalla chiesa, sono passati sotto le arche, scesi dalla "pontèra" (non c'era ancora l'attuale strada che sale alla chiesa da ovest), via Garibaldi, via San Biagio, per poi risalire via Capitello, via Piave, via Cavour e rientrare da via Nuova.
  • Capitello alla Madonna

    All'esterno del cimitero di Ciago c'è un bel capitello, immerso tra il verde ed i fiori. Un cancello in ferro lavorato protegge la nicchia che custodisce una tela di Vittorio Bertoldi con la Madonna del Rosario, una piccola statua in bronzo della Madonna Immacolata e alcuni vasi di fiori. Subito sotto il tetto una targa recita: PER GRAZIA RICEVUTA COMM. GIUSEPPE CAPPELLETTI E ALICE CAPPELLETTI-SIMONINI A MEMORIA FECERO A.D.1949 Giuseppe Cappelletti è nato nella casa che si vede in foto accanto alla chiesa e lì ha poi vissuto con la moglie Alice Simonini. Alla sua figura è dedicata la scheda
  • Casa natale del Cav. Giuseppe Cappelletti

    In primo piano si vede la casa natale del Cav. Giuseppe Cappelletti, lo scatto risale al 1937 in occasione della richiesta di ampliamento dell'edificio con l'aggiunta del garage.
  • Stravino: Via Rosmini

    Questa illustrazione, realizzata da Mario Colombelli nel 1983, mostra uno scorcio di via Rosmini a Stravino. Interessante appare la struttura edilizia rustica tipica delle case contadine che poggiava sugli androni (po'rteghi) e su imponenti sovrastrutture lignee composte di ballatoi, graticci e scale esterne.
  • Scorcio di Stravino

    La fotografia mostra uno scorcio dell'abitato di Stravino presso il portico dove si incrociano l'attuale via Rosmini e via Monte Bondone, nella parte alta del paese. Lo scatto risale ai primi anni del 1900. Davanti al portone si notano due uomini in uniforme. Presumibilmente potrebbero indossare la divisa militare dell'Impero austro-ungarico. Sul lato opposto si notano alcuni bambini seduti.
  • Covelo di sopra

    La cartolina prodotta dalla famiglia cooperativa di Covelo è sicuramente antecedente al 1945, data in cui Maria la scrive con apprensione alla figlia Modesta, inserendo anche l'indirizzo del mittente, prudenza che le ha permesso di averla di ritorno e di sapere quindi che la figlia non l'aveva ricevuta.
  • Scorcio di Terlago

    Tre giovani vestite di bianco si trovano all'entrata di Terlago, provenendo da Covelo, nei pressi del capitello del crocefisso. Accanto a loro, come riportato sul retro, c'è "Giacomo da Covelo detto Giazintot" che porta un cesto di vimini. Appena superato il capitello c'è un'altra donna che riposa col suo sacco appoggiato sul muro. Sullo sfondo Terlago.
  • Processione di San Biagio

    La ricorrenza di San Biagio, patrono di Vigo Cavedine, cade il 3 febbraio. Vediamo in questi scatti alcuni tratti della processione: partita dalla chiesa, dopo la discesa da via Garibaldi e via San Biagio, risale via Capitello, via Piave e via Cavour, e rientra da Via Nuova per tornare alla chiesa.
  • Rustico in Via Cavour - Vigo Cavedine

    Disegno preparato per la quarta di copertina del numero 12 della rivista "Retrospettive".
  • Rustico in Via Nuova - Vigo Cavedine

    Disegno preparato per la quarta di copertina del numero 11 della rivista "Retrospettive".
  • Insegna fucina Manzoni

    Nello scatto è ben visibile una parte dell'insegna della fucina Manzoni che riporta la scritta: "articoli da cucina, albergo, caseificio". Risulta visibile il canale di carico nella parte destra del caseggiato.
  • Terrazza e scala

    Abbiamo qui riunito due scatti che ci mostrano una pozione dello stesso edificio da due diverse angolazioni, casa Zuccatti della stirpe dei "Casimiri". Possiamo notare la recinzione della terrazza in mattoni rossi con spazi forati e la scala di accesso in cemento senza alcuna recinzione, elementi architettonici utilizzati al tempo. Il bimbo in primo piano porta i tipici pantaloncini di lana fatti in casa. Dietro al bimbo si intravede la fontana in "pietra morta" già descritta in altra scheda:
  • Uscita da scuola

    Via Dante trafficata da bambini ed automobili all'uscita da scuola nel primo anno di attività del centro Scolastico di Vezzano.
  • Carnevale a Ciago

    Utilizziamo questi scatti del carnevale per parlare della nuova piazza di Ciago, riconosciuta come tale solo dai residenti, presente in paese fin dal 1966 come si vede in quest'altro contenuto:
  • Comando militare a Vezzano

    Lo scatto mostra la sede del comando militare austriaco a Vezzano durante la prima guerra mondiale. Accanto ad essa era presente il negozio di Valentino Tonelli. La foto è incollata su cartoncino e quindi mancano eventuali informazioni desumibili dal retro.
  • Albergo 2 Laghi - Padergnone

    Cartolina non datata e non viaggiata per cui la datazione è solo ipotetica. La didascalia riporta: "PADERGNONE m. 286 (Trentino) - Albergo 2 Laghi (prop. Germano Bassetti)". Sull'albergo campeggia la scritta " ALBERGO DUE LAGHI VINO SANTO RISTORANTE", All'esterno vi sono due alberi, una pergola, tavolini con avventori e biciclette. Lungo la strada ci sono paracarri in pietra e, sul lato opposto all'albergo, giovani cipressi.
  • Ranzo - scorcio caratteristico

    In questo scatto vediamo un angolo caratteristico di Ranzo con pavimentazione in acciottolato, solai aperti coi tipici "bochéri", panni stesi, arco in pietra con vegetazione, scale esterne, poggioli con griglia in legno su cui si essiccavano le pannocchie. La cartolina non è datata, né viaggiata possiamo perciò solo indicare una data approssimativa
  • Gita al lago di Cavedine

    I vestiti sono eleganti sia per le signore che per il rematore. Ci sono anche mazzi di fiori, probabilmente si tratta di una gita "fuori porta" in occasione di una festa. Si riconosce Agnese Bridarolli, moglie di Giulio Dallapè. Le signore sono amiche della famiglia Dallapè, probabilmente appartenenti alla famiglia De Varda o De Vilos. Lo scatto risale agli anni '30 quando i fratelli Dallapè iniziarono a dilettarsi come fotografi.
  • Processione Madonna del Carmine a Stravino

    La fotografia mostra il rituale della processione con la statua della Madonna del Carmine a Stravino. Lo scatto risale al 1956. Sullo sfondo si nota il capitello di San Rocco completo di gradini e di un piccolo cancello che furono distrutti negli anni a seguire per la viabilità.
  • Casa natale di don Evaristo Bolognani

    La fotografia ritrae un angolo molto caratteristico della casa natale di don Evaristo Bolognani a Vigo Cavedine. Date le sue forme gli abitanti del paese erano soliti chiamarla "Torre" o in forma dialettale "Tor". Oggi tale struttura non è più visibile.
  • La nuova scuola di Fraveggio

    Dietro riporta la scritta "New school in Fraveggio", il che fa presumere che sia stata scattata da un emigrato in America e poi spedita. La scuola è identificata come "nuova" poiché da poco era stata ampliata con l'aggiunta della seconda aula e dell'appartamento al piano superiore. In primo piano si vede la vecchia strada per Vezzano circondata dai muri, ma davanti alla scuola si vede passare anche la nuova strada di collegamento del 1948 al bivio con la strada Vezzano-Lon .
  • Il mulino dei Faes - Nocenti

    Storia del mulino-falegnameria Essendo ambedue Faes i mulini documentati presenti a Fraveggio, li descriviamo utilizzando il soprannome di famiglia del ramo dei Faes che li possedeva, in questo caso i "Nocènti". Presumiamo che la costruzione di questo mulino sia opera dei fratelli Innocenzo e Virgilio Faes, figli di Giovanni Battista Faes "Burat", i primi a prendere il soprannome di "Nocènt", secondo quando risulta dai registri parrocchiali. Essendo loro nati rispettivamente nel 1810 e 1820, possiamo dedurre che probabilmente questo edificio sia successivo al 1830; quel che è certo è che nella mappa del 1860 il mulino era indicato. La relazione statistica della Camera di Commercio e dell’Industria di Rovereto del 1880 cita la presenza di due mugnai attivi a Fraveggio. La memoria degli anziani di Fraveggio ci riporta poi a inizio novecento quando il mulino venne trasformato in falegnameria. L’unica traccia giunta fino a noi di questo vecchio mulino è la presenza di mezza macina di granito in un muro di sostegno nel cortile davanti alla casa. Innocenzo Faes, annata 1890, l'ultimo artigiano di Fraveggio ad utilizzare la ruota idraulica, portò avanti con passione l’attività di famiglia di falegname, continuando a lavorare fin dopo i 70 anni, per poi chiudere definitivamente. Funzionamento del mulino-falegnameria Il mulino dei Nocenti, inserito al piano terra di un alto e stretto edificio, si trovava poco sotto la cascata del torrione. Come vediamo nella mappa storica, la ruota era collocata in origine alla metà del lato maggiore dell’edificio, al tempo più corto e senza sporgenze, al quale, al termine della Grande Guerra, venne aggiunta la cubatura visibile oggi. La falegnameria Faes, che inizialmente si avvaleva di una ruota in legno per ricavare l’energia meccanica, adottò negli anni Trenta una turbina metallica alla quale aveva collegato anche una dinamo per la produzione di corrente continua che gli permetteva di illuminare casa e laboratorio. La turbina, custodita dagli attuali proprietari dell’edificio, è conservata nelle campagne di Fraveggio. Avendo la roggia una portata limitata, al di sopra della cascata, vi era una derivazione con una piccola vasca di carico da cui partiva un tubo che, seguendo la morfologia del terreno, raggiungeva l’edificio e scendeva nel sottosuolo fino al piano interrato della casa dove convogliava il getto d’acqua sopra ad una piccola ruota idraulica metallica, del tipo a cassetta, prima di tornare nuovamente nella roggia. Muovendo una stanga pensile che arrivava all’interno del mulino, l’artigiano riusciva a regolare la posizione del tubo e di conseguenza la quantità d’acqua che cadeva sulla ruota, modificando così la velocità di rotazione dell’albero di trasmissione e dei macchinari ad esso collegati, fino a fermarli. L’artigiano aveva il laboratorio al piano terra fornito di diverse macchine, tra cui: la sega a nastro (detta bindella), la pialla, il tornio e la sega circolare collegate attraverso un sistema di pulegge e cinghie all’albero motore della ruota idraulica situato nel seminterrato. I bambini del tempo ricordano “el Nozent” accedere da una botola al seminterrato dove con un sistema di leve spostava le cinghie da una puleggia all’altra facendo in tal modo funzionare un macchinario diverso al piano superiore. Molti dei suoi attrezzi e dei sistemi di collegamento alle varie macchine erano progettati e costruiti con ingegno da lui stesso. Produceva assi, mobili, serramenti, botti, pavimenti, bare ed una particolare specialità: “scalzi dei sciòpi” (calci di fucile) realizzati su misura, generalmente in legno di ciliegio. Rapporti Mulino - Consorzio Irriguo Interessante il connubio tra falegnameria “del Nozènt” e il consorzio che realizzò l’impianto irriguo per le campagne di Fraveggio. A lavori ultimati, nel 1939, per mantener fede all’impegno di non arrecar danno alla precedente utilizzazione di questo opificio, il Consorzio irriguo comperò un motore elettrico da utilizzare in luogo della ruota idraulica per il periodo da aprile a settembre, quando la roggia veniva utilizzata a scopo irriguo, pagando nel contempo i relativi consumi di energia. Il bello della ruota idraulica era che non consumava acqua: l’acqua faceva girare la ruota producendo energia meccanica, e successivamente anche energia elettrica, poi tornava nella roggia per proseguire il suo corso. In questo caso scorreva a fianco del Vicolo dei mulini e, all’altezza della chiesa, lo attraversava per affiancare il mulino dei Burati. Ora scorre interrata, solo un pezzo della pietra che la copriva nel tratto in cui attraversava il vicolo è ancora lì, nel punto in cui termina la pavimentazione in porfido ed inizia lo sterrato. --- Bibliografia: