Scorci
Collezione
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Scorci
Contenuti
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Rustico in Via Cavour - Vigo Cavedine
Disegno preparato per la quarta di copertina del numero 12 della rivista "Retrospettive". -
Rustico in Via Nuova - Vigo Cavedine
Disegno preparato per la quarta di copertina del numero 11 della rivista "Retrospettive". -
Insegna fucina Manzoni
Nello scatto è ben visibile una parte dell'insegna della fucina Manzoni che riporta la scritta: "articoli da cucina, albergo, caseificio". Risulta visibile il canale di carico nella parte destra del caseggiato. -
Terrazza e scala
Abbiamo qui riunito due scatti che ci mostrano una pozione dello stesso edificio da due diverse angolazioni, casa Zuccatti della stirpe dei "Casimiri". Possiamo notare la recinzione della terrazza in mattoni rossi con spazi forati e la scala di accesso in cemento senza alcuna recinzione, elementi architettonici utilizzati al tempo. Il bimbo in primo piano porta i tipici pantaloncini di lana fatti in casa. Dietro al bimbo si intravede la fontana in "pietra morta" già descritta in altra scheda: -
Uscita da scuola
Via Dante trafficata da bambini ed automobili all'uscita da scuola nel primo anno di attività del centro Scolastico di Vezzano. -
Carnevale a Ciago
Utilizziamo questi scatti del carnevale per parlare della nuova piazza di Ciago, riconosciuta come tale solo dai residenti, presente in paese fin dal 1966 come si vede in quest'altro contenuto: -
Comando militare a Vezzano
Lo scatto mostra la sede del comando militare austriaco a Vezzano durante la prima guerra mondiale. Accanto ad essa era presente il negozio di Valentino Tonelli. La foto è incollata su cartoncino e quindi mancano eventuali informazioni desumibili dal retro. -
Albergo 2 Laghi - Padergnone
Cartolina non datata e non viaggiata per cui la datazione è solo ipotetica. La didascalia riporta: "PADERGNONE m. 286 (Trentino) - Albergo 2 Laghi (prop. Germano Bassetti)". Sull'albergo campeggia la scritta " ALBERGO DUE LAGHI VINO SANTO RISTORANTE", All'esterno vi sono due alberi, una pergola, tavolini con avventori e biciclette. Lungo la strada ci sono paracarri in pietra e, sul lato opposto all'albergo, giovani cipressi. -
Ranzo - scorcio caratteristico
In questo scatto vediamo un angolo caratteristico di Ranzo con pavimentazione in acciottolato, solai aperti coi tipici "bochéri", panni stesi, arco in pietra con vegetazione, scale esterne, poggioli con griglia in legno su cui si essiccavano le pannocchie. La cartolina non è datata, né viaggiata possiamo perciò solo indicare una data approssimativa -
Gita al lago di Cavedine
I vestiti sono eleganti sia per le signore che per il rematore. Ci sono anche mazzi di fiori, probabilmente si tratta di una gita "fuori porta" in occasione di una festa. Si riconosce Agnese Bridarolli, moglie di Giulio Dallapè. Le signore sono amiche della famiglia Dallapè, probabilmente appartenenti alla famiglia De Varda o De Vilos. Lo scatto risale agli anni '30 quando i fratelli Dallapè iniziarono a dilettarsi come fotografi. -
Processione Madonna del Carmine a Stravino
La fotografia mostra il rituale della processione con la statua della Madonna del Carmine a Stravino. Lo scatto risale al 1956. Sullo sfondo si nota il capitello di San Rocco completo di gradini e di un piccolo cancello che furono distrutti negli anni a seguire per la viabilità. -
Casa natale di don Evaristo Bolognani
La fotografia ritrae un angolo molto caratteristico della casa natale di don Evaristo Bolognani a Vigo Cavedine. Date le sue forme gli abitanti del paese erano soliti chiamarla "Torre" o in forma dialettale "Tor". Oggi tale struttura non è più visibile. -
La nuova scuola di Fraveggio
Dietro riporta la scritta "New school in Fraveggio", il che fa presumere che sia stata scattata da un emigrato in America e poi spedita. La scuola è identificata come "nuova" poiché da poco era stata ampliata con l'aggiunta della seconda aula e dell'appartamento al piano superiore. In primo piano si vede la vecchia strada per Vezzano circondata dai muri, ma davanti alla scuola si vede passare anche la nuova strada di collegamento del 1948 al bivio con la strada Vezzano-Lon . -
Il mulino dei Faes - Nocenti
Storia del mulino-falegnameria Essendo ambedue Faes i mulini documentati presenti a Fraveggio, li descriviamo utilizzando il soprannome di famiglia del ramo dei Faes che li possedeva, in questo caso i "Nocènti". Presumiamo che la costruzione di questo mulino sia opera dei fratelli Innocenzo e Virgilio Faes, figli di Giovanni Battista Faes "Burat", i primi a prendere il soprannome di "Nocènt", secondo quando risulta dai registri parrocchiali. Essendo loro nati rispettivamente nel 1810 e 1820, possiamo dedurre che probabilmente questo edificio sia successivo al 1830; quel che è certo è che nella mappa del 1860 il mulino era indicato. La relazione statistica della Camera di Commercio e dell’Industria di Rovereto del 1880 cita la presenza di due mugnai attivi a Fraveggio. La memoria degli anziani di Fraveggio ci riporta poi a inizio novecento quando il mulino venne trasformato in falegnameria. L’unica traccia giunta fino a noi di questo vecchio mulino è la presenza di mezza macina di granito in un muro di sostegno nel cortile davanti alla casa. Innocenzo Faes, annata 1890, l'ultimo artigiano di Fraveggio ad utilizzare la ruota idraulica, portò avanti con passione l’attività di famiglia di falegname, continuando a lavorare fin dopo i 70 anni, per poi chiudere definitivamente. Funzionamento del mulino-falegnameria Il mulino dei Nocenti, inserito al piano terra di un alto e stretto edificio, si trovava poco sotto la cascata del torrione. Come vediamo nella mappa storica, la ruota era collocata in origine alla metà del lato maggiore dell’edificio, al tempo più corto e senza sporgenze, al quale, al termine della Grande Guerra, venne aggiunta la cubatura visibile oggi. La falegnameria Faes, che inizialmente si avvaleva di una ruota in legno per ricavare l’energia meccanica, adottò negli anni Trenta una turbina metallica alla quale aveva collegato anche una dinamo per la produzione di corrente continua che gli permetteva di illuminare casa e laboratorio. La turbina, custodita dagli attuali proprietari dell’edificio, è conservata nelle campagne di Fraveggio. Avendo la roggia una portata limitata, al di sopra della cascata, vi era una derivazione con una piccola vasca di carico da cui partiva un tubo che, seguendo la morfologia del terreno, raggiungeva l’edificio e scendeva nel sottosuolo fino al piano interrato della casa dove convogliava il getto d’acqua sopra ad una piccola ruota idraulica metallica, del tipo a cassetta, prima di tornare nuovamente nella roggia. Muovendo una stanga pensile che arrivava all’interno del mulino, l’artigiano riusciva a regolare la posizione del tubo e di conseguenza la quantità d’acqua che cadeva sulla ruota, modificando così la velocità di rotazione dell’albero di trasmissione e dei macchinari ad esso collegati, fino a fermarli. L’artigiano aveva il laboratorio al piano terra fornito di diverse macchine, tra cui: la sega a nastro (detta bindella), la pialla, il tornio e la sega circolare collegate attraverso un sistema di pulegge e cinghie all’albero motore della ruota idraulica situato nel seminterrato. I bambini del tempo ricordano “el Nozent” accedere da una botola al seminterrato dove con un sistema di leve spostava le cinghie da una puleggia all’altra facendo in tal modo funzionare un macchinario diverso al piano superiore. Molti dei suoi attrezzi e dei sistemi di collegamento alle varie macchine erano progettati e costruiti con ingegno da lui stesso. Produceva assi, mobili, serramenti, botti, pavimenti, bare ed una particolare specialità: “scalzi dei sciòpi” (calci di fucile) realizzati su misura, generalmente in legno di ciliegio. Rapporti Mulino - Consorzio Irriguo Interessante il connubio tra falegnameria “del Nozènt” e il consorzio che realizzò l’impianto irriguo per le campagne di Fraveggio. A lavori ultimati, nel 1939, per mantener fede all’impegno di non arrecar danno alla precedente utilizzazione di questo opificio, il Consorzio irriguo comperò un motore elettrico da utilizzare in luogo della ruota idraulica per il periodo da aprile a settembre, quando la roggia veniva utilizzata a scopo irriguo, pagando nel contempo i relativi consumi di energia. Il bello della ruota idraulica era che non consumava acqua: l’acqua faceva girare la ruota producendo energia meccanica, e successivamente anche energia elettrica, poi tornava nella roggia per proseguire il suo corso. In questo caso scorreva a fianco del Vicolo dei mulini e, all’altezza della chiesa, lo attraversava per affiancare il mulino dei Burati. Ora scorre interrata, solo un pezzo della pietra che la copriva nel tratto in cui attraversava il vicolo è ancora lì, nel punto in cui termina la pavimentazione in porfido ed inizia lo sterrato. --- Bibliografia: -
Cartolina di Cavedine
L'ingrandimento in formato 50x70 cm, scansionato in questa occasione, mostra una cartolina di Cavedine di inizio '900. Nella parte superiore è raffigurata una panoramica della chiesa di S. Maria Assunta con in primo piano il cimitero. Nella fotografia sottostante la nuova officina elettrica industriale. In quegli anni infatti la Cooperativa si ampliò con un edificio a nord. Sulla sinistra si vede la tettoia della segheria che venne ingrandita nel settembre del 1900 dopo soli tre mesi dall'inaugurazione. Nella vecchia segheria era presente un magazzino per derrate alimentari e agrarie. Sulla facciata si nota la statua di S. Giuseppe collocata nel 1908. -
Il Brenz
L'ingrandimento in formato 40x30 cm, scansionato in questa occasione, mostra la fontana posta al centro della piazza di Cavedine. Il Brenz, simbolo di Cavedine, è stato costruito nel 1770 quale sbocco del primo acquedotto realizzato con tubazioni in legno. La vasca è un poligono a nove lati attorniata dal un selciato posizionato nel 1841 e con una colonna centrale dalla quale sgorga l'acqua. -
Capitello di San Rocco a Stravino
Nella piazza di Stravino si trova questo capitello, conosciuto come capitello di San Rocco ma anche come capitello della peste o capitello del crocefisso. Nelle sue tre nicchie gli affreschi raffigurano San Rocco, Sant'Antonio Abate e un crocifisso. Si tratta di un capitello votivo edificato in occasione dell'epidemia di colera che ha colpito la zona nel 1836; venne poi restaurato e ampliato nel 1855 per la seconda ondata di colera. Restaurato per l'ultima volta nel 1987-1990. Questo capitello è anche ricordato nella poesia "El Caputel de Stravin" di Ottorino Pederzolli. Bibliografia: -
Villa Defant (Terlago)
Lo stesso soggetto ritratto in quest'altra cartolina, ma preso dalla strada sottostante; è stata aggiunta una pergola sul terrazzo. -
Terlago - Villa Defant
Si tratta della "casa del vecchio medico condotto; a piano terra c’era anche l’ambulatorio medico". (Fonte: Da Pedegaza a Vallelaghi : memorie fotografiche delle 11 frazioni, Comune di Vallelaghi, 2017, p. 65) -
Terlago - La tavola del Consiglio
Maggiori informazioni sulla BDT -
Donne di tre generazioni
L'anziana nella foto è Orsola Zambanini, moglie di Albino Zuccatti tessitore, di cui ci ha raccontato qualcosa la nipote Antonia classe 1931 nell'intervista collegata. Antonia è la più piccola in questa foto, l'altra bimba è la sorella Carmen, classe 1927, mentre la loro mamma, Maria Coslop era incinta di Giovanna, ricordo che ha permesso la datazione dello scatto. Sullo sfondo si vede il dos dei Segrai praticamente spoglio. Curioso anche il racconto di Antonia rispetto al fotografo: Alviz Zambanini, cugino della nonna, era emigrato in Austria e quando arrivava da Linz in bicicletta per far visita ai parenti portava con sé la sua macchina fotografica, fissando così su carta immagini della famiglia. -
Processione della Madonna della Pace Padergnone
Sul retro compaiono la data dell'evento tracciata a matita: 25 - 2 - 1937 e il timbro "Pietro Rigotti - cantina vini"; quest'ultimo, tuttavia, pare non avere alcuna rilevanza e significato per la fotografia. -
Musica in terrazza
Livio e Cesare (detto Cesarino) Bassetti suonano mandolino e chitarra sulla terrazza di casa in piacevole compagnia. Dietro di loro una catasta di robuste assi rivela la professione esercitata dalla famiglia: i falegnami.