L'ingrandimento in formato 50x70 cm, scansionato in questa occasione, mostra una cartolina di Cavedine di inizio '900.
Nella parte superiore è raffigurata una panoramica della chiesa di S. Maria Assunta con in primo piano il cimitero.
Nella fotografia sottostante la nuova officina elettrica industriale.
In quegli anni infatti la Cooperativa si ampliò con un edificio a nord. Sulla sinistra si vede la tettoia della segheria che venne ingrandita nel settembre del 1900 dopo soli tre mesi dall'inaugurazione. Nella vecchia segheria era presente un magazzino per derrate alimentari e agrarie.
Sulla facciata si nota la statua di S. Giuseppe collocata nel 1908.
L'ingrandimento in formato 40x30 cm, scansionato in questa occasione, mostra la fontana posta al centro della piazza di Cavedine.
Il Brenz, simbolo di Cavedine, è stato costruito nel 1770 quale sbocco del primo acquedotto realizzato con tubazioni in legno. La vasca è un poligono a nove lati attorniata dal un selciato posizionato nel 1841 e con una colonna centrale dalla quale sgorga l'acqua.
Nella piazza di Stravino si trova questo capitello, conosciuto come capitello di San Rocco ma anche come capitello della peste o capitello del crocefisso.
Nelle sue tre nicchie gli affreschi raffigurano San Rocco, Sant'Antonio Abate e un crocifisso.
Si tratta di un capitello votivo edificato in occasione dell'epidemia di colera che ha colpito la zona nel 1836; venne poi restaurato e ampliato nel 1855 per la seconda ondata di colera.
Restaurato per l'ultima volta nel 1987-1990.
Questo capitello è anche ricordato nella poesia "El Caputel de Stravin" di Ottorino Pederzolli.
Bibliografia:
Si tratta della "casa del vecchio medico condotto; a piano terra c’era anche l’ambulatorio medico". (Fonte: Da Pedegaza a Vallelaghi : memorie fotografiche delle 11 frazioni, Comune di Vallelaghi, 2017, p. 65)
L'anziana nella foto è Orsola Zambanini, moglie di Albino Zuccatti tessitore, di cui ci ha raccontato qualcosa la nipote Antonia classe 1931 nell'intervista collegata. Antonia è la più piccola in questa foto, l'altra bimba è la sorella Carmen, classe 1927, mentre la loro mamma, Maria Coslop era incinta di Giovanna, ricordo che ha permesso la datazione dello scatto.
Sullo sfondo si vede il dos dei Segrai praticamente spoglio.
Curioso anche il racconto di Antonia rispetto al fotografo: Alviz Zambanini, cugino della nonna, era emigrato in Austria e quando arrivava da Linz in bicicletta per far visita ai parenti portava con sé la sua macchina fotografica, fissando così su carta immagini della famiglia.
Sul retro compaiono la data dell'evento tracciata a matita: 25 - 2 - 1937 e il timbro "Pietro Rigotti - cantina vini"; quest'ultimo, tuttavia, pare non avere alcuna rilevanza e significato per la fotografia.
Livio e Cesare (detto Cesarino) Bassetti suonano mandolino e chitarra sulla terrazza di casa in piacevole compagnia. Dietro di loro una catasta di robuste assi rivela la professione esercitata dalla famiglia: i falegnami.
Numerosi bambini giocano fuori dalla scuola che verrà poi chiusa nel 1969.
Il parroco ha il lungo abito talare nero.
Davanti alla scuola c'era uno dei tre pozzi del paese e appoggiata alla canonica si vede una piccola fontana realizzata grazie all'arrivo dell'acqua di Canal con la costruzione dell'acquedotto nel 1954, per cui lo scatto è sicuramente successivo a tale data.
Questa foto della pizza di Lasino è databile ad inizio novecento.
Sulla destra si vede un palo della luce, servizio che ha raggiunto Lasino nel 1900 con la costruzione della centrale idroelettrica a maso Modriz da parte del Consorzio Cooperativo di Cavedine.
Nella parte Sud della piazza si può notare la presenza di un pozzo con tettuccio, poi andato in disuso e demolito.
Durante il carnevale di Vezzano, Roberto Garbari a cavallo rappresenta l'entrata del Negus (monarca etiopico) ad Addis Abeba, fatto successo il 5 maggio 1941 dopo che gli italiani avevano dovuto cedere la capitale etiopica agli inglesi.
Nella foto si intravedono anche due carri allegorici tra le molte persone.
Come spesso succedeva, la foto è stampata per essere usata anche come cartolina, in questo caso su carta prodotta dalla Gevaert, infatti dietro riporta la scritta: Cartolina postale - Carte postale - "Gevaert".
Due giovani ridono sedute sulla panca in pietra accanto alla fontana secentesca posta sull'angolo della piazza di Vezzano. Sopra la fontana in pietra la testa del leone che la alimenta.
Questa fontana verrà poi monumentalizzata nel 1917 ed in quell'occasione verrà tolta la panca.
Interessante cartolina acquerellata della piazza di Vezzano.
Lo scatto è precedente al 1904, anno in cui venne demolita la chiesa, poi ricostruita più grande e con diverso orientamento. Il perimetro della vecchia chiesa è ora reso visibile nella pavimentazione in porfido del piazzale.
In primo piano si vede la diligenza trainata da due cavalli; oltre alla posta trasportava su prenotazione anche le persone con i loro bagagli. Proprio nella piazza di Vezzano c'era la sede del cambio cavalli.
Il servizio di trasporto pubblico che attraversava la nostra valle si chiamava "Il Pedone" ed era attivo sulla direttrice Trento-Sarche-Riva probabilmente da quando la strada venne ultimata nel 1848. Nel 1895 l'impresa Malacarne istituì una corsa giornaliera Trento-Ponte Arche con cambio di cavalli a Vezzano e tempo di percorrenza di 4 ore (6-10), ce ne volevano 7 per la tratta Treno-Tione.
Nel 1908 venne soppiantata da una vettura a motore come possiamo vedere in questa foto:
In occasione di una festa paesana, un folto gruppo posa davanti a quella che è stata la seconda sede della Famiglia Cooperativa di Ranzo, utilizzata dal 1907 al 1971.
Possiamo notare un grande gelso e il vecchio impianto di illuminazione pubblica coi cavi aerei ed il lampione con il classico piatto.
Due donne conversano tra loro lungo l'antica via del Borgo proprio dove si diparte via Picarèl. La strada è sterrata ma le parti accanto alle case sono selciate.
Sulla destra si vede l'edificio ora sede della Comunità di Valle; dopo il portone d'entrata della sala seminterrata, c'era una porta aperta dalla quale chiunque accedeva, tramite una scala interna, al piazzale della chiesa; la parte sporgente dell'edificio è stata poi demolita.
Sulla sinistra, la presenza dell'illuminazione pubblica elettrica accanto alla lanterna ad olio, oltre all'abbigliamento femminile, ci induce a datare lo scatto poco oltre il 1911, anno in cui l'elettricità è arrivata a Vezzano.
Accanto ai corpi illuminanti si vede la nicchia entro cui era presente un crocifisso, poi tolto dai Gentilini.
Altra lanterna, meglio definita, si può vedere in un'altra foto di Vezzano:
Oggi il muretto sulla destra non è più presente; al suo posto c'è un piccolo parcheggio.
La datazione è motivata dal fatto che sappiamo che la bambina ritratta è del 1941.
Olga Morandi con la figlia Maria Carla in braccio sono ferme a bordo strada circondate dalla neve. Ben visibili gli ippocastani che hanno dato il nome al luogo, un carro parcheggiato e la salita al doss poi trasformata in scalinata, una slitta appoggiata al deposito della legna.
Sarina Miori di Lon, detta ”la boara”, poiché era solita guidare il bue, è qui a Vezzano col suo carro tirata in ghingheri per andare a fare la spesa, insieme alla cuginetta Maria (detta Mariotta).
Natalina Beatrici in Sommadossi rientra a casa con l'arcuccio (in dialetto brentóla o bazilón) in spalla con i secchi pieni d'acqua. Due galline becchettano tranquille sulla strada sterrata.
Il primo acquedotto di Ranzo risale al 1954, prima di allora l'acqua veniva trasportata a spalla con la "brentöla" andandola a prendere alle fontane quando andava bene o alle Masere o addirittura al Tuf.
Sul muro accanto al portico si intravede appena la scritta Via Castel Roman.
Olga Morandi partiva da Vezzano e saliva il ripido sentiero dello Scal per far visita agli amici di famiglia a Margone, eccola lassù con una pecora degli amici. Alle sue spalle la scuola.
(La strada Vezzano-Margone è stata costruita nel 1949 dalla SISM per raggiungere il pozzo piezometrico verso Maso Rualt, collegato alla Centrale Idroelettrica di Santa Massenza.)
Al centro Casimiro Morandi, il falegname che ha aperto in questo edificio l'officina che hanno poi portato avanti i figli Alfredo (ultimo a sinistra) e Tullio, mentre la figlia Elia (ultima a destra) faceva la sarta.
Gli altri sono amici di famiglia che si trovavano la domenica per stare in compagnia e terminare spesso con una buona cena cucinata da Fortuna, la moglie di Casimiro.
La casa è poi stata ampliato q questa parte è ora all'interno.
La solenne processione sta sfilando ai piedi dei "Crozzòi", antico nucleo abitativo del paese, insieme a quello dei "Caschi". In primo piano le caratteristiche "arche" decorate con rami di pino sostengono la scritta PAX e numerose bandierine triangolari rallegrano la via.
Sullo sfondo si vede la vecchia Chiesa dei santi Filippo e Giacomo e sulla sinistra la salita sul Dòs Alt.
Gli uomini della confraternita del Santissimo, con la tunica bianca e azzurra, portano la statua della Madonna della pace ed i ceri; intorno ci sono i vigili del fuoco col loro elmetto e la divisa similmilitare.
Dietro si vedono i parroci, il coro e le donne. L'ultimo dei sacerdoti è don Giuseppe Tamanini, curato di Padergnone dal 1919 al 1953.
La signorina Enoe, impiegata al Comune di Vezzano, era appoggiata ad uno dei grossi ippocastani che avevano dato il nome a questo punto d'incontro. Sullo sfondo la salita al "Doss" che ora è una scalinata.