Accanto ai contadini c'erano un tempo in tutti i paesi della Valle dei Laghi molti piccoli artigiani specializzati in settori specifici. Spesso il mestiere si tramandava di generazione in generazione ma altrettanto spesso le persone si adattavano alle esigenze del momento, imparavano sul campo e mettevano in gioco inventiva, passione e capacità pratiche per permettere la sopravvivenza della loro famiglia. Troviamo in questa collezione artigiani; luoghi, macchine e attrezzi di lavoro degli artigiani, prodotti degli artigiani.
È stato inaugurato il 5 giugno 2025 presso il Teatro di Valle a Vezzano un mulino didattico realizzato dalla Comunità di Valle, ridando vita a ciò che si è salvato del mulino Garbari, l'ultimo a fermare la ruota idraulica a Vezzano nel 1979:
Il mulino di Covelo, situato all'entrata del paese per chi proviene da Ciago, in via Nino Pooli, attualmente abitazione civile, è stato presumibilmente costruito nei primi anni '60 del 1800, in quanto nella mappa catastale del 1860 lo vediamo segnato tratteggiato.
Possiamo solo ipotizzare che lì sia stato trasferito uno dei primi opifici a ruota idraulica nel territorio di Vallelaghi attestato da fonti storiche nei lontani anni 1244 – 1247 come “retro molendinum apud Wasketum”.
Un mulino viene citato nella Carta di Regola di Covelo nel 1421 all’articolo 25 in occasione della regolazione della zona di pascolo destinata alle bestie minute: "Item quod nullus terrigena sive forensis audeat ducere sive pasculare cum bestiis minutis a vaiono Pelegrini de Bonanottis usque ad molendinum qui iacet subtus Coavalum: in poena quinque solidorum pro qualibet bestia minuta." (Inoltre, che nessun residente o forestiero osi condurre o far pascolare piccoli animali dal burrone di Pelegrin de Bonanottis al mulino che si trova sotto Covelo: sotto la pena di cinque solidi per ogni piccolo animale.)
Dove poteva dunque essere posizionato prima? Osservando di nuovo la stessa mappa catastale, troviamo segnata la località “Molin” e quindi ipotizzare che quella fosse la sua sede originale, sempre e comunque alimentato dal movimento dell’acqua del Fos de Cadenis che sorge poco sopra il paese.
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Bibliografia:
Era nell’edificio in località Naran 1, conoscituo come ristorante “Al vecchio mulino”, che un tempo girava la prima ruota idraulica sulla Roggia Grande. Essa alimentava i macchinari della falegnameria di Bassetti Quintino e figli, poi trasferita in via Borgo:
Resoconto della visita al panificio Tecchiolli di Cavedine preparato dalla classe seconda di Vezzano nel 2014/15 e pubblicato sul sito istitutocomprensivovalledeilaghi.it poi dismesso.
Resoconto della visita al panificio Tecchiolli di Cavedine preparato dalla classe prima di Vezzano nel 2014/15 e pubblicato sul sito istitutocomprensivovalledeilaghi.it poi dismesso.
Questo materiale prodotto dalla classe prima di Vezzano nell'anno scolastico 2008/09 era stato pubblicato con lo stesso titolo nel diario di classe sul sito ww.icvalledeilaghi.it, poi dismesso.
Le pagine sono state copiate di seguito una sotto l’altra così com’erano.
Seguono le altre pagine di diario e gli altri file richiamati nei collegamenti, che sono stati di conseguenza aggiornati.
Avendo un formato diverso, il citato “terzo libro degli abitanti del bosco” è inserito in un file a parte, terzo perché già due "libri" erano stato ultimati prima di utilizzare questo; essi costituivano l'alternativa sperimentale al libro di testo. Si compone di una parte predisposta dall'insegnante di scienze e tecnologia ad inizio attività, che prevedeva pagine bianche dove i bambini illustravano man mano i loro apprendimenti con disegni e poche parole (utilizzando anche un foglio bianco inserito al di fuori della parte stampata), una parte collettiva creata dai bambini con l'insegnante di italiano.
Ivo Cappelletti, classe 1932, racconta i suoi ricordi di bambino quando nel 1942 il mulino di famiglia è stato trasformato per passare dalla macinazione a pietra a quella a cilindri. Un ricordo chiama l'altro e così riporta aneddoti che ci illustrano la vita nel dopoguerra a Ciago (Vallelaghi-Trento).
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Volendo approfondire, visitare le schede collegate e leggere "Il Consorzio Irriguo e di Miglioramento Fondiario di Ciago" a pag. 287-294 su:
Angelina, classe 1935, ci racconta alcuni suoi ricordi legati al paese di Ranzo dove ha vissuto dalla nascita fino all'età adulta ed al quale è molto legata.
Ci racconta della vita povera che condivideva con molti a Ranzo, del lavoro che occupava tutti sin da bambini, della fatica per procurarsi l'acqua e negli spostamenti su e giù da Castel Toblino quando ancora la strada di collegamento con Vezzano non c'era, della morte del padre proprio nella sua costruzione,
dei legami che avevano con quelli del Banale, degli incendi frequenti, del suo lavoro di sarta, del venditore ambulante di stoffe e dei calzolai presenti in paese, delle tristezze che la vita le ha riservato ma anche dell'amore nella sua famiglia e dell'aiuto vicendevole con cui in paese ci si aiutava.
Video realizzato da alcuni volontari di Vigo Cavedine in occasione del Natale 2023.
Il video è un omaggio ad Agostino Cristofolini, genio artistico vissuto a Vigo Cavedine nel secolo scorso.
Questa intervista a Bianca Manzoni di Vezzano, classe 1931, è una di quelle realizzate presso la A.P.S.P. Residenza Valle dei Laghi di Cavedine dai giovani che hanno partecipato al progetto "Videomaker della memoria –“Vot che te la conta o te la diga?” inserito nel Piano Giovani della Comunità della Valle dei Laghi 2023.
Pur essendo un lavoro organizzato e gestito in gruppo, ogni giovane è stato poi artefice principale di una delle interviste della quale risulta perciò autore.
Dopo aver presentato se stessa e la sua famiglia Bianca parla della sua vita andando avanti ed indietro nei ricordi con grande coinvolgimento.
Questa illustrazione, realizzata presumibilmente da monsignor Manara, raffigura in scala 1:10 come apparivano le nuove finestre principali della chiesa di San Biagio dopo l'ampliamento avvenuto nel 1768.
Si tratta di una scansione di una vecchia fotocopia dell'illustrazione originale.
La fotografia mostra un estratto da un catalogo del calzaturificio Dallapè di Stravino dove vengono illustrati i vari modelli di scarponi tra cui scegliere. Dal 1930 gli scarponi Dallapè venivano spediti in tutta Italia con la posta. Questo estratto dovrebbe risalire tra il 1954 e il 1960 circa.
La fotografia mostra in primo piano Dallapè Nerio al lavoro durante il taglio delle "tomaie" nel 1954. Sullo sfondo altri due operai al lavoro con le macchine da cucire presso il calzaturificio Dallapè di Stravino.
La fotografia risale al 1965 e mostra un gruppo di dipendenti e operai di Calzature Dallapè davanti al negozio che nel frattempo è stato restaurato con l'aggiunta di due vetrine che mostrano i prodotti realizzati.
La fotografia ritrae apprendisti e operai presso la calzoleria Dallapè nel 1951.
In ultima fila da sinistra verso destra sono presenti: Francesco "Caròbola", Martin Dallapè, Tullio Berti e Dallapè Claudio. In basso da sinistra verso destra: Celeste Dallapè, Irma Chistè, Carmen Dallapè, Nerio Dallapè, Carmen Pederzolli, Bombardelli Wilmo, Pederzolli Cornelio, Berlanda Erminio, Bolognani Elvidio, Berlanda Carlo e Giulio Dallapè.
La fotografia mostra un gruppo di apprendisti e operai della Calzoleria Dallapè nel 1943 in posa davanti all'ingresso dell'edificio.
Viene riportata la seguente descrizione:
"In alto a sinistra: Biotti Mario, Bolognani Elvidio, Berti Tullio, Calvetti Settimo, Dallapè Lino, Chemotti Amelia, Dallapè Anna, i fondatori Giulio e Celeste Dallapè, Giovanni Toccoli, Silvio di Lasino e Chemotti Ottorino.
La fotografia ritrae un gruppo di apprendisti e operai della Calzoleria Dallapè. Lo scatto è avvenuto nel 1947 davanti al capitello della Pietà di Stravino.
La fotografia riporta la seguente descrizione:
"In alto a sinistra: Cornelio "Mentìn", Irma "Formentona", Carmen "Caglièra", Amelia "Gambèta", Claudio "Bianchìn", Dallapè Celeste "Caglièr", Tullio "Caserot", "Brìzio" de Bròsin, Lino "Bàfo", Dallapè Giulio e Nerio "Caglièr", Bolognani Elvidio "da Vic".
La fotografia risale al 1928 e mostra i fratelli Giulio e Celeste Dallapè, l'amico Aldo e i primi apprendisti della nuova calzoleria Dallapè di Stravino. Gli autori della fotografia potrebbero essere gli stessi fratelli Dallapè che in quegli anni iniziarono a realizzare scatti fotografici amatoriali.
La fotografia mostra la nuova casa dei fratelli Giulio e Celeste Dallapè costruita negli anni 20 del 1900. Lo scatto risale precisamente al 1928, anno in cui i fratelli aprirono la prima calzoleria nel paese di Stravino sulla strada statale.
La fotografia ritrae i fratelli Giulio e Celeste Dallapè in uno scatto risalente ai primi anni del 1900.
Nel 1920 iniziarono a produrre scarpe aprendo la prima calzoleria nel paese di Stravino nel 1928, dando vita ai una dinastia di "maestri calzolai".