Accanto ai contadini c'erano un tempo in tutti i paesi della Valle dei Laghi molti piccoli artigiani specializzati in settori specifici. Spesso il mestiere si tramandava di generazione in generazione ma altrettanto spesso le persone si adattavano alle esigenze del momento, imparavano sul campo e mettevano in gioco inventiva, passione e capacità pratiche per permettere la sopravvivenza della loro famiglia. Troviamo in questa collezione artigiani; luoghi, macchine e attrezzi di lavoro degli artigiani, prodotti degli artigiani.
Video realizzato da alcuni volontari di Vigo Cavedine in occasione del Natale 2023.
Il video è un omaggio ad Agostino Cristofolini, genio artistico vissuto a Vigo Cavedine nel secolo scorso.
Questa intervista a Bianca Manzoni di Vezzano, classe 1931, è una di quelle realizzate presso la A.P.S.P. Residenza Valle dei Laghi di Cavedine dai giovani che hanno partecipato al progetto "Videomaker della memoria –“Vot che te la conta o te la diga?” inserito nel Piano Giovani della Comunità della Valle dei Laghi 2023.
Pur essendo un lavoro organizzato e gestito in gruppo, ogni giovane è stato poi artefice principale di una delle interviste della quale risulta perciò autore.
Dopo aver presentato se stessa e la sua famiglia Bianca parla della sua vita andando avanti ed indietro nei ricordi con grande coinvolgimento.
Questa illustrazione, realizzata presumibilmente da monsignor Manara, raffigura in scala 1:10 come apparivano le nuove finestre principali della chiesa di San Biagio dopo l'ampliamento avvenuto nel 1768.
Si tratta di una scansione di una vecchia fotocopia dell'illustrazione originale.
La fotografia mostra un estratto da un catalogo del calzaturificio Dallapè di Stravino dove vengono illustrati i vari modelli di scarponi tra cui scegliere. Dal 1930 gli scarponi Dallapè venivano spediti in tutta Italia con la posta. Questo estratto dovrebbe risalire tra il 1954 e il 1960 circa.
La fotografia mostra in primo piano Dallapè Nerio al lavoro durante il taglio delle "tomaie" nel 1954. Sullo sfondo altri due operai al lavoro con le macchine da cucire presso il calzaturificio Dallapè di Stravino.
La fotografia risale al 1965 e mostra un gruppo di dipendenti e operai di Calzature Dallapè davanti al negozio che nel frattempo è stato restaurato con l'aggiunta di due vetrine che mostrano i prodotti realizzati.
La fotografia ritrae apprendisti e operai presso la calzoleria Dallapè nel 1951.
In ultima fila da sinistra verso destra sono presenti: Francesco "Caròbola", Martin Dallapè, Tullio Berti e Dallapè Claudio. In basso da sinistra verso destra: Celeste Dallapè, Irma Chistè, Carmen Dallapè, Nerio Dallapè, Carmen Pederzolli, Bombardelli Wilmo, Pederzolli Cornelio, Berlanda Erminio, Bolognani Elvidio, Berlanda Carlo e Giulio Dallapè.
La fotografia mostra un gruppo di apprendisti e operai della Calzoleria Dallapè nel 1943 in posa davanti all'ingresso dell'edificio.
Viene riportata la seguente descrizione:
"In alto a sinistra: Biotti Mario, Bolognani Elvidio, Berti Tullio, Calvetti Settimo, Dallapè Lino, Chemotti Amelia, Dallapè Anna, i fondatori Giulio e Celeste Dallapè, Giovanni Toccoli, Silvio di Lasino e Chemotti Ottorino.
La fotografia ritrae un gruppo di apprendisti e operai della Calzoleria Dallapè. Lo scatto è avvenuto nel 1947 davanti al capitello della Pietà di Stravino.
La fotografia riporta la seguente descrizione:
"In alto a sinistra: Cornelio "Mentìn", Irma "Formentona", Carmen "Caglièra", Amelia "Gambèta", Claudio "Bianchìn", Dallapè Celeste "Caglièr", Tullio "Caserot", "Brìzio" de Bròsin, Lino "Bàfo", Dallapè Giulio e Nerio "Caglièr", Bolognani Elvidio "da Vic".
La fotografia risale al 1928 e mostra i fratelli Giulio e Celeste Dallapè, l'amico Aldo e i primi apprendisti della nuova calzoleria Dallapè di Stravino. Gli autori della fotografia potrebbero essere gli stessi fratelli Dallapè che in quegli anni iniziarono a realizzare scatti fotografici amatoriali.
La fotografia mostra la nuova casa dei fratelli Giulio e Celeste Dallapè costruita negli anni 20 del 1900. Lo scatto risale precisamente al 1928, anno in cui i fratelli aprirono la prima calzoleria nel paese di Stravino sulla strada statale.
La fotografia ritrae i fratelli Giulio e Celeste Dallapè in uno scatto risalente ai primi anni del 1900.
Nel 1920 iniziarono a produrre scarpe aprendo la prima calzoleria nel paese di Stravino nel 1928, dando vita ai una dinastia di "maestri calzolai".
Nello scatto è ben visibile una parte dell'insegna della fucina Manzoni che riporta la scritta: "articoli da cucina, albergo, caseificio". Risulta visibile il canale di carico nella parte destra del caseggiato.
Questo quaderno documenta la presenza di un secondo corso muratori a Cavedine nel 1955.
Sono state qui riportate alcune pagine che, oltre a mostrare ciò che si imparava in questo corso, ci danno anche un'indicazione dei prezzi del tempo in questo campo.
La fotografia ritrae un angolo molto caratteristico della casa natale di don Evaristo Bolognani a Vigo Cavedine.
Date le sue forme gli abitanti del paese erano soliti chiamarla "Torre" o in forma dialettale "Tor".
Oggi tale struttura non è più visibile.
Rappresentazione grafica elaborata al computer ricostruendo come si presentava l'officina Morandi. Possiamo osservare come al fuso di un'unica ruota idraulica, grazie a camme, pulegge e cinghie, fossero collegate più macchine: il maglio, il tornio, la mola ed in tempi più recenti anche il ventilatore.
Questo importante documento, di cui una trascrizione dell'originale è presente nell'Archivio Parrocchiale di Calavino, redatto in risposta alle sollecitazioni della Comunità di Calavino, ribadisce che le acque che scorrono nel territorio di Calavino sono di proprietà dei vicini.
Molto interessante l'elencazione delle diversificate attività artigianali presenti e radicate sulla roggia: "Mulini, i loro Folli del Panno e delle Fongarolle, le loro Fonderie Ferrarie e Seghe di Legnatico". Non trovando riscontro al termine "fongarolle" si ipotizza che possa essere stato compiuto un errore di trascrizione e che ci si riferisse alle "fojarolle", ossia lo scotano, pianta che veniva lavorata fino ad inizio novecento per l’impiego nella concia delle pelli e nella tintura, essendo ricco di tannino e trementina.
---
Così lo riporta Mariano Bosetti:
“Fedel nostro diletto. Havendo la Comunità di Callavino, cioé li homini di Callavino coi suoi Regolani majore et minore ed a mezzo Vostro fatto a noi preghiera di voler giudicare e poi confermare le loro ragioni e diritti riguardo alle loro acque, che vi nascono copiosamente et servono per Molini e portano truttelle, Noi quale Principe Padrone del territorio avendo esaminato la Carta del privilegio concesso dal Nostro antecessore Duca di Massovia dei 7 Junio 1437 per li homini et Università [comunità che agisce verso comuni obiettivi] degli homini di Callavino, di cui ancora in quel tempo su le prove date, fu giudicato essere tutte le Acque di Callavino, perché correnti su terra privata, di proprietà assoluta di detta Università o Comunità quindi proprietà dei Vicini di Callavino assieme alla pesca particolare che poi il Nostro Prognato Cardinale Cristoforo Madrutio, nato in Castell Madrutio, Patrono del Dominio diretto della Terra di Callavino, Noi giudichiamo per le stesse cause come è stato deliberato dall’Eccelsa Superiorità del Nostro Principato, che tutte le Acque correnti in Callavino e della valle di Cavedine dentro la Podestaria di Trento ha donato liberamente e generalmente, salvis la dote di Castell Madrutio, agli homini e Vicini di Callavino, e principalmente quelle defluenti dalla Fonte del Liffré [Rio Freddo], giacente entro il prato del Beneficio della Pieve di Callavino e dalla fonte del Buso del Foram [Bus Foran] nel prato del Messer Floriano Gaiffis di Callavino, che corrono separate fin sotto il Molino di Messer Bortolo Graciadei fino al punto dove essa cade nel Lago di Toblino, sono di assoluta e perpetua proprietà privata dei Vicini della Comunità di Callavino per tutto lo spatio dalle stesse Acque percorso perché corrono unicamente entro l’habitato di proprietà di detti Vicini senza pregiudizio delle raggioni degli stessi che se ne servano per far andar i loro Mulini, i loro Folli del Panno [gualchiera per la follatura dei panni, azionata ad acqua] e delle Fongarolle, le loro Fonderie Ferrarie e Seghe di Legnatico, perché ne hanno diritti inveterati radicati nei loro edifici, possano fruire delle Acque come loro proprietà e solo paghino un hobolo a la Comunità per il Saltaro [guardia comunale] delle Acque. Confermiamo ancora il Documento di Privilegio del Vescovo Alessandro di Massovia e tutte le antiche consuetudini e Diritti dei Vicini su le Acque di Callavino, facendo di pubblica raggione che le Acque di Callavino unitamente al Remone di Toblino sono Acque di diritto privato [private dei vicini di Calavino] e non pubblico o domenicale [signorile] e sottostanno come Diritto privato delle Acque al Nostro Statuto Clesiano. Giudichiamo e riconfermiamo infine che la Pescaggione d’ogni specie in dette Acque e quelle nel Fiume Sarca e quelle a piede asciutto nel Lago di Toblino e Padergnone [riferimento a quello di S.Massenza sul territorio di Padergnone] è pure per antichi Privileggi e Nostro speziale riconoscimento un Diritto privato di tutti i vicini formanti la Comunità di Callavino. Voi Fedel Nostro Diletto, Capitano del Castell Madrutio, pubblicherete nella Regola di Callavino questo nostro Placito e ne provvederete la Scrittura nello Statuto di Callavino e nel Libro della Podestaria e l’observantia del Nostro Giudicato e impederete alcuna novità”
La fucina è il focolare dove il fabbro scalda il ferro fino all'incandescenza in modo da poterlo lavorare, o fonde il rame per poterlo versare nelle forme e proseguire poi la lavorazione.
Per estensione si dice fucina anche il laboratorio del fabbro.