Accanto ai contadini c'erano un tempo in tutti i paesi della Valle dei Laghi molti piccoli artigiani specializzati in settori specifici. Spesso il mestiere si tramandava di generazione in generazione ma altrettanto spesso le persone si adattavano alle esigenze del momento, imparavano sul campo e mettevano in gioco inventiva, passione e capacità pratiche per permettere la sopravvivenza della loro famiglia. Troviamo in questa collezione artigiani; luoghi, macchine e attrezzi di lavoro degli artigiani, prodotti degli artigiani.
Più che un ricordo dell’anno Santo 1950 era un segno devozionale conservare un po’ di terra proveniente da Roma (la città del papa). Pochi erano coloro che potevano permettersi, anche negli anni ‘ 50 un viaggio a Roma, pertanto la persona che effettuava il viaggio, portava a casa una memoria tangibile quale poteva essere anche un po’ di terra.
Il Rosario è una preghiera devozionale e contemplativa tipica del rito latino della Chiesa cattolica. La preghiera consiste in cinquanta Ave Maria divise a gruppi di dieci dai misteri che contemplano momenti o episodi della vita di Cristo e di Maria. Il conto si tiene facendo scorrere tra le dita i grani della "corona del Rosario". Le corone erano di diverso formato e grandezza con appeso un piccolo crocifisso. Ogni donna le portava con sé nella tasca della gonna. Si recitava il Rosario tutti i giorni del mese di maggio (mese dedicato alla Madonna), e anche in ottobre (altro mese mariano), così come tutte le sere si recitava in famiglia. La prima domenica si celebrava la supplica alla Madonna di Pompei. Anche nei momenti di lavoro durante la sfogliatura del “zaldo” (granoturco) si recitava il rosario con le litanie, così pure quando ci si ritrovava a far “filò".
Con il termine santino si fa riferimento ad un’immaginetta cartacea raffigurante l’icona di un santo o di una santa (in questo caso S. Antonio da Padova). Erano conservati nel messale o nel libretto delle Massime Eterne.
Continua scheda C’era la devozione anche per ‘l Bambinel de Praga, in molte famiglie c’era la statuetta del bambinello e si recitava la sua preghiera. Altra venerazione era per Maria Bambina. Anche in questo caso c’era una statuetta racchiusa in una teca di vetro. Molto sentita era anche la devozione per la Madonna di Lourdes, poi ognuno aveva un proprio culto, conservavano l’olio benedetto il giorno di S.Siro, coopatrono del paese, il sale benedetto durante la messa in onore di S.Antonio abate che era fatto mangiare alla bestia ammalata . C’era chi ogni venerdì si recava alla cappella del S.Crocifisso o alla chiesetta di S.Siro.
Servivano per realizzare indumenti a maglia. La loro grandezza dipendeva dal lavoro che si doveva eseguire; lunghi e grossi per la realizzazione di maglie, corti e fini per calze e “calzoti” ,
Nelle abitazioni di una volta si potevano trovare diverse immagini sacre:
- l’immagine del Sacro Cuore molto venerato e collocato sopra il desco (prima di sedersi e mangiare rivolti all’immagine c’era un momento di raccoglimento per ringraziare)
– l’immagine di San Gaetano che si pregava per la divina provvidenza
– l’immagine della Madonna o della Sacra Famiglia, quadro che era posto sopra la testiera del letto
- l’immagine di Sant'Antonio abate (patrono del bestiame) inchiodata sulla porta della stalla.
Anche gli artigiani, nelle loro botteghe, possedevano l’immagine del loro santo protettore, come ad esempio San Giuseppe per i falegnami, S. Crispino per i calzolai, ecc…
E’ un grande cucchiaio di legno usato in cucina per rimestare minestre ma anche alimenti solidi, ha un lungo manico che permette di non scottarsi le mani.
Attrezzo in legno, rigonfio al centro e affusolato alle estremità dette cocche. Si usava nella filatura della lana a mano per torcere il filo e avvolgere la gugliata sulla spola. Era un lavoro che le donne svolgevano durante le ore del filò. Con la lana filata poi si realizzavano diversi manufatti: calzettoni-calzini- maglie-canottiere ecc
Assieme al “fer per far i rizi ai cavei” formava la toeletta della donna de ‘sti ani. Si acconciavano i capelli il sabato per essere in ordine la domenica alla S.Messa. per tutta la settimana portavano “’l fazol su la testa” con i capelli radunati a “crucol”( crocchia)
Era il contenitore per misurare la quantità di liquido, latte, vino ecc... In cucina non mancava mai. Oltre al litro c’erano anche i contenitori di mezzo litro e di un quartino.
Bottiglia: poteva contenere olio come vino. La “bòzza” diventava anche uno strumento per ridurre il sale grosso in fino. Infatti, mancando il mortaio ed il pestello, si passava con forza la bottiglia sopra i grani del sale.
L'imbuto è uno strumento usato per travasare liquidi in contenitori ;dall'imboccatura stretta ha forma conica, precisamente è formato dall'assemblaggio di due tronchi di cono, uno con imboccatura larga per ricevere e uno molto più stretto per incanalare i liquidi nel contenitore da riempire.
Attrezzo che serviva per setacciare la farina bianca e gialla. Le farine erano conservate nella panera (madia) e talvolta erano contaminate dalle tarme. Non si buttava la farina, bastava solo setacciarla. E’ costituito da una rete di crine o di fili metallici tesi su un cerchio di legno.