Dai trasporti a mano e con gli animali all'uso di mezzi a motore. Dal trasporto su strada a quello nei laghi e via cavo.
Strade di diverso tipo: sterrate, selciate, cementate e asfaltate; sentieri, mulattiere, vicoli e "stradoni"; passanti sopra ponti e sotto portici.
oltre al significato corrispondente all'italiano (c'era una volta = gh'era 'na vòlta), e alla forma verbale sotto riportata, vòlta assume il significato di tornante proprio perché in quel punto la strada si gira.
Nell'ambito del progetto "Si.Val - Educazione all'aperto" promosso dall'ass. culturale Ecomuseo Valle dei Laghi sono stati coinvolti due gruppi costituiti da 11 alunni delle classi terze della SSPG di Vezzano frequentanti il II trimestre di attività opzionali (a.s. 2023-24). Lo svolgimento del progetto è stato articolato in attività laboratoriali, di ricerca e sul territorio, volte alla produzione di materiale informativo, con la presenza e il supporto del naturalista Alessandro Marsilli e della curatrice dell'Archivio della Memoria della Valle dei Laghi Rosetta Margoni.
Per la realizzazione del progetto gli alunni hanno intervistato nonni e conoscenti residenti in valle, hanno raccolto diverse informazioni e le hanno trascritte e riportate a lezione; a supporto delle loro ricerche hanno consultato l'archivio della Memoria della Valle dei Laghi e alcuni testi; hanno inoltre potuto visionare e manipolare alcuni utensili di uso quotidiano d'un tempo. Successivamente gli alunni hanno lavorato in gruppo alla rielaborazione delle informazioni raccolte e alla stesura delle "pillole di memoria" con l'aiuto della docente.
In particolare nella scheda "I paesi e le vie di comunicazione negli anni '50 in Valle dei Laghi" gli alunni hanno sintetizzato le caratteristiche e le modalità di percorrenza delle vie di comunicazione della valle negli anni '50 e l'aspetto tipico dei paesi; hanno inoltre selezionato alcune delle fotografie proposte nel testo.
Il vecchio sentiero delle Cruze parte da Margone, presso il capitello sulla curva che circonda il paese, sale ripido ed a tratti esposto offerendo magnifiche visuali, si inoltra nel bosco e scende fino a malga Bael. Da lì prosegue per Ranzo su sentiero nel bosco in parte selciato. Da Ranzo a malga Bael è poi stata realizzata una strada forestale in parte cementata così da poter essere percorsa dai mezzi a motore autorizzati.
Studiando l'autonomia del Trentino, dopo la visita al Consiglio Provinciale, gli alunni della classe quarta della scuola primaria di Vezzano hanno deciso di approfondire il tema della provincializzazione delle strade sul loro territorio e di percorrere la più interessante andando a visitare il paese di Margone.
Insieme alle loro insegnanti, hanno poi deciso di interfacciarsi con l'Archivio della Memoria della Valle dei Laghi, che già avevano conosciuto in precedenti occasioni, e di intervistare Eddo Tasin, nativo di Margone ed ex sindaco dell'ex comune di Vezzano, che ha ben saputo adeguarsi al livello dei suoi interlocutori.
Dopo l'intervista sono stati visionati alcuni contenuti dell'Archivio della Memoria e successivamente altri ne sono stati inseriti per documentare quanto detto.
L'antico impervio tracciato che univa Margone e Ranzo è ora parte del Sentiero SAT 627 di San Vili e nella parte centrale trasformato in SP 18 DIR Ranzo.
Da Margone si prende subito prima della grande curva della strada che delimita il paese, si scende passando accanto al fitodepuratore delle acque reflue dell'abitato, si giunge sulla provinciale e la si segue fino a reincontrare il sentiero che scende alla "Madonna dei sassi" e arriva poi tranquillo a Ranzo.
Oltre a congiungere i due paesi, fino alla costruzione della strada nuova, era un tempo utilizzato da quelli di Margone per raggiungere Toblino o il Banale via Ranzo, e da quelli di Ranzo per raggiungere Vezzano via Scal. Veniva usato anche per le rogazioni che Margone e Ranzo condividevano; un quadro ex-voto conservato nella chiesa di Ranzo illustra una frana avvenuta nel 1890 proprio su questo sentiero.
A 100 anni da quell'evento, per ricordarlo è stata realizzata la "Madonna dei sassi".
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Bibliografia
Il sindaco del comune di Margone, Tasin Giovanni, scrive "Al Lodevole Comune di Fraveggio-Sta Massenza" informando che il Comune di Margone "riparò la strada dello Scal" con una spesa di 120 lire e "Di questo importo, giusta convenzione consuetudinaria, spettano 2 terzi al Comune di Fraveggio-Sta Massenza e 1 terzo al Comune di Margone", lo invita perciò a versare le 80 lire di sua competenza.
Il timbro del Comune di Margone visibile in fondo al documento riporta al suo interno l'immagine della Madonna Immacolata.
Antico e ripido sentiero, lungo circa 4 km, che unisce Santa Massenza (255 m slm) e Fraveggio (433 m slm) a Margone (951 m slm), percorribile in salita solo a piedi ed in discesa anche con le slitte.
Nei tratti più ripidi il fondo è costituito da scalini scavati nella roccia, il resto è selciato con qualche punto sorretto da muri a secco, alcuni tratti risentono del passaggio del tempo e dell’abbandono e sono ormai in cattive condizioni, altri pezzi sono in terra battuta. Veniva usato anche dagli operai, carichi di materiali, per raggiungere la finestra ai "5 Roveri" fino alla costruzione della strada, ora SP18, che proprio lì attraversa. La parte dai "5 roveri" verso Maso Rualt, in mezzo al bosco, è tranquillamente percorribile; la parte sottostante è più pericolosa ma molto panoramica e particolare, non ha un accesso sulla strada (se non scavalcando il guardrail poco sotto la piazzola dell'elisoccorso).
La carta di regola di Margone del 1708, che ha sostituito la precedente andata perduta, al capitolo 16° stabiliva "Che ogni vicino sia obligato aggiustare le strade de' comunali, ciovè quella di Gaza e Sc(a)l, ogni qualvolta verrà commandato dal giurato, sotto pena di troni 2 per cadauna volta alli contrafacienti."
In una documento del 1924 troviamo invece che la manutenzione del sentiero dello Scal spettava al comune di Margone che veniva poi risarcito per i ⅔ della spesa dal Comune di Fraveggio-Santa Massenza.
Era un tempo la via di collegamento diretta tra Margone ed il fondo-valle e serviva a quelli di Fraveggio per per portare in "malga" le loro bestie a maso Rualt, proprietà di quella comunità.
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Bibliografia:
La strada di collegamento tra Vezzano e Margone/Ranzo, strapiombante sulla Valle dei Laghi, è una fra le più suggestive e panoramiche del Trentino.
In 5 km da Vezzano si raggiunge il bivio Ranzo/Margone, da lì in 2 km si sale a Margone o in 4 km si arriva a Ranzo.
La sua storia è iniziata nel 1947 quando i lavori di costruzione della centrale idroelettrica di Santa Massenza hanno reso indispensabile il collegamento fra il fondo-valle, le finestre "ai Gaggi" e "ai 5 roveri", il Pozzo piezometrico, presso maso Rualt nelle vicinanze di Margone.
Così come la centrale, anche la strada è stata costruita su iniziativa della Società Idroelettrica Sarca Molveno (S.I.S.M.); ha poi eseguito i lavori l’Impresa Farsura.
A seguire il Comune di Vezzano ha poi realizzato la strada che collega il bivio di Margone con Ranzo, raggiunto nel 1954.
La costruzione della strada ha fatto due morti sul lavoro: Remo Maltratti di anni 20 nel 1947 sul tratto Vezzano- Margone ed Enrico Daldoss di anni 50 nel 1950 sul tratto verso Ranzo, ambedue causa lo scoppio ritardato di una mina.
Fino ad allora Ranzo era collegato al fondo-valle con la strada che percorre la Valbusa fino a Castel Toblino, e Margone col ripido sentiero dello Scal che scende a Fraveggio e Santa Massenza; c'era poi il sentiero delle Cruze che univa i due paesi.
La provincializzazione, nel 1997 del tratto Lon-Ranzo, e poi verso il 2005 anche della diramazione per Margone, ha permesso una manutenzione ed una messa in sicurezza più puntuali ed incisive con allargamento di lunghi tratti, messa in opera di reti paramassi e guardrail. Precedentemente era nata la SP 18 Terlago e Laghi di Lamar, che si dirama dalla SS 54 bis della Gardesana nei pressi di Cadine, da quella poi la diramazione per Vezzano (via Lon-Fraveggio) e quindi le due diramazioni sopraddette.
La Provincia aveva anche previsto il proseguimento della strada verso Nembia-Molveno ma dopo la costruzione del primo tratto il progetto è stato sospeso.
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Bibliografia:
Negli anni ‘30 Margone era raggiungibile solo da sentieri e non si era mai sentito lassù il rombo di un motore fino all'evento impresso in questo scatto.
Raimondo Miori, di Padergnone, amante della moto, dell'avventura e della fotografia è arrivato a Margone in sella alla sua moto, mentre don Eugenio Plotegher celebrava la Santa Messa. Il rombo ha fatto uscire tutti dalla chiesa. L'evento è stato accolto con gioia e la fotocamera è passata di mano, così come la moto, per uno scatto festoso.
Il vescovo Carlo de Ferrari a dorso di asino risale l'unica strada di collegamento di Ranzo al fondovalle, quella che parte da Castel Toblino.
Dopo la sua visita pastorale a Ranzo si è recato a Margone dove ha invitato, invano, don Eugenio Plotegher a prendersi cura di un centro maggiore.
Per ritornare a valle, a partire da Margone, ha dovuto usare l'impervio sentiero dello Scal, che congiunge il paese a Santa Massenza, troppo ripido per poterlo fare a dorso d'asino.
Si racconta che la sua discesa in slitta sia stata rocambolesca e non priva di spavento per il monsignore.
La fotografia mostra l'arrivo di don Attilio Comai a Vigo Cavedine il 3 aprile 1932, in occasione della celebrazione solenne della sua prima Santa Messa.
Don Attilio è da poco sceso dalla macchina che lo ha condotto presumibilmente presso la "Cros del Mèla" dove gli abitanti lo accolgono con gioia e trepidazione sotto ad una leggera pioggia. Il novello sacerdote indossa il saturno (copricapo clericale) e l'abito talare. Stringe tra le mani un mazzo di fiori appena consegnatoli da qualche abitante e cammina accompagnato da un sacerdote (presumibilmente il compaesano don Alfonso Bolognani o forse l'allora parroco di Vigo Cavedine) verso il sagrato della chiesa.
Ad accompagnarlo, in piedi sulla destra, c'è anche don Evaristo Bolognani che fu ordinato sacerdote qualche anno prima, nel 1926.
Era frequente un tempo incontrare un uomo con la slitta in spalla come vediamo quello accanto a Maria "Faiòta" in questo scatto.
La slitta era un mezzo di trasporto economico, veniva costruita in casa, era abbastanza leggera da poter essere portata in spalla per raggiungere la destinazione a monte dove veniva caricata e fatta scivolare a valle, tirandola e trattenendola a forza di braccia.
Dietro i protagonisti si notano muri a secco e viti.
La fotografia risale al 1965 e mostra un gruppo di dipendenti e operai di Calzature Dallapè davanti al negozio che nel frattempo è stato restaurato con l'aggiunta di due vetrine che mostrano i prodotti realizzati.
La fotografia mostra la nuova casa dei fratelli Giulio e Celeste Dallapè costruita negli anni 20 del 1900. Lo scatto risale precisamente al 1928, anno in cui i fratelli aprirono la prima calzoleria nel paese di Stravino sulla strada statale.
Massimo Zanella di Covelo col figlio Livio. Taxista, trasportava persone e materiali con carro e cavallo, vendeva in città latte, prodotti caseari e della campagna che produceva o acquistava in paese.
Qui a Piedicastello in direzione Terlago.
Data approssimativa.
Gruppo di persone di Covelo scendono dal Gazza sul "bròz dei Marianèi". Alla guida della coppia di buoi uno dei "Marianei": Angelo Cappelletti.
A seguire si intravede la presenza di un altro bròz; spesso infatti lungo la discesa si incolonnavano.
L'ingrandimento 40x27,5 cm è conservato incorniciato.
La foto pubblicata sul quotidiano "Alto Adige" del 4.11.1969 mostra la fermata dello scuolabus, che da quell'anno è arrivato in paese, per il trasporto dei bambini alla scuola elementare di Vezzano.
Grazie alle piccole dimensioni della corriera la fermata era in "piazza", proprio davanti al negozio, che vediamo in foto, e al bar sull'altro lato.
In primo piano possiamo osservare alcune bambine con la cartella in mano o sulle spalle, il cappotto, la gonna, i calzettoni e le ginocchia scoperte.
Lo scatto è stato fatto lungo la strada selciata che dal Monte Gazza scende verso Ciago. Se con la discesa col bue si usava il broz che frenava, con l'arrivo dei motocoltivatori si usava andare nella "selva a preparar el dasón", cioè si tagliavano lunghi rami di pino mugo, li si legava insieme con una corda e si attaccavano a strascico al motocoltivatore. Era questa la "strozega", sulla quale si metteva un telo e ci si saliva in gruppo per essere trascinati giù dalla montagna e nel contempo frenare l'automezzo. Questa usanza è stata abbandonata dopo qualche anno poiché provocava danni al fondo stradale ed hanno fatto la loro comparsa i fuoristrada.
Sotto il riquadro della panoramica di Vezzano, c'è il particolare della piazza con l'ampia facciata riportante bilingue la scritta "ALBERGO ALLA CROCE D'ORO CON GIARDINO" e "GASTHOF ZUM GOLDEREN KREUZE MIT GARTEN" con in mezzo l'insegna in ferro battuto. Si intravedono poi sopra le porte insegne di altri esercizi pubblici e quella in ferro battuto dell'albergo Stella d'oro.
In primo piano una carrozza.
Cartolina viaggiata scritta 11.7.1903. Come d'uso al tempo, il testo della missiva è sul davanti mentre sul retro c'è solo l'indirizzo del destinatario che abitava a "Pietramurata Tirolo dellà del pont".
La fotografia ritrae una giovane donna in abito elegante alla moda degli anni '20-'30 del 1900.
Lo scatto fu fatto sulla strada principale che attraversava Stravino e sullo sfondo è possibile notare la roccia oggigiorno nascosta quasi completamente dalle case.
La fotografia ritrae un uomo, probabilmente di Stravino, in abito elegante.
Lo scatto è stato fatto davanti al calzaturificio Dallapè, quando i fratelli si dilettavano con la fotografia.
Sullo sfondo si nota il capitello della Pietà e la strada principale che prosegue in direzione del capoluogo.