L'artista ha rinunciato in questo murale ai suoi caratteristici brillanti colori, per dare spazio al nero della fuliggine rimasta dopo il pauroso incendio del 1887, partito proprio dalla casa su cui il dipinto è stato realizzato e dove una lapide ricorda i 10 morti di quella notte tra il 12 e il 13 aprile di quell'anno.
A quel tempo Margone contava un centinaio di abitanti e l'emigrazione, soprattutto stagionale, era molto frequente. L'incendio, che da quella casa si era propagato nel resto del paese, ha messo in ginocchio la popolazione già stremata che però ha lottato coi denti ed ha ricostruito per quanto ha potuto il piccolo centro rinunciando alla ricostruzione nella piana del Sarca proposta dalla Dieta di Innsbruck.
Incendio, emigrazione, povertà, tristezza ma ci sono anche due rondini in volo simbolo di speranza per un futuro migliore.
Per maggiori informazioni sull'incendio di Margone:
Terminata la scuola professionale Tullio, diciottenne, entra nel mondo del lavoro in Valle d'Aosta dove suo padre, che fa il minatore lì, gli ha trovato lavoro in un'officina.
Nelle sue lettere rassicura la mamma che è un bel posto, il lavoro è gratificante e non pesante anche se occupa 11-12 ore al giorno, papà lo aiuta in casa.
Gli mancano il paese natale, la famiglia, gli amici, tutto il vicinato, la compagnia della musica.
La cartolina inviata dall'amico Giuseppe a Maria. In quel tempo la donna si trovava a prestare servizio presso l'albergo "Croce d'Oro" a Mezzolombardo.
La cartolina presumiamo sia dell' anno 1910 - come si può intravedere dal timbro postale. La data esatta è dubbia. Dallo scritto leggiamo 26/03.
Palmina, 75 anni, da molti anni emigrata nello stato di Washinton (USA), nello scrivere alla nipote parla del suo stato di salute e della sua numerosa famiglia, esprime la sua amarezza per non essere mai potuta tornare al suo paese natale per rivedere i suoi famigliari e ricorda che "Un buon cristiano scrive almeno una volta all'anno".
Sorprende la scrittura in lingua italiana, senza storpiature in dialetto, dopo tanti anni di emigrazione.
Il timbro dell'ufficio postale di Vezzano sul retro della busta porta la data 23.12.65: è stata recapitata in una settimana, cosa che oggi succede difficilmente anche con tragitti molto più brevi.
Video realizzato da alcuni volontari di Vigo Cavedine in occasione del Natale 2022.
Il video è un omaggio a Giorgio Galetti, un benefattore di Chicago che nel 1930 ha donato la scultura lignea delle Anime del Purgatorio (posto sotto l'altare della chiesetta del Santuario di Cavedine).
Nel 1962 ha contribuito all'acquisto dell'organo della chiesa di S. Biagio di Vigo Cavedine.
Fu eretto nell'anno del giubileo 1933-34 e riporta: "Cavedine in memoria dei suoi figli caduti in guerra e di quelli morti lontano dalla terra dei padri perché tutti qui vivano nell'affetto e nella prece [preghiera] dei fratelli".
Come recita il cartello posto sul luogo curato dagli alpini di Cavedine: "Il gruppo statuario, con la croce centrale, la Madonna piangente e l'Angelo consolatore, è opera del roveretano G. Ziglio."
Lungo il percorso della "passeggiata archeologica" si trova questo capitello, detto "déi mericàni" perché eretto dagli emigranti americani nel 1923 e "dé Làgol" dal nome della località.
Il capitello è dedicato a Santa Maria Assunta, infatti, nella sua nicchia ospita proprio una statua della santa.
Venne inaugurato il 5 settembre dello stesso anno.
Bibliografia:
L'anziana nella foto è Orsola Zambanini, moglie di Albino Zuccatti tessitore, di cui ci ha raccontato qualcosa la nipote Antonia classe 1931 nell'intervista collegata. Antonia è la più piccola in questa foto, l'altra bimba è la sorella Carmen, classe 1927, mentre la loro mamma, Maria Coslop era incinta di Giovanna, ricordo che ha permesso la datazione dello scatto.
Sullo sfondo si vede il dos dei Segrai praticamente spoglio.
Curioso anche il racconto di Antonia rispetto al fotografo: Alviz Zambanini, cugino della nonna, era emigrato in Austria e quando arrivava da Linz in bicicletta per far visita ai parenti portava con sé la sua macchina fotografica, fissando così su carta immagini della famiglia.
Attilio Ernesto Tonelli nacque a Vezzano nel 1880 ed è figlio di Teodoro Domenico Tonelli (di Vezzano) e (Giuseffa Chistè di Calavino). Nel 1905 emigrò negli Stati Uniti e lavorò in una miniera di carbone a South Wilmington (un villaggio minerario dell'Illinois): qui conobbe sua moglie. In seguito cambio attività, aprendo un negozio di alimentari, e quando si spostò a Joliet (un altra cittadina dell'Illinois) nel 1912, aprì anche lì un negozio.
Teofilo Tonelli, suo fratello, lo raggiunse e aprì anche lui un negozio nella cittadina. Un terzo fratello, Evaristo Lorenzo Tonelli emigrò a Buenos Aires, in Argentina, mentre il quarto fratello, Giuseppe Oreste Tonelli, giunse nel Michigan.
Fra il 1905 e il 1908, Attilio mandò in patria, ai genitori rimasti a Vezzano, parte dei soldi guadagnati col lavoro in miniera.
Mandò l'equivalente di circa 10,403.00 dollari, quasi 9.000,00 euro, una cifra cospicua per l'epoca. Una delle ricevute la mandò alla sorella, Cesarina Garbari Tonelli, per poter aiutare la sua famiglia a compiere il viaggio per raggiungerlo in America e fargli visita.
I genitori, la sorella e qualche altro familiare lo raggiunsero. Sua madre Giuseffa, purtroppo, morì in America per cause non note e non si riuscì a reimpatriare la salma: fu quindi seppellita in Illinois, a Braidwood.
Attilio morì in Illinois nel 1961.
Quasi un secolo dopo, Rodney, discendente di Attilio, ricostruisce la vita da emigrato del bis nonno cercando e collegando documenti e fotografie.
Documento che attesta l'iscrizione di Attilio Ernesto Tonelli nel corpo degli Schützen di Vezzano, in data 13 novembre 1904, l'anno prima di emigrare in America.
Al tempo svolgeva il lavoro di contadino a Vezzano.
Memorie per Attilio Ernesto Tonelli, morto il 20 aprile 1961 e per la moglie Pierina, morta il 6 ottobre 1942.
Pierina viene semplicemente nominata come Mrs. (miss) Attilio Tonelli, e da nessuna parte sulla memoria compare il suo nome completo.
Attilio Ernesto Tonelli ritratto in due fotografie: la prima con una nipote, nella seconda con moglie e figli.
Nella prima, si nota la bambina a cavallo di un triciclo, che per l'epoca sarebbe stato davvero inusuale per il nostro territorio.
Una volta trasferitosi con la famiglia a Joliet, lì rimase: Rodney, suo discendente e autore della ricerca di ricostruzione, vive ancora a Joliet con la famiglia.
Attilio Ernesto Tonelli fra il 1905 e il 1908 mandò in patria, ai genitori rimasti a Vezzano, i soldi guadagnati col lavoro in miniera.
Mandò l'equivalente di circa 10,403.00 dollari, quasi 9.000,00 euro, una cifra davvero incredibile per l'epoca.
Una delle ricevute la mandò alla sorella, Cesarina Garbari Tonelli, per poterli aiutare nel viaggio per raggiungerlo in America, per una visita.
I genitori, la sorella e qualche altro familiare lo raggiunsero: sua madre Giuseffa, purtroppo, morì in America e non si riuscì a reimpatriare la salma: fu quindi seppellita in Illinois, a Braidwood.
Attilio Ernesto Tonelli con la famiglia in uno scatto che lo ritrae all'interno del suo negozio a Joliet.
Attilio Ernesto Tonelli nacque a Vezzano nel 1880 ed è figlio di Teodoro Domenico Tonelli (di Vezzano) e (Giuseffa Chistè di Calavino). Nel 1905 emigrò negli Stati Uniti e lavorò in una miniera di carbone a South Wilmington (un villaggio minerario dell'Illinois): qui conobbe sua moglie. In seguito cambio attività, aprendo un negozio di alimentari, e quando si spostò a Joliet (un altra cittadina dell'Illinois) nel 1912, aprì anche lì un negozio.
Teofilo Tonelli, suo fratello, lo raggiunse e aprì anche lui un negozio nella cittadina. Un terzo fratello, Evaristo Lorenzo Tonelli emigrò a Buenos Aires, in Argentina, mentre il quarto fratello, Giuseppe Oreste Tonelli, giunse nel Michigan.
Attilio morì in Illinois nel 1961.
Quasi un secolo dopo, Rodney, discendente di Attilio, ricostruisce la vita da emigrato del bis nonno cercando e collegando documenti e fotografie.
Tullio Morandi, emigrato in Argentina, manda questa sua foto ricordo a Casimiro Morandi di Vezzano scrivendo "Accettate questo ricordo in segno di affetto dal vostro cugino e nipote Tullio"
Giacomo Biotti [nato a Padergnone nel 1832, come desunto dalla scheda di famiglia], nel 1856 scrive ai genitori da Bregenz [Austria] dove era "militare alla 28 compagnia del 7 Battaglione", dove ipoteticamente svolgeva il servizio militare. Parla della sua buona salute e del bisogno di denaro poiché la paga è "miserabile"; chiede informazioni della famiglia, dei "bacchi da setta" e delle "galete" (la bachicoltura che l'anno precedente aveva dato buon frutto), dell'"incanto dei basoti" [?], della valle; manda i suoi saluti ai fratelli [Pietro Domenico (1836-1913), Francesco (1840-1919)], la sorella [ Maria Teresa (1826- )], il cognato, i parenti, amici, vicini e "tutti quelli che vi domandano di me".
La lettera del 13.8.1859 proviene invece da Novoledo di Vicenza, quando era "militare alla 7^ compagnia del 2° battaglione dei cacciatori imperatore", dove ipoteticamente era impegnato nella seconda guerra di indipendenza [27 aprile - 12 luglio 1859]. Godeva di buona salute e sperava di rientrare presto in Tirolo, da "questi paesi [in cui] vi sono una grandissima suta [siccità] e molte malatie nelli militari". Chiede informazioni dei paesi, delle campagne, dei "cavaleri" [bachi da seta], dell'"incanto dei basoti" [?] ed informa che "le lettere dei militari adesso non paga più niente". Tra i saluti non nomina questa volta i fratelli, il che fa pensare che anche loro fossero impegnati in guerra.
Queste lettere, scritte di proprio pugno da un soldato, ci permettono di ipotizzare che la scuola popolare di Padergnone fosse già in funzione negli anni '30-'40 dell'800.
Ingrandimento 20x12,5 cm di una foto appartenente alla famiglia.
Emigrati in visita al paese natio lo trovano stravolto dai lavori per la costruzione della Centrale Idroelettrica di Santa Massenza: il paese è pieno di vita, case e baracche accolgono i numerosi lavoratori, è stata realizzata una una strada camionabile e su ai Gaggi si scava una delle gallerie che entra nella montagna per realizzare la condotta forzata sotterranea che dal Lago di Molveno arriva a Santa Massenza.
Insieme ai familiari sono qui in visita all'entrata di questa galleria: la finestra ai Gaggi.
Il piccolo Gianni, statunitense era andato a Lon per conoscere la famiglia della madre. Lì ha iniziato a soffrire di mal di denti, quindi è stato portato a farsi curare a Margone da don Plotegher. Qui lo vediamo con mamma Angelina e zia Olga che rientra sulla slitta dal sentiero dello Scal, al tempo l'unica strada di collegamento del paese col fondovalle.
Dentro l'avvolto chiamato "Canevin" c'è la sorgente della roggia che attraversa Fraveggio e sfocia nel Lago di Santa Massenza. Fino alla realizzazione dell'acquedotto, nel 1954, era lì che la gente di Lon andava a prendere l'acqua. Qui vediamo Noemi col secchio di rame (cracidèl) adatto allo scopo. La foto è stata scattata da sua sorella Angelina, emigrata negli Stati Uniti, che era tornata nel paese natio per presentare il figlioletto Gianni, in foto, alla sua famiglia.
Il proiettore di diapositive Brumberger Modello 1316, N. di serie B17405, 340 Watt, 115 Volt, 60 cicli A.C., T8 ½ Lampada a contatto singolo 300 Watt max, è stato prodotto negli anni ‘50 a Brooklin – New York – USA, è dotato di lampade di riserva ed è perfettamente funzionante.
Regolando l’inclinazione del proiettore e la messa a fuoco si possono fare proiezioni a parete all’interno di una stanza buia.
L’accessorio per il cambio automatico diapositive Airequipt permette di inserire il carrello metallico contente 38 diapositive 5x5cm, inserite a loro volta singolarmente in un supporto metallico, in modo da proiettarle in sequenza una dopo l’altra.
Le diapositive sono conservate in tali carrelli all’interno di scatole di cartone con coperchio trasparente.
Il proiettore è contenuto in una custodia portatile di legno, che misura 34x23x22 cm.
È stato portato a Vezzano nel 1966 dall’emigrato John Monti insieme ad una valigia di diapositive e ad un trasformatore di tensione dai 115 volts utilizzati in USA ai 220 volts in uso in Italia.
Per poter visionare le sue diapositive è dunque necessario tutta questa attrezzatura a meno che non si tolgano tutte le diapositive dai loro supporti in modo da poterle inserire in un normale proiettore.