Illustrazione tridimensionale "Da Val Giudicaria a Val Lagarina a Trento" raffigurante i luoghi del fronte italiano durante la prima guerra mondiale "Dove combattono i nostri soldati".
Sul retro timbro "cartoline illustrate G. Colantoni".
L'immagine è numerata 3102.
La fotografie ritrae Dallapè Bortolo e consorte in uno scatto del 1916.
L'uomo indossa la tipica divisa militare dell'Impero austro-ungarico, mentre la donna l'"abito della domenica".
Sullo sfondo la campagna con alberi da frutto.
Questo quaderno, dal formato è 15 x 20,5 cm, è composto dalla copertina e 8 fogli uniti da due punti metallici in centro, per un totale di 32 facciate a a righe da 8 mm con margini.
È stato scritto da Margoni Mario nel 1959/60 mentre frequentava la scuola popolare di Ciago.
Vi si trovano lezioni di matematica, contabilità, francese e italiano. Al suo interno sono conservate pagine, ritagliate da un altro quaderno, che riportano temi e lettere. Sono state scansionate e riportate qui le pagine ritenute di maggiore interesse.
Dello stesso è presente in archivio la certificazione rilasciata a fine anno scolastico:
Sul muro di cinta del cimitero di Brusino, a fianco del cancello d'entrata, rivolte alla strada, vi sono due lapidi di marmo con tettuccio che ricordano i caduti delle due guerre, non solo sul campo di battaglia, ma anche per malattie causate dalla guerra e per reperti bellici.
Sulla lapide di destra è inciso:
PACE
AI NOSTRI SOLDATI
CADUTI SUL CAMPO
1914-1919
FERRARI PIETRO - MICHELOTTI ALLEVIGLIO S.E
BERLANDA GIULIO - BAGATOLI GIUSEPPE
BERLANDA VIRGINIO - RUABEN SEVERINO
BERLANDA AGOSTINO - CHESANI SILVIO
BERLANDA ALBINO
*
SOLDATI MORTI DI MALATTIA CAUSA LA GUERRA
BERLANDA GIACOMO CHESANI SILVIO
BERLANDA GIOVANNI SPORTELLI MANSUETO
BERLANDA RODOLFO DORIGATTI GIUSEPPE
CHESANI LUIGI FRAVEZZI GIUSEPPE
CHESANI ARTURO PEDROTTI GIUSEPPE
I COMPATRIOTI GUERRIERI DI BRUSINO
O. M. P.
Su quella a sinistra:
PACE
AI NOSTRI SOLDATI E CIVILI
1940-1945
MARCANTONI GIOVANNI
MICHELOTTI IVO
CHESANI ALFREDO
*
MORTI A CAUSA REPERTI BELLICI
GUERRA 1915-18
BOTTES EMILIO + 7-2-1945
FERRARI ALFREDO
BOTTES MARIO
FERRARI PIERINO
+ 11-11-1918
Gli ultimi tre nomi incisi sono quelli degli sfortunati bambini
che, l’11 novembre 1918, morirono in seguito all’esplosione
di una cassa di munizioni abbandonata dall’esercito
austro-ungarico in fuga, che era stata messa dai piccoli
ignari sul fuoco.
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Bibliografia:
Fu eretto nell'anno del giubileo 1933-34 lungo la salita della via crucis e riporta: "Cavedine in memoria dei suoi figli caduti in guerra e di quelli morti lontano dalla terra dei padri perché tutti qui vivano nell'affetto e nella prece [preghiera] dei fratelli".
Come recita il cartello posto sul luogo curato dagli alpini di Cavedine: "Il gruppo statuario, con la croce centrale, la Madonna piangente e l'Angelo consolatore, è opera del roveretano G. Ziglio."
L'ingrandimento in formato 29,7x21 cm, scansionato in questa occasione, rappresenta l'imperatore d'Austria-Ungheria Carlo I che passa in rassegna decorati di guerra, accompagnato dallo Stato Maggiore e dagli ufficiali del comando di Vezzano.
L'ingrandimento in formato 29,7x42 cm, scansionato in questa occasione, rappresenta la copia di un manifesto che ritrae combattenti e/o reduci di Cavedine e Madruzzo del periodo fascista.
L'ingrandimento in formato 50x70 cm, scansionato in questa occasione, mostra un gruppo di uomini in uniforme.
In basso a destra è presente una piccola descrizione: "Formazione militare con: Berteotti Albino, Giulio Dallapè, Berlanda, Pederzolli galiaz".
L'ingrandimento in formato 70x50 cm, scansionato in questa occasione, mostra un gruppo di soldati originari di Cavedine. In basso a destra si legge una piccola descrizione: "Formazione militare con Berteotti Domenico".
L'ingrandimento in formato 50x70 cm, scansionato in questa occasione, mostra il soldato Bortolotti ritratto a Pechino in uno studio fotografico il 9 ottobre 1918.
In seguito alle ricerche effettuate, possiamo ipotizzare che si tratti di Bortolotti Guglielmo (Cavedine, 1895-1973 - matricola 2632) e ricostruire una possibile sua storia. Partito per la Galizia (Ucraina occidentale) con l'esercito austro-ungarico, è poi finito prigioniero dei russi, che mandavano nel campo di Kirsanov, nella Russia sudoccidentale quelli di lingua italiana, anche se facevano parte delle truppe austro-ungariche. Nel 1917, in Russia scoppia una guerra civile che provoca la caduta dello zar e la presa del potere dei bolscevichi, è un periodo difficile per cui la vita nei campi di prigionia si fa sempre più dura tra feddo (anche -40°) e fame. A cavallo fra il '17 ed il '18 i prigionieri vengono trasferiti dapprima a Vladivostock, porto russo sulla costa del Pacifico, da dove una parte viene rimpatriata passando per gli USA, e poi in Cina, a Tientsin, dove a partire dall'inizio del '900 l'Italia aveva ottenuto un piccolo possedimento coloniale (dopo che gli occidentali avevano domato la rivolta dei boxer contro l'influenza colonialista straniera); anche se nel 1911-1912 era stata proclamata la repubblica e il Paese vedeva come un'intrusione queste concessioni agli occidentali, lì funzionava ancora un consolato italiano. In occidente nel frattempo cresceva la paura che la rivoluzione leninista bolscevica potesse uscire dai confini russi e, pertanto, si decise di inviare una missione militare a sostegno della controrivoluzionaria Armata bianca. L'Italia era piuttosto debole per cui costituì il corpo di spedizione italiano in Estremo Oriente utilizzando 800 volontari, inquadrati in maniera formale come i “battaglioni neri”, fra cui il nostro Bortolotti, assieme ad alcune centinaia di uomini arrivati dall'Italia; mentre li si inquadrava militarmente, si cercò di farli riprendere dal punto di vista fisico e psicologico: vennero trattati bene e alimentati. Solo nel 1920 gli arruolati nel battaglioni neri poterono far ritorno a casa, via nave passando per il Mar Rosso.
Se sia davvero lui e come sia andata la storia personale del Bortolotti immortalato in questo scatto probabilmente lo sanno i suoi discendenti se ce lo vorranno raccontare.
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Le informazioni di contesto sono tratte da:
L'ingrandimento in formato 40x30 cm, scansionato in questa occasione, mostra una foto ricordo di un gruppo di uomini in piazza a Cavedine.
In particolare si può osservare l'uomo seduto al centro del gruppo che sembra indossare un'uniforme da ufficiale del Regio Esercito.
Sul retro è presente una descrizione che identifica gli uomini fotografati.
Nella fila più alta il quarto da sinistra verso destra è "Conti", segue "Doro Chesani" e il settimo è "Eccher da Vigo".
Sotto, in seconda fila c'è "conti molinèr", "Beppino Pedrotti", "Aldo Pasoli" (organista) e "Camillo Comai". Conclude la fila l'ultimo uomo sulla destra "Pederzolli da Stravino" (trasporti).
In prima fila, seduti da sinistra verso destra troviamo "Menton di Stravino" al terzo posto e a seguire "Trabatin Carabiniere".
La fotografia ritrae una formazione militare austriaca di Cavedine durante la prima guerra mondiale.
Gli uomini indossano la tipica divisa militare dell'Impero austro-ungarico.
L'ingrandimento in formato 40x30 cm, scansionato in questa occasione, porta la seguente descrizione: "Formazione militare con Binogegio Saverio Pasolli Riccardo zeriaca Cagol Valentino".
Cercando di interpretare il testo descritto e le informazioni presenti sulla fotografia, l'uomo in piedi a destra è "Cagol", mentre quello a sinistra è "Saverio Pasolli".
Sotto, da destra verso sinistra ci sono "Valentino", "Riccardo" di soprannome "zeriaca" e "Binogegio".
L'ingrandimento in formato 40x30 cm, scansionato in questa occasione, rappresenta un gruppo di uomini durante la consumazione del "rancio" ai tempi della guerra.
L'ingrandimento riporta anche la seguente descrizione: "consumazione del "rancio" fra i comp. il sia Conti Cornelio deceduto 2guerra Mondiale".
L'ingrandimento in formato 40x30 cm, scansionato in questa occasione, raffigura "i ragazzi del '99" di Cavedine, vale a dire i più giovani militari, arruolati nel 1917, che hanno partecipato alla prima guerra mondiale.
Al centro del gruppo si nota lo stemma dell'Impero austriaco e l'anno della loro nascita, il 1899.
Posto vicino alla vecchia Chiesa dei Santi Filippo e Giacomo, in origine, e fino al 1969, era situato a bordo strada; successivamente è stato sposato in un angolo della piazzetta per fare spazio ai materiali di scarto provenienti dalla costruzione della nuova Chiesa della Madonna della Pace.
Questo monumento è stato realizzato dall’artista Mansueto Ceschini di Lasino, su disegno del padergnonese Rebo Rigotti.
Lo scopo dell’opera, oltre a ricordare le vittime della guerra, era quello di ricordare alle nuove generazioni l’orrore del conflitto, con la speranza di non intraprendere altre attività belliche.
Il monumento, costruito nel 1921, alla fine della Prima Guerra Mondiale, si presenta come una colonna in pietra rosa, posta su tre scalini, con in cima una scultura in bronzo della fiamma eterna. Sui lati dell’opera sono riportate le targhe in bronzo decorate, con incisi i nomi dei paesani morti o dispersi nella Prima Guerra Mondiale, aggiornate poi negli anni ’50 con i nomi delle vittime del Secondo Conflitto Mondiale.
Su uno scalino in pietra è presente anche una piccola cassetta in ferro riportante l’incisione “Terra di Nikolajewka - 1989” che vuole rappresentare le vittime trentine che durante la Seconda Guerra Mondiale hanno perso la vita durante la sanguinosa battaglia a Nikolajewka, sul fronte russo.
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Bibliografia:
Il 14.2.1944, come ogni anno, si festeggiava a Vezzano il Patrono San Valentino, ma in un contesto particolarmente grave: la guerra, coi pericoli, i dolori e le privazioni che essa porta con sé, in assenza dei molti giovani soldati e dei lavoratori impegnati in luoghi lontani e pericolosi.
Nonostante tutto ciò, migliaia di fedeli, accorsi da tutto il circondario, presenziarono alla messa solenne in cui fu emesso il voto a San Valentino, sottofirmato dalle autorità ecclesiastiche e civili e da molti capofamiglia delle otto comunità dell'allora Comune di Vezzano.
I cannoni piazzati a Vezzano non furono usati: la guerra cessò appena in tempo ed in ottemperanza a quel voto, la comunità vezzanese dal 1945 la prima domenica di settembre ricorda e rinnova quel voto con una solenne precessione alla chiesa di San Valentino in agro.
Alla commemorazione religiosa si è poi affiancata dagli anni '90 una manifestazione dedicata alla pace organizzata al tempo dai Comuni di Vezzano e Padergnone, ora Vallelaghi, con la collaborazione di associazioni e scuole, che col passare del tempo si è arricchita di offerte culturali ed ha preso il nome "Tutti i colori della pace".
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In questo Archivio potete consultare articoli a riguardo pubblicati sul notiziario comunale di Vezzano:
60º anniversario del Voto a San Valentino - di Rosetta Margoni - pag. 15-18 sul n. 2 del 2004;
Mostra fotografica a cura del Museo Storico in Trento: “Vezzano, la IIª guerra mondiale e il voto a San Valentino” - di Lorenzo Gardumi - pag. 12-14 sul n. 2 del 2005;
In questa fotografia è ritratto Quintino Rigotti (1901-1994), originario di Padergnone, insieme ai commilitoni, durante il servizio prestato al fronte nella Prima Guerra Mondiale.
Quintino, in seconda fila, partendo da sinistra, è il quarto raffigurato.
La datazione è stimata e motivata sulla base della data di nascita di Quintino.
In questa fotografia è ritratto Quintino Rigotti (1901-1994), originario di Padergnone, figlio di Pietro Rigotti e Antonia Marzani.
Indossa i tipici abiti militari perché ha prestato servizio al fronte durante la Prima Guerra Mondiale.
La datazione è stimata e motivata sulla base della data di nascita di Quintino.
Beniamino Bassetti (1889-1956), originario di Santa Massenza, ha prestato servizio al fronte durante la Prima Guerra Mondiale.
In questa immagine è il terzo in piedi partendo da destra, raffigurato con i compagni d'armi. Molti di loro sorreggono una targa di legno riportante il loro nome, utile ai familiari per poterli riconoscere; su due targhette compare anche la data "1910", motivo per cui la foto potrebbe risalire al periodo precedente la guerra, durante l'obbligo di leva.
Si tratta di una cartolina non viaggiata, periodo stimato: 1910 - 1918.
Beniamino Bassetti (1889-1956), figlio di Angelo e Aurelia Bassetti, originario di Santa Massenza, oltre ad aver lavorato presso l'omonima cantina produttrice di vino santo e presso la Cassa Rurale di Santa Massenza, di cui il padre è uno dei fondatori, ha prestato servizio al fronte durante la Prima Guerra Mondiale.
In questa immagine è il primo da sinistra, raffigurato con i commilitoni al fronte in un momento di convivialità.
Riportiamo la trascrizione presente sul retro della cartolina, indirizzata alla famiglia di Bassetti Angelo, in Santa Massenza di Vezzano (Trento):
"In campo, 8 marzo 1918
Dare da bere agli assetati è un'opera di misericordia ma tenersene anche per sè son doveri.
Tanti saluti a tutti voi
Beniamino"
Cartolina viaggiata recante data: 8 marzo 1918.
Pagelle rilasciata dalla "Scuola di avviamento a tipo commerciale N. e P. Bronzetti" a Tasin Flora frequentante "nell'anno scolastico 1943/44 la classe prima" e "nell'anno scolastico 1944/45 la classe seconda presso il Centro di Assistenza Culturale di Vezzano gestito dall'Opera di Assistenza all'Italia Redenta" il primo anno e dall' Opera naz. per l'educazione della prima infanzia il secondo anno, come da delega del Provveditorato agli Studi di Trento.
Di questa scuola, con sede presso l'attuale municipio, funzionante a Vezzano nei due ultimi anni di guerra, Flora nel parla qui:
Il libro rileva e documenta per la prima volta la linea di difesa della fortezza di Trento avanzata nella Valle del Laghi (dal Monte Gazza, Margone, Vezzano, Padergnone, fino al Monte Rosta sul Bondone) del 1915 e la vecchia linea di cintura interna sul Monte Soprasasso e Castellar delle Grua del 1914.
Lo scopo del genio militare di Trento era quello di mantenere lontano il nemico dalla città di Trento, nel caso dello sfondamento delle difese nel settore Riva.