La storia di questo capitello, chiamato anche “Cappella dei Caschi”, nasce durante la Seconda Guerra Mondiale, quando la paura della guerra ha spinto i padergnonesi a voler dedicare un’opera religiosa alla Madonna, sperando nel suo aiuto.
Alla fine della guerra, i paesani scelsero di rappresentare la loro gratitudine con la costruzione di un capitello a lei dedicato.
In particolare hanno scelto di rappresentare l’Immacolata Concezione, caratterizzata dalle dodici stelle sul capo, il rosario tra le mani giunte e un piede che schiaccia la testa di un serpente, simbolo del peccato.
La Madonnina è stata inserita in una struttura architettonica in pietra rossa, disegnata dall’ingegner Enrico Zuccatti, e posta proprio sopra il rifugio antiaereo scavato nella roccia dai paesani per ripararsi dalla guerra.
Il capitello è stato inaugurato il 2 giugno 1947. Nel 2004, rovinato dal tempo, ha subito un restauro assumendo l’aspetto che si può tutt’ora ammirare.
Bibliografia:
- “La Madonna sul Rifugio, breve storia della Cappella dei caschi a Padergnone”, Circolo pensionati e anziani di Padergnone, testi di Silvano Maccabelli, Padergnone, 2004
Questo particolare capitello, inserito nel vano di un vecchio portale murato, è posto sul retro dell’ex municipio di Padergnone, in via XII Maggio.
Si tratta di un’opera in vetro realizzata nel 2005 dall’artista Virginia Tozzi Miori, su richiesta dell’allora amministrazione comunale di Padergnone.
Lo scopo della sua realizzazione era quello di ricordare l’antico Caputél dei Santi che una volta era situato proprio di fronte, abbattuto negli anni ’60 a causa di lavori di urbanizzazione.
L’opera raffigura, come nell’antico capitello, i Santi Nerei, un gruppo di martiri: San Nereo, Sant’ Achilleo, Santa Domitilla e San Pangrazio, con l’aggiunta, nella lunetta superiore, dell’antico Porto di Limbiàch di Padergnone e un avvolto dell’abitato dei Càschi*.
(* Càschi, toponimo che indica l’attuale via XII Maggio a Padergnone).
Bibliografia:
- “I segni del sacro nella Valle dei Laghi”, Tione, 2012
- Maccabelli Silvano, “Lìmes Làcus. Viaggio nei toponimi padergnonesi. Atlante dei nomi di luogo”, Comune di Padergnone, 2008
La lapide marmorea, posta sull'edificio allora sede del municipio, del consultorio e dell'ambulatorio medico, ed ora sede della biblioteca comunale, riporta:
“A PERENNE RICORDO DEL VOTO DI SAN VALENTINO ESPRESSO DAL COMUNE DI VEZZANO NELLA GUERRA 1940-1945”
Durante la Seconda Guerra Mondiale, infatti, l’allora Comune di Vezzano aveva fatto un Voto Solenne con lo scopo di proteggere il paese dalla guerra, promettendo che alla fine del conflitto avrebbe celebrato una grande festa come ringraziamento a San Valentino.
Bibliografia:
- “I segni del sacro nella Valle dei Laghi”, Tione, 2012
Il 14.2.1944, come ogni anno, si festeggiava a Vezzano il Patrono San Valentino, ma in un contesto particolarmente grave: la guerra, coi pericoli, i dolori e le privazioni che essa porta con sé, in assenza dei molti giovani soldati e dei lavoratori impegnati in luoghi lontani e pericolosi.
Nonostante tutto ciò, migliaia di fedeli, accorsi da tutto il circondario, presenziarono alla messa solenne in cui fu emesso il voto a San Valentino, sottofirmato dalle autorità ecclesiastiche e civili e da molti capofamiglia delle otto comunità dell'allora Comune di Vezzano.
I cannoni piazzati a Vezzano non furono usati: la guerra cessò appena in tempo ed in ottemperanza a quel voto, la comunità vezzanese dal 1945 la prima domenica di settembre ricorda e rinnova quel voto con una solenne precessione alla chiesa di San Valentino in agro.
Alla commemorazione religiosa si è poi affiancata dagli anni '90 una manifestazione dedicata alla pace organizzata al tempo dai Comuni di Vezzano e Padergnone, ora Vallelaghi, con la collaborazione di associazioni e scuole, che col passare del tempo si è arricchita di offerte culturali ed ha preso il nome "Tutti i colori della pace".
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In questo Archivio potete consultare articoli a riguardo pubblicati sul notiziario comunale di Vezzano:
60º anniversario del Voto a San Valentino - di Rosetta Margoni - pag. 15-18 sul n. 2 del 2004;
Mostra fotografica a cura del Museo Storico in Trento: “Vezzano, la IIª guerra mondiale e il voto a San Valentino” - di Lorenzo Gardumi - pag. 12-14 sul n. 2 del 2005;
La fotografia ritrae la piccola Pisoni Lucia nel giorno della sua Prima Comunione.
Come di consueto per l'epoca, indossa un vestito tradizionale e porta sul capo un velo in tulle.
Alle sue spalle possiamo notare il paese di Castel Madruzzo, in particolare la maestosa Chiesa Lauretana.
La fotografia ritrae una bambina di otto anni, in chiesa, nel giorno della sua Prima Comunione.
Come di consueto per l'epoca, indossa un vestito tradizionale ricamato e porta sul capo una coroncina con il velo in tulle anch'esso con dei ricami.
Sul retro compaiono la data dell'evento tracciata a matita: 25 - 2 - 1937 e il timbro "Pietro Rigotti - cantina vini"; quest'ultimo, tuttavia, pare non avere alcuna rilevanza e significato per la fotografia.
Nato a Cavedine l'1 settembre 1905, morto a Bolzano il 3 febbraio 1982. Compositore di messe e organista del duomo di Bolzano, oltre che polistrumentista e direttore delle bande di Cavedine e Salorno. Per un approfondimento si segnala l'articolo allegato.
Di lui, della sorella Maria, del fratello Ippolito, della mamma Adelina Galletti sono stati conservati dalla famiglia diversi oggetti e documenti, alcuni dei quali sono inseriti nell'Archivio della Memoria.
In questa immagine della benedizione della campana di Fraveggio sono ben riconoscibili il parroco del tempo, don Marco Leonardi di Tuenno, e il padrino della campana, Edi Bressan.
Altre foto di questo evento si possono vedere qui:
Sul sagrato della chiesa è immortalato l'arrivo di a Vezzano di don Narciso Strada circondato da due prelati e un gran numero di uomini e ragazzi.
I grandi archi rivestiti di rami di pino sorreggono stemma clesiano dei quattro leoni e una grande scritta: "Il gregge esultante e lieto augura al suo nuovo pastore lunga permanenza".
Dietro si può notare nell'edificio ora sede della Comunità di Valle, la presenza della parte sporgente sulla strada poi demolita.
La Candelora (2 febbraio) è la festa della Presentazione di Nostro Signore Gesù Cristo al Tempio; è chiamata così perché nella celebrazione liturgica si benedicono le candele, simbolo di Cristo "luce per illuminare le genti", come il bambino Gesù venne chiamato dal vecchio Simeone al momento della presentazione al Tempio di Gerusalemme.
Superata questa data il freddo dell'inverno sta per finire.
Sulla foto ricordo della visita a Vezzano dell'arcivescovo Carlo De Ferrari (1941-1962) si vede il parroco di Vezzano don Narciso Strada (1938-1957) e tra i fedeli è segnato con una x Franco Garbari .
Don Dante Clauser è nato a Lavarone il 7 dicembre 1923 e morto a Trento l'11 febbraio 2013.
È stato parroco di Vezzano tra il 1957 e il 1964, dove è ricordato per le sue iniziative, la capacità di coinvolgimento di tutte le componenti del paese, il sostegno dato alle associazioni, le gite...
È stato tra i protagonisti del rinnovamento seguito al Concilio Vaticano Secondo (1962-65) negli anni caldi del Sessantotto. A Bolzano ha fondato "La casa del fanciullo" ed a Trento il "Punto d'incontro", casa di accoglienza con laboratorio per italiani e stranieri senza fissa dimora.
Per la sua opera a fianco dei poveri e degli emarginati era chiamato “il prete degli ultimi”.
Il giorno della prima comunione i genitori organizzavano una merenda insieme presso le scuole ma Don Dante Clauser, arrivato a Vezzano nel 1958 portò delle novità: i bambini indossavano una tunica fornita dalla chiesa così come la merenda presso la locanda "Stella d'oro". Li serve Maria Carla Garbari.
La cerimonia religiosa è officiata da don Narciso Strada, parroco di Vezzano dal 1938 al 1957. Per l'occasione era stato allestito un altare su pedana in piazza Fiera.