Divise, vestiti e accessori che segnano un’epoca o che vengono posti in evidenza per qualche particolarità, ma anche i materiali, gli attrezzi, la lavorazione, la filiera che porta alla loro realizzazione.
La fotografia risale agli anni '90 dell'Ottocento e ritrae i coniugi Emilio Carlini e Margherita Bassetti di S. Massenza (seduti) con le figlie Giuseppina (a sinistra), poi sposa a Biagio Ricci di Calavino; Assunta (in centro), poi sposa a Germano Miori di Fraveggio; e Giulia (a destra), poi sposa a Enrico Parisi di Santa Massenza. Questi ultimi erano i genitori della stessa Gisella Parisi, di cui disponiamo il libretto scolastico.
Da notare che le figlie tengono in mano l'una un libro di preghiere e le altre un fiore, all'epoca simboli di purezza per le giovani.
Nello scatto è possibile osservare molto bene l'abbigliamento delle persone ritratte, che per l'occasione indossano gli abiti più belli, riservati alle festività . Le donne vestono con il classico abito lungo e scuro, caratterizzato dalla blusa allacciata alta e dall'ampia gonna coperta dal grembiule. L'acconciatura consiste in una riga centrale che separa le lunghe ciocche di capelli, che vengono raccolte sulla nuca. I gioielli consistono per tutte nella caratteristica collana portata alta. Anche Emilio indossa l'abito riservato alle festività, composto dalla classica camicia bianca, il gilet, i pantaloni e la giacca scura, e accompagnato dall'immancabile cappello scuro.
La fotografie ritrae un gruppo di persone presso Malga Campo di Drena, durante la raccolta del latte e la realizzazione di prodotti caseari. Si può osservare l'abbigliamento degli uomini, i quali usavano indossare pantaloni con bretelle, camicia con gilet e cappello.
La cartolina mostra il paese di Cavedine in uno scatto realizzato nei pressi di Brusino. È possibile notare un gruppo di persone poste in primo piano, in basso alla cartolina. Dal loro abbigliamento si può affermare che lo scatto è stato realizzato nei primi anni del 1900.
Indumento intimo femminile per la notte. Erano lunghe fino al polpaccio, e pesanti questo perché le stanze da letto erano umide e fredde. Assieme alla camicia da notte la donna indossava anche la cuffietta per riparare la testa dal freddo e mantenere intatto “ ‘l crucol”.
Indumento prevalentemente maschile. Era un manufatto eseguito dalle donne. Nei pochi momenti di riposo ( durante le ore del filò)si apprestavano al loro confezionamento.
Indumento per bambino. Pantaloncini fatti a mano tenuti in vita da un elastico.Le mamme in attesa di un figlio realizzavano qualche indumento, erano prevalentemente lavori a maglia eseguiti con la lana che loro stesse filavano.
L’abbigliamento del neonato o del bambino diventato grande era conservato accuratamente dalla donna di casa, poiché i vestitini passavano da un figlio all’altro, talvolta adottando delle modifiche secondo l’esigenza. Questa è una camiciola aperta dietro e con maniche lunghe.
Capo d'abbigliamento femminile indossato per la notte, di solito ha un colletto, maniche lunghe ed era abbottonata sul davanti. Era abbellita con lavori d’intarsiatura.
Per confezionare le camiciole dai neonati si utilizzava un tessuto di cotone molto leggero. Dovevano essere pratiche pertanto l’allacciatura era posta sul dietro con dei nastri.
Per ornare la biancheria intima le donne prediligevano contornare il girocollo o la parte inferiore della sottana o dei mutandoni con pizzi e nastrini. Queste trine erano realizzate dalle stesse giovani ma, si poteva acquistarle con altra passamaneria nei negozi di Trento, uno in particolare era ‘l Botegon dove si trovavano sia stoffe per confezioni che articoli da merceria.
Indumento femminile. Calze confezionate a mano con ‘l bombas (filo di cotone). Hanno la soletta realizzata con un altro filato; significa che la parte del sottopiede era stata sostituita. Questo procedimento si adottava per non dover scartare l’intero manufatto. Indossate le calze superavano di poco il ginocchio e erano trattenute con un elastico.