Per ridurre e tritare in piccoli pezzi gli alimenti, soprattutto il sale. I pestelli, utilizzati nelle famiglie contadine erano prevalentemente di legno, mentre nelle famiglie più agiate potevano essere di marmo o di pietra levigata.
Consiste in un piccolo quadrato di tela ricamato con un foro al centro realizzato appositamente per coprire il piatto del lampadario. Si usava sia in cucina che in camera da letto.
Apparecchio per la cottura dei cibi. Nella “portèla” (piccola porta), in alto a sinistra si introduceva la legna, mentre da quella posta in basso si estraeva la cenere. Sulla destra il forno, il passamano in ottone e sopra il piano in ferro con l’apertura formata da diversi cerchi per introdurvi la pentola. Sul lato destro l’immancabile vaschetta per l’acqua calda che s’inseriva all’interno della “fornèla”. Dal piano orizzontale s’innalzava ‘l canon (tubo fatto di lamiera di ferro e successivamente smaltato) che portava il fumo nel camino. Intorno alla fornèla c’era “ ‘l fogolàr” rialzato dal pavimento su cui era collocata una panca ad angolo.
Macchinario in legno utilizzato per lavorare i bozzoli del baco da seta. Nella parte sottostante, in muratura, c’era il focolare che riscaldava l’acqua posta in un recipiente di rame. Quando l’acqua era abbastanza calda vi si gettavano i bozzoli, questi si disfacevano ed un apposito marchingegno raccattava i filamenti di seta che raccolti e passati attraverso dei ganci terminavano sull’arcolaio per farne delle matasse.
Una particolare macchina munita di una ventola mossa a mano che faceva volar via le impurità (pula) dei chicchi di frumento. Dopo quest’operazione i chicchi erano finalmente pronti per “èser secàdi” e affidati al molinèr per essere macinati. Il macchinario era in uso trenta o quarant’anni fa, soppiantato poi dalla trebbiatrice meccanica. Componenti della macchina: le pale, la maneta, el tambur, la grada.
Era il metodo adottato per la costruzione di pareti e soffitti interni alla casa, era un composto di “calcina” e paglia che mescolate assieme formavano un impasto con un buon potere legante. Le “pareane” ossia le tramezze che dividevano i siti interni si costruivano attraverso un’impalcatura in legno con robusti pali verticali fissati al pavimento, su questi si realizzava un doppio graticcio di listelli. L’intercapedine che cosi si formava era riempita con l’impasto sopra descritto, talvolta per riempire si utilizzavano anche gli strami e “ sgraoi” (tutolo), infine, si intonacava con l’intonaco di calce.
Sacco riempito di foglie secche provenienti dalla pianta del granoturco. Negli anni ’20 si sostituirono le bratee con ‘l segres ( paglia derivante dalle foglie della palma), era utilizzato come materasso per dormire. Successivamente per l’imbottitura si sostituirono gli elementi vegetali con la lana.
La struttura della toilette è in ferro battuto con il catino in ceramica. Sul porta lavamano, si poggiava "el lavaman" con sotto la "bròca" piena d’acqua. La mattina, al risveglio con l’acqua della brocca versata nel catino ci si lavava le mani e la faccia. Talvolta il porta lavamano poteva essere anche di legno.
‘L casabànc era probabilmente il mobile più bello della camera: grandi cassetti con doppia maniglia in ferro battuto, oppure di ottone e serratura per ogni tiretto. Nel primo cassetto si conservavano documenti cartacei, ninnoli, preziosi ecc.. negli altri sottostanti la biancheria.
Si utilizzava: -per conservare la biancheria e si collocava nella stanza da letto. -Per il trasporto della dote quando la ragazza andava sposa -Si utilizzava in caso di emigrazione per il trasporto delle cose di prima necessità.
Drappo leggero che può essere confezionato con cotone lavorato a uncinetto, a ferri a maglia, utilizzando stoffe raffinate come raso o damasco. Era di ornamento per i letti.
Questa pergamena porta l’augurio per gli sposi, certe altre riportavano una poesia detta “ Campeti”, che era recitata da una bambina/o, nel momento in cui si festeggiavano gli sposi. Generalmente la festicciola si attuava, in casa del marito, dopo la celebrazione del matrimonio in chiesa.