Indumento intimo femminile formato da una cintura/fascia che cinge la vita e da quattro bretelline che avevano la finalità di sorreggere le calze attraverso un gancetto posto alle loro estremità
Prima di sposarsi le giovani frequentavano dei corsi di Economia domestica per prepararsi come buone future donne di casa. Era necessario e utile che la donna sapesse destreggiarsi nell’arte del cucito e di fare a maglia era un valore aggiunto all’andamento economico della famiglia. Il quaderno raffigura appunto i disegni, la fattura e le misure per produrre gli indumenti.
Nelle materie didattiche relative alla scuola degli anni 20-30-40 era previsto per le femmine anche l’insegnamento del cucito, ricamo lavori a maglia ecc… denominati “lavori donneschi” , mentre ai bambini maschi s’insegnavano lavoretti manuali inerenti la sfera maschile. L’imparaticcio qui presente era di Anna Santoni Simonetti che riproduce i vari punti a maglia con debita annotazione.
Il Rosario è una preghiera devozionale e contemplativa tipica del rito latino della Chiesa cattolica. La preghiera consiste in cinquanta Ave Maria divise a gruppi di dieci dai misteri che contemplano momenti o episodi della vita di Cristo e di Maria. Il conto si tiene facendo scorrere tra le dita i grani della "corona del Rosario". Le corone erano di diverso formato e grandezza con appeso un piccolo crocifisso. Ogni donna le portava con sé nella tasca della gonna. Si recitava il Rosario tutti i giorni del mese di maggio (mese dedicato alla Madonna), e anche in ottobre (altro mese mariano), così come tutte le sere si recitava in famiglia. La prima domenica si celebrava la supplica alla Madonna di Pompei. Anche nei momenti di lavoro durante la sfogliatura del “zaldo” (granoturco) si recitava il rosario con le litanie, così pure quando ci si ritrovava a far “filò".
Servivano per realizzare indumenti a maglia. La loro grandezza dipendeva dal lavoro che si doveva eseguire; lunghi e grossi per la realizzazione di maglie, corti e fini per calze e “calzoti” ,
Antico ferro da stiro, alquanto pesante, usato dalla donna de ‘sti ani. Si apriva nella parte superiore e da qui s’introducevano le braci. Il fondo si riscaldava a tal punto che si poteva soppressare.
Assieme al “fer per far i rizi ai cavei” formava la toeletta della donna de ‘sti ani. Si acconciavano i capelli il sabato per essere in ordine la domenica alla S.Messa. per tutta la settimana portavano “’l fazol su la testa” con i capelli radunati a “crucol”( crocchia)
Le giovani utilizzavano questo arnese per ondulare i capelli e formare la “leca” ossia una ciocca di capelli che scendeva su parte della fronte. Si scaldava sulle brace
Indumento femminile. Calze confezionate a mano con ‘l bombas (filo di cotone). Hanno la soletta realizzata con un altro filato; significa che la parte del sottopiede era stata sostituita. Questo procedimento si adottava per non dover scartare l’intero manufatto. Indossate le calze superavano di poco il ginocchio e erano trattenute con un elastico.
Indossato dalla ragazza che andava in servizio in casa privata. Per il servizio in tavola oltre a questo indumento la “servetta” aveva l’obbligo di mettere in testa la cufietta e indossare un vestito scuro.
La fotografia ritrae un gruppo di donne in un piccolo campo di fiori nei pressi della Chiesa di Pergolese. Sullo sfondo si notano le tipiche "arche" che venivano realizzate in occasione di particolari festività e/o ricorrenze. Sempre sullo sfondo è possibile notare alcune abitazione tipiche del luogo. Sul retro della fotografia appare la seguente descrizione: "Maria Molinari...le signore Comai di Vigo."
Libretto di preghiere con rosario ricevuto da Carolina Defant (classe 1906) nel 1915 per la Cresima che, al tempo, si faceva a 9 anni.
La dedica della Contessa recita:
"In memoria della tua Cresima, affezzionatissima Carolina Cesarini Sforza 13 maggio 1915"
Lo scatto ritrae una donna all'ingresso di una abitazione a Stravino. Sul retro della fotografia appare la seguente didascalia: "Casa Domenica - Rosinota".
La fotografia ritrae un gruppo di persone durante la trebbiatura. La fotografia riporta la seguente didascalia sul retro: "la machina da bàtter del Toni Galiaz, 1929".
Da sinistra: Dosolina, Toni, Egidio e Marsilio presso la casa dei "Galiazi" a Stravino.
La fotografia ritrae una donna anziana impegnata in un lavoro a maglia. Lo scatto è stato realizzato in campagna e sullo sfondo si nota il castello di Madruzzo. La donna indossa un abito nero lungo e molto coprente.