La carbonella veniva accesa e inserita nella rete metallica cilindrica, in modo che il calore si propagasse all'involucro esterno.
Oggetto appartenuto al Capitano
Il rasoio è della marca "R. Torrey razor Co.", modello "The Artist" (v. foto di dettaglio); ha il manico in bachelite, un materiale "antenato" della plastica. La coramella consiste in una correggia di cuoio montata su un supporto in legno, serviva per affilare la lama.
Oggetti appartenuti al Capitano
Questa particolare tipologia di occhiale di fine Ottocento è denominata in francese "pince-nez", che significa appunto "stringi-naso": nella foto di dettaglio si possono notare bene le molle che permettevano la stabilità dell'occhiale anche senza aste o cordini.
Appartenevano al Capitano Oreste Caldini, quindi la custodia in metallo risultava utile sul campo di battaglia per evitare schiacciamenti o forti urti.
Oreste Caldini (Tione 1882 – Masi di Lasino-Pergolese 1962) era figlio di Emanuele Caldini, sergente decorato con medaglia d’oro al valor militare per la difesa del Monte Suello nel 1866, durante la Terza Guerra d’Indipendenza italiana. Grazie a questa onorificenza paterna Oreste studia gratuitamente all’Accademia militare di Vienna, che accolse, in quel periodo, un solo altro trentino oltre al Caldini. Al termine degli studi fu nominato sottotenente e assegnato nel 1904 alla prima Feldkompanie del 3° Reggimento Kaiserjäger; venne poi promosso tenente, e nell’agosto del 1914 inviato in Galizia, dove rimase fino al 1915. Fu poi presente sul Col di Lana nel 1916, quando esplose la famosa “mina italiana” che fece brillare l’intera cima della montagna. Rientrò in Galizia nello stesso anno e terminò la guerra in Romania, alla guida di un battaglione dove erano presenti molti soldati originari della Valle dei Laghi. Durante il conflitto fu nominato capitano e dimostrò grande valore e coraggio scongiurando una decimazione al suo reparto. Con il padre intrattenne una corrispondenza dal 1915 fino alla morte del genitore nel luglio del 1917. Cessate le ostilità, il comandate Caldini impiegò quasi un mese per raggiungere Steyr, in Austria, e consegnare i documenti e i fondi del battaglione. Rientrato in Trentino, gli venne riconosciuta una pensione militare e negli anni ‘30 sposò l’insegnante elementare di Pergolese, Luigia Marosi.
Oltre alla collezione del sig. Gottardi, altro materiale è conservato presso il Museo Storico Italiano della Guerra di Rovereto: documenti inerenti gli studi del Caldini, la sua carriera militare e il suo servizio durante la guerra. Fra questi, i diari, le lettere scritte dal padre e altre carte ufficiali di servizio, fino al “foglio di congedo illimitato” del 1919. Tra il 1959 e la sua morte, il capitano intrattenne una corrispondenza con alcuni ex commilitoni dell’esercito austro-ungarico.
Fonti:
- Michele Liboni, "Fragmenta: Vicende, uomini, territorio della Comunità di Dro, Ceniga, Pietramurata", Arco: Il Sommolago - Comune di Dro, A. 22, n. 2 (ago. 2005), pp. 311-15 [https://www.cbt.biblioteche.provincia.tn.it/oseegenius/resource?uri=5882830&v=l&dcnr=5]
- https://www.yumpu.com/it/document/read/12186474/archivi-di-famiglie-museo-storico-italiano-della-guerra-di-rovereto
Oreste è seduto sulla destra in divisa da sottotenente, mentre il padre Emanuele è seduto in primo piano, assieme alla moglie Maria. Dietro, le due sorelle Noemi e Gisella con il marito.
Da notare il ricco abbigliamento, soprattutto delle donne.
La foto è scattata nello studio fotografico G. Brunner & Co di Trento nel 1904.
È nato a Lasino nel 1839 e morto a Pergolese nel 1917.
Ha combattuto in quella che per l'Italia era la terza guerra di indipendenza ed ha ricevuto la medaglia d'oro al valore militare per l'eroico comportamento nella difesa del Monte Suello (Bagolino) il 3 luglio 1866, battaglia in cui è rimasto ferito lo stesso Giuseppe Garibaldi.
Finita la guerra, ha poi svolto la sua carriera militare come sottoufficiale dei bersaglieri provinciali a Tione.
Lì ha sposato Maria Stainer ed ha avuto tre figli: due femmine, Gisella e Noemi, ed un maschio, Oreste.
Terminato il servizio si è trasferito con la famiglia a Pergolese, dove ha costruito casa.
Grazie alla sua medaglia d'oro, suo figlio Oreste ha poi avuto il privilegio di frequentare gratuitamente l’Accademia militare teresiana con sede a Wiener Neustadt nell'antica fortezza imperiale, riservata all'addestramento degli ufficiali cadetti della nobiltà dell'impero austriaco.
Fra i patrioti ricordati sul Bergisel lui viene così citato: "455 Emanuel Caldini, Unterjäger. Warf am 3. Juli 1866 im Gefecht am Monte Suello mit einer von ihm kommandierten Seitenhut (Halzburg) eienen überlegenen Gegner." (Emanuele Caldini, sottufficiale. Il 3 luglio 1866 sconfisse un nemico superiore nella battaglia del Monte Suello, assieme ad un mezzo plotone da lui comandato).
Nel fondo della famiglia Caldini presso il Museo Storico Italiano della Guerra di Rovereto sono conservate sue carte personali: certificati, carte di servizio e documenti relativi alle proprietà di Masi di Lasino (Pergolese), due esemplari dell’“Almanacco Agrario” contenenti annotazioni giornaliere sul tempo meteorologico e sul corso dei lavori, talvolta anche su fatti personali o avvenuti in paese.
Si tratta di un estratto della copertina del libretto dedicato alla Prima S. Messa di don Attilio Comai, celebrata il 3 aprile 1932.
Nella parte alta del documento sono riportate tutte le fotografie dei sacerdoti presenti per l'evento.
La fotografia è stata scattata probabilmente in occasione della cerimonia della posa della prima pietra del nuovo asilo infantile di Vigo Cavedine.
Sul retro della fotografia appaiono i seguenti nomi: Tullio Tabachin, Ubaldi, Giorgio Bolognani, don Livio, maestro Chesani, maestro Eccher, maestro Pederzolli, maestro Luigi Eccher, Saverio Comai.
La fotografia ritrae P.D. Bonifacio M. Bolognani Abate e Parroco di Finalpia. Nacque a Vigo Cavedine il 27 gennaio 1869 e morì a Finalpia il 5 aprile 1931.
Nella foto scattata durante il trasporto dalla casa alla chiesa della salma di Settimo Pedrini, ex podestà a Vezzano, possiamo notare un numeroso corteo. In primo piano una scolaresca accompagnata dalla maestra, ogni bambino porta un garofano rosso.
Anche la bara, accompagnata dagli alpini, è coperta di fiori rossi.
La segue il gonfalone nero.
Numerose le automobili parcheggiate nell'allora Piazza Fiera, separata da Via Dante da un marciapiede, ambedue asfaltati.
Locandina pubblicitaria che decanta le proprietà del Vino Santo Trentino prodotto da Giacomo Sommadossi a Castel Toblino.
Giacomo è un personaggio che viene considerato il padre del Vino Santo Trentino, presente già nel 1822 a Castel Toblino e amministratore della proprietà per conto dei Wolkenstein.
Al centro appare Don Pedrotti, che lasciò la parrocchia di Cavedine nel 1911: dato che la Bandina indossa la divisa ricevuta in occasione del giubileo hoferiano del 1909, possiamo quindi restringere il campo cronologico al 1909-11.
Documentario realizzato in occasione del 120° anniversario dalla fondazione della Banda Sociale di Cavedine caricato in una playlist sul canale Youtube dell'associazione, scomposto nei suoi capitoli
Luigi Poli, originario di Santa Massenza, all’inizio del 1900 con la sua famiglia si trasferì a Trento per andare in mezzadria al servizio dei conti De Lorenzi. Era una famiglia molto numerosa (undici figli, di cui otto sopravvissuti) e nel 1938 iniziò a vendere al mercato ortofrutticolo i suoi prodotti. Subito dopo la guerra aprirono un negozio al dettaglio di ortofrutta, per poi integrarlo nel 1950 con l’alimentare che nel 1957 sarebbe poi diventato il primo supermercato di Trento dando avvio all’“impero” Poli.
La fotografia è compromessa dal tempo, per questo è stata rinforzata con del nastro adesivo e protetta da una pellicola di plastica.
L'anziano al centro è il padre del Nane Periòt, suo omonimo e nato nel 1810; a destra, il Nane; a sinistra, sua moglie Maria Caldini di Lasino (1848 - 1911). La donna in piedi a destra è Pasquina Dorigatti (1876 - 1973), la figlia, che sposa Cirillo Ceschini "Maibel" di Lasino. A sinistra, l'altra figlia: Gioseffa, detta Bepina (1871 - 1960 circa), poi trasferitasi a Calavino.
La data è indicata sul retro.
La fotografia ritrae un gruppo di anziani di Lasino, con dei cartelli indicanti la somma delle loro età; in totale si raggiunge cifra 1351, ma il terzultimo uomo della prima fila reca il cartello "3 FRATELLI A. 259", facendo riferimento alla somma delle età dei fratelli Dorigatti (in centro). A partire dalla quarta persona da sinistra, si tratta di: Giuseppe (1848 - 1936), Luigi Nicolò (1844 - 1934) e Giovanni, detto "Nane Periot" (1842 - 1933). Questa informazione ci porta a datare con sicurezza la foto al 1931.
Per quanto riguarda le architetture sullo sfondo, date le pieghe presenti, si tratta di un telone scenografico, probabilmente preso in prestito per l'occasione dalla filodrammatica locale.