La fotografie ritrae un gruppo di persone presso Malga Campo di Drena, durante la raccolta del latte e la realizzazione di prodotti caseari. Si può osservare l'abbigliamento degli uomini, i quali usavano indossare pantaloni con bretelle, camicia con gilet e cappello.
Il mezzo litro veniva usato nei caseifici e nelle latterie per la vendita del latte. Il latte portato al caseificio dagli allevatori del paese, dopo essere stato pesato veniva versato attraverso un filtro in un bidone. Dopo la raccolta di più allevatori, in modo da rendere il latte più sicuro, iniziava la vendita. Gli acquirenti si recavano al caseificio col loro secchiello (bandin dal lat) ed acquistavano il latte fresco che veniva misurato col "mezzo litro".
Era sempre utile avere in cucina un secchiello, serviva non solo per anare a prendere il latte, ma anche come contenitore di alimenti liquidi che si dovevano conservare al fresco sul davanzale della finestra. Serviva anche per portare ad un parente una minestra calda ecc…
Per ridurre e tritare in piccoli pezzi gli alimenti, soprattutto il sale. I pestelli, utilizzati nelle famiglie contadine erano prevalentemente di legno, mentre nelle famiglie più agiate potevano essere di marmo o di pietra levigata.
Contenitore realizzato in stoffa alquanto grezza utilizzato durante il piano Marshall subito dopo la seconda guerra mondiale per rifornire la popolazione italiana di generi alimentari. Nelle foto trattasi di sacchi che contenevano farina.
Il suo utilizzo consisteva nell'abbrustolire orzo, soia, mais. S’introducevano i chicchi dei rispettivi cereali all’interno del cilindro, si metteva sopra il fuoco, intanto un’elica interna mossa dall’esterno da una manovella muoveva i grani per non farli bruciare.
Documento scritto dalla comunità alle autorità chiedendo aiuto a seguito di una violenta grandinata che, il 13 settembre 1902, colpì le coltivazioni di Vezzano, Fraveggio e Lon.
La richiesta di aiuto ammonta a 82.000 corone.
Etichetta di Vino Santo annata 1981 della cantina fratelli Rigotti (probabilmente il Vino Santo fu imbottigliato dalla cantina Pravis, dopo che per via della crisi Rigotti gli aveva ceduto le ultime botti. Pravis mantenne comunque il nome Rigotti sulle etichette).
I Rigotti sono soprattutto noti per aver creato il vitigno Rebo, che porta il nome del creatore, Rebo Rigotti.
Etichetta di Vino Santo Trentino della cantina di Beniamino Bassetti di Santa Massenza, che oggi non è più in attività (chiuse nella seconda metà del 1900).
Locandina pubblicitaria che decanta le proprietà del Vino Santo Trentino prodotto da Giacomo Sommadossi a Castel Toblino.
Giacomo è un personaggio che viene considerato il padre del Vino Santo Trentino, presente già nel 1822 a Castel Toblino e amministratore della proprietà per conto dei Wolkenstein.
In primo piano una barca con due pescatori in procinto di calare le reti per la pesca, sullo sfondo la località Due Laghi dove si nota la presenza di una costruzione, in alto a sinistra Castel Madruzzo.
Quattro i pezzi prioritari dell'alambicco, apparecchio per la distillazione della grappa e altri distillati: la caldaia - detta cucurbita - dove sono custodite le vinacce, recipiente in rame chiuso da uno speciale coperchio l’elmo o duomo - collegato ad un tubo - collo d'oca o di cigno - che trasferisce poi i vapori della ‘cotta’ nella cosiddetta serpentina, tubazione contorta immersa in un recipiente d’acqua fredda.
I panettieri indossano per lo più una divisa a righe verticali. Fra loro anche giovanissimi lavoratori.
Risale al 1907 “l’erezione di un forno cooperativo con i mezzi destinati per il fondo Pellagra” a Lasino. Questo panificio operava sull’intero bacino della valle di Cavedine e poi su tutta la Valle dei Laghi.
La data della foto è desunta dal panettiere centrale dietro, Giuseppe Ceschini (Maibel), classe 1897, partito per la guerra nel 1915: la foto è perciò precedente, perchè a fine guerra, rientrato a Lasino, è emigrato in America, dove è morto nel 1970.
La foto, in formato 18x24 cm, scansionata in questa occasione, è una ristampa recente dell'originale, messo a disposizione per una mostra.
In Archivio abbiamo anche una fotografia successiva di Silvia con la sua famiglia allargata in Pennsylvania:
Cartolina del paese di Lasino con il castello di Castel Madruzzo ben in evidenza sulla collina dello sfondo. Sopra, la Paganella. È stata spedita nel 1935. Si nota che non c'era ancora la strada provinciale che evita di passare per il paese e che in prossimità di quella che ora è l'entrata sud c'era, accanto all'asilo, il panificio con le sue ciminiere.
Piccolo gruppo familiare intento alla pulitura di un mucchio di prezzemolo ammassato sul cassone di un'Ape Car. L'operazione consisteva nella sottrazione delle foglie secche o marce e il raggruppamento delle piante in mazzetti, che venivano poi venduti nei mercati cittadini.