Almanacco di Emanuele Caldini con interessanti annotazioni metereologiche, agricole e familiari (si sono scansionate solo le pagine annotate).
A p. XI un elenco di tutte le fiere e i mercati del Triveneto e del Tirolo che cadono nei giorni fissi dell'anno; qui in valle si teneva il mercato due volte all'anno a Calavino (primo sabato di ottobre e il lunedì che segue la quarta domenica di quaresima) e a Vezzano (sabato precedente al terza domenica d'aprile e settembre).
Si segnalano i riferimenti salienti:
- 24 febbraio: "Raccolta strope", ovvero dei legacci ottenuti dai rami di salice, usati per legare le vigne ai pali
- 29 febbraio: pagamento di corone 31.70 per legname da pergola
- 1 marzo: evidentemente Todeschini possedeva una carrozza che veniva usata come mezzo pubblico
- 18-20 marzo: come indicato a p. XV, il 19 marzo a Trento c'era il mercato di prodotti rurali
- 23-28 marzo: potatura delle parti
- 13-14 aprile: potatura delle viti
- 29 aprile: "Spedito a Noemi [la figlia] un botticello di lit.[ri] 30 vino"
- 14 maggio: "Irrorazione fichi, peri e pomi con nicotina": il tabacco fungeva da insetticida
- 16-18 maggio: acquisto dei bachi da seta
- 25 maggio: "Tiziano zolfora": la solforazione (o solforatura o inzolfatura) è un'operazione consistente nel cospargere gli organi verdi delle piante di preparati a base di zolfo per combattere malattie crittogamiche.
- 1 giugno: "Spedito cesto a Gisella [l'altra figlia di Emanuele] con 60 uova e piselli"
- 3 giugno: "Giacomo [...] rincalza patate e fagiuoli": "rincalzare" significa accumulare terra al piede di una pianta per sostenerne la crescita.
- 4 giugno: "Tempo bellissimo. Giacomo zolfora parti e campo poi travaza vino. L'uva del campo principia fioritura"
- 17 giugno: "Piantano frasche fagiuoli parti": le frasche venivano usate come sostegno per le piante di fagioli
- 4-5, 8-11 aprile, 19, 23 giugno: commovente notare come questa agenda pensata per il commercio agrario diventi anche una sorta di diario personale.
- 20 giugno - 8 luglio: probabilmente Emanuele andò a trovare le figlie a Trento, in occasione della nascita dei nipoti
- 9 luglio: "Vendo a Stefano Pisoni il frumento per cor[one] 90. Vedi 15/8 saldato."
- 25 luglio: "L'uva bianca del campo principia maturenza", poi sono riportate le date delle annate precedenti nelle quali è maturata l'uva
- 4 ottobre: "Vendemmia bianca e consegna alle Sarche"
- 12 ottobre: "Maria [la moglie] va a Vezzano e vende il teroldico alla ditta Cembran di Lavis a cor[one] 12 l'Et.[tolitro] franco Lavis"
- Le ultime pagine sono tutte dedicate alla vendemmia.
Trascrizione:
«Non dici mai di avere da noi notizie dopo diverse corrispondenze che ci ab[b]iamo mandate.
Qui incomincia la primavera e sbocciano già i fiori. Anche i lavori di campagna proseguono regolari. L'ultima tua aveva la data del 16 Marzo. Molti sono stati gli avvenimenti nei Carpazi e quindi desideriamo tue notizie per sapere se stai ancora ab[b]astanza bene e crediamo che sarai sano come noi. Saluti cordiali.»
L'apprensione del padre sarà fortunatamente sciolta il giorno dopo, alla ricezione di una precedente missiva del figlio:
Diomira Grazioli, nata nel 1939, ci racconta della sua famiglia, degli anni che spese facendo la maestra, dell'osteria gestita dalla sua famiglia in paese a Vezzano e i ricordi della Seconda Guerra Mondiale.
Intervista ad Arrigo Pisoni, classe 1932, che ci parla della nascita del Consorzio per la valorizzazione del Vino Santo Trentino, nato il 30 settembre 1976, del quale Arrigo è stato presidente per 21 anni.
Ci parla anche di come, in passato, era visto in Vino Santo, durante la Seconda Guerra Mondiale, e di come si sia lottato insieme per far riemergere questa perla della Valle dei Laghi.
Nonostante la foto presentasse delle evidenti macchie ci è sembrata un valido documento. Le famiglie approfittavano della presenza dei fotografi girovaghi che spesso si spostavano nei paesi con tutta la loro attrezzatura per poter stampare e consegnare le foto ai loro soggetti. Erano foto - cartolina da mandare ai mariti in guerra e ai parenti emigrati.
Qui sono ritratti Giuseppina Zuccatti (1894) con i tre fratelli minori, in ordine di età: Assunta (1903), Clementina (1906) ed Enrico (1909); Mansueto (1897) era partito per la guerra.
È una delle famiglie storiche di Ciago, la presenza dei loro avi è documentata in paese fin da quando, nel 1564, il Concilio di Trento ha stabilito che il secondo nome, ovvero il futuro cognome, dovesse obbligatoriamente essere ereditario.
Trascrizione:
«leri ho mandata altra cor[r]ispondenza e og[g]i ab[b]iamo ricevuto la tua in data 3 corr.[ente] e sentiamo con piacere che stai ab[b]astanza bene ma che trovi ancora neve da pestare. Noi ab[b]iamo seminato frumento, patate e gialo [granoturco] e se la guerra avesse a durare anche a lungo speriamo di non [ar]renderci per fame. Tutto è straordinariamente caro ma siamo ab[b]astanza prov[v]isti. Le campagne fioriscono bene e promet[t]ono. Basta che il resto vada bene nei Carpazi che io lo spero.
Ti bacia l’aff.[ezionato] p.[adre]»
Non sapendo con esattezza l'indirizzo dei soldati al fronte, si usava un codice, come si vede in questa cartolina.
Il Capitano Oreste Caldini, con la pensione, si ritira nella casa paterna a Pergolese. Lì conosce e sposa la maestra del paese Luigia Marosi. In questa foto li vediamo davanti alla loro casa.
La cartolina ritrae la sala da pranzo dei cadetti.
Da notare come all'epoca il verso fosse riservato solo all'indirizzo e il testo della cartolina si scrivesse sul recto.
La cartolina è stata scritta sicuramente prima del 1904.
Oreste è seduto sulla destra in divisa da sottotenente, mentre il padre Emanuele è seduto in primo piano, assieme alla moglie Maria. Dietro, le due sorelle Noemi e Gisella con il marito.
Da notare il ricco abbigliamento, soprattutto delle donne.
La foto è scattata nello studio fotografico G. Brunner & Co di Trento nel 1904.
Fotografia di gruppo che ritrae un gruppo di sorelle nei pressi di Stravino.
Le giovani donne indossano abiti tipici degli anni ‘20-’30, caratterizzati da una linea molto più morbida e pratica rispetto a quelli che erano soliti essere indossati negli anni precedenti.
La fotografia risale agli anni '90 dell'Ottocento e ritrae i coniugi Emilio Carlini e Margherita Bassetti di S. Massenza (seduti) con le figlie Giuseppina (a sinistra), poi sposa a Biagio Ricci di Calavino; Assunta (in centro), poi sposa a Germano Miori di Fraveggio; e Giulia (a destra), poi sposa a Enrico Parisi di Santa Massenza. Questi ultimi erano i genitori della stessa Gisella Parisi, di cui disponiamo il libretto scolastico.
Da notare che le figlie tengono in mano l'una un libro di preghiere e le altre un fiore, all'epoca simboli di purezza per le giovani.
Nello scatto è possibile osservare molto bene l'abbigliamento delle persone ritratte, che per l'occasione indossano gli abiti più belli, riservati alle festività . Le donne vestono con il classico abito lungo e scuro, caratterizzato dalla blusa allacciata alta e dall'ampia gonna coperta dal grembiule. L'acconciatura consiste in una riga centrale che separa le lunghe ciocche di capelli, che vengono raccolte sulla nuca. I gioielli consistono per tutte nella caratteristica collana portata alta. Anche Emilio indossa l'abito riservato alle festività, composto dalla classica camicia bianca, il gilet, i pantaloni e la giacca scura, e accompagnato dall'immancabile cappello scuro.
La fotografie ritrae una o più famiglie originarie di Stravino.
Lo scatto è stato realizzato per l'occasione in un ambiente naturale, lontano dal centro del paese. L'abbigliamento indossato è tipico degli anni '20-'30 del 1900.
Questo quadro a carboncino acquerellato è stato realizzato a partire dalle due fotografie di famiglia allegate per ricongiungere virtualmente con la mamma i sei fratelli della famiglia Ceschini di Lasino ("Maibei"), tre dei quali emigrati negli Stati Uniti. Nel quadro è raffigurato evanescente anche uno dei bimbi di famiglia morto nel frattempo.
All'epoca i bambini venivano battezzati il giorno stesso o quello immediatamente seguente la nascita. Le partorienti, considerate impure, non potevano partecipare alla cerimonia e i neonati venivano solitamente portati in chiesa da un'altra donna della famiglia. Nella foto la bambina è ritratta in braccio alla nonna Pasquina ed è accompagnata dalle sorelle.
Si noti il prezioso tradizionale porta enfant da cerimonia bianco nel quale la bimba, tutta vestita di bianco, era ben protetta per la sua prima uscita da casa.
Lo zio, che si era avvicinato al mondo della fotografia quando era militare ad Addis Abeba, emigrato in Belgio si era comperato la macchina fotografica e così quando rientrava a Lasino fotografava i suoi familiari. Spesso dobbiamo ai nostri emigrati le testimonianze fotografiche dei nostri antenati.
Assegnazione di casa, orto, vitalizio, in usufrutto in caso di futura vedovanza, da parte di Andrea Miori di Lon a favore della futura moglie Teresa ved. del fu Giò Tonelli. .
La fotografia è compromessa dal tempo, per questo è stata rinforzata con del nastro adesivo e protetta da una pellicola di plastica.
L'anziano al centro è il padre del Nane Periòt, suo omonimo e nato nel 1810; a destra, il Nane; a sinistra, sua moglie Maria Caldini di Lasino (1848 - 1911). La donna in piedi a destra è Pasquina Dorigatti (1876 - 1973), la figlia, che sposa Cirillo Ceschini "Maibel" di Lasino. A sinistra, l'altra figlia: Gioseffa, detta Bepina (1871 - 1960 circa), poi trasferitasi a Calavino.
La data è indicata sul retro.
Foto di famiglia davanti alla fucina. Si può leggere "Aldrighetti fabbro" sopra l'entrata.
I personaggi ritratti nella foto sono il fabbro Giacinto Giuseppe Aldrighetti (1857-1937) con la moglie Barbara (o Barberina) Poli di Santa Massenza (1859-1930) e in piedi una delle figlie, Virginia (1902-1982), emigrata giovane in America del Nord.
La data dello scatto è stata desunta approssimativamente dall'età dei protagonisti.
Questo scatto ci permette inoltre di notare il selciato, comune sulle strade ripide com'è via Borgo.
Il battente in ferro è andato perso negli anni '60 con la sostituzione della porta.
Si presume che l’accessorio in ferro pendente sul lato destro fosse collegato ad una campanella, come era uso un tempo.
Sugli stipiti laterali ci sono due tratti in pietra più scura che riportano una scritta non chiaramente leggibile (10?), forse una data o il numero di casa.