Arnese composto da una lunga e larga lama di ferro con costola, leggermente incurvata, avente un anello di ferro col quale si incastra in un lungo manico di legno. Ad esso sono attaccati due pezzi di legno piegati ad angolo ("manéte") che il falciatore impugna per brandire la falce e segare prati e cereali.
La lama veniva mantenuta affilata battendola regolarmente con un piccolo incudine ("piàntola") e martello e molto spesso con la cote ("preda").
Cesta in vimini o viburno intrecciati, a forma di tronco di cono rovesciato piatto da una parte, aperta in alto, munita di due cinghie dalla parte piatta, per poter essere portata sulle spalle ed usata per trasportare materiali.
Questa sgranatrice per il mais è una macchina dalle ridotte dimensioni (70x60x40 cm) costituita da un telaio in legno ed una ruota dentata in ferro collegata ad una manovella.
Si inserivano le pannocchie nella fessura e, girando la manovella, la ruota dentata le faceva sfregare all'interno della macchina staccando i chicchi dai tutoli.
Macchina per separare i chicchi del mais (cariossidi, ossia frutti con un solo seme - "zaldo") dai tutoli ("sgraoloti").
Ne esistono di vari modelli, a manovella o elettriche, e facilitano il lavoro manuale fatto con lo staio (star) o il moggiolo (mogiol).
Il funaio, in dialetto "fumàdro", tagliava ed intrecciava le pelli per costruire le funi che poi vendeva.
Il termine funaiolo è specifico di chi fa le funi.
Questa "fum" è stata costruita da un "fumadro" usando lunghe strisce intere di pelle di vacca.
Nella seconda foto si vede la parte terminale della fune, la coda, chiamata "méla".
Nella terza foto si vede la posizione che andrà ad assumere il "réghel" nell'apposito incavo dopo il passaggio della corda.
Strumento utilizzato per pulire le granaglie.
È formato da un telaio cilindrico di legno dal diametro di circa 50 cm al quale è fissata una rete metallica con una bassa assicella inchiodata all'estremità del telaio.
Correggiato in evidente stato di usura con gómbina di cuoio. La capocchia del manico è rivestita da un cilindro di ferro con due anelli dentro cui passa la gómbina di cuoio. Il manico, fessurato, è rinforzato con giri di fil di ferro; la vetta è rotta.
Correggiato in buono stato con gómbina di corda. La capocchia del manico è rivestita da un cilindro di ferro con un anello dentro cui passa la gómbina di corda.
Strumento per battere cereali e legumi formato da due bastoni di lunghezza diversa collegati da un pezzo di corda o cuoio (gómbina-"coréza") passante per i fori sulle estremità dei pali (capocchia).
Si sollevava il manico (palo lungo-"mànec"-"flaìm"-"fiaìm") al di sopra della testa e si batteva la vetta (palo corto-"veta") sul mucchio di cereali posti a terra. Era un movimento continuo e faticoso, spesso fatto insieme ad altri, che prevedeva coordinazione dei movimenti per non incorrere in dolorosi urti.
Questa defogliatrice manuale auto-costruita non è storica ma proprio per la lavorazione manuale che prevede ne ha le caratteristiche. Viene montata per ripulire le olive dalle foglie.
Le olive vengono inserite nella bocchetta superiore. La grata ferma i rametti, il resto passa di sotto e scorre sulla base inclinata. Le foglioline si infilano tra i legni e cadono a terra mentre le olive, a fine corsa, finiscono su un telo ai piedi della defogliatrice pronte per essere portate al frantoio.
L'immagine raffigura dei contadini impegnati nella cura delle barbatelle.
Si tratta dell'azienda Sommadossi - Bernardi, una delle prime a produrre barbatelle nel paese di Padergnone.
Il luogo è situato in località "Le cime", ora zona residenziale.
Questa attività si è diffusa moltissimo nel paese, che vanta ancora oggi un alto numero di produttori.
Contenitore in legno per il trasporto delle granaglie, usato come unità di misura prima dell'introduzione del sistema metrico decimale. Tale contenitore aveva misure molto diverse a seconda dei luoghi, per cui anche la sua capacità era molto variabile.
Ad esso corrispondeva la misura agraria del terreno necessario alla semina di uno staio di granaglie.
Modi di dire:
"G'ho la testa come 'n star" - "Te me fai vegnir la testa come 'n star" sta a significare: "Ho/Mi fai venire la testa come un ceppo" - "Sono intontito".
Altre misure agrarie di valore locale erano:
Contenitore cilindrico in legno usato un tempo per il trasporto e la misura delle granaglie.
È racchiuso da due cerchi di ferro e sopra ha una barra di ferro che lo attraversa e che serviva sia come manico per il trasporto sia come strumento per sgranare il granoturco strofinandovelo sopra.
Il moggiolo è un piccolo moggio o modio, un contenitore utilizzato, precedentemente all'introduzione del sistema metrico decimale, come unità di misura per le granaglie. Il suo sottomultiplo era lo staio. Il suo valore variava di luogo in luogo, ne esistevano di molto grandi e di piccoli. Il moggio è divenuto col tempo anche unità di misura agraria per indicare la quantità di terreno che si poteva seminare con un moggio di grano.
La forca a sei rebbi ("ràmpoi") serve per le patate, quella a tre per il fieno e quella a 4 per il letame ("grassa"). Sono tutte usurate da tempo in particolare quella per il letame.
Come una forca ha i rebbi, seppure larghi, e come una vanga è adatta per lavorare la terra avendo i bordi su cui appoggiare i piedi per sprofondarla nel terreno.