Ivo Cappelletti, classe 1932, ci racconta la sua esperienza nella costruzione ed avvio della Centrale Idroelettrica di Santa Massenza, offrendoci una testimonianza di come si lavorava negli anni cinquanta.
Antonia Zuccatti, classe 1931, ci racconta la sua esperienza di ragazza nel periodo della costruzione della strada e delle gallerie a servizio della Centrale di Santa Massenza, della Messa a Santa Barbara celebrata nella galleria "ai 5 roveri" nei pressi dei vasconi, del lavoro di suo padre e dei molti lavoratori che venivano da fuori, in particolare da Bassano ed Ala, della costruzione della baracca per i lavoratori a Lon, paese affollatissimo di lavoratori, dell'osteria di Ciago, che come le altre piccole osterie di paese nel fine settimana era piena di uomini, sia lavoratori della centrale che provenienti dai paesi vicini.
Vista del paese di Padergnone; sullo sfondo si vede parte del lago di Santa Massenza ed il canale di scarico della Centrale Idroelettrica.
Da evidenziare, sullo sfondo, la vista dello scarico della centrale.
Stampa in bianco e nero 10x15 cm, su carta a bordo dentellato, riportante sul retro scritto a mano "Padergnone m. 286 (Trentino) Panorama" e l'identificativo 1045
Turbine all'interno della sala macchine della centrale, la cui realizzazione ha comportato un volume di scavo di circa 100.000 mc, ha una lunghezza di 192 m, è larga 29 m ed alta 28 m. Al suo interno sono installati gli alternatori ed i trasformatori alimentati dal movimento delle turbine. Quattro alternatori da 70 MVA, due da 35 MVA azionati da due ruote Pelton ciascuno, un gruppo da 25 MVA azionato da una turbina Francis, consentono una produzione media annua di oltre 1.400 milioni di Kw/h.
Cartolina non viaggiata.
Interessante vista di Santa Massenza durante i lavori di costruzione della centrale idroelettrica: si nota l'interramento di una parte del lago ma non ancora la presenza degli impianti esterni.
La data ricavata dal testo manoscritto sul verso della cartolina è 22 giugno 1961, ma l'identificativo fa presumere una datazione precedente.
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Una copia della stessa cartolina è presente con l'identificativo Sma-27 presso:
Luigi Sommadossi, classe 1936, ci racconta della sua vita di autista dell'Atesina (società che gestisce il servizio di trasporto pubblico in Provincia di Trento) e di come ha fatto a lasciare il lavoro di famiglia di calzolaio a Ranzo per dedicarsi a questa professione trasferendosi poi a Fraveggio. Un lavoro che come tutti ha le sue difficoltà ma che, gestito con disponibilità e comprensione, gli ha dato soddisfazione, soprattutto negli ultimi 10 anni di servizio sugli scuolabus della zona.
Nel corso dell'intervista torna più volte a parlare del suo paese natale; ci racconta del boom del pendolarismo verso Trento, dei legami fra i vari calzolai di paese con lo storico calzaturificio Dallapè di Stravino, degli effetti che la costruzione della centrale Idroelettrica di Santa Massenza ha avuto su Ranzo, ...
In collegamento a quanto dice troviamo in archivio:
La strada di collegamento tra Vezzano e Margone/Ranzo, strapiombante sulla Valle dei Laghi, è una fra le più suggestive e panoramiche del Trentino.
In 5 km da Vezzano si raggiunge il bivio Ranzo/Margone, da lì in 2 km si sale a Margone o in 4 km si arriva a Ranzo.
La sua storia è iniziata nel 1947 quando i lavori di costruzione della centrale idroelettrica di Santa Massenza hanno reso indispensabile il collegamento fra il fondo-valle, le finestre "ai Gaggi" e "ai 5 roveri", il Pozzo piezometrico, presso maso Rualt nelle vicinanze di Margone.
Così come la centrale, anche la strada è stata costruita su iniziativa della Società Idroelettrica Sarca Molveno (S.I.S.M.); ha poi eseguito i lavori l’Impresa Farsura.
Nel 1950 il Genio Civile ha poi fatto uno sbancamento del terreno dal bivio per Margone fino a Ranzo.
A seguire, nel 1954-1956/57, il Comune di Vezzano ha poi realizzato l'attuale strada che collega il bivio di Margone con Ranzo e nel 1962 ha provveduto alla sua asfaltatura.
La costruzione della strada ha fatto due morti sul lavoro: Remo Maltratti di anni 20 nel 1947 sul tratto Vezzano- Margone ed Enrico Daldoss di anni 50 nel 1950 sul tratto verso Ranzo, ambedue causa lo scoppio ritardato di una mina.
Fino ad allora Ranzo era collegato al fondo-valle con la strada che percorre la Valbusa fino a Castel Toblino, e Margone col ripido sentiero dello Scal che scende a Fraveggio e Santa Massenza; c'era poi il sentiero delle Cruze che univa i due paesi.
La provincializzazione, nel 1997 del tratto Lon-Ranzo, e poi verso il 2005 anche della diramazione per Margone, ha permesso una manutenzione ed una messa in sicurezza più puntuali ed incisive con allargamento di lunghi tratti, messa in opera di reti paramassi e guardrail. Precedentemente era nata la SP 18 Terlago e Laghi di Lamar, che si dirama dalla SS 54 bis della Gardesana nei pressi di Cadine, da quella poi la diramazione per Vezzano (via Lon-Fraveggio) e quindi le due diramazioni sopraddette.
La Provincia aveva anche previsto il proseguimento della strada verso Nembia-Molveno ma dopo la costruzione del primo tratto il progetto è stato sospeso.
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Bibliografia:
La centrale di Santa Massenza, l'impianto più potente del Trentino, sorge sulla sponda settentrionale dell'omonimo lago. Entrata in funzione nel 1952, è parte di un sistema articolato che, attraverso una vasta rete di gallerie, condotte forzate e opere idrauliche, porta l’acqua dalle cime dell’Adamello al Lago di Garda. La spettacolare sala turbine, con un volume di oltre 150.000 metri cubi, è interamente scavata nella roccia a 600 metri di profondità.
Per visitarla consultare il sito di
La fotografia evidenzia il piccolo paese con campi coltivati fin sulla riva del lago, a sinistra, su una penisola, l'obelisco risorgimentale che vi fu collocato nel 1919. Sullo sfondo, il paesaggio agrario e il paese di Calavino; a sinistra, in cima al colle, Castel Madruzzo.
Il pestino a mola era una macchina mossa dall'energia impressa dalla ruota idraulica, o più anticamente dagli animali e dagli uomini, allo scopo di brillare l'orzo, cioè decorticarlo, togliere la buccia ai chicchi.
Era formato da un contenitore in pietra a forma di scodella, con la parte centrale rialzata e forata; a volte solo la base era in pietra e le pareti erano in legno. Era posizionato sul "castello" del mulino come le macine. Dal foro centrale saliva un palo, solitamente di legno, che arrivava al soffitto e che riceveva il movimento dalla ruota idraulica attraverso l'albero motore e il lubecchio. Questo palo verticale era attraversato da un palo orizzontale regolabile in altezza al quale erano collegate due pietre circolari dette "mòle"; erano folli, cioè non toccavano sul fondo. Fra una mola e l'altra, al palo centrale erano fissati uno o due raschiatoi di ferro che grattavano sul fondo sollevando l'orzo. Nella vasca veniva inserito l'orzo e la si metteva in moto, il movimento lento e regolare continuava per ore smuovendo i chicchi con moto elicoidale senza mai schiacciarli, fino a decorticarli.
Panoramica sulle attività svolte dal gruppo Edison nel nord d'Italia con particolare riferimento agli impianti idroelettrici sorti presso i fiumi Toce, Liro-Mera, Adda, Noce e Oglio. Vengono descritte in dettaglio le attività svolte nelle centrali idroelettriche di Santa Massenza e di Bussoleno. Il documento si conclude con una descrizione dell'attività di sorveglianza e manutenzione necessaria per gestire al meglio le centrali, gli impianti e la rete di distribuzione dell'energia elettrica.
Parla della Centrale di Santa Massenza dal minuto 7:38 al 10:55.
Opera d'arte moderna del "Parco d'Arte Lusan" realizzata da Mario Rial (PD) e così descritta nella relativa tabella illustrativa: " L’opera, avente le sembianze di una moderna turbina, rappresenta la forza motrice dell’acqua, una forza dinamica rotante governata da una musa immaginaria. L’acqua, per via della sua natura, può memorizzare e assorbire diverse forme di energia presenti sulla terra; è in grado di dissetare i corpi dell’uomo, lavare, purificare, fecondare i campi e guarire le ferite dell’anima. Per questi motivi è stata spesso venerata e in numerose culture e mitologie antiche si hanno notizie di divinità ad essa legata."
È dedicata alla Centrale Idroelettrica di Santa Massenza. Maggiori informazioni sulla tabella illustrativa.
Dolores Gottardi, classe 1937, racconta i suoi ricordi di insegnante di scuola materna. Un'intera vita dedicata con passione alla cura dei piccoli, iniziata giovanissima quando, nel 1955, accetta il primo incarico con l'O.N.A.I.R.. Successivamente insegna nella scuola di Lases, per 7 anni. Nel 1960, con la nascita della scuola materna statale, la signora Dolores partecipa al concorso pubblico e prende posto a S. Agnese, accompagnando i bambini delle cinque frazioni della zona. Si sposta poi a Terlago, dove resta per 12 anni, fino al pensionamento, contribuendo attivamente alla realizzazione di una nuova scuola materna. Con grande coinvolgimento, la maestra Dolores racconta la nascita di questa scuola, descrivendo le scelte fatte sia dal punto di vista dell'organizzazione e dell'arredo degli spazi, sia per quanto riguarda la metodologia didattica, sia per quanto concerne, infine, il rapporto con il territorio e con la confinante scuola elementare.
Le parole di questa insegnante raccontano con chiarezza e passione un'interessante esperienza nella scuola materna tra gli anni '60 e gli anni '80, offrendo a chi ascolta l'immagine di una scuola impegnata sia nell'istruzione, sia nell'educazione dei bambini del tempo. Emerge inoltre una concezione dell'infanzia in cui il bambino è protagonista attivo del suo apprendimento, che avviene sempre in modo graduale e coerente con le capacità e con l'età. L'approccio pedagogico presentato dall'intervistata prevede un progressivo lavoro di responsabilizzazione del bambino, volto a renderlo via via sempre più autonomo e consapevole di se stesso.
Costruito a servizio della Centrale Idroelettrica di Santa Massenza quale vasca di espansione. L'altitudine è la stessa del Lago di Molveno cosicché l'acqua che dal lago di Molveno raggiunge le saracinesche a Santa Massenza, arrivata in fondo alla condotta forzata, risale il pozzo per il principio dei vasi comunicanti, evitando così che le stesse siano sottoposte ad una pericolosa sovrapressione.
Con la visione dall'alto è riconoscibile la grande forma circolare.
La costruzione della strada per raggiungerlo dal fondovalle è stata di fondamentale importanza per gli abitati di Margone e Ranzo.
L'indennità di guerra o credito di guerra, è una compensazione monetaria destinata a coprire i danni o le perdite subite durante una guerra.
La prima immagine (fronte) riporta l'intestazione del certificato. Tale documento tradotto spiega:
"La tesoreria centrale dello Stato di Vienna paga l'importo al proprietario in base alla legge del 30 ottobre 1917. R. G. BI. N. 419, emesso il 1° agosto 1926, per l'importo di mille corone. L'amministrazione statale si riserva il diritto di rimborsare, in tutto o in parte, i buoni del Tesoro al loro valore nominale prima del 1° agosto 1926, con preavviso di tre mesi. La disdetta verrà annunciata nella "Wiener Zeitung" ufficiale. Questa cambiale del Tesoro dello Stato frutta un interesse del 5,5% annuo: gli interessi vengono pagati posticipatamente senza imposte, tasse o altre detrazioni. I titolari delle cedole appartenenti a questo certificato del Tesoro dello Stato presso Staatszentralkasse a Vienna si estinguono nei confronti del capitale entro tre anni dalla scadenza. La prima scadenza il 1 agosto 1918, la seconda il 1 agosto 1926.
Gli interessi dal 1 novembre 1917 al 31 gennaio 1918 vengono pagati mediante liquidazione.
Vienna, 1 novembre 1917.
Tale obbligazione viene iscritta nel libro mastro generale del debito pubblico."
Si tratta di una "finestra" di scarico per il materiale di risulta dello stato di avanzamento dello scavo della condotta principale che dal Lago di Molveno arriva fino alla centrale di Santa Massenza.
Parte del materiale estratto ha formato un grande piazzale davanti alla finestra stessa e la grande massa di materiale è visibile da lontano.
In un primo tempo era raggiungibile tramite teleferica da Vezzano, poi è stata realizzata una strada camionabile; ora il tratto che si discosta dalla SP18 è una strada forestale barrierata.
Nel 1947, durante i lavori di scavo è stata intercettata nel bel mezzo della montagna una grotta naturale, poi denominata "1100 ai Gaggi".
Nel 1951 una frana ha provocato la morte di due operai: il ventenne Luciano Zuccatti ed il quarantenne Cosimo Fucci. Lo stesso anno il cinquantatreenne Maurizio Paissan è morto di infarto mentre saliva ai Gaggi in bicicletta per andare a lavorare nelle gallerie (una lapide sul posto lo ricorda).
Attualmente viene utilizzata solamente come finestra d'ispezione.
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Fonti:
Il titolo della risorsa è tratto dalla descrizione sul verso della cartolina non viaggiata.
In primo piano un olivo; sullo sfondo Castel Madruzzo.
In riva al lago si nota una zona che sembra coperta da materiali di scavo delle gallerie per la costruenda centrale, non presente prima:
Foto in bianco e nero 9x6 cm, trasporto delle tubature che collegano Maso Rualt alla centrale idroelettrica di Santa Massenza. I vari pezzi dei tubi venivano trasportati in due pezzi separati e poi assemblati direttamente sul camion prima di essere calati nella condotta.
Sul retro della fotografia il timbro "Autotrasporti Raimondo Miori Padergnone Trento".
La costruzione della Centrale Idroelettrica di Santa Massenza ha comportato grandi lavori, sia per captare le acque del bacino del Sarca, sia per la costruzione delle linee elettriche ed ha dato lavoro per diversi anni a molta gente. Qui vediamo Urbano Zuccatti di Ciago con i suoi compagni di lavoro in Val Nambrone.
Le fotografie sono datate sul retro e sulla seconda è specificato con maggior precisione il luogo: "agosto 1965 Linea elettrica Nambrone-Cornisello palo 7".
Foto in bianco e nero 6x9 cm, ritrae tre bambini seduti su un Camion Ursus. Sulla portiera anteriore, ben visibile, compare la scrittura "Miori Raimondo". Il camion trasporta metà porzione di tubo delle condotte forzate a servizio della centrale idroelettrica di Santa Massenza, destinato a essere assemblato successivamente.