Nato a Cologna di Tenno nel 1886 e vissuto per lo più a Riva del Garda dove è morto nel 1944.
È stato un fotografo professionista di spicco all'interno del panorama nazionale; ha collaborato con numerose riviste ed istituzioni italiane ed estere legate al turismo ed ha ricevuto numerosi riconoscimenti, fra i quali il prestigioso primo premio con medaglia d'oro alla rassegna internazionale di Torino del 1923. Ha pubblicato numerose cartoline fra le due guerre.
Era anche un affermato musicista ed ha animato la vita musicale rivana, per questo nell'immediato dopoguerra gli sono stati dedicati un'orchestra ed un coro, la cui sede è stata dotata di una interessantissima raccolta di testi musicali grazie all'Associazione "Amici della musica".
Il coro è stato sciolto nel 1967 e l'Associazione, tuttora molto vitale, negli anni '80 ha donato il "fondo musicale ex coro Pozzini" alla Biblioteca comunale.
Nel 2003 gli è stato dedicato un libro contenente oltre 500 delle sue fotografie: "Silvio Pozzini : l'immagine del paesaggio dal Garda alle Dolomiti, 1920-1940 / a cura di Mauro Grazioli" Edito da: Il Sommolago - Grafica 5 edizioni - Museo Civico di Riva del Garda.
Calcografia; 189x265 mm, 221x304 mm. Disegno di Agostino Perini, incisione di Carolina Lose, pubblicata in Agostino Perini, I castelli del Tirolo colla storia delle relative antiche potenti famiglie, Milano, Pirrotta, a spese di Giuseppe Antonio Marietti, 1834-1839
Calcografia; 156x247 mm, su foglio 196x290 mm . Disegno di Agostino Perini, pubblicata probabilmente contemporaneamente all'analoga calcografia presente in Agostino Perini, I castelli del Tirolo colla storia delle relative antiche potenti famiglie, Milano, Pirrotta, a spese di Giuseppe Antonio Marietti, 1834-1839
Calcografia; 186x261 mm, 215x305 mm. Disegno di Agostino Perini, incisione di Francesco Citterio, pubblicata in Agostino Perini, I castelli del Tirolo colla storia delle relative antiche potenti famiglie, Milano, Pirrotta, a spese di Giuseppe Antonio Marietti, 1834-1839
Giovanni Battista Simone Unterveger (Trento, 21 novembre 1833 – 6 gennaio 1912) è stato un fotografo italiano, il primo fotografo stabile del Trentino. Si dedicò in particolare a ritratti, paesaggi, monumenti e castelli.
Utilizzò al tecnica del collodio umido imparata dal fotografo prussiano itinerante Ferdinand Brosy, processo fotografico che permetteva la realizzazione di immagini su un supporto in vetro, poi usate come “master” per essere stampate a contatto. Oltre alle difficoltà tecniche dei primordi, non sempre otteneva il permesso per esercitare e veniva talvolta cacciato dalle città in quanto preso per stregone o addirittura emissario del demonio.
Nel 1855 iniziò a girare per le valli con una carrozzina attrezzata a camera oscura portatile o portando con sé una tenda nera che montava sul luogo per poter sviluppare le foto subito dopo averle eseguite. Nel 1862 iniziò a girare per le montagne trentine con la sua attrezzatura immortalando paesaggi montani, usi e costumi delle genti delle valli. Nel 1865 costruì a Trento la prima "terrazza fotografica", una grande stanza coperta di vetri, schermata da tendaggi che spostati opportunamente gli davano la possibilità di indirizzare la luce a suo piacimento.
Nel frattempo aumentò il tenore di vita dei trentini e si diffuse la richiesta di foto ritratto e foto di famiglia.
Nel 1896 lasciò lo studio al figlio Enrico (1876 - 1959).
Maggiori informazioni su
Fotografo Editore di Trento, allievo di Sergio Perdomi, vissuto tra il 1897 e il 1987. Il suo archivio con scatti raffiguranti paesaggi e paesi del Trentino databili dal 1926 al 1953 è stato acquisito dalla PAT nel 2005.
John Monti, nato nel 1899 ad Auronzo di Cadore era emigrato negli Stati Uniti d'America nel 1903 con la sua famiglia. Nel 1924 ha sposato Angelina Lucia Miori originaria di Lon, emigrata a sua volta nel 1920, ed è venuto diverse volte in visita alla famiglia di lei lasciandoci numerosi scatti, come anche la moglie.
I suoi eredi hanno messo a disposizione dell'Archivio della Memoria numerose sue foto, con licenza CC-BY, tratte da
Il mezzo litro veniva usato nei caseifici e nelle latterie per la vendita del latte. Il latte portato al caseificio dagli allevatori del paese, dopo essere stato pesato veniva versato attraverso un filtro in un bidone. Dopo la raccolta di più allevatori, in modo da rendere il latte più sicuro, iniziava la vendita. Gli acquirenti si recavano al caseificio col loro secchiello (bandin dal lat) ed acquistavano il latte fresco che veniva misurato col "mezzo litro".
Gioco da tavolo, effettivamente moderno. I giochi alle carte erano poco praticati dalle donne di una volta – non c’era il tempo – ma neppure la moralità lo permetteva. Si può dire che il gioco più comune era ‘l merler.
Serviva per sostenere la tinozza della "lesiva". Dopo l’ammollo dei panni nella cenere, si levava il tappo da sotto la tinozza e si prelevava la "lesiva" (acqua scivolosa) in un’altra bacinella, con questa si lavava il pavimento in legno delle camere da letto o si riutilizzava per un altro ammollo dei vestiti da lavoro.
Erano confezionati con telerie pesanti e con una trama medio-grossa. L’asciugamano era posto a cavallo del porta lavamano che si trovava in camera da letto, a portata di mano per potersi asciugare.
Nelle case abbienti era obbligo adoperare la tovaglia stesa sul tavolo durante i pasti, ciò non avveniva nelle povere case. Generalmente la sposa portava in dote un paio di tovaglie ricamate ma queste erano utilizzate solamente per qualche evento speciale.