Indumento intimo femminile formato da una cintura/fascia che cinge la vita e da quattro bretelline che avevano la finalità di sorreggere le calze attraverso un gancetto posto alle loro estremità
Per confezionare le camiciole dai neonati si utilizzava un tessuto di cotone molto leggero. Dovevano essere pratiche pertanto l’allacciatura era posta sul dietro con dei nastri.
Bianco utilizzato espressamente dalle donne che lo riponevano nella “scarsela” (tasca) posta a destra della veste. Per gli uomini invece si utilizzata un fazzoletto di color rosso molto grande.
Il centrino è un piccolo manufatto tessile d'arredamento realizzato come merletto o ricamo. Si appoggia su mobili come credenze, comodini e tavoli.- abbellisce i mobili, spesso scuri, mettendo in risalto l’oggettistica che vi si pone sopra.- Protegge le superfici evitando graffi e danni al mobilio.I centrini si possono realizzare con l'uncinetto, il tombolo, i ferri da maglia o ricamando su stoffa . Il materiale più utilizzato è il cotone e il lino mentre i colori più in uso sono il bianco e l'écru. Il centrino confezionato era poi inamidato con lo scopo di mantenerlo rigido, in questo procedimento si usa l’amido ma anche lo zucchero.
Asciugamano con bordatura lavorata a orlo a giorno. I migliori asciugamani della dote erano conservati nel baule e utilizzati in caso di bisogno ossia la visita del medico, dell’ostetrica o di qualche persona di rango elevato.
Per ornare la biancheria intima le donne prediligevano contornare il girocollo o la parte inferiore della sottana o dei mutandoni con pizzi e nastrini. Queste trine erano realizzate dalle stesse giovani ma, si poteva acquistarle con altra passamaneria nei negozi di Trento, uno in particolare era ‘l Botegon dove si trovavano sia stoffe per confezioni che articoli da merceria.
Contenitore realizzato in stoffa alquanto grezza utilizzato durante il piano Marshall subito dopo la seconda guerra mondiale per rifornire la popolazione italiana di generi alimentari. Nelle foto trattasi di sacchi che contenevano farina.
Accessorio che si usa per appendere abiti, vestiti al fine di porli nell’armadio della stanza da letto. C’era la variante costituita da due stecche orizzontali che trattenevano attraverso una leva i pantaloni da uomo.
Utensile da cucina, per lo più di metallo utilizzato secondo dell’uso per girare “fortaie” (omelette), frittate, patate rostide,tortel de patate ecc… o si usava per togliere la cenere depositata nel vano della cucina economica.
Utensile utilizzato prevalentemente per la preparazione della polenta. Il suo utilizzo era finalizzato per mescolare la farina gialla e l’acqua. La canaròla viene sempre correlata al tipico recipiente per preparare la polenta: el paròl (paiolo) Il mestolo era confezionato in casa utilizzando soprattutto il legno di ginepro
Utensile di cucina, per lo più di metallo, costituito da un lungo manico e da una paletta di forma rotonda leggermente incavata e bucherellata, usata per schiumare i liquidi in bollore o levare le vivande dalla pentola, quando si voglia far colare il liquido o il sugo.
Si utilizzava per diffondere la luce: nel contenitore in vetro (sotto) si metteva l’olio o il petrolio, uno stoppino lo raccoglieva e si accendeva con il fiammifero. Sopra vi si collocava un apposito vetro (qui mancante) per diffondere la luce e proteggere la fiammella.