Asciugamano con bordatura lavorata a orlo a giorno. I migliori asciugamani della dote erano conservati nel baule e utilizzati in caso di bisogno ossia la visita del medico, dell’ostetrica o di qualche persona di rango elevato.
Per ornare la biancheria intima le donne prediligevano contornare il girocollo o la parte inferiore della sottana o dei mutandoni con pizzi e nastrini. Queste trine erano realizzate dalle stesse giovani ma, si poteva acquistarle con altra passamaneria nei negozi di Trento, uno in particolare era ‘l Botegon dove si trovavano sia stoffe per confezioni che articoli da merceria.
Contenitore realizzato in stoffa alquanto grezza utilizzato durante il piano Marshall subito dopo la seconda guerra mondiale per rifornire la popolazione italiana di generi alimentari. Nelle foto trattasi di sacchi che contenevano farina.
Accessorio che si usa per appendere abiti, vestiti al fine di porli nell’armadio della stanza da letto. C’era la variante costituita da due stecche orizzontali che trattenevano attraverso una leva i pantaloni da uomo.
Utensile da cucina, per lo più di metallo utilizzato secondo dell’uso per girare “fortaie” (omelette), frittate, patate rostide,tortel de patate ecc… o si usava per togliere la cenere depositata nel vano della cucina economica.
Utensile utilizzato prevalentemente per la preparazione della polenta. Il suo utilizzo era finalizzato per mescolare la farina gialla e l’acqua. La canaròla viene sempre correlata al tipico recipiente per preparare la polenta: el paròl (paiolo) Il mestolo era confezionato in casa utilizzando soprattutto il legno di ginepro
Utensile di cucina, per lo più di metallo, costituito da un lungo manico e da una paletta di forma rotonda leggermente incavata e bucherellata, usata per schiumare i liquidi in bollore o levare le vivande dalla pentola, quando si voglia far colare il liquido o il sugo.
Si utilizzava per diffondere la luce: nel contenitore in vetro (sotto) si metteva l’olio o il petrolio, uno stoppino lo raccoglieva e si accendeva con il fiammifero. Sopra vi si collocava un apposito vetro (qui mancante) per diffondere la luce e proteggere la fiammella.
La trappola per topi è un dispositivo usato per la cattura e uccisione di piccoli roditori, in particolare topolini che frequentavano l’abitazione o le cantine attirati dai vari prodotti che vi si depositavano.. All’interno della trappola per catturare il topo si collocava un pezzetto di formaggio.
Piccola scatola, di forma e decorazione varia, nella quale si usava conservare il tabacco da fiuto. L’uomo che sniffava tabacco teneva la tabachera nel taschino del panciotto e all’occasione offriva alle persone “na presa de tabac”.(una presina di tabacco).Il tabacco in polvere era acquistato nel negozio di monopoio.
Era utilizzato per togliere o scavare oggetti in legno. Si deve precisare comunque che piccoli attrezzi come: scalpello-tenaglie-tronchesina ecc.. erano conservati in un ripostiglio in cucina e utilizzati al bisogno.
Si utilizzava per raccogliere la farina bianca o gialla dalla madia. Per la donna di casa che cucinava, serviva anche come misura per preparare l’impasto.
Utensile utile per tante funzioni, conservazione alimenti – recipiente per liquidi (acqua-latte –brodo ) e utilizzato anche per conservare l’acqua calda da aggiungere alle pietanze che si stanno cucinando. Smaltata di color rosso, ha una sola ansa.
In casa le forbici servivano per diversi mestieri: per cucire, per tutti i lavori manuali e per la cura della propria persona, tagliare capelli-unghie-barba ecc..
La donna di casa, in certe occasioni particolari, per festeggiare i bambini preparava le “spose” (popcorn): all’interno del brustolìn erano inseriti i chicchi di un granoturco speciale, che si seminava appositamente. Messo sul fuoco i grani con il calore si aprivano e si avevano le “spose”, per la gioia dei più piccoli. Questo tostino, a differenza dell’altro, è simile ad una padella, chiuso con un coperchio fisso ed una manovella che fa funzionare all’interno l’elica che rimescola i grani. Era utilizzato anche per tostare l’orzo.
La devozione al Sacro Cuore di Gesù risale ancora nel Medio evo per opera di una mistica Matilde di Magdeburgo in terra tedesca. Dal Tirolo si era affrancata anche nel Trentino e la sua venerazione portò alla pratica del primo venerdì del mese per 9 mesi consecutivi.