L’azione scenica proposta intende rievocare l’episodio primosettecentesco del passaggio delle truppe francesi attraverso il Tirolo storico in direzione della Baviera. In particolare, il tema centrale è rappresentato dalla circostanza storica che vedeva contrapposti, all’interno delle nostre stesse comunità, gli interventisti – che volevano opporsi con le armi al transito delle truppe – e i neutralisti, che invece ritenevano più opportuno astenersi da ogni intervento armato al fine di evitare rappresaglie e vendette da parte dei francesi.
La Filostorica di Padergnone è nata nell'inverno del 2015, e la sua denominazione esatta è "Compagnia filostorica padergnonese".
Non ha uno statuto depositato ed è un entità "privata" che agli enti pubblici chiede solo di poter utilizzare teatri e luoghi aperti.
Suo scopo è la progettazione e la realizzazione di rappresentazioni sceniche relative a fatti notevoli riguardanti la storia e le tradizioni locali.
Assolutamente priva di fini di lucro, essa è composta da volontari non necessariamente permanenti e si sovvenziona tramite "benefattori" privati.
Autore dei testi rievocativi è Silvano Maccabelli, regista ed "economa" è Maria Dallapè, che sono anche i fondatori della Compagnia.
Associata alla Filostorica è la "Corale dei Molini", che ha lo scopo di dotare le rievocazioni di canti a tema, avvalendosi delle medesime modalità costitutive della Filostorica stessa.
Maestra direttrice della Corale dei Molini è Lucia Decarli.
contenitore in ceramica, metallo o plastica, a forma di ciotola, con manico, utilizzato al posto del water al tempo in cui non c'era il gabinetto in casa. Veniva solitamente tenuto sotto il letto o nel comodino ed usato la notte o dalle persone ammalate.
Prima che il ricordo di Maria Cappelletti detta "Faiòta" di Covelo vada perso, raccogliamo la testimonianza di chiunque la ricordi, pubblichiamo in questo audio le prime quattro voci nella speranza che siano di stimolo per altri che l'hanno conosciuta a condividere i loro ricordi.
Tutte le testimoni ribadiscono la grande disponibilità della Maria Faiòta verso chiunque avesse bisogno, riportando ricordi personali e tramandati in famiglia.
Il Direttore Didattico nomina la commissione d'esame che deve esaminare gli alunni di tutte le classi della scuola sussidiata di Lon "tenendo conto del carattere speciale della scuola", accompagnati alla scuola elementare di Fraveggio dalla loro maestra (dipendente da O.N.A.I.R.C.).
Nel 1944 "Per fronteggiare la tremenda insidia della guerra, i Padergnonesi scavarono un rifugio antiaereo nella roccia viva del versante dei Caschi del "dos Padergnon", ricavato ad U e protetto da poderosi bastioni in calcestruzzo. Quando si avvicinava il pericolo, al suono a martello della campana dei caduti tutti quelli che avevano un po' di fiato in corpo vi si precipitavano, con il cuore in gola e spesso nel buio del coprifuoco."
Il testo citato, di Silvano Maccabelli, viene da pag. 3 di
La lapide posta all'interno del muro di cinta del cimitero di Covelo riporta la sua fotografia, una croce ed una scritta a caratteri in ferro, due dei quali si sono staccati.
Un rosario è stato collocato sulla croce. Ai suoi piedi trova posto un vaso di fiori, su pedana in marmo. e un lumino.
Il testo sulla lapide recita: "A Maria Cappelletti Faiota di anni 75 per il suo esempio di infaticabile carità nell'assistere i malati e la dedizione generosa ad ogni opera di bene gli abitanti di Covelo riconoscenti posero. A.D. 1965".
Nata in Brasile il 2.01.1890 Maria Cappelletti, detta "Faiòta", di Giovanni e Rosa Mottes, è vissuta e ricordata a Covelo.
Ha passato la sua vita prodigandosi per tutti quelli che avevano bisogno.
È morta a Rovereto il 15.5.1965 all'età di 75 anni. I suoi compaesani le hanno dedicato una lapide sul cimitero e, nel 2023, hanno proposto il suo nome per intitolarle la piazza del paese.
La localizzazione in mappa si riferisce alla casa accanto alla fontana di Villa Bassa, dove ha vissuto a lungo, alla casa ex-cappella dove viveva gli ultimi anni e alla piazza a lei dedicata.
___
Si parla di lei a pag. 36-37 di
Massimo Zanella di Covelo col figlio Livio. Taxista, trasportava persone e materiali con carro e cavallo, vendeva in città latte, prodotti caseari e della campagna che produceva o acquistava in paese.
Qui a Piedicastello in direzione Terlago.
Data approssimativa.
Gruppo di persone di Covelo scendono dal Gazza sul "bròz dei Marianèi". Alla guida della coppia di buoi uno dei "Marianei": Angelo Cappelletti.
A seguire si intravede la presenza di un altro bròz; spesso infatti lungo la discesa si incolonnavano.
L'ingrandimento 40x27,5 cm è conservato incorniciato.
La costruzione della Centrale Idroelettrica di Santa Massenza ha comportato grandi lavori, sia per captare le acque del bacino del Sarca, sia per la costruzione delle linee elettriche ed ha dato lavoro per diversi anni a molta gente. Qui vediamo Urbano Zuccatti di Ciago con i suoi compagni di lavoro in Val Nambrone.
Le fotografie sono datate sul retro e sulla seconda è specificato con maggior precisione il luogo: "agosto 1965 Linea elettrica Nambrone-Cornisello palo 7".
La “Carta geografica generale della Valle dei Laghi”, progettata e avviata da Nereo Cesare Garbari; fu completata a otto anni dalla sua morte, con l’impegno della moglie Carla, che si avvalse di conoscitori e cultori di storia locale. La carta, scala 1:20.000, punta sulle informazioni storico-culturali, quali toponomastica, siti di interesse archeologico, naturalistico, sentieri e altri; elementi geomorfologici, per questo motivo è unica nel suo genere. Sulla cartina sono indicati con numeri i siti di interesse con la rispettiva legenda, sul retro la traduzione in inglese, tedesco e francese.
Misura 80x66 cm su un foglio 100x67 cm, ripiegato a 19x12 cm.
Il 30 luglio 1997 è stata presentata al pubblico dal Gruppo Cuturale Nereo Cesare Garbari del Distretto di Vezzano di cui gli autori facevano parte. La cerimonia è descritta a pagina 12 di
Abbiamo qui riunito due scatti che ci mostrano una pozione dello stesso edificio da due diverse angolazioni, casa Zuccatti della stirpe dei "Casimiri". Possiamo notare la recinzione della terrazza in mattoni rossi con spazi forati e la scala di accesso in cemento senza alcuna recinzione, elementi architettonici utilizzati al tempo.
Il bimbo in primo piano porta i tipici pantaloncini di lana fatti in casa.
Dietro al bimbo si intravede la fontana in "pietra morta" già descritta in altra scheda:
Il piccolo Silvano Zuccatti in braccio alla sua mamma è coperto con maglia e cuffia di lana perché "La gènt senza dènt la g'ha frét da ogni tèmp", ed avvolto dal mollettone, indispensabile per assorbire la pipì al tempo in cui non esistevano i pannolini. Il fratello più grande, come la mamma, indossa abbigliamento estivo. In primo piano la carrozzina che alcune famiglie già utilizzavano anche in paese.
La fontana in "preda morta" visibile in questo scatto era stata posta in opera privatamente dagli abitanti di via San Rocco poco dopo l'omonimo capitello a Ciago- Acquistata ad Arco e smantellata negli anni '60 era alimentata dalla sorgente che si trova tra il parco ed il paese ed è ora relegata in campagna in rovina.
Davanti alla fontana vediamo Ida Zanella con in braccio il suo primogenito, Alberto Zuccatti, con l'acconciatura a banana tanto in voga per i piccoli.