All'esterno del cimitero di Ciago, dietro la chiesa di San Lorenzo, c'è un bel capitello, immerso tra il verde ed i fiori.
Un cancello in ferro lavorato protegge la nicchia che custodisce una tela di Vittorio Bertoldi con la Madonna del Rosario, una piccola statua in bronzo della Madonna Immacolata e alcuni vasi di fiori.
Subito sotto il tetto una targa recita:
PER GRAZIA RICEVUTA
COMM. GIUSEPPE CAPPELLETTI
E
ALICE CAPPELLETTI-SIMONINI
A MEMORIA FECERO
A.D.1949
Giuseppe Cappelletti è nato nella casa che si vede in foto accanto alla chiesa e lì ha poi vissuto con la moglie Alice Simonini.
Alla sua figura è dedicata la scheda
Nota come chiesetta di San Vili, termine dialettale per Vigilio, è una cappella costruita nel 1887, su un precedente capitello dedicato alla Madonna, e dedicata a Sant'Anna e San Vigilio. Nel 1908 con l'intervento del vescovo vi venne posta all'interno una statua lignea del patrono di Trento, San Vigilio, che secondo la leggenda aveva predicato in questo luogo; da allora è chiamata di San Vigilio.
Si trova sul sentiero SAT n. 613, denominato sentiero di San Vili, a poca distanza da Ranzo in direzione Deggia.
È dotata di due campanili, uno squadrato davanti e uno circolare dietro, un'ampia gronda che protegge un piccolo balcone a sorta di pulpito con ringhiera di ferro, una campanella, una lapide in marmo scritta in latino con accanto una targa con la traduzione italiana che racconta del passaggio di San Vigilio. Nel 1996 sopra la porta d'ingresso, Gianni Rigotti, pittore locale, ha affrescato il trasporto della salma di San Vigilio passando proprio in questo luogo.
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Bigliografia:
Nel 1944 "Per fronteggiare la tremenda insidia della guerra, i Padergnonesi scavarono un rifugio antiaereo nella roccia viva del versante dei Caschi del "dos Padergnon", ricavato ad U e protetto da poderosi bastioni in calcestruzzo. Quando si avvicinava il pericolo, al suono a martello della campana dei caduti tutti quelli che avevano un po' di fiato in corpo vi si precipitavano, con il cuore in gola e spesso nel buio del coprifuoco."
Il testo citato, di Silvano Maccabelli, viene da pag. 3 di
Il progetto di questo edificio che doveva dare una degna sede alle scuole elementari di Cavedine, è del 1952, a firma ing. Mario Eccel.
La posa della prima pietra risale al 3 maggio 1953 e l'inaugurazione della nuova scuola al 3 ottobre 1954.
Nel 1954/55 vi è iniziata l'attività didattica.
Dal 1960/61, per tre anni, ha avuto lì la sua sede la Scuola Commerciale di Avviamento professionale.
Nel 1961/62 ha preso il via, in questa stessa sede anche la scuola media.
Successivamente è poi stata costruita una nuova sede per la scuola elementare così da lasciare tutto l'edificio alla Scuola Media.
Come esposto nel cartello all'esterno della scuola, curato dal Gruppo Alpini Cavedine e Comune di Cavedine, "L'edificio attualmente utilizzato come casa sociale fu costruito nel 1922 su progetto del maestro muratore e carpentiere Emilio Comai di Vigo Cavedine. Fino ad allora le lezioni erano tenute in locali presi in affitto non sempre idonei e a volte con problemi igienici. L'edificio è intestato a Pietro Federico Nicoletti che nelle sue volontà testamentarie lasciò una somma a favore della frazione di Brusino per erigere una scuola o un asilo. Internato nel 1915 in Austria ad 80 anni, nel 1917 gli venne concesso il rientro; nel viaggio si perse a Innsbruck dove, prima ricoverato in ospedale e poi in manicomio, morì. Il suo lascito contribuì alle spese per la costruzione delle scuole. Con la ristrutturazione del 2003, l'Amministrazione Comunale ha voluto mantenere il ricordo di questo atto di generosità sociale."
Era troppo piccola la chiesa presso il monastero di Sarche e troppo povera la popolazione, quando il vescovo Carlo Eugenio Valussi decise di far costruire a sue spese la nuova chiesa. Fu lui stesso a benedire la prima pietra il 27 ottobre 1887 e venne stabilito che la nuova intitolazione sarebbe stata alla Beatissima Vergine Maria del Monte Carmelo. La popolazione contribuì alla sua costruzione con il lavoro ed il materiali.
La cerimonia di consacrazione avvenne il 12 ottobre 1889. Nel 1898, fu costruita una seconda sacrestia riservata alla "Confraternita del SS Sacramento" costituita nel 1881.
Sarche venne elevata parrocchia il 19 marzo 1943.
Nel 1968 venne chiusa la porta laterale, soppressi la nicchia di San Giuseppe ed il pulpito, spostati il battistero e il tabernacolo, girato l'altare maggiore, rifatti i banchi.
All'esterno la facciata principale è ornata dalle statue settecentesche dei santi Pietro e Paolo.
All'interno campeggia il monumento dei Conti d'Arco, uno dei più grandi della regione, datato 1595 e attribuito alla bottega dei Carneri. Fra le cose più antiche troviamo, accanto al battistero, un grande crocifisso ligneo settecentesco; sopra la porta d'entrata, tre pregevoli tele realizzate tra cinquecento e settecento; un crocifisso con grande croce metallica e uan statua della Madonan Addolorata ottocentesche.
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Bibliografia:
La chiesa della Madonna del Carmelo - di Danilo Mussi e Mariano Bosetti - pag. 487-491 di
Nel 1569 si cominciò la fabbrica della Chiesa “come cosa necessaria a ogni fedel christiano et dela fede orthodossa”; essa ottenne il battistero nel 1760 e venne ampliata nel 1870.
L'interno ha una navata e due altari laterali, l'uno dedicato alla Madonna Immacolata e l'altro a San Rocco.
Sul presbiterio c'è una tela raffigurante Santa Maria Maddalena penitente firmata da Vigilio Tabarelli e datata 1870.
In cima alla navata, nel timpano dell'arco di volta, un affresco novecentesco riproduce l'Annunciazione.
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Bibliografia:
- La chiesa di Santa Maria Maddalena - di Danilo Mussi e Roberto Franceschini - pag. 156-157 in
La Chiesa della Natività di Maria a Pergolese (al tempo "masi di Lasino") fu edificata tra il 1905 e il 1912 su un terreno donato da Andrea Poli di Riva.
Fu benedetta l'8 settembre 1912 e vi venne collocata la statua dell'Immacolata realizzata da Giuseppe Moroder, donata dal curato di Lasino don Domizio Frapporti e portata in processione dalla chiesa di Lasino a quella di Pergolese.
La chiesa dette ben presto cenni di cedimento e fu restaurata.
Nel 1940 il pittore Livio Benetti decorò gratuitamente la calotta absidale con un affresco raffigurante Gesù coi dodici apostoli (che verrà poi ricoperto da una imbiancatura e successivamente recuperato).
Nel 1943 Pergolese divenne curazia e don Vittorio Pisoni fu il primo curato. Nel 1945 entrò in funzione il cimitero cosicché le salme non dovevano più essere trasportate a Lasino o Pietramurata.
Nel 1947 furono costruiti i due campanili a vela dotati di campane.
La curazia venne poi elevata a parrocchia nel 1963.
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Bibliografia:
- La Chiesa della Natività di Maria - di Danilo Mussi e Arrigo Pisoni - pag. 469-471 in
Non vi è più alcuna traccia di questo capitello chiamato di San Vigilio, o di San Valentino, o di San Rocco, situato sul bivio tra l'allora strada imperiale, che univa Vezzano a Santa Massenza e Padergnone, e la via principale che portava alla chiesetta di San Valentino in agro.
Con la costruzione del nuovo tratto della Gardesana 45 bis, che ha tolto il traffico da Vezzano e Padergnone, nel 1970-72 è stato tagliato l'accesso al santuario e abbattuto il capitello, che, nonostante le assicurazione dell'ANAS (Azienda Nazionale Strade), non è più stato ricostruito.
Il maestoso capitello, leggermente sporgente dal muro di un vigneto, era stato realizzato nel 1835 per scongiurare l'epidemia di colera che stava arrivando dal Lombardo-veneto.
Nella nicchia, a destra era raffigurato San Rocco, sulla sinistra un Angelo Custode, sulla pala centrale, a colori vivaci, San Vigilio e san Valentino che venerano la Madonna con Bambino. È stato poi restaurato e consolidato nel 1855 e di nuovo nel 1932.
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Bibliografia:
- pag. 181
Il Bersaglio n. 5 si trova a 375 metri dal Casino di Bersaglio. Osservando i ruderi si possono notare la struttura del tipo a fossa con trincea aperta.
La fossa è posta in un incavo naturale nella roccia, compreso il riparo per il marcatore. il terrapieno anteriore è sostenuto da una muraglia realizzata in pietra scolpita
Nella fossa trovava posto il bersaglio che scorreva su un telaio per mezzo di cinghie e veniva sollevato verticalmente. Oggi il bersaglio è fisso al di sopra della fossa.
Accanto alla struttura trova posto il pannello illustrativo con maggiori dati tecnici.
È raggiungibile proseguendo la traccia oltre il bersaglio n. 4, sulla sinistra.
Questa grotta si trova a 600 metri s.l.m. sopra i ruderi della chiesetta di San Martino.
Ha una forma oblunga alta, stretta e poco profonda. Le sue pareti sono bianche, a parte le feritoie poste in alto nella parte più esterna che sono annerite dal passaggio di fumi dall’interno.
Sulle pareti sono incisi e scritti col carbone nomi, iniziali, date.
Secondo la tradizione un tempo la grotta era abitata da un eremita a protezione della "strada dei Cavédeni", che contribuiva a rendere più sicura con le sue preghiere, e della cappella di San Martino, che contribuiva a curare e qualche volta pure a restaurare.
Non è facile trovarla, non essendoci sentieri e segnalazioni. Si segue una traccia che si trova nella vallecola dietro la chiesetta di San Martino, ci si inerpica sul costone della montagna, si supera una trincea ed arrivati ad un piccolo ghiaione si abbandona la traccia per raggiungere poco sopra la grotta.
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Bibliografia:
Il parco d'arte Lusan è un parco d'arte tematico con l'obiettivo di far conoscere i principali siti di interesse storico, culturale e naturalistico di Vallelaghi mediante otto installazioni artistiche realizzate con differenti materiali da artisti accuratamente selezionati, supportate da specifiche tabelle illustrative.
Si trova a circa 600 metri dal centro storico di Vezzano, nei pressi del teatro di Valle col suo ampio parcheggio, sul sentiero geologico Antonio Stoppani, che si invita a vistare. È immerso nel verde ed alla sua base c'è un bel parco giochi.
Non c'è un percorso fisso ma lo si può visitare a piacimento seguendo i sentieri appositamente realizzati con ghiaino e scale. Comunque lo si percorra risulta di circa 500 metri e prevede una tempo di visita di circa 20 minuti.
È una piccola sorgente che alimenta una fontanella su una strada di campagna.
Un tempo c'era chi (non solo Vezzanesi) la raggiungeva, munito di contenitori di vario tipo, per far provvista di quell’acqua dalle rinomate proprietà diuretiche.
Per qualche anno i bambini delle scuole di Vezzano hanno frequentato questo luogo "magico" ritenendo che l'acqua della sorgente avesse il potere di esaudire i desideri di chi amava e rispettava la natura. Arrivati alla sorgente si sedevano, chiudevano gli occhi e in silenzio cercavano di isolare i rumori della natura ed in particolare quello dell'acqua. A questo punto esprimevano mentalmente il loro desiderio, aprivano gli occhi e andavano a bagnarsi con l'acqua magica che aveva il potere di esaudirlo.
Grazie all'aiuto delle famiglie, della forestale e del Comune, è stata posta accanto alla fontana la sagoma di un capriolo col calco delle sue impronte impresso nel cemento ed una "casetta" con i libretti realizzati dai bambini ed ambientati qui, da leggere direttamente sul posto.
È situato lungo il sentiero geologico Stoppani a pochi metri dal campo da tennis, area in cui poi sono stati realizzati anche il teatro di valle ed il campo da calcetto.
Realizzato nel 1993 con giochi, tavoli e panchine, punti cottura; è stato poi più volte rinnovato.
Al suo interno, su un tratto roccioso, vi si possono notare incisione lasciate dai pastori che frequentavano il luogo inserite nel 2016 nell'itinerario culturale e naturalistico dell'Ecomuseo: "Sulle tracce dei pastori: le pietre raccontano", che vi ha posto accanto un pannello esplicativo.
Nel 2020, in piena pandemia, il Comune vi ha realizzato il parco d'arte.
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Bibliografia:
Il Bersaglio n. 4 si trova a 300 metri dal Casino di Bersaglio. Osservando i ruderi si possono notare la struttura del tipo a fossa con trincea aperta.
La fossa è in parte scavata nella roccia ed in parte realizzata in muratura.
Nella fossa trovava posto il bersaglio che scorreva su un telaio per mezzo di cinghie e veniva sollevato verticalmente. Oggi il bersaglio è fisso al di sopra della fossa.
All'interno del muro rivolto verso il Casino di Bersaglio c'era il riparo per il marcatore col foro per esporre la bandiera che indicava la sospensione dei tiri (oggi protetto da una struttura metallica).
Accanto alla struttura trova posto il pannello illustrativo con maggiori dati tecnici.
È raggiungibile seguendo la traccia che si diparte dal sentiero Stoppani pochi metri più a sud del pannello del bersaglio n. 2, oppure risalendo dal bersaglio n.3.
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Bibliografia:
Il Bersaglio n. 3 si trova a 225 metri dal Casino di Bersaglio. È costituito da un bunker in pietra scolpita con avvolto in tufo e foro per l'esposizione della bandiera che segnalava la sospensione dei tiri.
Esso è posto in un terrapieno su una massicciata in blocchi di pietra scolpita.
Al di sopra una spianata ospitava il bersaglio, allora come oggi.
Al di sotto, visibile dal sentiero Stoppani, trova posto il pannello illustrativo con maggiori dati tecnici, là dove si diparte la traccia che lo raggiunge e prosegue poi per arrivare al bersaglio n. 4.
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Bibliografia:
Il Bersaglio n. 2 si trova a 200 metri dal Casino di Bersaglio, sopraelevato di circa 10 metri rispetto alla linea di tiro. È costituito da un bunker con pareti in parte in roccia ed in parte in pietra scolpita. coperto da un avvolto in tufo con foro centrale per l'esposizione della bandiera che segnalava la sospensione dei tiri.
Accanto è stato posto un bersaglio mentre il pannello illustrativo, con maggiori dati tecnici, è stato messo a fianco del sentiero Stoppani, nel punto in cui parte la traccia per raggiungerlo pochi metri sopra.
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Bibliografia:
Il Bersaglio n. 1 si trova a 150 metri dal Casino di Bersaglio in direzione Sud, subito sotto il sentiero Stoppani. Osservando i ruderi si possono notare la struttura del tipo a fossa con trincea aperta.
Nella fossa trovava posto il bersaglio che scorreva su un telaio per mezzo di cinghie e veniva sollevato verticalmente. Oggi il bersaglio è fisso al di sopra della fossa, a fianco del sentiero.
All'interno del muro rivolto verso il Casino di Bersaglio vi sono dei fori alla stessa altezza che probabilmente servivano da incastro ad una copertura che offriva il riparo per il marcatore.
Accanto alla struttura, dall'altra parte del sentiero, trova posto il pannello illustrativo con maggiori dati tecnici.
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Bibliografia:
È documentata la presenza a Vezzano di una postazione per l'esercitazione del tiro al bersaglio fin dal 1708.
Nel 1901 vennero fatte delle modifiche sostanziali al caseggiato, alla sala ritrovo dei Bersaglieri, alle linee di tiro, ai tomi posti nell’area di tiro.
Lo storico Imperial Regio Casino di Bersaglio, intitolato alla Arciduchessa d’Austria Gisella, figlia dell’Imperatore Francesco Giuseppe e della sua consorte, l’Imperatrice Sissi, era stato abbandonato alla fine della prima guerra mondiale e ridotto in ruderi.
Dopo quasi un secolo di oblio, è stato ricostruito dalla Compagnia Schützen “Major Enrico Tonelli”, sulla base dei disegni del 1901 rinvenuti presso il Landes Archiv di Innsbruck, ed inaugurato il 26 agosto 2012.
Grazie alla collaborazione con il “Museo Tridentino di Scienze Naturali” è anche centro didattico per lo studio dei pozzi geologici e glaciali del Sentiero Antonio Stoppani e mette a disposizione una bella raccolta di minerali.
Sono poi stati posizionati cinque bersagli, ripuliti i tomi ed il sentiero che li unisce.
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Bibliografia:
Tonina, Osvaldo. Compagnia Schützen “Major Enrico Tonelli”
Inaugurazione “I.R. Casino di Bersaglio – Arciduchessa Gisella”. IN: Vezzano notizie dai 7 paesi n. 3 -2012 pag. 30-31:
Storico albergo di Vezzano a servizio di turisti tedeschi e italiani, ma anche della gente del posto e dei lavoratori impiegati in zona.
Nelle schede allegate vediamo che aveva giardino, ristorante, caffè e birra, deposito di vino santo, inscrizione messaggeria ... Trento-Tione. Era qui che si fermava e faceva il cambio di cavalli il servizio di trasporto pubblico della posta e delle persone su prenotazione.
Ha chiuso i battenti nel 1977.
In particolare invitiamo la consultare:
Coi suoi circa 15 metri di profondità e 11 di diametro il "Bus dei Poiéti" è fra i maggiori d'Europa. È costituito da due marmitte una accanto all'altra di diversa profondità ed è stato scavato a partire dal 1878 a cura della SAT sotto la direzione dell'ing. Annibale Apollonio ed in seguito a cura del Museo Tridentino di Scienze Naturali sotto la direzione del vezzanese Nereo Cesare Garbari, tra il 1966 e il 1975.
Tra i materiali di deposito vennero rinvenuti reperti archeologici riferibili all'età del Bronzo Medio (3.500 anni fa circa): ossa umane e di animali, cocci di vasi, oggetti di selce, residui di cibo.
Una scala metallica permette di scendere in fondo al pozzo dove è sempre presente una pozza d'acqua e si possono osservare tra l'altro i rotondi sassi porfirici portati dal ghiacciaio. Accanto al cancello d'entrata è presente una bacheca esplicativa.
Approfondimento sui reperti
Annibale Apollonio nel 1880 scrisse che vi furono rinvenute "varie ossa umane e d’animali. Fra le ossa umane c’era la parte superiore d’un cranio dolicocefalo assai bello e regolare ma molto piccolo. Le ossa animali erano spezzate trasversalmente in pezzi lunghi otto o dieci centimetri probabilmente allo scopo di estrarne la midolla. Vicino a queste ossa si trovò un coccio di vaso grosso 16 millim. composto della stessa pasta di quelli trovati nel pozzo Stoppani soltanto un po’più fina e rossiccia verso la superficie esterna del vaso.
Questo coccio possiede le radici di un ansa con occhiello assai piccolo, e confrontato coi cocci rinvenuti negli avvanzi delle abitazioni lacustri di Mantova, esso mostra la medesima forma e composizione, tuttavia si ritiene che sia di epoca assai più recente ed abbia servito da crogiuolo (vedi la fig. N. 9).
Al medesimo livello, ma alla distanza di circa 4 metri verso la valle, si scavarono altre ossa umane e di animali, ed in vicinanza un centinaio di cocci di varie forme e grandezze.
Esaminati attentamente questi frammenti si riconobbe appartenere essi a tre vasi differenti uno dei quali si è potuto ristaurare completamente, ed è ora depositato nel Civico Museo di Trento. Questo vaso ha la forma di un anfora, è alto 32 centimetri largo 35, ha uno spessore di 5 millimetri e va ingrossando verso il fondo a 9 millimetri.
Esso è composto di una pasta simile a quella dei cocci suddescritti, è lavorato a mano, e pare cotto al fuoco. Mancano le due anse solite a questo genere di vasi, e vi sono sostituiti invece sei piccoli becucci sul colmo del ventre ai quali venivano fissate probabilmente le corde per poterlo portare (vedi la fig. N. 7).
Gli altri due vasi che non si poterono ricomporre, sembrano simili alle nostre pignatte usuali, sono formati della medesima sostanza degli altri, hanno color mattone, e sono lavorati a mano e cotti al fuoco. Si rinvenne poi una pietra schistosa sagomata precisamente come le anime dei ferri da stirare di vecchio sistema ridotta probabilmente da qualche ciottolo trovato nelle vicinanze (vedi fig. N. 10).
Dagli oggetti ritrovati si deve dedurre che quegli scavi hanno dato rifugio o sepoltura ad uomini di un età remota e potrebbe essere che i cocci avessero relazione colle abitazioni lacustri; varrebbe quindi la pena che qualche archeologo si facesse a studiarli ed a ricercare eventualmente le traccie di tali abitazioni nei laghi di Castel Toblino e St. Massenza."
Polo Orsi nel 1883 aggiunge: "trovai anche il frammento di un vero manico ad occhiello con tre solchi longitudinali, un coltello di selce cupa, e due sottilissime e belle lame arcuate, lunghe cm. 4 a 5, una delle quali con delicati ritocchi in testa. ... La presenza dell’ uomo nell’ età litica è ivi affermata dai vasi, dagli oggetti di selce, dagli avanzi dei pasti. ... Dei due vasi trovati al pozzo dei Pojeti, o per meglio dire messi insieme da un numero considerevole di cocci, l’ uno è a forma di doppio cono tronco unito alla base, alto m. 0,31, con diametro di m. 0,33 al maggiore rigonfiamento, e di m. 0,13 alla base. Intorno al colmo del ventre s’ inalzano 6 od 8 piccole anse verticali. Il secondo, mancante circa della metà, è alto cm. 20, pare di forma cilindrica od insensibilmente rigonfia, ed è munito di due anse orizzontali; l’ orlo superiore è cinto da un cordone intaccato da impressioni lineari fatte collo stecco. "
Perfettamente costruito, di forma tipicamente "penetrante", cioè che si restringe a cono verso il basso. Conserva sul fondo tre grossi ciottoli porfirici portati dal ghiacciaio atesino che hanno probabilmente contribuito a scavare il pozzo stesso. Tutt'intorno sono presenti segni evidenti dell'azione corrosiva dell'acqua, come si vede anche nell'imbocco del pozzo, spiegati brevemente in un pannello illustrativo tematico. Altro pannello spiega l'origine dei pozzi.
Suggestivo il panorama che da questo pozzo si gode sulla Valle dei Laghi; in primo piano la chiesetta di San Valentino in agro, da cui il pozzo prende il nome:
Il più vicino al teatro di valle, a ridosso del campo da tennis, è stato lasciato al naturale. Ci permette di capire come si presenta un pozzo senza l'intervento di scavo.
Per una decina di anni si poteva trovare qui ricostruito, da parte dei bambini della locale scuola primaria, un "villaggio dei folletti" insieme a due dei loro libretti della Biblioteca del bosco di Vezzano. Molti bambini col tempo ci hanno lavorato e così sono arrivati anche un orso, un pannello illustrato per la protezione della natura, una bacchetta magica nuove case e molti folletti in giro per il bosco, fino alla loro naturale decomposizione.
Successivamente all'escavazione, le pareti di questo pozzo sono state attaccate dagli agenti atmosferici che le hanno in parte ricoperte di una struttura calcarea tutta bucherellata a nido d'ape, acquisendo così una specificità che lo caratterizza rispetto agli altri pozzi.