Demolizione del "baracon" dei Cattoni (Bepeti), che ormai da tempo avevano lasciato il paese.
Il Comune aveva acquistato questo fienile allo scopo di demolirlo per realizzare una nuova piazza accanto alla vecchia.
Dietro si intravede un poggiolo con sotto una delle tante concimaie sparse nel paese.
Le concimaie erano vasche per il deposito del letame che veniva poi utilizzato per concimare i campi.
In questo tratto del paese di Lon, la vecchia piazza, era presente un antico portale che racchiudeva il cortile di una casa, ed incorporava un grande capitello. Sotto l'arco si vede una donna dal nero vestito lungo fino ai piedi. Sulla destra due "bène" sono appoggiate all'alto muro di sostegno dell'orto. Di fronte, un cancello costruito con sottili pali chiude l'accesso ad un portico.
La strada è sterrata ma davanti al capitello e nei cortili interni si intravede il selciato (in dialetto "salasà").
In questo capitello, poi distrutto nel corso dei lavori di ristrutturazione verso il 1970, era presente un dipinto raffigurante San Rocco. Durante il Corpus Domini e la Via Crucis questa era una tappa fissa dove ci si fermava a pregare, ed il 17 gennaio, ricorrenza di Sant'Antonio abate protettore degli animali e del paese, davanti ad esso veniva portato il bestiame per essere benedetto dal sacerdote.
Il carro trainato dal bue è fermo nei pressi della chiesa di Lon, dietro si vedono i dossi di nuda roccia.
Da notare l'abbigliamento dei bambini seduti sul carro, pesante rispetto alla stagione.
Quattro ragazze portano la statuetta della Madonna da collocare nel capitello fatto qualche anno prima sulla strada per il Monte Gazza, al bivio fra Ciago e Covelo. Intorno si muovono altri partecipanti alla solenne cerimonia.
Due musicisti dilettanti suonano fisarmonica e chitarra sul poggiolo davanti alla porta della cucina. Sotto quel poggiolo, che collegava la strada alla cucina/entrata della casa, scorreva la roggia e c'era la grande ruota idraulica del mulino di Cappelletti Remo. La casa sarà poi ampliata.
La foto è stata scattata sul bivio per entrare nel paese di Fraveggio, realizzato con la costruzione della nuova strada Fraveggio - Lon/5 Roveri, strada costruita in funzione delle gallerie a servizio della costruenda centrale idroelettrica di Santa Massenza. Sopra quel muro verrà posto il crocefisso in pietra che ancora oggi, seppur riposizionato, si trova su quel bivio.
Una bimba abbevera i fiori con un piccolo annaffiatoio metallico, un gioco che è scuola di vita.
Il vestito era quello tipico del tempo per i giorni di festa: gonna a pieghe di lana nera, blusa bianca con collo alla marinara, fiocco sui capelli.
Il bancone, realizzato artigianalmente dalla ditta Gentilini di Vezzano, occupava gran parte della bottega, si possono notare la bilancia, l'affettatrice, i salumi appesi, molti contenitori di prodotti venduti sciolti, prodotti confezionati e... un vasetto di fiori freschi.
La foto è stata scattata in occasione dell'apertura del negozio ampliato.
Visuale delle rive intonse del lago a fianco della strada che porta ai "Due Laghi" come si presentava fino al 1947, quando sono iniziati i lavori alla centrale idroelettrica di Santa Massenza.
I tavolini in primo piano ci fanno pensare che al momento dello scatto il palazzo vescovile sia stato albergo (dal 1905).
L'olivo è nel suo ambiente naturale.
Sulla destra vediamo un uomo intento ad attingere acqua da un pozzo per caricare un'irroratrice manuale, mentre sulla sinistra è visibile il cancello ligneo del Palazzo Vescovile menzionato a p.10 della pubblicazione "Ville, torri e palazzi di Vallelaghi : Padergnone, Santa Massenza e Terlago".
La data è ricavata dal timbro postale.
La cartolina è scritta da una villeggiante "servita come una principessa".
Il titolo della risorsa è tratto dalla descrizione sul verso della cartolina non viaggiata.
In primo piano un olivo; sullo sfondo Castel Madruzzo.
In riva al lago si nota una zona che sembra coperta da materiali di scavo delle gallerie per la costruenda centrale, non presente prima:
Il palazzo vescovile nel 1905 venne venduto a privati e trasformato in albergo, fece di Santa Massenza la "Piccola Nizza de Trent" attirando molti turisti da tutto il Tirolo.
Nel 1947 iniziarono a riempire la parte settentrionale del lago coi materiali di scavo provenienti dalle gallerie per la costruzione della centrale idroelettrica, allontanando così il palazzo dal lago.
La foto pubblicitaria dell'albergo risale quindi a questo arco temporale, come si vede era collegato con una scala alla darsena.
Il titolo della risorsa è tratto dalla descrizione sul verso della cartolina, comunque in lontananza è visibile anche l'abitato di Pietramurata.
Il timbro postale riporta la data 4.10.56 ma la foto è stata presumibilmente scattata tra il 1947 e il 1951, periodo in cui il 10% del lago è stato riempito col materiale di risulta delle gallerie funzionali alla costruenda Centrale Idroelettrica di Santa Massenza; sull’ampia spianata sono stati poi innalzati gli impianti esterni.
Lo scatto ritrae una donna in campagna nei pressi di Stravino.
L'abbigliamento è costituito da un lungo abito nero e scuro come richiedeva la moda del tempo. Nello specifico indossa una blusa molto coprente e una lunga gonna allacciata alta e coperta da un grembiule. I gioielli sono costituiti da un paio di orecchini e dalla caratteristica collana che erano solite indossare le donne di fine '800.
Molto interessante questo scorcio con la casa dalla nicchia col crocifisso ligneo e l'epigrafe, che si trova di fronte alla chiesa. Più dietro si vede l'ex canonica e sulla casa in primo piano una bacheca pubblica.
Interessantissimi i mezzi di trasporto qui presenti: i carretto a due ruote trainato dal mulo, poco oltre il carro a quattro ruote con la "bèna" per il trasporto di materiali ed in primo piano una "civéra", specie di carriola con lunghi manici per il trasporto di pietrame ed altro materiale pesante.
Incredibile la trasformazione dell'abitato al giorno d'oggi!
Nei pressi della biforcazione della strada attualmente si trova l'Hotel Ideal, che sul suo sito web riporta l'esistenza della "Trattoria Zentrale" almeno fino al 1919: dato che la fotografia non sembra attestare la sua presenza, si potrebbe ipotizzare una cronologia anteriore a questa data.
Fotografia di gruppo che ritrae un gruppo di sorelle nei pressi di Stravino.
Le giovani donne indossano abiti tipici degli anni ‘20-’30, caratterizzati da una linea molto più morbida e pratica rispetto a quelli che erano soliti essere indossati negli anni precedenti.