Nella foto scattata agli sposi che raggiungono la chiesa coi loro ospiti possiamo vedere uno scorcio della piazza di Vezzano con le scritte ONMI CONSULTORIO, e più indietro Flli BENIGNI.
L'ONMI, Opera Nazionale Maternità e Infanzia, è stata un ente assistenziale italiano fondato nel 1925 allo scopo di proteggere e tutelare madri e bambini in difficoltà. L'Opera è stata sciolta nel 1975. (fonte Wikipedia)
Il Consultorio pediatrico di Vezzano era situato, accanto all'ambulatorio medico, dove ora c'è il piano terra della biblioteca, mentre al piano superiore c'erano gli uffici comunali.
Sopra la scritta "consultorio" è appena visibile il sostegno della lapide a ricordo del voto a San Valentino, fatto nel 1945 il che ci dà la certezza che lo scatto non sia antecedente a questa data.
Non era da tutti avere un mezzo a motore ed Ermenegildo Garbari era orgoglioso del suo sidecar che usava per lavoro e per diletto, fin quando non gli fu "temporaneamente" requisito dai militari tedeschi mentre stava rientrando da Trento. Dopo di allora non lo vide mai più.
Fra i suoi amici qui ci sono Alfeo Aldrighetti, Bruno Zanini e Fernando Tonelli.
Anche i trasportatori coi loro carri avevano in quel periodo da lavorare per la costruzione delle gallerie collegate alla centrale di Santa Massenza. Durante il tragitto, assistiamo qui ad una breve pausa scherzosa proprio davanti al magazzino che la SISM aveva a Vezzano, messa in atto da "l'Angelin" di Calavino, il magazziniere della SISM. I trasportatori sono Carlo Gentilini e Giancarlo Garbari di Vezzano.
Come si vede dall'insegna, in quello stesso edificio, al piano superiore si trovava la sartoria di Ermenegildo Garbari, il quale non poteva perdere l'occasione per scattare una delle sue innumerevoli fotografie.
I coscritti del 1924 col tipico cappello addobbato con fiori e piume festeggiano la coscrizione nella piazza di Vezzano. Con loro un soldato. Ricordiamo che il periodo 1943-1945 fu quello dell'occupazione tedesca seguita al "rebalton" e che a Vezzano aveva sede un reparto di gendarmeria tedesca che mantenne un buon rapporto coi civili.
Il gruppo si trova in quella che allora era Piazza Fiera, dietro loro si vede Via Dante, sulla destra la scuola elementare e la fontana.
Le foto documentano momenti di leggerezza per i soldati della Folgore stanziati a Vezzano col compito di sorvegliare le armi pesanti requisite ai tedeschi in ritirata alla fine della seconda guerra mondiale.
Dietro di loro si vede la targa della Scuola Materna con la sigla O.N.A.I.R. (Opera Nazionale di Assistenza all'Italia Redenta), istituto previdenziale italiano, nato nel 1919 allo scopo di assistere le popolazioni delle "terre redente", particolarmente tramite provvedimenti a favore della prima infanzia. La scuola materna di Vezzano fu annessa all'ONAIR il 3 novembre 1939.
I bambini dell'asilo, coi loro grembiulini, sono impegnati nel mettere a dimora delle piantine accanto ad un vigneto. Una maestra li sta aiutando, altre donne con piccolini in braccio li stanno guardando. In primo piano contenitori di diverso materiale: legno, metallo, vimini.
Anna Pedrini di Padergnone, dopo la scuola dell'obbligo frequenta a Trento la scuola di avviamento professionale per sarta della durata di tre anni. Era questa una professione molto richiesta che una donna poteva svolgere anche in casa. Qui la vediamo con le sue compagne di corso: Bianca Gaddo, Silvana Ciurletti, Alma Trentini, Anna Maria Fanti, Gina Bottura, Maria Pia Nadalini, Bazzanella Valentina, Lidia Broscatruni, Anna Cantelli, Iole Degasperi, Antonia Gardumi, Giovanna Biasioli, Giulietta Fogarolli.
Queste foto dimostrano come anche in tempi recenti a Padergnone si lavoravano a mano le barbatelle, ossia le talee della vite ( "calmi" nel dialetto locale). Se il lavoro in campagna era solitamente prerogativa degli uomini, le fasi da svolgere "in casa" erano di competenza delle donne.
In inverno gli uomini si occupavano della potatura delle viti; i tralci ("sarmentèi") venivano tagliati in pezzi di circa 40 cm, privati delle gemme e conservati in locali umidi.
In febbraio-marzo erano le donne ad innestare ("calmar") per mezzo di appositi coltelli i tralci nel portainnesto.
Gli innesti venivano poi sistemati in casse, coperti da segature, e posizionati in stanzoni riscaldati con fornelli a segatura, dove stavano per circa 40 giorni, nei quali spuntavano radici e foglioline.
Nella prima foto, del maggio 1988, vediamo Agnese Pedrini impegnata nel ("descasar") ripulire dalle segature gli innesti, dietro vediamo le casse impilate. Nella seconda foto, fatta nello stesso momento, vediamo la sorella Anna che pianta gli innesti, anche se questo era un lavoro solitamente maschile. Mentre in origine questi impianti venivano fatti sul limitare dei boschi di Padergnone, in quegli anni, in cui la produzione era già cresciuta, lo si faceva nelle campagne di Riva del Garda, dove c'erano ampi spazi; ora si va nel Veronese.
Le piantine dovevano poi essere curate fino all'autunno, quando gli uomini le estirpavano facendo attenzione a non danneggiare le radici e le portavano a casa.
Toccava poi alle donne selezionarle e legarle in mazzi da 25 pronti per la vendita, che avveniva soprattutto in autunno-primavera. Quelle invendute, come vediamo nella terza foto dell'aprile 1993, venivano di nuovo selezionate, gli si tagliavano le radici e si ripiantavano insieme ai nuovi innesti: erano i cosiddetti "rimessi".
Ora il lavoro viene svolto con l'ausilio di macchine, in serre; è tutto programmato in base alle richieste, più o meno sanno già le quantità e le qualità da preparare un anno per l'altro.
Anna Pedrini ha imparato presto a lavorare le barbatelle a Padergnone ed ha potuto mettere a frutto questa sua competenza guadagnandosi un po' di soldi con il lavoro stagionale a Monticelli Brusati in provincia di Brescia, dove la vediamo impegnata nel lavoro di innesto con le sue colleghe.
Terminate le scuole dell'obbligo Agnese Pedrini di Padergnone frequenta il corso triennale di cucito per diventare sarta. Per questo rimarrà in collegio a Trento presso le suore. Qui la vediamo insieme alle sue compagne di corso col classico grembiule nero e colletto bianco: Maria Clauser, Erma Santuliana, Agnese Pedrini, Maria Bernardi, Laura Eccher, Saveria Inama, Lidia Lucchi, Maria Trentini, Alma Pancher, Alma Demattè, Caterina Anselmi, Ada Piovano, Aelina Rossi, Palmira Caldana.
Gruppo di giovani musicisti padergnonesi su un prato nella zona di Lagolo coi loro strumenti: chitarre, violini, violoncello, flauto traverso.
Sono: Emanuele Pedrini, Quintino e Germano Rigotti, Aldo e Giovanni Miori.
Un folto gruppo di persone, completo di "balilla", "piccole italiane", maestro di scuola e brigadiere dei carabinieri, attende evidentemente un ospite di riguardo presso la dogana a Padergnone, ma non ci è dato sapere chi.
Era chiamata Dogana il grande edificio a mo' di capannone costruito parte in legno e parte in muratura, al fine di ospitare, a partire dal 1895, il cambio di cavalli della corsa con messaggeria postale Trento-Ponte Arche [come troviamo nei documenti dell'epoca]. In sèguito, fino al suo smantellamento negli anni Cinquanta, la costruzione fu usata come locale pluriuso, compreso l'adattamento a sede per le recite della filodrammatica padergnonese denominata 'Ginestra'.
Sulla destra della foto è ben visibile la scritta "ALBERGO VINO SANTO". Era al tempo l'unico albergo del paese ed era denominato "Albergo al Gallo".
In basso vi è la data espressa anche come "A XVI". L’obbligo di aggiungere, in numero romano, l’anno dell’era fascista accanto a quello dell’era volgare entrò in vigore a partire dal 29 ottobre 1927, adottando come data di inizio quella della
Marcia su Roma (28 ottobre 1922); l'anno XVI E.F. andava perciò dal 28 ottobre 1937 al 27 ottobre 1938 .
Sul retro è impresso un timbro solo parzialmente visibile; si riesce a leggere: PEDROTTI MARIO FOTOGRAFO.
Nella piazza di Vezzano ha luogo probabilmente un comizio elettorale. Sul piccolo palco montato a ridosso del Caffè alla Posta (tutt'ora presente in paese) presenziano alcune figure pubbliche, fra cui Celeste Bressan, con i pantaloni bianchi, consigliere comunale eletto fra i socialisti già alle prime elezioni del 1947, che sarà sindaco nel 1976/77.
In basso si notano alcuni suonatori della banda e tutt'attorno la popolazione.
In alto si nota l'insegna di una trattoria, che oggi non esiste più: l'attività apparteneva ad Annibale Garbari detto "Nibale".
Da notare come ben quattro lampioni illuminassero questo tratto di piazza.
La datazione della foto è ipotetica.
Un ragazzo siede su di un mitragliatore nella piazza di Vezzano: quando requisirono l'artiglieria stanziata sul Monte Bondone, per un periodo fu lasciata nella piazza di Vezzano, sorvegliata 24 ore. Una notte, ci racconta Umberto Garbari, qualcuno tentò di rubarne qualche pezzo, e la sorveglianza rispose aprendo il fuoco. Ci fu una gran confusione, e Umberto con la sua famiglia fuggirono per mettersi al sicuro, spaventati dagli spari. Scattata alla fine della Seconda Guerra Mondiale.
Il fratello di Umberto Garbari con la divisa da piccolo Balilla e la M di Mussolini appuntata sul cappello. Alla sua sinistra, un carabiniere mostra la fascia sul braccio sinistro. Alla destra del bambino, probabilmente un parente. La foto è forse stata scattata nei pressi della scuola elementare di Vezzano nel periodo della Seconda Guerra Mondiale.
Umberto ci racconta che suo padre era infastidito dal fatto che la divisa da Balilla costasse dieci lire, più della paga di un operaio dell'epoca, e non era possibile cucirsela.
Gruppo di ragazze e ragazzi del 1933 riuniti nei pressi di Santa Massenza.
Sullo sfondo si vede il paese.
Questo stesso luogo è stato poi alzato di un paio di metri con materiale riportato per far posto alla sottostazione della centrale idroelettrica.
La datazione è desunta da una copia della stessa fotografia conservata da Giuliana Filippi nella quale, sul retro, è scritta la data precisa dello scatto.
Un gruppo di persone si trova nei pressi del portico di Santa Massenza, chi in strada, chi sulla porta o sulla finestra di casa. Un uomo conduce un cavallo che traina un carro, un ragazzo porta una fascina di legna. Tutti gli uomini portano gilet e cappello.
Molti i cambiamenti di questo angolo di paese sui quali vale la pena soffermarsi:
- la strada era costituita da due strisce in pietra per il passaggio dei carri ed il resto era in selciato;
- la scala che sale alla casa alla destra del portico era larga con bassi scalini n pietra e selciato percorribili anche dai carri;
- all'ultimo piano di quella casa c'era un poggiolo di legno;
- sulla sinistra vediamo una casa che è stata poi abbattuta per far posto al piazzale della chiesa.
Don Angelo Cazzoli fu parroco di Santa Massenza tra il 1940 e il 1955. In queste foto scattate al suo funerale nel breve tragitto dalla canonica alla chiesa, possiamo notare che la sua bara era portata a spalla e numerosi parroci lo accompagnavano.
Nella lunetta sopra la porta d'entrata della chiesa si nota la raffigurazione di un tendaggio aperto.