In queste foto si vede come l'abito bianco, seppur corto, abbia raggiunto anche i nostri paesi. Lo ha realizzato la sposa stessa usando per la prima volta il bianco; diverse spose le hanno poi richiesto modelli in bianco.
Molti fiori decorano la chiesa.
Il parroco celebra la messa dando la schiena ai fedeli come era d'uso prima del Concilio Vaticano II (1962-65).
Alle balaustre, che separavano il presbiterio dalla navata, si inginocchiavano i fedeli per ricevere la comunione; ora sono custodite ai lati della navata.
La foto ritrae la processione della Madonna Addolorata. Era appena stato costruito il muro di sostegno del piazzale della chiesa e la ripida strada selciata di accesso era intervallata da scalini.
In primo piano gli uomini della confraternita portano una lunga tunica rosso scuro, i giovani che portano la Madonna indossano invece una tunica bianca con mantellina e cinto azzurri, le ragazze che seguono col cero hanno vestito e velo bianco.
In questa cartolina panoramica si può osservare la presenza della nuova variante al paese realizzata verso il 1968/70 e della scuola media con la palestra senza i muri perimetrali, così utilizzata fino alla sua ultimazione nel 1971.
Come si può notare da questa foto panoramica al tempo Vezzano era completamente circondato da vigneti.
La strada Trento-Riva passava per il centro abitato ed al bivio nord per Ciago era presente una grande croce lapidea lì posata nel 1851.
Sono presenti ambedue le case INA, una sulla strada di Fraveggio e una su quella di Ciago. Le case INA (Istituto Nazionale delle Assicurazioni ) sono state costruite in tutto il territorio nazionale tra il 1949 e il 1963 con un intervento dello Stato italiano per favorire il rilancio dell'attività edilizia, l'assorbimento di un considerevole numero di disoccupati e la costruzione di alloggi per le famiglie a basso reddito.
Possiamo notare anche la presenza del campo da calcetto parrocchiale dietro la chiesa e la presenza di alcune case nuove nelle aree periferiche del paese.
In questa foto panoramica Vezzano è circondato dai vigneti e non vi sono edifici ad est di via Roma, dopo il municipio.
Il chiarore della strada verso Fraveggio e dei ghiaioni sulla strada di Ranzo fanno pensare ad una strada in fase di costruzione o ultimata da poco, di qui la datazione della fotografia.
La costruzione della strada verso le gallerie ai Gaggi ed ai 5 roveri e poi fino a maso Rualt nei pressi di Margone è iniziata verso il 1947 ad opera della dalla Società Idroelettrica Sarca Molveno (S.I.S.M.) in funzione della realizzazione della Centrale idroelettrica di Santa Massenza, nei primi anni '50 il Comune ha poi realizzato il collegamento con Ranzo.
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Una copia della stessa cartolina è presente con l'identificativo Ve-09 presso:
Cartolina non viaggiata di 14,6 x 10,5 cm con intestazione “Vezzano m 386 (Trentino) Panorama.
Osservando con attenzione lungo le case sulla destra si può notare il canale di carico della "bót de l'òra" della fucina Morandi.
Sono elementi architettonici ormai scomparsi le scale esterne sulle case in primo piano.
Sui dossi brulli si nota la presenza del pino nero introdotto qui come in tutto il Trentino ad ondate successive, a partire dal 1885 e fino al secondo dopoguerra.
La datazione è desunta dal confronto con altre cartoline.
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Una copia della stessa cartolina è presente con l'identificativo Ve-28 presso:
Il piccolo Gianni, statunitense era andato a Lon per conoscere la famiglia della madre. Lì ha iniziato a soffrire di mal di denti, quindi è stato portato a farsi curare a Margone da don Plotegher. Qui lo vediamo con mamma Angelina e zia Olga che rientra sulla slitta dal sentiero dello Scal, al tempo l'unica strada di collegamento del paese col fondovalle.
Cartolina non viaggiata.
Didascalia: Vezzano - Chiesa arcipretale - Mosaico di Marco Bertoldi - 1963.
Alla base del mosaico stesso si può leggere: ANNO DOMINI MCMLXIII - PAULO VI PONT. - M. BERTOLDI.
Prima della realizzazione del mosaico sulla lunetta era impressa in grande la scritta ora riportata nel mosaico: TEMPLUM HOC ANNIS 1904 - 1909 ERECTUM SANCTIS VALENTINO ET VIGILIO DICATUM EST, come si può osservare in altra foto presente in archivio:
Cartolina non viaggiata.
Interessante vista di Santa Massenza durante i lavori di costruzione della centrale idroelettrica: si nota l'interramento di una parte del lago ma non ancora la presenza degli impianti esterni.
Stampa in bianco e nero, formato 10x15 cm. Riporta sul verso la descrizione: "Padergnone m. 286 (Trentino) La Chiesa".
Scorcio della chiesa curaziale antica padergnonese dei santi Filippo e Giacomo di prima fabbrica risalente almeno al 1520, raffigurata sul lato meridionale con l'affresco del San Cristoforo e il campanile, a valle del gruppo del Gazza coperto di neve.
Davanti alla chiesa, il vecchio Monumént dei Caduti, ora spostato sul lato est fuori campo dell'edificio sacro; fra la chiesa e casa Walzl, l'antico portico del Lunèl, ora demolito e recante l'alloggio per il vecchio albo comunale.
A sinistra, l'altura protourbana dei Crozzòi, sostenuta dall'alto muro, edificato intorno alla metà dell'Ottocento per far posto al primitivo tracciato dello Stradon, e ospitante un rudimentale traliccio di legno per la corrente elettrica che fa da contraltare a quello più moderno che s'intravede alla sua destra.
Questi "pali della luce" del 1921 sono una preziosa testimonianza dell'operosità dei nostri avi che realizzarono la rete di distribuzione dell'energia elettrica in paese costituendo il Consorzio Elettrico di Padergnone, investendo risorse proprie e molto lavoro di volontariato, compreso quello di andare nei boschi a tagliare il legname necessario, trasportarlo e piantarlo lì dove serviva, per poi passare tutto all'Enel nel 1964 con un indennizzo irrisorio per quanto realizzato.
Oltre il paese, il grande traliccio dell'alta tensione per il trasporto dell'energia anche fuori regione, ci testimonia la presenza della Centrale Idroelettrica di Santa Massenza entrata in funzione nel 1952.
Da queste informazioni si desume la datazione approssimativa della fotografia.
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Una copia della stessa cartolina è presente con l'identificativo Pa-37 presso:
Cartolina viaggiata datata "Pad. 3 dic. 1927" con tre francobolli delle poste italiane da 10 centesimi e il timbro dell'ufficio postale di Vezzano del 5 .12.27.
L'immagine ritrae la porzione settentrionale della vasta zona padergnonese di Limbiach, immediatamente a nord dell'area odierna dei Due Laghi o Stretta, - che nella foto rimane in basso fuori campo -, lasciando sullo sfondo superiore il paese di Padergnone e le attigue pendici del Bondone.
Sulla sinistra si vede il luogo del Porto, dove stazionavano le barche da pesca, e la strada di Limbiach che, snodandosi a serpente, raggiunge l'abitato, transitando a valle del Doss Olivèr.
Sulla destra si scorgono le falde occidentali del Doss Alt o Cime con lo sbancamento della Lasta dei Conti, da cui si traeva il materiale per alimentare l'adiacente complesso dell'antico cementificio Miori e Graffer - anch'esso nella foto -, e dove nell'aprile del 1848 si minacciò di fucilare i catturati di Sottovi, prima di cambiare idea e di trasferirli a morire nella fossa del castello di Trento.
Nonostante la foto presentasse delle evidenti macchie ci è sembrata un valido documento. Le famiglie approfittavano della presenza dei fotografi girovaghi che spesso si spostavano nei paesi con tutta la loro attrezzatura per poter stampare e consegnare le foto ai loro soggetti. Erano foto - cartolina da mandare ai mariti in guerra e ai parenti emigrati.
Qui sono ritratti Giuseppina Zuccatti (1894) con i tre fratelli minori, in ordine di età: Assunta (1903), Clementina (1906) ed Enrico (1909); Mansueto (1897) era partito per la guerra.
È una delle famiglie storiche di Ciago, la presenza dei loro avi è documentata in paese fin da quando, nel 1564, il Concilio di Trento ha stabilito che il secondo nome, ovvero il futuro cognome, dovesse obbligatoriamente essere ereditario.
La cartolina riporta la descrizione "Ciago m. 573 (Trento)". Non è viaggiata.
Sul piazzale della chiesa vi erano tre ippocastani rigogliosi e sulla strada per raggiungerla erano da poco stati pianti i cipressi. All'interno dell'abitato c'erano diversi alberi fra cui i noci (le nogàre). Di fronte alla chiesa, la scuola, ora casa sociale, aveva una sola entrata, sul balcone. Molte case erano con sassi a vista.
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Una copia della stessa cartolina è presente con l'identificativo Ci-01 presso:
Questa cartolina ricorda una solenne cerimonia religiosa in cui i fedeli portano lunghe candele. Si nota la presenza di tre preti, davanti a loro il coro esclusivamente maschile, dietro di loro una bambina con un mazzo di fiori e un uomo con un gonfalone abbassato. Sotto lo stemma sabaudo il portone è aperto e ornato da due grandi drappi.
Non abbiamo informazioni certe su questa foto per cui possiamo fare solo ipotesi.
Potrebbe essere una processione ferma nei pressi di uno degli altarini che venivano costruiti tradizionalmente in ogni piazza in occasione delle processioni eucaristiche, che seguivano proprio questo itinerario.
Potrebbe essere un funerale partito proprio dalla casa con lo stemma sabaudo. Un tempo era d'uso in alcuni paesi della nostra valle che ogni famiglia partecipante ad un funerale ricevesse una lunga candela. Arrivati a casa, essa veniva tagliata in parti ed utilizzata per illuminare la casa e nel contempo ricordare il defunto.
Riguardo la localizzazione, è riconoscibile lo stesso scorcio già descritto nella foto
In questo scorcio possiamo notare diversi elementi interessanti: una pubblica fontana in pietra, due signore dai lunghi vestiti fino ai piedi che conversano mentre una di loro tiene al braccio due secchi e nell'altra mano un arcuccio, lo stemma dei Savoia sopra il portone e la vecchia cassetta per le lettere incassata nel muro, due ampie terrazze dai parapetti in pietra, un manifesto sul portone, la rete di illuminazione pubblica coi cavi volanti, la strada e la piazza sterrate, la scritta solo in parte riconoscibile "Piazza regina Elena", un tetto in primo piano e il castello di Madruzzo sullo sfondo.
L'antica "piazza di mezzo" assume questo nuovo nome dopo la revisione della toponomastica, dovuta dal passaggio del Trentino all'Italia.
La terrazza sulla destra è ancora oggi in parte presente sopra il negozio Grosselli, quella sulla sinistra è stata abbattuta nel 1956 per far posto ad un bar che a sua volta è stato abbattuto nel 1978 per diventare il giardino del "ristorante da Cipriano".
Il Capitano Oreste Caldini, con la pensione, si ritira nella casa paterna a Pergolese. Lì conosce e sposa la maestra del paese Luigia Marosi. In questa foto li vediamo davanti alla loro casa.
La cartolina ritrae la sala da pranzo dei cadetti.
Da notare come all'epoca il verso fosse riservato solo all'indirizzo e il testo della cartolina si scrivesse sul recto.
La cartolina è stata scritta sicuramente prima del 1904.
Il Capitano è il terzo da destra; la fotografia è stata scattata sulle rive del fiume Putna in Galizia (nel nord della Romania).
Sul retro è scritto a matita "Ende 1917" ("fine 1917").
Fonte: Michele Liboni, "Fragmenta: Vicende, uomini, territorio della Comunità di Dro, Ceniga, Pietramurata", Arco: Il Sommolago - Comune di Dro, A. 22, n. 2 (ago. 2005), p. 312 [https://www.cbt.biblioteche.provincia.tn.it/oseegenius/resource?uri=5882830&v=l&dcnr=5]
Oreste è seduto sulla destra in divisa da sottotenente, mentre il padre Emanuele è seduto in primo piano, assieme alla moglie Maria. Dietro, le due sorelle Noemi e Gisella con il marito.
Da notare il ricco abbigliamento, soprattutto delle donne.
La foto è scattata nello studio fotografico G. Brunner & Co di Trento nel 1904.