In questa foto possiamo vedere l'interno della chiesa di Covelo prima del Concilio Vaticano secondo, celebrato fra il 1962 e il 1965; in particolare notiamo l'assenza dell'altare rivolto ai fedeli.
La cartolina non è datata ed il timbro è illeggibile ma il monumento è stato inaugurato il 2 giugno del 1968 per cui si presume che lo scatto sia di allora o poco dopo.
La foto a Villa bassa dalla chiesa inquadra in primo piano la vecchia scuola di inizio '900 e, poco sotto, la nuova scuola, inaugurata il 27 aprile 1959 .
È stata utilizzata poi come parte di un'altra cartolina.
La foto alla chiesa da questa angolazione inquadra in primo piano la nuova scuola, inaugurata il 27 aprile 1959 e, sotto la chiesa, la vecchia scuola di inizio '900.
È stata utilizzata poi come parte di un'altra cartolina.
La strada che passa sotto il paese di Covelo era bianca ed il campo a lato era recintato con filo spinato.
La spedizione è datata 16 maggio 1964, ma il confronto con altre cartoline fa presumere una datazione precedente.
Accanto alla scritta "Saluti da Covelo" ci sono due stelle alpine, una foto della chiesa, una panoramica di Villa alta e una di Villa bassa, le due parti in cui storicamente era diviso il paese.
La datazione è posteriore al 1959, anno di costruzione della nuova scuola, e anteriore al 1964, data della spedizione di questa cartolina:
Sulla cartolina attorniano la scritta "Saluti da Covelo" rose, ciclamini e 5 immagini di Covelo: la chiesa, la scuola, il palazzo dalle 100 finestre e due panoramiche.
È affrancata con un francobollo da 25 lire.
La datazione è posteriore al 1959, anno di costruzione della nuova scuola, e anteriore al 1962, data della spedizione di questa cartolina:
La cartolina prodotta dalla famiglia cooperativa di Covelo è sicuramente antecedente al 1945, data in cui Maria la scrive con apprensione alla figlia Modesta, inserendo anche l'indirizzo del mittente, prudenza che le ha permesso di averla di ritorno e di sapere quindi che la figlia non l'aveva ricevuta.
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Una copia della stessa cartolina è presente con l'identificativo Co-02 presso:
Il paese è ancora ben distinto in Villa Alta e Villa Bassa.
La cartolina viaggiata, da Maria al futuro genero, permette di inserire la data entro cui lo scatto è stato fatto.
Cartolina non viaggiata.
Dalla divisione in due parti del verso si deduce una datazione della stampa successiva al 1905, anno in cui questa tipologia è stata adottata in Austria.
Il testo stampato sul verso riporta: "Cartolina postale = Carte postale Paget".
Tre giovani vestite di bianco si trovano all'entrata di Terlago, provenendo da Covelo, nei pressi del capitello del crocefisso. Accanto a loro, come riportato sul retro, c'è "Giacomo da Covelo detto Giazintot" che porta un cesto di vimini. Appena superato il capitello c'è un'altra donna che riposa col suo sacco appoggiato sul muro. Sullo sfondo Terlago.
Angolo di Covelo visto dalla ex-cappella Perotti, al tempo casa di abitazione di Maria "Faiòta". In primo piano Olga Cappelletti in Angeli con le figlie, sullo sfondo a destra il palazzo dei Perotti-Toriello, noto come "villa dalle cento finestre".
Maria "Faiòta" ha vissuto gli ultimi anni in una vecchia cappella sconsacrata; davanti alla porta di quella casa vediamo qui la figlia Olga Cappelletti in Angeli con le tre figlie minori: Lucia, Alberta e Maria, in visita da Rovereto.
Riportiamo qui un loro ricordo riguardo questo edificio: in camera in uno degli angoli, in alto, c'era un piccolo triangolo di vetro trasparente (circa 10 cm) cementato tra le due pareti. Le bambine lo tenevano sempre d'occhio quando si fermavano dalla nonna pregando perché non si rompesse. La nonna Maria aveva spiegato loro che questo evento sarebbe stato una sorta di allarme indicante che le pareti della vecchia costruzione stavano per cedere e che quindi bisognava abbandonare la casa.
Davanti alle finestre di casa vediamo Maria "Faiòta" con le sue figlie, Modesta ed Olga, ed i figli più piccoli di Modesta Cappelletti Maccagnan: Giovanni, Michele, Mariarita, in visita dalla Svizzera.
Era frequente un tempo incontrare un uomo con la slitta in spalla come vediamo quello accanto a Maria "Faiòta" in questo scatto.
La slitta era un mezzo di trasporto economico, veniva costruita in casa, era abbastanza leggera da poter essere portata in spalla per raggiungere la destinazione a monte dove veniva caricata e fatta scivolare a valle, tirandola e trattenendola a forza di braccia.
Dietro i protagonisti si notano muri a secco e viti.