Opera d'arte moderna del "Parco d'Arte Lusan" realizzata da Mario Rial (PD) e così descritta nella relativa tabella illustrativa: " L’opera, avente le sembianze di una moderna turbina, rappresenta la forza motrice dell’acqua, una forza dinamica rotante governata da una musa immaginaria. L’acqua, per via della sua natura, può memorizzare e assorbire diverse forme di energia presenti sulla terra; è in grado di dissetare i corpi dell’uomo, lavare, purificare, fecondare i campi e guarire le ferite dell’anima. Per questi motivi è stata spesso venerata e in numerose culture e mitologie antiche si hanno notizie di divinità ad essa legata."
È dedicata alla Centrale Idroelettrica di Santa Massenza. Maggiori informazioni sulla tabella illustrativa.
Opera d'arte moderna del "Parco d'Arte Lusan" realizzata da Paolo Moro (BL) e così descritta nella relativa tabella illustrativa: "L’opera, stilizzata, rappresenta con eleganza e leggerezza l’altezza delle montagne, la loro verticalità ed il senso si libertà che si prova quando si è sulla vetta. Allo stesso tempo rappresenta l’infinita bellezza che è possibile scorgere quando si è sopra di loro, come sospesi, intenti nel percorrere una via attrezzata o un ponte tibetano, secondo un senso di equilibrio che rimanda al nostro rapporto con il mondo della natura."
È dedicata alla Paganella, la cima più alta di Vallelaghi (2.125 m slm). Maggiori informazioni sulla tabella illustrativa.
Opera d'arte moderna del "Parco d'Arte Lusan" realizzata da Marco Baj (FG) e così descritta nella relativa tabella illustrativa: "L’opera è dedicata ai massi erratici presenti in zona, nello specifico al “Sass Gris”. Le pecore, osservando il masso dinnanzi a loro, ripercorrono il suo percorso. Fantasticando “infinite” storie concentrano tutta l’attenzione su di esso. Si apre in questo modo un dialogo “invisibile” che porta il visitatore ad avere diversi pensieri, finalizzati a porsi delle domande e a riflettere sulla natura e sulla provenienza del masso stesso."
Il “Sass Gris”, a cui l'opera è particolarmente dedicata, si trova di fianco alla strada che da Vallene porta ai Laghi di Lamar. Maggiori informazioni sulla tabella illustrativa.
Opera d'arte moderna del "Parco d'Arte Lusan" realizzata da Matteo Cecchinato (PD) e così descritta nella relativa tabella illustrativa: "L’opera rappresenta una creatura stilizzata le cui forme simboleggiano diversi aspetti del gruppo montuoso da cui prende il nome. Le tre “teste” riproducono le tre cime del Bondone, mentre gli intrecci complessi e la struttura sono state ispirate dai numerosi sentieri presenti, dalle rocce e dalle pareti scoscese. Ogni montagna porta con sé una moltitudine di storie e di leggende, quasi fosse un nume tutelare, un essere che può essere pacifico e svettare guardando verso il cielo o incombere sulla vita degli uomini che gli sono ai piedi."
Il Monte Bondone, a cui l'opera è dedicata, è quello ai cui piedi si trova il Parco d'arte. Maggiori informazioni sulla tabella illustrativa.
Il parco d'arte Lusan è un parco d'arte tematico con l'obiettivo di far conoscere i principali siti di interesse storico, culturale e naturalistico di Vallelaghi mediante otto installazioni artistiche realizzate con differenti materiali da artisti accuratamente selezionati, supportate da specifiche tabelle illustrative.
Si trova a circa 600 metri dal centro storico di Vezzano, nei pressi del teatro di Valle col suo ampio parcheggio, sul sentiero geologico Antonio Stoppani, che si invita a vistare. È immerso nel verde ed alla sua base c'è un bel parco giochi.
Non c'è un percorso fisso ma lo si può visitare a piacimento seguendo i sentieri appositamente realizzati con ghiaino e scale. Comunque lo si percorra risulta di circa 500 metri e prevede una tempo di visita di circa 20 minuti.
Grazie all'aiuto delle famiglie, della forestale e del Comune i bambini di prima della locale scuola primaria, nel 2008/09 hanno iniziato a realizzare in questa zona "il bosco incantato" con installazioni e "libri" da loro realizzati lungo il percorso. Nella foto vediamo accanto alla sorgente di Ronch la sagoma di un capriolo a dimensioni naturali col calco delle sue impronte impresso nel cemento ed una "casetta" con il libretto ambientato qui col capriolo protagonista, da leggere direttamente sul posto, al quale ne è stato aggiunto un altro cinque anni dopo.
È una piccola sorgente che alimenta una fontanella su una strada di campagna.
Un tempo c'era chi (non solo Vezzanesi) la raggiungeva, munito di contenitori di vario tipo, per far provvista di quell’acqua dalle rinomate proprietà diuretiche.
Per qualche anno i bambini delle scuole di Vezzano hanno frequentato questo luogo "magico" ritenendo che l'acqua della sorgente avesse il potere di esaudire i desideri di chi amava e rispettava la natura. Arrivati alla sorgente si sedevano, chiudevano gli occhi e in silenzio cercavano di isolare i rumori della natura ed in particolare quello dell'acqua. A questo punto esprimevano mentalmente il loro desiderio, aprivano gli occhi e andavano a bagnarsi con l'acqua magica che aveva il potere di esaudirlo.
Grazie all'aiuto delle famiglie, della forestale e del Comune, è stata posta accanto alla fontana la sagoma di un capriolo col calco delle sue impronte impresso nel cemento ed una "casetta" con i libretti realizzati dai bambini ed ambientati qui, da leggere direttamente sul posto.
È situato lungo il sentiero geologico Stoppani a pochi metri dal campo da tennis, area in cui poi sono stati realizzati anche il teatro di valle ed il campo da calcetto.
Realizzato nel 1993 con giochi, tavoli e panchine, punti cottura; è stato poi più volte rinnovato.
Al suo interno, su un tratto roccioso, vi si possono notare incisione lasciate dai pastori che frequentavano il luogo inserite nel 2016 nell'itinerario culturale e naturalistico dell'Ecomuseo: "Sulle tracce dei pastori: le pietre raccontano", che vi ha posto accanto un pannello esplicativo.
Nel 2020, in piena pandemia, il Comune vi ha realizzato il parco d'arte.
---
Bibliografia:
Grazie all'aiuto delle famiglie, della forestale e del Comune i bambini di prima della locale scuola primaria, nel 2008/09 hanno iniziato a realizzare in questa zona "il bosco incantato" con installazioni e "libri" da loro realizzati lungo il percorso. Nella foto vediamo accanto ai ruderi del Casino di Bersaglio la sagoma di un tasso col calco delle sue impronte impresso nel cemento ed una "casetta" con il libretto ambientato qui, da leggere direttamente sul posto.
Grazie all'aiuto delle famiglie, della forestale e del Comune i bambini di prima della locale scuola primaria, nel 2008/09 hanno iniziato a realizzare in questa zona "il bosco incantato" con installazioni e "libri" da loro realizzati lungo il percorso. Nella foto vediamo all'esterno del tomo n. 3 la sagoma di una volpe col calco delle sue impronte impresso nel cemento ed una "casetta" con il libretto ambientato qui, da leggere direttamente sul posto.
Il Bersaglio n. 4 si trova a 300 metri dal Casino di Bersaglio. Osservando i ruderi si possono notare la struttura del tipo a fossa con trincea aperta.
La fossa è in parte scavata nella roccia ed in parte realizzata in muratura.
Nella fossa trovava posto il bersaglio che scorreva su un telaio per mezzo di cinghie e veniva sollevato verticalmente. Oggi il bersaglio è fisso al di sopra della fossa.
All'interno del muro rivolto verso il Casino di Bersaglio c'era il riparo per il marcatore col foro per esporre la bandiera che indicava la sospensione dei tiri (oggi protetto da una struttura metallica).
Accanto alla struttura trova posto il pannello illustrativo con maggiori dati tecnici.
È raggiungibile seguendo la traccia che si diparte dal sentiero Stoppani pochi metri più a sud del pannello del bersaglio n. 2, oppure risalendo dal bersaglio n.3.
---
Bibliografia:
Il Bersaglio n. 3 si trova a 225 metri dal Casino di Bersaglio. È costituito da un bunker in pietra scolpita con avvolto in tufo e foro per l'esposizione della bandiera che segnalava la sospensione dei tiri.
Esso è posto in un terrapieno su una massicciata in blocchi di pietra scolpita.
Al di sopra una spianata ospitava il bersaglio, allora come oggi.
Al di sotto, visibile dal sentiero Stoppani, trova posto il pannello illustrativo con maggiori dati tecnici, là dove si diparte la traccia che lo raggiunge e prosegue poi per arrivare al bersaglio n. 4.
---
Bibliografia:
Il Bersaglio n. 2 si trova a 200 metri dal Casino di Bersaglio, sopraelevato di circa 10 metri rispetto alla linea di tiro. È costituito da un bunker con pareti in parte in roccia ed in parte in pietra scolpita. coperto da un avvolto in tufo con foro centrale per l'esposizione della bandiera che segnalava la sospensione dei tiri.
Accanto è stato posto un bersaglio mentre il pannello illustrativo, con maggiori dati tecnici, è stato messo a fianco del sentiero Stoppani, nel punto in cui parte la traccia per raggiungerlo pochi metri sopra.
---
Bibliografia:
Il Bersaglio n. 1 si trova a 150 metri dal Casino di Bersaglio in direzione Sud, subito sotto il sentiero Stoppani. Osservando i ruderi si possono notare la struttura del tipo a fossa con trincea aperta.
Nella fossa trovava posto il bersaglio che scorreva su un telaio per mezzo di cinghie e veniva sollevato verticalmente. Oggi il bersaglio è fisso al di sopra della fossa, a fianco del sentiero.
All'interno del muro rivolto verso il Casino di Bersaglio vi sono dei fori alla stessa altezza che probabilmente servivano da incastro ad una copertura che offriva il riparo per il marcatore.
Accanto alla struttura, dall'altra parte del sentiero, trova posto il pannello illustrativo con maggiori dati tecnici.
---
Bibliografia:
È documentata la presenza a Vezzano di una postazione per l'esercitazione del tiro al bersaglio fin dal 1708.
Nel 1901 vennero fatte delle modifiche sostanziali al caseggiato, alla sala ritrovo dei Bersaglieri, alle linee di tiro, ai tomi posti nell’area di tiro.
Lo storico Imperial Regio Casino di Bersaglio, intitolato alla Arciduchessa d’Austria Gisella, figlia dell’Imperatore Francesco Giuseppe e della sua consorte, l’Imperatrice Sissi, era stato abbandonato alla fine della prima guerra mondiale e ridotto in ruderi.
Dopo quasi un secolo di oblio, è stato ricostruito dalla Compagnia Schützen “Major Enrico Tonelli”, sulla base dei disegni del 1901 rinvenuti presso il Landes Archiv di Innsbruck, ed inaugurato il 26 agosto 2012.
Grazie alla collaborazione con il “Museo Tridentino di Scienze Naturali” è anche centro didattico per lo studio dei pozzi geologici e glaciali del Sentiero Antonio Stoppani e mette a disposizione una bella raccolta di minerali.
Sono poi stati posizionati cinque bersagli, ripuliti i tomi ed il sentiero che li unisce.
---
Bibliografia:
Tonina, Osvaldo. Compagnia Schützen “Major Enrico Tonelli”
Inaugurazione “I.R. Casino di Bersaglio – Arciduchessa Gisella”. IN: Vezzano notizie dai 7 paesi n. 3 -2012 pag. 30-31:
Villaggio dei folletti ad un anno dalla sua prima installazione da parte dei bambini della locale scuola primaria a difesa del pozzo numero sei. Casette e folletti, costruiti nel tempo con materiali naturali così da poter disgregarsi spontaneamente nel bosco, hanno vivacizzato questo pozzo per alcuni anni mantenendo un saldo legame tra i bambini e questo luogo.
Illustrazione utilizzata a corredo dell'articolo: "I pozzi glaciali di Vezzano" IN: Annuario SAT n. 6 1879/80 p. 70 così descritta dallo stesso ing. Apollonio:
"Sotto il labbro della conca si scorge la generatrice quasi circolare di un altro bacino trapanato dall'acqua ed è certo che il pozzo di Projeti si estende ancora [...] Sfortunatamente non s’' è potuto completare gli scavi perchè il materiale gettato giù per quel valloncello fortemente inclinato cominciava già a precipitare sullo stradone rendendo mal sicuro il passaggio e danneggiando le campagne sottostanti; non si dubita però che l'onorevole Municipio di Vezzano compreso ormai dall'interesse anche materiale che possono avere quei pozzi per il villaggio, voglia ultimare un lavoro condotto a buon porto da una piccola Società che deve sobbarcarsi a tante altre spese; e voglia ridurre alcun poco anche le vie d'accesso di maniera che sien comodamente praticabili per qualunque forestiero che volesse visitarli. [...] Nel pozzo glaciale dei Pojeti a 4.00 m. di profondità sotto il piano d’ interrimento si trovò dalla parte del monte varie ossa umane e d’animali. Fra le ossa umane c’era la parte superiore d’un cranio dolicocefalo assai bello e regolare ma molto piccolo. Le ossa animali erano spezzate trasversalmente in pezzi lunghi otto o dieci centimetri probabilmente allo scopo di estrarne la midolla. Vicino a queste ossa si trovò un coccio di vaso grosso 16 millim. composto della stessa pasta di quelli trovati nel pozzo Stoppani soltanto un po’più fina e rossiccia verso la superficie esterna del vaso. [...] Al medesimo livello, ma alla distanza di circa 4 metri verso la valle, si scavarono altre ossa umane e di animali, ed in vicinanza un centinaio di cocci di varie forme e grandezze. Esaminati attentamente questi frammenti si riconobbe appartenere essi a tre vasi differenti uno dei quali si è potuto ristaurare completamente, ed è ora depositato nel Civico Museo di Trento."
Illustrazione utilizzata a corredo dell'articolo: "I pozzi glaciali di Vezzano" IN: Annuario SAT n. 6 1879/80 p. 70 così descritta dallo stesso ing. Apollonio: "Fatti i rilievi dello stato anteriore pubblicato per cura della Società nell’Annuario dell’anno 1878 s'incominciò nello scorso autunno lo scavo della marmitta indicata da Stoppani come la più bella, e detta dai terrieri “El bus della Maria matta, e dopo due settimane di lavoro la si poteva vedere nella sua integrità che qui si verrà esponendo. [...]
La superficie della roccia è nuda e la cavità del pozzo vi è incisa netta, ben delineata, colle labbra all’intorno ben arrotondate nella forma rappresentata dagli spaccati qui uniti; solo osservasi una squarciatura nello strato superficiale, la quale partendo dal punto più depresso del labbro inferiore e seguendo la direzione da valle a monte con un’inclinazione di forse 80 gradi (vedi la pianta segnata nell’Annuario dell’anno 1878) costituiva il canale emissario. La sezione orizzontale del pozzo presa sul piano di interrimento misurava 7.50 metri nel senso longitudinale e 6.80 metri nel senso trasversale della valle: il volume del detrito scavato fu calcolato a 50 metri cubi e quello della roccia trapanata dall'acqua e dai massi perforatori di 120 metri cubi. Lo strato superiore dell’interrimento constava di sabbia, scheggie e massi calcarei franati dal monte e dal ciglio superiore della marmitta dopo la sua formazione, lo strato inferiore invece era composto di un terriccio calcareo assai fino il quale racchiudeva qualche ciottolo e qualche pezzo di pietra calcarea. Sul fondo della marmitta si trovò una ventina di ciottoli di varia grandezza, il maggiore dei quali ha un peso di circa 30 chilogrammi. La maggior parte di questi ciottoli appartiene alle roccie cristalline e fra di esse vi predomina il porfido della valle superiore dell’Adige e della valle Avisana. La superficie interna delle pareti diremo verticali è assai regolare, sagomata a linee curve molto morbide e lavorata come se fosse battuta colla martellina fina. Il fondo della marmitta invece è irregolare ed ha una prominenza nel mezzo precisamente là ove dovrebbe essere più incavato (vedasi la sezione trasversale). Quest’anomalia dipende in primo luogo dalla maggior durezza e compatezza del terzo strato, poi dalla esistenza di canali e fessure fra i piani di combaciamento del secondo, terzo e quarto strato dai quali l’acqua scappava direttamente dalla marmitta diminuendo la forza motrice rotatoria e con essa l’azione erodente della cascata, scavando invece maggiormente il fondo in prossimità delle fessure. Queste circostanze, la mancanza di massi perforatori di un certo volume, e forse uno spostamento laterale sfavorevole della cascata, furono certamente i motivi per cui il pozzo Stoppani non potè raggiungere quella perfezione o quella profondità che tutti s’aspettavano vedendolo prima che si effettuasse lo scavo.”
Illustrazione utilizzata a corredo dell'articolo "I pozzi glaciali di Vezzano" IN: Annuario SAT n.5 1878/79 p. 280.
Essendo i rilievi fatti prima dello scavo sono precisi sulla parte esposta e ipotetici sulla parte coperta dal terreno. Ecco come ne parla nello stesso articolo l'autore, D.E.G.:
"La parete superiore del pozzo è leggermente incavata, forse per la corrosione della roccia prodotta dall’acqua: calando una verticale dal margine superiore sullo spianato si ha una distanza di metri 1,60 dal piede della verticale alla base della parete. In quanto alla profondità del pozzo nulla di certo si può asserire, ma dalla configurazione ed inclinazione delle pareti si può arguire che non sia inferiore ai 5 nè superare gli 8 metri. Lo schizzo dà uno spaccato ideale del pozzo, col macigno perforatore in fondo. Dall’inclinazione delle pareti sembra altresì che la cavità non sia rigorosamente verticale, ma si protenda un poco nella direzione della valle."
Illustrazione utilizzata a corredo dell'articolo "Le marmitte dei giganti" IN: Annuario della Società degli alpinisti tridentini 1877. Milano: Tipografia Editrice Lombarda 1878 p. 175.
Così ne parla lo Stoppani nell'articolo citato: "La figura C, offre una sezione ideale dello stesso pozzo, che serve precisamente a mostrare i rapporti cogli strati calcarei che compongono la montagna. La porzione superiore vuota, che realmente sì vede, si prolunga colla porzione inferiore riempita, che ora non si vede, e di cui ho immaginato io e la profondità e il masso arrotondato che vedesi disegnato sul fondo, siccome quello che dovrebbe aver servito al trapanamento."
Illustrazione utilizzata a corredo dell'articolo "Le marmitte dei giganti" IN: Annuario della Società degli alpinisti tridentini 1877. Milano: Tipografia Editrice Lombarda 1878 p. 174.
Così ne parla lo Stoppani nell'articolo citato: "Essa non può sfuggire all’attenzione di chicchessia, che dalla via che esce a mezzodì di Vezzano, o da questo stesso paese, guardi la montagna nuda di bianco calcare che si leva a piano inclinato dietro il caseggiato sul lato d’oriente.
A un centinaio di metri, o forse meno, sopra il piano del villaggio si vede come una caverna che accenna a sprofondarsi verticalmente nella roccia. [...] La parte interna ed accessibile della marmitta, a monte dov'è più alta, presenta una profondità di cinque o sei metri, riducendosi a valle a circa mezzo metro soltanto. Termina con un fondo piano formato da un terreno mobile, cioè da un terriccio, certamente d’origine glaciale, che riempie tutta la marmitta fino a quell'altezza, celando sotto di sè la profondità del pozzo.
Perciò il fondo delle marmitte di Vezzano si presenta come un praticello erboso, [...] La figura B, eseguita sopra un semplice schizzo da me preso di passaggio, presenta il pozzo glaciale
di Vezzano, come lo si vede guardandolo un po’ da vicino dietro il paese"
Storico albergo di Vezzano a servizio di turisti tedeschi e italiani, ma anche della gente del posto e dei lavoratori impiegati in zona.
Nelle schede allegate vediamo che aveva giardino, ristorante, caffè e birra, deposito di vino santo, inscrizione messaggeria ... Trento-Tione. Era qui che si fermava e faceva il cambio di cavalli il servizio di trasporto pubblico della posta e delle persone su prenotazione.
Ha chiuso i battenti nel 1977.
In particolare invitiamo la consultare:
Coi suoi circa 15 metri di profondità e 11 di diametro il "Bus dei Poiéti" è fra i maggiori d'Europa. È costituito da due marmitte una accanto all'altra di diversa profondità ed è stato scavato a partire dal 1878 a cura della SAT sotto la direzione dell'ing. Annibale Apollonio ed in seguito a cura del Museo Tridentino di Scienze Naturali sotto la direzione del vezzanese Nereo Cesare Garbari, tra il 1966 e il 1975.
Tra i materiali di deposito vennero rinvenuti reperti archeologici riferibili all'età del Bronzo Medio (3.500 anni fa circa): ossa umane e di animali, cocci di vasi, oggetti di selce, residui di cibo.
Una scala metallica permette di scendere in fondo al pozzo dove è sempre presente una pozza d'acqua e si possono osservare tra l'altro i rotondi sassi porfirici portati dal ghiacciaio. Accanto al cancello d'entrata è presente una bacheca esplicativa.
Approfondimento sui reperti
Annibale Apollonio nel 1880 scrisse che vi furono rinvenute "varie ossa umane e d’animali. Fra le ossa umane c’era la parte superiore d’un cranio dolicocefalo assai bello e regolare ma molto piccolo. Le ossa animali erano spezzate trasversalmente in pezzi lunghi otto o dieci centimetri probabilmente allo scopo di estrarne la midolla. Vicino a queste ossa si trovò un coccio di vaso grosso 16 millim. composto della stessa pasta di quelli trovati nel pozzo Stoppani soltanto un po’più fina e rossiccia verso la superficie esterna del vaso.
Questo coccio possiede le radici di un ansa con occhiello assai piccolo, e confrontato coi cocci rinvenuti negli avvanzi delle abitazioni lacustri di Mantova, esso mostra la medesima forma e composizione, tuttavia si ritiene che sia di epoca assai più recente ed abbia servito da crogiuolo (vedi la fig. N. 9).
Al medesimo livello, ma alla distanza di circa 4 metri verso la valle, si scavarono altre ossa umane e di animali, ed in vicinanza un centinaio di cocci di varie forme e grandezze.
Esaminati attentamente questi frammenti si riconobbe appartenere essi a tre vasi differenti uno dei quali si è potuto ristaurare completamente, ed è ora depositato nel Civico Museo di Trento. Questo vaso ha la forma di un anfora, è alto 32 centimetri largo 35, ha uno spessore di 5 millimetri e va ingrossando verso il fondo a 9 millimetri.
Esso è composto di una pasta simile a quella dei cocci suddescritti, è lavorato a mano, e pare cotto al fuoco. Mancano le due anse solite a questo genere di vasi, e vi sono sostituiti invece sei piccoli becucci sul colmo del ventre ai quali venivano fissate probabilmente le corde per poterlo portare (vedi la fig. N. 7).
Gli altri due vasi che non si poterono ricomporre, sembrano simili alle nostre pignatte usuali, sono formati della medesima sostanza degli altri, hanno color mattone, e sono lavorati a mano e cotti al fuoco. Si rinvenne poi una pietra schistosa sagomata precisamente come le anime dei ferri da stirare di vecchio sistema ridotta probabilmente da qualche ciottolo trovato nelle vicinanze (vedi fig. N. 10).
Dagli oggetti ritrovati si deve dedurre che quegli scavi hanno dato rifugio o sepoltura ad uomini di un età remota e potrebbe essere che i cocci avessero relazione colle abitazioni lacustri; varrebbe quindi la pena che qualche archeologo si facesse a studiarli ed a ricercare eventualmente le traccie di tali abitazioni nei laghi di Castel Toblino e St. Massenza."
Polo Orsi nel 1883 aggiunge: "trovai anche il frammento di un vero manico ad occhiello con tre solchi longitudinali, un coltello di selce cupa, e due sottilissime e belle lame arcuate, lunghe cm. 4 a 5, una delle quali con delicati ritocchi in testa. ... La presenza dell’ uomo nell’ età litica è ivi affermata dai vasi, dagli oggetti di selce, dagli avanzi dei pasti. ... Dei due vasi trovati al pozzo dei Pojeti, o per meglio dire messi insieme da un numero considerevole di cocci, l’ uno è a forma di doppio cono tronco unito alla base, alto m. 0,31, con diametro di m. 0,33 al maggiore rigonfiamento, e di m. 0,13 alla base. Intorno al colmo del ventre s’ inalzano 6 od 8 piccole anse verticali. Il secondo, mancante circa della metà, è alto cm. 20, pare di forma cilindrica od insensibilmente rigonfia, ed è munito di due anse orizzontali; l’ orlo superiore è cinto da un cordone intaccato da impressioni lineari fatte collo stecco. "
Perfettamente costruito, di forma tipicamente "penetrante", cioè che si restringe a cono verso il basso. Conserva sul fondo tre grossi ciottoli porfirici portati dal ghiacciaio atesino che hanno probabilmente contribuito a scavare il pozzo stesso. Tutt'intorno sono presenti segni evidenti dell'azione corrosiva dell'acqua, come si vede anche nell'imbocco del pozzo, spiegati brevemente in un pannello illustrativo tematico. Altro pannello spiega l'origine dei pozzi.
Suggestivo il panorama che da questo pozzo si gode sulla Valle dei Laghi; in primo piano la chiesetta di San Valentino in agro, da cui il pozzo prende il nome:
Il più vicino al teatro di valle, a ridosso del campo da tennis, è stato lasciato al naturale. Ci permette di capire come si presenta un pozzo senza l'intervento di scavo.
Per una decina di anni si poteva trovare qui ricostruito, da parte dei bambini della locale scuola primaria, un "villaggio dei folletti" insieme a due dei loro libretti della Biblioteca del bosco di Vezzano. Molti bambini col tempo ci hanno lavorato e così sono arrivati anche un orso, un pannello illustrato per la protezione della natura, una bacchetta magica nuove case e molti folletti in giro per il bosco, fino alla loro naturale decomposizione.