Gabriele D'Annunzio durante la tumulazione della salma di Italo Conci nella stiva della nave Puglia al Vittoriale degli italiani, residenza di Gabriele D'Annunzio a Gardone Riviera (Brescia).
Sopra la porta d'entrata della casa natale di Italo Conci è posta una lapide commemorativa con una epigrafe che recita:
«Questo segno d'amore e di promessa
I legionari di Ronchi
Uomini liberi tra servi smarriti
dedicano all'eroe Italo Conci
che ucciso dai fratelli
nella notte santa e orrenda di Fiume
gli angeli della Redenzione
avvolsero nel sudario di Cesare Battisti
reso in consumabile dal Signore
per accomunare il sacrifizio
di tutti gli eroi trentini
credenti nella Patria futura.
Fiume, XXVI decembre MCMXX
Vezzano, XXVI decembre MCMXXI».
Eroe fiumano nato a Vezzano nel 1893 e morto a Fiume nel 1920.
Italo (Beniamino Giacomo Giuseppe) Conci è nato a Vezzano il 7.2.1893 da Pellegrinati Teresa e Angelo Conci (1853-1926). Il padre, oriundo di Trento, arrivato in paese in qualità di medico condotto, acquistò la casa in via Roma 5, dove nacquero Ada nel 1891 (che sposerà l'ingegnere Anselmo Anesi), Italo nel 1893 e Ivo nel 1901 (che emigrerà in Argentina nel 1934).
Nel 1910 Italo emigrò in Argentina, dove rimase fino al 1915 quando l'Italia entrò in guerra contro l'Austria. A quel punto andò in Italia e nel marzo 1916 si arruolò volontario nell'esercito italiano, col nome di guerra loris Lionello, nella ferma convinzione irredentista che il popolo italiano dovesse essere tutto unito in un'unica patria. Fu valoroso, divenne ufficiale negli Arditi, venne ferito gravemente e guadagnò due medaglie d'argento al valore.
Mentre lui combatteva al fronte contro la sua patria natale, la sua famiglia venne incarcerata in Austria.
Col trattato di Versailles del 1919 l'Austria dovette cedere all'Italia il Trentino Alto Adige ed il Friuli Venezia Giulia, ma non la Dalmazia e Fiume come previsto inizialmente dal patto di Londra in caso di vittoria.
Nella notte tra l’11 e il 12 settembre 1919 partecipò alla spedizione per l’annessione di Fiume all’Italia partita da Ronchi (Gorizia) guidata da Gabriele D’Annunzio, di cui lui divenne un fedelissimo seguace, addetto alla vigilanza della sua persona. Combattè a Fiume nelle fila della Legione trentina “Cesare Battisti” e morì il 26 dicembre 1920 nella "notte di fuoco" colpito dall'esercito italiano intervenuto per far rispettare quanto stabilito dal trattato di pace.
La salma di Italo Conci venne portata al Vittoriale e poi deposta in un'arca, seguita nel tempo da quelle di altri dieci legionari che insieme circondano la tomba di Gabriele D'Annunzio.
A Vezzano, una lapide commemorativa lo ricorda sulla sua casa natale ed un'altra lapide a memoria è posta nella cappella cimiteriale.
A lui è venne intitolato il "Gruppo di Azione" di Vezzano, organizzazione istituita con la riforma scolastica Gentile del 1923 con lo scopo di togliere gli insegnanti dal loro isolamento e riunirli in una sorta di cenacolo culturale. Questo gruppo fu segnalato nella relazione-studio sulle scuole della circoscrizione di Trento (1925-1926) tra i più attivi a organizzare convegni, gare, scambi di visite, «feste per la dote della scuola» (una recita, un saggio ginnico, una lotteria), mostre didattiche locali. C'è chi rammenta una targa ad Italo Conci nell'entrata della vecchia scuola elementare di Vezzano e qualcuno ricorda che il grande cedro che c'era un tempo davanti alla scuola dell'infanzia fosse stato piantato in sua memoria.
Anche la Banda di Vezzano venne intitolata ad Italo Conci (1931?) anche se dopo l'elevazione della Villa di Vezzano a Borgo nel 1998, essa assunse il nome di "Corpo Bandistico del Borgo di Vezzano".
---
Fonti:
Alla domanda "Come stat?" (Come stai?) la risposta "Cossì cossì, come le dòne senza marì." (Così così come le donne senza marito.) viene così spiegata dall'anziana che la pronuncia: "Se digo "mal" l'è 'na bosìa e se digo "bèn", anca" (Se dico "male" è una bugia, ma lo è anche se dico "bene"), nessun accenno alla seconda parte del modo di dire che la dice lunga sulla condizione femminile di un tempo.
Questa classica fornace per la produzione della calce, semi interrata, si trova nella parte bassa del Gaggio dei Pini a monte della località Cesuron e a Nord della strada dei brozzi. La parte superiore esposta è protetta da una recinzione in legno.
Per capirne il funzionamento e conoscere altre "calchère" della valle si rimanda alla voce del glossario collegata a questa scheda.
pianta un tempo molto diffusa generalmente coltivata lungo corsi d'acqua o altri luoghi umidi, anche in filari, ha perso gradualmente la sua funzione e la si trova sempre più difficilmente.
Dai suoi rami si ricavavano le "stròpe" che per la loro grande elasticità venivano usate per realizzare cesti e per i legacci in agricoltura, in particolare delle viti.
"Stropàr" può anche assumere tutt'altro significato:
visto che l'America è stato a lungo continente di emigrazione e speranza, in senso figurato si usava anche per dire che uno ha trovato la fortuna/la ricchezza: "L'ha trovà la Mèrica".
La “piazzetta delle Regole”, nel rione “Bagnòl” di Calavino riveste un importante significato storico perché era il luogo in cui solitamente venivano convocate nel passato (dal XIV° al XVIII° secolo) le assemblee pubbliche, chiamate “regole” in quanto previste dalle “carte di regola”(ossia specie di statuti comunali), che venivano convocate periodicamente nel corso dell’anno per l’assunzione di decisioni, riguardanti la gestione interna della comunità.
Al tempo questa piazzetta era interessata dall’attraversamento della strada principale (la cosiddetta “strada imperiale”), da cui si dipartiva una stradina che s’innestava più a monte con quella di montagna.
I primi riferimenti storici al piazzale di Bagnòl (Plazzollo dicto de Bagnol) risalgono all’8 febbraio 1428, nell’occasione in cui si ratificò la sottoscrizione del patto d'unione fra le Comunità di Calavino, Lasino e Madruzzo per la gestione unitaria delle proprietà pubbliche.
Con l’abolizione delle carte di regola (1803) e la nascita delle "rappresentanze comunali" con la costruzione del municipio la piazzetta perse gradualmente la sua importanza.
Negli anni ‘50 del 1900 venne realizzata la variante della strada che deviò tutto il traffico della valle di Cavedine; negli anni '70 con la revisione della toponomastica tale slargo venne ricompreso nell’attigua via Battisti e con la successiva revisione, agli inizi degli anni 2000, prese appunto il nome di “piazzetta delle Regole”.
Nel 2014 è stata inaugurata la piazza ampliata, frutto di un grande lavoro di riqualificazione urbanistica: venne realizzata la nuova piazzetta totalmente separata dalle strade, con affaccio sulla Roggia, venne ruotata la vecchia fontana, recuperato l’antico lavatoio, recuperate dal fondale della roggia, restaurate ed esposte due macine molitorie.
Nel 2017 Ecomuseo della Valle dei Laghi ha posto qui uno dei pannelli del percorso degli "Antichi mulini di Calavino" per far conoscere questa importante realtà produttiva del passato direttamente sul posto.
Nel 2021 la Banda di Calavino ha scelto di installare proprio in questa piazzetta uno dei megafoni del progetto "SentIERI, la strada dei megafoni" così che il visitatore possa essere cullato dai suoni e dai racconti provenienti dal megafono, guardandosi intorno e immaginando le scene che lì si sono svolte, tanto tempo prima.
---
Per approfondire, si invita alla lettura dell'articolo di Mariano Bosetti su questa piazza, pubblicato a pag. 36-42 di Retrospettive n. 48 del 2013, qui a disposizione:
Il presente vademecum è stato predisposto per dar risposta ai dubbi e tenendo conto delle sollecitazioni emersi all'interno del corso "Videomaker della memoria – “Vot che te la conta o te la diga?”, promosso da Ecomuseo della Valle dei Laghi ed inserito nel Piano Giovani della Comunità della Valle dei Laghi 2023.
Contiene molte indicazioni utili ai principianti che si apprestano a realizzare un video, in particolare se pensato per l'Archivio della Memoria della Valle dei Laghi.
Si divide in sezioni:
- Dal punto di vista organizzativo - prima di cominciare
- Dal punto di vista relazionale
- Dal punto di vista tecnico - durante l’intervista
- Post Produzione - dopo l’intervista
- Archiviazione
Si segnala inoltre unsito interessante a riguardo:
Ha messo a disposizione dell'Archivio della Memoria le sue produzioni con licenza CC-BY.
In archivio sono presenti anche alcuni materiali da lei conservati:
Appartiene alla specie Fagus sylvatica L. e si trova a 1280 m di altitudine a fianco dell'antica strada selciata che da Covelo, Ciago e Lon porta sul monte Gazza, nei pressi della casa forestale, in località Canal.
Lungo questa strada, un tempo molto esposta, nel magro bosco ceduo sono sopravvissuti numerosi faggi di grosse dimensioni per soddisfare il bisogno di ombra degli allevatori e boscaioli che si recavano in montagna per prelevare fieno e legname con lunghi e lenti percorsi fatti col bue. Il faggio di Canal è quello di dimensioni maggiori: ha un altezza di 28 metri, una circonferenza del fusto di 443 cm ed a 5 metri di altezza si divide in grosse branche.
Con D.Dip. n. 5450 del 19/12/2017 è stato riconosciuto albero monumentale di interesse nazionale rispettando i criteri dell'età, delle dimensioni della circonferenza e del valore storico.
---
Fonti: