Il qui ritratto Giulio Pedrotti ci racconta che un tempo la fontana non era così infestata dalla vegetazione perchè assieme a suo fratello ogni sabato pulivano l'alveo del piccolo ruscello che scorreva con cucchiai e cazzuole. Anche la boscaglia non era così fitta perchè la legna veniva tagliata per ardere.
Residenza estiva della famiglia Pedrotti: in inverno vivevano invece in paese a Cavedine, più precisamente a Musté.
La località si chiama così per via delle "fontane" sulle pendici del monte, visibili nelle risorse correlate a questo contenuto.
La famiglia progettava di ampliare la casa con un'altra camera, una cantina ("càneva") e un garage, ma si pose di mezzo l'avvento della prima guerra mondiale, che chiamò alle armi gli uomini di casa, impedendone quindi la costruzione. Un tempo infatti non si avevano i soldi per pagare degli operai edili, e le case venivano costruite dai capifamiglia con l'aiuto di amici e parenti.
Nello spazio risultante sono stati piantati due pruni ("brugnère"), a testimonianza dell'attività di sostentamento della famiglia, ovvero la vendita delle prugne ("brugne").
L'interno attualmente si compone di una cucina e una camera, poi attraverso una scala a pioli si sale al "solèr", ovvero dove si metteva il fieno. Prima della ristrutturazione del primo piano lì venivano ospitati i bachi da seta ("cavaléri"), che prendevano in aprile a Lasino. Il periodo del loro allevamento era molto intenso perchè gli uomini andavano a prendere le foglie di gelso ("morèr") e le donne e i bambini le tagliuzzavano due/tre volte al giorno per darle loro in pasto. Quando i bozzoli erano pronti li portavano a Cavedine. Al piano terra si trova invece il focolare ("fógolàr") e la "stala" per le bestie (2 buoi e 2 capre), con la mangiatoia ("magnadóra").
I tetti sono stati rifatti verso il 2010.
Da notare la rudimentale serratura.
Nato a Cavedine l'1 settembre 1905, morto a Bolzano il 3 febbraio 1982. Compositore di messe e organista del duomo di Bolzano, oltre che polistrumentista e direttore delle bande di Cavedine e Salorno. Per un approfondimento si segnala l'articolo allegato.
Di lui, della sorella Maria, del fratello Ippolito, della mamma Adelina Galletti sono stati conservati dalla famiglia diversi oggetti e documenti, alcuni dei quali sono inseriti nell'Archivio della Memoria.
L’alluvione aveva allagato le cantine di via Roma e si camminava su assi sopra l’acqua per entrare in casa nelle androne.
Nonostante la scarsa qualità della foto, in assenza di immagini migliori, ci sembra giusto ricordare come nei periodi particolarmente piovosi nella parte sud di Vezzano l’acqua saliva dal sottosuolo e allagava le cantine. Il primo che
vedeva innalzarsi l’acqua nella propria cantina avvisava i vicini che così talvolta facevano in tempo a portare all’asciutto le cose che lì conservavano comprese
le botti sia vuote sia piene. Che angoscia vedere l’acqua alzarsi dentro casa, lenta ma inarrestabile, e non poter far nulla per fermarla; se tutto era andato bene la cantina era ormai vuota, solo i “giasii” (strutture in legno sulle quali poggiavano le botti) galleggiavano tristemente.
Giuseppe Leonardi riceve la targa di riconoscenza per il servizio prestato nei Vigili del Fuoco Volontari di Vezzano quando lascia il suo incarico di capo dei pompieri, ruolo poi assunto dal figlio Carlo.
Lo circondano i pompieri più anziani: Enrico Aldrighetti, Adolfo Tonelli e Luigi Gentilini.
Sottotenente pilota dell'Areonautica, insignito della medaglia d'argento al valor militare nella campagna di Russia.
Nato a Stravino il 4.2.1918, morì in combattimento nei cieli sopra Biserta (Tunisia) il 6 dicembre1942 all'età di 24 anni.
A lui è stata intitolata la scuola di Stravino nel 1957 ed in suo ricordo è stata posta una targa nel 2002.
La "lata" è un lungo palo sottile.
Le "late" venivano ad esempio appese orizzontalmente al soffitto in serie per attaccarci le "luganeghe" a stagionare aerate e protette dagli animali o utilizzate per tenere fermo un carico di fieno .
Un tempo le condizioni igieniche erano molto precarie, per cui - per iperbole - i pidocchi erano talmente grandi da poter essere ammazzati con i picconi.
Le sorelle Lidia, Leopoldina e Gina Tasin in posa per uno scatto durante un bagno nel Lago di Santa Massenza. Da notare la trasparenza dell'acqua.
Lo scatto ben raffigura il lago prima della costruzione della