Sono i vigili del fuoco, qui nella loro divisa storica, a preparare tradizionalmente gli spaghetti (bìgoi) al carnevale di Vezzano. Si nota la tipica struttura in legno alla quale si appendevano le caldere per la cottura della pasta. Davanti a loro un signora mangia dal suo piatto di porcellana gli spaghetti.
La data approssimativa è stata dedotta dal vestiario.
La cartonolina è stata ritagliata con le forbici.
Folto gruppo a rappresentare la "Banda Petazzi" al carnevale di Vezzano.
Su uno dei loro manifesti si riesce a leggere all'incirca:
"Banda Petazzi - Programma:
I - ore 2 entrata trionfale carro antidiluviano
II - concerto musicale capobanda D.A.P.I.C.B.
III - sbigolata in bocai ...
IV - il corteo percorrerà Via Roma, Via Dante e Via dell'aria
V - il concerto s'appella a pietosa ... elemosina
Per il comitato
firma"
Dietro riporta la scritta "Cartolina postale italiana".
Questa foto ci permette di localizzare con precisione la fontana di piazza Fiera, già presentata in altra foto collegata, poiché in questa si vede l'angolo della scuola.
In questa fontana lavavano il prezzemolo i Faes prima di trasferirsi; la coltivazione e vendita a Trento degli ortaggi era diffusa.
Il ragazzo in foto è Giancarlo Garbari e ciò ci permette di datare approssimativamente la foto.
Quante gite indimenticabili col camion di Raimondo Miori di Padegnone!
Questa volta si trattava del giro del Garda e la foto è stata scattata a Bardolino. La posizione in mappa si riferisce al paese di partenza della gita.
Un ago può avere svariate misure e specifiche funzioni, pensiamo ad esempio all'ago da ricamo, a quello per la lana o quello da calzolaio, per non pensare a quello di una siringa.
I ferri da maglia possono essere di diverso spessore e lunghi con una punta da usare in coppia, o corti ed a due punte da usare in quattro contemporaneamente per fare ad esempio calzini, o tubolare con due punte da utilizzare allo stesso scopo.
Una particolare "ucia" è chiamata
“El fogolàr” era un tempo il fulcro dell’abitazione contadina, il luogo dove ci si scaldava, si preparava il cibo, si conversava, tanto che viene usato in senso figurato ancora oggi per indicare la casa o la famiglia.
Alla base c’era solitamente un unico blocco in pietra rossa che si alzava dal pavimento, circa 20-30 cm. In mezzo un incavo rettangolare, la “lia” dove ardeva la legna.
Nella parte inferiore, sotto la concavità c’era un’apertura per la raccolta della “céndro” (cenere).
Una grande cappa sovrastava il basamento, costruita in muratura appoggiava su delle travi. All’interno, la cappa era attraversata da un’altra trave che sosteneva la “segósta”, una catena che scendeva fino alla “lia” a cui erano agganciate le varie pentole, la cèla (marmitta), ‘l paröl (paiolo) per cucinarvi le pietanze. Le pentole si potevano collocare anche sopra la “lia” servendosi del trepéi (treppiede) affinché non rimanessero a diretto contatto con il fuoco.
Il fuoco bruciando, emanava fumo, la cappa non riusciva ad aspirarlo completamente, cosicché si diffondeva in tutta la cucina e le pareti diventavano ben presto sporche di fuliggine ("granìz"). Ogni tanto, la donna per rinfrescarle ricorreva a imbiancarle con la calcina.
Lungo il bordo della cappa, sulla trave che da essa sporgeva, erano collocati gli attrezzi da cucina che la casalinga utilizzava maggiormente.
Accanto al focolare erano appoggiati gli attrezzi per il fuoco: “el mòi” e “ la paléta”.
Attorno ad esso c’era la “banca del fogolar”, dove i familiari, ed in particolar modo i vecchi, prendevano posto per riscaldarsi al fuoco lento che bruciava nella “lia”.
Piano piano “el fogolàr” ha lasciato il posto alla “fornèla”, che inizialmente aveva comunque intorno la panca mantenendo quel tradizionale spazio caldo e intimo, per cui il termine “fogolàr” è stato poi usato ancora da molti anche per indicare la “fornèla”.
Numerosi bambini giocano fuori dalla scuola che verrà poi chiusa nel 1969.
Il parroco ha il lungo abito talare nero.
Davanti alla scuola c'era uno dei tre pozzi del paese e appoggiata alla canonica si vede una piccola fontana realizzata grazie all'arrivo dell'acqua di Canal con la costruzione dell'acquedotto nel 1954, per cui lo scatto è sicuramente successivo a tale data.
Sulla sinistra campeggia la scritta dell'albergo Stella d'oro con giardino, ristorante, caffè e birra, deposito di vino santo, inscrizione messaggeria ... Trento-Tione.
Era qui che si fermava e faceva il cambio di cavalli il servizio di trasporto pubblico della posta e delle persone su prenotazione.
Nell'angolo l'artistica fontana resa poi monumentale nel 1917, con accanto un uomo con "bazilón e crazidèi" per il trasporto dell'acqua.
Sulla destra l'albergo Croce d'oro e due negozi: D. Piccoli e ...
Gli alberghi hanno elaborate insegne in ferro battuto.
Si nota sulla destra anche una lanterna, che verrà sostituita dalla luce elettrica nel 1911.
L'artistica fontana in pietra di piazza Fiera assomigliava a quella nella piazza centrale di Vezzano ed è stata poi spostata accanto alla canonica di Santa Massenza.
Vediamo due donne che prendono l'acqua alla fontana con due secchi a testa. Una di loro ha appoggiato alla fontana stessa il suo arcuccio (bazilón), utile strumento per trasportare a spalla i secchi quando la fontana non era vicina a casa.
La piazza era alberata ed intorno alla fontana c'era un riquadro di selciato.
La data ultima ipotizzata si basa sul fatto che dopo i lavori all'acquedotto del 1954 solo le case periferiche non erano ancora raggiunte dall'acqua in casa.
Questa foto della pizza di Lasino è databile ad inizio novecento.
Sulla destra si vede un palo della luce, servizio che ha raggiunto Lasino nel 1900 con la costruzione della centrale idroelettrica a maso Modriz da parte del Consorzio Cooperativo di Cavedine.
Nella parte Sud della piazza si può notare la presenza di un pozzo con tettuccio, poi andato in disuso e demolito.
Quando si cuce a mano, se si usa una gugliata troppo lunga la cucitura viene male perché si formano nodi e il filato si sfibra.
Variante:
Uciada lónga, cosindara mata