Bottiglia di Vino Santo del 1979 della Cantina Pisoni di Pergolese. Sul collo la bottiglia sfoggia un premio, ricevuto dalla Confraternita della Vite e del Vino quell'anno.
Bottiglia di Vino Santo della Cantina Pisoni di Calavino del 1935: da notare che sull'etichetta, che fu in seguito modificata, viene specificato "eredi fu Mansueto Pisoni".
Articolo riguardante la pigiatura di uva Nosiola per Vino Santo uscito il 24 marzo 1978 sul quotidiano "L'Adige".
Si parla del lungo processo di produzione, fatto di molti momenti di attesa. Si fa una nota sulla resa, parlando del fatto che da 5-7 chili di uva si ottiene un litro di Vino Santo.
L'appassimento, che dura 6 mesi, fa sì che del raccolto ne resti un 30% scarso.
Articolo uscito su L'Adige il 1 dicembre 2005 che parla dell'evento Dulcenda, che si svolgeva a Castel Toblino. In particolare si fa riferimento alla produzione di 400 bottiglie, prodotte unendo i Vino Santo dei componenti dell'Associazione dei Vignaioli del Vino Santo: la prima bottiglia fu mandata a papa Ratzinger mentre la seconda andò al Vescovo di Trento, Luigi Bressan.
Articolo di M.E.
Richiesta mandata a mezzo di cartolina dalla Cantina Pisoni a Padova il 21 maggio 1927, per avere un campione di legacci per covoni e conoscerne il prezzo.
A Castel Toblino, in occasione della manifestazione "I Vignaioli del Vino Santo incontrano i grandi passiti siciliani", il 25 marzo 2002 si riuniscono i vignaioli fondatori dell'Associazione.
Da sinistra Graziano Poli, Alessandro Poli, Giuseppe Pedrotti, Marco Pisoni e Carlo Bleggi a rappresentanza delle rispettive cantine.
Sul depliant sono riassunte le varie attività previste.
A Castel Toblino, in occasione della manifestazione "I Vignaioli del Vino Santo incontrano i grandi passiti siciliani", il 25 marzo 2002 si riuniscono i vignaioli fondatori dell'Associazione.
Da sinistra Graziano Poli, Alessandro Poli, Giuseppe Pedrotti, Marco Pisoni e Carlo Bleggi.
Diplomi ricevuti dal Vino Santo prodotto da Giacomo Sommadossi a Vienna, all'esposizione di articoli alimentari e all'esposizione agraria del 1894.
Interessante leggere come fosse "adoperato da autorità mediche qual vino medicinale, raccomandato agli anemici di ogni età, ai convalescenti".
Usciti su Strenna dell'Alto Adige nel 1901.
Lettera d'invito alla presentazione del "Consorzio per la Tutela e Valorizzazione del Vino Santo Classico Trentino", in occazione della 47° mostra dei vini del Trentino.
La lettera è firmata da Arrigo Pisoni, che fu il presidente del Consorzio per tutta la sua durata.
Ricevuta d'acquisto che mostra vari prodotti e il loro prezzo.
Interessante il prezzo del Vino Santo, a confronto ad esempio col prezzo dell'acquavite o di un altro vino citato nelle prime righe: il prezzo è il triplo rispetto a quello del vino da tavola.
Il Vino Santo, visto il lungo processo di produzione e la resa (di tutta l'uva raccolta ne rimane circa un 30% per via del processo di appassimento di 6 mesi) ha sempre avuto un prezzo più elevato rispetto ad altri vini.
Etichette di Vino Santo della cantina Pisoni di Calavino. Fondata la cantina nel 1879 da Mansueto Pisoni, in seguito la produzione di Vino Santo passò alla discendenza. Poi la cantina fu spostata a Padergnone; dopo il calo di popolarità che subì il Vino Santo, nel secondo dopoguerra la cantina fu ceduta a Cirillo Morelli.
(Informazioni prese dal libro di Andrea Andreotti, "Vino Santo Trentino, un luogo un mito", Valentina Trentini Editore, 2005, pagina 103 e 104)
Etichetta di Vino Santo della cantina Costante Roncher di Cavedine: Costante Roncher è nato intorno al 1830 e, a seguito dell'apertura dell'Albergo Corona e dello spaccio adiacente, apre anche una cantina, che produceva Vino Santo. In seguito la cantina fu portata avanti dalla discendenza finché terminò la propria attività nel 1956.
(Informazioni prese dal libro di Andrea Andreotti, "Vino Santo Trentino, un luogo un mito", Valentina Trentini Editore, 2005, pagine 104 e 106)
Etichetta di Vino Santo della cantina di Ugo Angelini di Dro, attività iniziata dal bis nonno Giuseppe Angelini. La cantina produsse Vino Santo fino al 1954: chiuse l'attività a seguito delle ristrettezze dovute al secondo dopoguerra e alla concorrenza di vini più facili e meno cari.
(Informazioni prese dal libro di Andrea Andreotti, "Vino Santo Trentino, un luogo un mito", Valentina Trentini Editore, 2005, pagina 103)
Etichetta di Vino Santo della cantina di Domenico Ricci.
Domenico nacque nel 1881. Ereditò la cantina e iniziò la produzione di Vino Santo nel 1920 assieme all'amico Carlo Pisoni, che possedeva diversi vigneti: veniva utilizzata solo uva Nosiola proveniente dai monti di Calavino. La vendita del Vino Santo avveniva per lo più in zona, attraverso le due attività di famiglia, l'albergo Ricci a Calavino e il Rifugio Lagolo situato nell'omonima località.
La cantina chiuse nel 1944, con la morte di Domenico.
(Informazioni prese dal libro di Andrea Andreotti, "Vino Santo Trentino, un luogo un mito", Valentina Trentini Editore, 2005, pagina 111)
L'intervista è stata realizzata in vista delle celebrazioni del 60° del Voto a San Valentino, occasione in cui reduci e civili sono stati invitati a raccontare la loro esperienza di guerra.
Mi chiamo Enrico Aldrighetti, classe 1924. Sono partito da Vezzano, alla volta di Trento, il 16 agosto 1943. A Trento mi dissero di essere arruolato nei granatieri a Roma. Essendo primo in ordine alfabetico, mi assegnarono il compito di condurre 9 reclute a destinazione. Ho assolto il compito consegnando in caserma i miei compagni con i documenti di accompagnamento. Gli americani avevano già cominciato i bombardamenti su Roma e noi andavamo a rifugiarci in campagna. Ben presto arrivò l’8 settembre. Il 9 mattina la caserma era deserta; eravamo rimasti solo in 6, tutti gli altri, compresi gli ufficiali, erano spariti. Ho proposto ai miei compagni di buttare i materassi dalle finestre e venderli. Abbiamo guadagnato 20 lire l’uno. Poi siamo andati alla stazione dei treni dove c’erano pochi soldati tedeschi che hanno fatto finta di non vederci. Forse erano ancora in attesa di ordini sul comportamento da tenere con i soldati italiani. Saliti sui vagoni, piano piano siamo arrivati a Trento. Mi ero messo i vestiti borghesi che avevo ancora nello zaino. Con un basco pagato 3 lire in testa per nascondere il taglio militare, sono riuscito a scendere dal treno senza farmi prendere dai tedeschi che controllavano la stazione. E che nel frattempo avevano ricevuto l’ordine di arrestare i soldati italiani e spedirli in Germania. Sono arrivato al ponte di San Lorenzo e l’ho trovato distrutto dai bombardamenti. Poco più a monte avevano improvvisato un traghetto, così son potuto passare sull’altra sponda e raggiungere Vezzano. Era il 12 settembre del 1943.
Questa gerla fu comprata dal padre di Loretta alla fiera di S. Croce a Trento il 3 maggio del 1955 per i suoi figli, che erano talmente contenti del "regalo" che addirittura pranzarono indossandola.