Il video ripropone la presentazione della sezione itinerari dell'Archivio della Memoria della Valle dei Laghi fatta al teatro di Calavino in occasione della diffusione del n. 108 della rivista Judicaria. L'evento è stato sfruttata anche per chiedere la collaborazione dei partecipanti (il teatro pieno) alla preparazione del percorso tra gli opifici di Calavino e Padergnone.
Al di là dell'occasione specifica, la visione dal minuto 0:43 al 10:15 mostra le possibilità offerte dalla navigazione di questa sezione.
Laboratorio di realizzazione di pantofole in feltro, partendo da lana naturale di pecora, organizzato da Ecomuseo della Valle dei Laghi all'interno dell'iniziativa "I giovedì con ecomuseo" per rivivere i lavori di un tempo.
Dopo il primo infeltrimento il lavoro può essere sospeso e ripreso anche a distanza di giorni, consideriamo 2 ore, due ore e mezza di lavoro per ciascuna pantofola.
Lana già cardata, acqua calda, sapone di marsiglia, pluribaal, asciugamano sono le basi del lavoro; il costo è modico ma il lavoro tanto per cui alla fine sono un bene prezioso.
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La musica iniziale utilizzata, Bluesy Vibes (Sting) - Doug Maxwell_Media Right Productions.mp3, proviene da YouTube Audio Library ed è libera da diritti d'autore.
Dietro ai tre fratellini si può osservare una porzione di tipica casa contadina: muri in pietra, balconi in legno con assi orizzontali dove appendere il granturco (zaldo) ad essiccare, cesso sul balcone (quando non era nell'orto), mucchio di legna sottile atta ad accendere il fuoco e ad aumentare temporaneamente la temperatura della stufa, lunghi pali (palanchi) che venivano usati per fermare alti cumuli di fieno sul broz e sul carro, grata su finestra e portone per trattenere galline o altri piccoli animali di allevamento.
In alcuni paesi si differenziano cuna e bènol in altri si usa solo cuna per tutte le culle.
Bènol si riferisce alla culla fatta da una cesta di vimini o altro legname intrecciato, una piccola bèna, che solitamente aveva le ruote in legno per trasportare agilmente il bimbo e nel contempo cullarlo (ninarlo).
Cuna si riferisce alla culla in legno con sotto due archi atti a permetterne il dondolamento.
Classica culla con cesta in vimini, ruote in legno, ricoperta di stoffa e completata con l'immancabile medaglione con l'angelo custode. Il bimbo, ben coperto, riposa al sole.
Maria nel raccontare alla figlia il freddo che fa e la pazienza che ci vuole nell'attesa che l'inverno passi scrive: "Il proverbio dice che l'inverno non lo hanno mai mangiato i lupi".
Non manca una importante raccomandazione: "Fatevi anche voi un po' di compagnia e vogliatevi bene, che non abbiamo altro noi, che volerci bene tutti."
La sua fede comprende ogni momento della vita; parlando delle nipoti scrive: " Pregherò lo S. Santo che le illumini e che sieno diligenti nei loro compiti, perché mi parevano un po' svogliate nel farli."
Racconta di aver ricevuto soldi dalla figlia e dal nipote emigrati in Svizzera ed avere così la possibilità di pagare "da bere quello che vi piace" sottolineando che "È proprio vero che, mentre noi dormiamo, la Providenza veglia, se in Lei si confida: Intendiamo bene: Non mica per questo stare con le mani in mano, quello che si può fare si deve farlo."
Usa poi un modo di dire per rivolgersi alle bambine nel concludere: "quando verrò peri e pomi gli porterò" e spiritosamente si firma "Nonna brontolona".
Maria stava scrivendo un biglietto a sua figlia e alle sue nipoti quando viene interrotta dall'arrivo della postina che le porta la notizia della morte del genero. Riprende la scrittura.
Alla sua sofferenza, espressa nella prima parte, si aggiunge il dolore per la morte del genero nella seconda parte.
Accomunano i due testi la grande fede, l'accettazione del volere divino ("così vuole Iddio e così voglio anch'io bisogna dire"), la vicinanza "colla mente e col cuore e con la preghiera", la gratitudine per chi aiuta la figlia e per chi prega per il genero, la rassicurazione "sta di buon animo che tutto quello che potevi fare lo hai fatto".
Anche la scelta della cartolina, fra quelle che lei aveva sempre in abbondanza in casa, è legata alla sua fede; aveva scelto per questo suo scritto l'immagine di papa Paolo VI.
In questa foto possiamo vedere l'interno della chiesa di Covelo prima del Concilio Vaticano secondo, celebrato fra il 1962 e il 1965; in particolare notiamo l'assenza dell'altare rivolto ai fedeli.
La cartolina non è datata ed il timbro è illeggibile ma il monumento è stato inaugurato il 2 giugno del 1968 per cui si presume che lo scatto sia di allora o poco dopo.
La foto a Villa bassa dalla chiesa inquadra in primo piano la vecchia scuola di inizio '900 e, poco sotto, la nuova scuola, inaugurata il 27 aprile 1959 .
È stata utilizzata poi come parte di un'altra cartolina.
La foto alla chiesa da questa angolazione inquadra in primo piano la nuova scuola, inaugurata il 27 aprile 1959 e, sotto la chiesa, la vecchia scuola di inizio '900.
È stata utilizzata poi come parte di un'altra cartolina.
Accanto alla scritta "Saluti da Covelo" ci sono due stelle alpine, una foto della chiesa, una panoramica di Villa alta e una di Villa bassa, le due parti in cui storicamente era diviso il paese.
La datazione è posteriore al 1959, anno di costruzione della nuova scuola, e anteriore al 1963, data della spedizione di questa cartolina:
Sulla cartolina attorniano la scritta "Saluti da Covelo" rose, ciclamini e 5 immagini di Covelo: la chiesa, la scuola, il palazzo dalle 100 finestre e due panoramiche.
È affrancata con un francobollo da 25 lire.
La datazione è posteriore al 1959, anno di costruzione della nuova scuola, e anteriore al 1962, data della spedizione di questa cartolina:
La cartolina prodotta dalla famiglia cooperativa di Covelo è sicuramente antecedente al 1945, data in cui Maria la scrive con apprensione alla figlia Modesta, inserendo anche l'indirizzo del mittente, prudenza che le ha permesso di averla di ritorno e di sapere quindi che la figlia non l'aveva ricevuta.
Le "smargele" sono il moccio, il muco nasale che spesso sporge dalle narici dei bambini raffreddati, di qui "smargelón" è il bambino che ha il naso che cola. Il termine viene rivolto come epiteto ai ragazzi che si danno pose da grandi per dirgli che sono ancora bambini.
Le anguane sono bellissime e misteriose creature mitologiche femminili dell'area alpina legate all'acqua; se vengono avvistate urlano così forte da stordire chi le ha viste. Da questo caratteristica si dice anguana ad una che grida, ossia una "zigalóna" o "cigalóna".
in alcuni paesi epiteto rivolto soprattutto ai bambini, col significato di ingenuo, talvolta pasticcione.
È anche nome di persona equivalente a Marcellino, da cui deriva anche il soprannome di famiglia; i "Marzelini" sono ad esempio presenti a Vigo Cavedine.
Dal testo della cartolina che Maria scrive a sua figlia Olga traspare il legame che la unisce ai nipoti, in questo frangente: Romano, che le manda denaro, e le tre figlie di Olga, che saluta affettuosamente e spiritosamente con epiteti scritti abbreviati: "Mar.ne, Ang.ne, Smar.ne", ossia "marzeline, anguane, smargelone".