Fra i tanti scatti realizzati a questa processione, sulla salitella dell'antico nucleo abitativo dei "Caschi", ne abbiamo selezionati alcuni che possono mostrare come era costituita la lunga processione.
Davanti vediamo i bambini ed a seguire gli uomini; fra loro vestono una tunica rossa i portatori del gonfalone, della croce e di due diverse coppie di lanterne, una coppia semplice in apertura e una coppia sormontata dalla raffigurazione dell'ostia in chiusura.
Li seguono le bambine e la statua della Madonna della Pace portata dai giovani della confraternita del Santissimo con le tuniche bianche e mantellina azzurra.
Chiudono la processione i parroci e le donne che portano altre due croci e i ceri. Un gruppo di donne porta il velo nero.
In archivio abbiamo la foto anche di un'altra processione, più solenne, mentre sfila ai piedi dei "Crozzòi":
La solenne processione sta sfilando ai piedi dei "Crozzòi", antico nucleo abitativo del paese, insieme a quello dei "Caschi". In primo piano le caratteristiche "arche" decorate con rami di pino sostengono la scritta PAX e numerose bandierine triangolari rallegrano la via.
Sullo sfondo si vede la vecchia Chiesa dei santi Filippo e Giacomo e sulla sinistra la salita sul Dòs Alt.
Gli uomini della confraternita del Santissimo, con la tunica bianca e azzurra, portano la statua della Madonna della pace ed i ceri; intorno ci sono i vigili del fuoco col loro elmetto e la divisa similmilitare.
Dietro si vedono i parroci, il coro e le donne. L'ultimo dei sacerdoti è don Giuseppe Tamanini, curato di Padergnone dal 1919 al 1953.
La bimba, con vestito e scarpette di lana, gioca col suo sonaglio seduta su una sedia.
I capelli sono ancora corti ma comunque pettinati a formare il ciuffo, chiamato "banana", caratteristico dei pccolini.
La signorina Enoe, impiegata al Comune di Vezzano, era appoggiata ad uno dei grossi ippocastani che avevano dato il nome a questo punto d'incontro. Sullo sfondo la salita al "Doss" che ora è una scalinata.
Questo pesante masso incavato serviva da enorme mortaio per pestare il granoturco ("zaldo") per preparare la razione ("pastón") per gli animali da cortile quali galline ("galine"), conigli ("cunèi"), maiali ("ruganti"); è dotato di maniglie laterali per agevolarne lo spostamento, realizzate sempre incavando la pietra. Una pila di dimensioni più grandi serviva a pestare il granoturco per ottenere la farina. Come "pestello" Loretta usava la testa ("òcio") di un "pal de fèr", un attrezzo in ferro con terminazione a forma di cuneo che serviva a scavare delle buche nell'orto per seminare.
Luisa Zanini, classe 1927, ha lavorato per 13 anni presso la sartoria Garbari.
Qui la vediamo indossare eleganti pantaloni da lei stessa realizzati, capo di abbigliamento ancora non diffuso fra le donne.
Non ci è dato sapere il motivo di questa riunione a Castel Toblino ma ci permette di conoscere alcuni personaggi del tempo, osservare il loro abbigliamento ed i diversi modi di fumare.
Il primo a sinistra è Carlo Corradini (1902) il cantiniere del conte, poi c'è un rappresentante del comune con la pipa in mano, quindi il maresciallo dei carabinieri col toscano, il figlio del conte ed un daziere toscano con la sigaretta in mano ed infine un ultimo daziere.
Documento mandato da Innsbruck al Comune di Santa Massenza per corrispondere 1.400 lire per il mantenimento dei profughi.
La data è del 4 ottobre 1918.
Cartolina della cantina Beniamino Bassetti ancora vuota. La cartolina recita la specialità di produzione della cantina, il Vino Santo, oltre a vini bianchi, neri, acquavite e altre.
La cantina chiuse la sua attività nella seconda metà del 1900.
Varie etichette di alcune delle produzioni della cantina Beniamino Bassetti, non più in attività (chiuse nella seconda metà del 1900).
Ci sono il Teroldico, ovvero Teroldego, il Moscato Passito, Vino Vermouth e Acquavite.
Macchina da cucire marca Junker & Ruh modello Renania intitolata alla Regina Margherita di Savoia: sul piano infatti c'è una sua fotografia, molto rovinata ma contraddistinta dalla sua caratteristica capigliatura. La datazione è per l'appunto tratta dal periodo del suo regno, prima come "regina consorte d'Italia" (09.01.1878 – 29.07.1900), poi come "regina madre" (29.07.1900 – 04.01.1926).
Dopo la fine della seconda guerra mondiale le autorità militari americane affidarono ad un reparto italiano della Brigata paracadutisti Folgore i compito di custodire gli armamenti tedeschi radunati in piazza Fiera a Vezzano: cannoni, mitraglie, casse piene di munizioni.
Qui alcune immagini di questi militari
Il 2 maggio 1945 la seconda guerra mondiale terminò ufficialmente in Italia. La paura venne mantenuta viva prima dai reparti tedeschi in ritirata e poi dalla presenza consistente delle loro armi: cannoni, mitraglie, casse piene di munizioni, custodite dai soldati acquartierati a Vezzano, questa volta italiani.
Armi e soldati che le avrebbero portate via erano però anche i simboli della fine dell'orrore, la guerra era davvero finita e con trepidazione si guardava al futuro.
Tra i civili e militari c'era anche euforia e voglia di normalità, condivisione di esperienze passate e sogni futuri; qui alcuni scatti che uniscono appunto civili e militari.
Durante il periodo dell'occupazione tedesca seguito all'armistizio dell'8 settembre 1943, uno dei soldati tedeschi acquartierati a Vezzano è in perlustrazione a cavallo. Sullo sfondo si vede il paese.
Dietro la ragazza in bicicletta possiamo vedere la scritta [ALBERG]O DUE LAGHI - VINO SANTO.
Là dove si serviva il rinomato vino santo era d'uso un tempo farlo ben presente ai viaggiatori con scritte in evidenza.