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Illustrazione
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Trento verso Giudicarie
Illustrazione tridimensionale raffigurante l'area fra Trento e le Giudicarie. Cartolina non viaggiata e non datata per cui la data è solo ipotetica. Sul retro riporta logo e timbro di John.F.Amonn Bozen e sigla M13983. -
Dove combattono i nostri soldati
Illustrazione tridimensionale "Da Val Giudicaria a Val Lagarina a Trento" raffigurante i luoghi del fronte italiano durante la prima guerra mondiale "Dove combattono i nostri soldati". Sul retro timbro "cartoline illustrate G. Colantoni". L'immagine è numerata 3102. -
Strade di accesso al santuario di San Valentino in agro
Questo estratto dalla mappa catastale del 1860 ci mostra le strade di accesso al santuario di San Valentino in agro. In rosa è segnata la strada maestra Trento - Valle di Cavedine, che ha raggiunto Calavino nel 1828 (con discesa a Padergnone e risalita dal cimitero), Cavedine nel 1833, Dro nel 1917. Allora come oggi da essa si accede alla piana del santuario. La strada marrone che vediamo separarsi da essa in loc. Al Castello, era la vecchia strada imperiale che portava a Sarche, e quindi Riva o Tione, via Santa Massenza e, prima del 1828 in Val di Cavedine via Padergnone. Su questa strada, di fianco a Castino, vediamo quello che un tempo era l'accesso principale al santuario con l'imponente capitello dei santi Vigilio e Valentino. Nel 1848 questa strada ha perso la sua importanza, diventando strada di campagna, poiché è stata realizzata la nuova strada che collegava Padergnone a Riva con ponte tra i due laghi di Santa Massenza e Toblino. Nel 1970-72, con la costruzione del nuovo tratto della Gardesana 45 bis, che ha tolto il traffico da Vezzano e Padergnone, è stato tagliato questo accesso al santuario e abbattuto il capitello. -
Rilievi dopo lo scavo del 1879 del "Bus dei Poiéti"
Illustrazione utilizzata a corredo dell'articolo: "I pozzi glaciali di Vezzano" IN: Annuario SAT n. 6 1879/80 p. 70 così descritta dallo stesso ing. Apollonio: "Sotto il labbro della conca si scorge la generatrice quasi circolare di un altro bacino trapanato dall'acqua ed è certo che il pozzo di Projeti si estende ancora [...] Sfortunatamente non s’' è potuto completare gli scavi perchè il materiale gettato giù per quel valloncello fortemente inclinato cominciava già a precipitare sullo stradone rendendo mal sicuro il passaggio e danneggiando le campagne sottostanti; non si dubita però che l'onorevole Municipio di Vezzano compreso ormai dall'interesse anche materiale che possono avere quei pozzi per il villaggio, voglia ultimare un lavoro condotto a buon porto da una piccola Società che deve sobbarcarsi a tante altre spese; e voglia ridurre alcun poco anche le vie d'accesso di maniera che sien comodamente praticabili per qualunque forestiero che volesse visitarli. [...] Nel pozzo glaciale dei Pojeti a 4.00 m. di profondità sotto il piano d’ interrimento si trovò dalla parte del monte varie ossa umane e d’animali. Fra le ossa umane c’era la parte superiore d’un cranio dolicocefalo assai bello e regolare ma molto piccolo. Le ossa animali erano spezzate trasversalmente in pezzi lunghi otto o dieci centimetri probabilmente allo scopo di estrarne la midolla. Vicino a queste ossa si trovò un coccio di vaso grosso 16 millim. composto della stessa pasta di quelli trovati nel pozzo Stoppani soltanto un po’più fina e rossiccia verso la superficie esterna del vaso. [...] Al medesimo livello, ma alla distanza di circa 4 metri verso la valle, si scavarono altre ossa umane e di animali, ed in vicinanza un centinaio di cocci di varie forme e grandezze. Esaminati attentamente questi frammenti si riconobbe appartenere essi a tre vasi differenti uno dei quali si è potuto ristaurare completamente, ed è ora depositato nel Civico Museo di Trento." -
Rilievi dopo lo scavo del "Bus dela Maria mata"
Illustrazione utilizzata a corredo dell'articolo: "I pozzi glaciali di Vezzano" IN: Annuario SAT n. 6 1879/80 p. 70 così descritta dallo stesso ing. Apollonio: "Fatti i rilievi dello stato anteriore pubblicato per cura della Società nell’Annuario dell’anno 1878 s'incominciò nello scorso autunno lo scavo della marmitta indicata da Stoppani come la più bella, e detta dai terrieri “El bus della Maria matta, e dopo due settimane di lavoro la si poteva vedere nella sua integrità che qui si verrà esponendo. [...] La superficie della roccia è nuda e la cavità del pozzo vi è incisa netta, ben delineata, colle labbra all’intorno ben arrotondate nella forma rappresentata dagli spaccati qui uniti; solo osservasi una squarciatura nello strato superficiale, la quale partendo dal punto più depresso del labbro inferiore e seguendo la direzione da valle a monte con un’inclinazione di forse 80 gradi (vedi la pianta segnata nell’Annuario dell’anno 1878) costituiva il canale emissario. La sezione orizzontale del pozzo presa sul piano di interrimento misurava 7.50 metri nel senso longitudinale e 6.80 metri nel senso trasversale della valle: il volume del detrito scavato fu calcolato a 50 metri cubi e quello della roccia trapanata dall'acqua e dai massi perforatori di 120 metri cubi. Lo strato superiore dell’interrimento constava di sabbia, scheggie e massi calcarei franati dal monte e dal ciglio superiore della marmitta dopo la sua formazione, lo strato inferiore invece era composto di un terriccio calcareo assai fino il quale racchiudeva qualche ciottolo e qualche pezzo di pietra calcarea. Sul fondo della marmitta si trovò una ventina di ciottoli di varia grandezza, il maggiore dei quali ha un peso di circa 30 chilogrammi. La maggior parte di questi ciottoli appartiene alle roccie cristalline e fra di esse vi predomina il porfido della valle superiore dell’Adige e della valle Avisana. La superficie interna delle pareti diremo verticali è assai regolare, sagomata a linee curve molto morbide e lavorata come se fosse battuta colla martellina fina. Il fondo della marmitta invece è irregolare ed ha una prominenza nel mezzo precisamente là ove dovrebbe essere più incavato (vedasi la sezione trasversale). Quest’anomalia dipende in primo luogo dalla maggior durezza e compatezza del terzo strato, poi dalla esistenza di canali e fessure fra i piani di combaciamento del secondo, terzo e quarto strato dai quali l’acqua scappava direttamente dalla marmitta diminuendo la forza motrice rotatoria e con essa l’azione erodente della cascata, scavando invece maggiormente il fondo in prossimità delle fessure. Queste circostanze, la mancanza di massi perforatori di un certo volume, e forse uno spostamento laterale sfavorevole della cascata, furono certamente i motivi per cui il pozzo Stoppani non potè raggiungere quella perfezione o quella profondità che tutti s’aspettavano vedendolo prima che si effettuasse lo scavo.” -
Rilievi prima dello scavo del "Bus dela Maria mata"
Illustrazione utilizzata a corredo dell'articolo "I pozzi glaciali di Vezzano" IN: Annuario SAT n.5 1878/79 p. 280. Essendo i rilievi fatti prima dello scavo sono precisi sulla parte esposta e ipotetici sulla parte coperta dal terreno. Ecco come ne parla nello stesso articolo l'autore, D.E.G.: "La parete superiore del pozzo è leggermente incavata, forse per la corrosione della roccia prodotta dall’acqua: calando una verticale dal margine superiore sullo spianato si ha una distanza di metri 1,60 dal piede della verticale alla base della parete. In quanto alla profondità del pozzo nulla di certo si può asserire, ma dalla configurazione ed inclinazione delle pareti si può arguire che non sia inferiore ai 5 nè superare gli 8 metri. Lo schizzo dà uno spaccato ideale del pozzo, col macigno perforatore in fondo. Dall’inclinazione delle pareti sembra altresì che la cavità non sia rigorosamente verticale, ma si protenda un poco nella direzione della valle." -
"Bus dela Maria mata" ipotizzato da Antonio Stoppani
Illustrazione utilizzata a corredo dell'articolo "Le marmitte dei giganti" IN: Annuario della Società degli alpinisti tridentini 1877. Milano: Tipografia Editrice Lombarda 1878 p. 175. Così ne parla lo Stoppani nell'articolo citato: "La figura C, offre una sezione ideale dello stesso pozzo, che serve precisamente a mostrare i rapporti cogli strati calcarei che compongono la montagna. La porzione superiore vuota, che realmente sì vede, si prolunga colla porzione inferiore riempita, che ora non si vede, e di cui ho immaginato io e la profondità e il masso arrotondato che vedesi disegnato sul fondo, siccome quello che dovrebbe aver servito al trapanamento." -
"Bus dela Maria mata" visto da Antonio Stoppani
Illustrazione utilizzata a corredo dell'articolo "Le marmitte dei giganti" IN: Annuario della Società degli alpinisti tridentini 1877. Milano: Tipografia Editrice Lombarda 1878 p. 174. Così ne parla lo Stoppani nell'articolo citato: "Essa non può sfuggire all’attenzione di chicchessia, che dalla via che esce a mezzodì di Vezzano, o da questo stesso paese, guardi la montagna nuda di bianco calcare che si leva a piano inclinato dietro il caseggiato sul lato d’oriente. A un centinaio di metri, o forse meno, sopra il piano del villaggio si vede come una caverna che accenna a sprofondarsi verticalmente nella roccia. [...] La parte interna ed accessibile della marmitta, a monte dov'è più alta, presenta una profondità di cinque o sei metri, riducendosi a valle a circa mezzo metro soltanto. Termina con un fondo piano formato da un terreno mobile, cioè da un terriccio, certamente d’origine glaciale, che riempie tutta la marmitta fino a quell'altezza, celando sotto di sè la profondità del pozzo. Perciò il fondo delle marmitte di Vezzano si presenta come un praticello erboso, [...] La figura B, eseguita sopra un semplice schizzo da me preso di passaggio, presenta il pozzo glaciale di Vezzano, come lo si vede guardandolo un po’ da vicino dietro il paese" -
Rappresentazione grafica della fucina Morandi
Rappresentazione grafica elaborata al computer ricostruendo come si presentava l'officina Morandi. Possiamo osservare come al fuso di un'unica ruota idraulica, grazie a camme, pulegge e cinghie, fossero collegate più macchine: il maglio, il tornio, la mola ed in tempi più recenti anche il ventilatore. -
Rappresentazione grafica del follo
Rappresentazione grafica elaborata al computer per mostrare come era fatto il follo o gualchiera. -
Rappresentazione grafica del lavatoio al Cleo
Rappresentazione grafica elaborata al computer ricostruendo come si presentava il passaggio della roggia sotto il ponte di Cleo. Già all'uscita dalla galleria, la derivazione che andava a servire i mulini del Cleo si separava dalla roggia portandosi ad un livello più elevato e servendo anche un lavatoio proprio a fianco del ponte. -
Rappresentazione grafica d'insieme dei mulini di Calavino
Rappresentazione grafica elaborata al computer di tutte le attività funzionanti a ruota idraulica di cui l'esistenza è documentata e localizzata sulla Roggia di Calavino. -
Rappresentazione grafica del mulino e segheria di Floria Domenico "Mosca"
Rappresentazione grafica elaborata al computer ricostruendo come si presentavano queste attività produttive quando erano attive. Si può osservare la sorgente con cascata del Bus Foran, con le due derivazioni ed i resto dell'acqua che entra nella roggia di valle sull'altro lato della strada. Da osservare anche la ruota idraulica con carica dell'acqua dall'alto, tecnologia indispensabile quando la quantità dell'acqua non è tanta. -
Rappresentazione grafica dei mulino Graziadei Antonio "Gioanét"
Rappresentazione grafica elaborata al computer ricostruendo come si presentava il mulino di Graziadei Antonio "Gioanét" quando era attivo. In primo piano la piazzetta dei Zoni con la sua fontanella ed il lavatoio, poi il mulino con a fianco la derivazione, la roggia e la strada che le attraversa per raggiungere la piazzetta, infine si intravede la bella fontana dei Menètoi ora completamente coperta dal cemento ed utilizzata per fornire di acqua potabile i paesi dell'alta valle da sempre poveri d'acqua. -
Rappresentazione grafica dei mulini Graziadei "Ferèri"
Rappresentazione grafica elaborata al computer ricostruendo come si presentavano i mulini Graziadei "Ferèri" quando erano attivi. Si vede inoltre il passaggio della derivazione sotto una casa ed il lavatoio poco oltre. -
Rappresentazione grafica dei mulini Ricci
Rappresentazione grafica elaborata al computer ricostruendo come si presentavano i mulini Ricci quando erano attivi. Interessante vedere come, al tempo, quella che ora è strada provinciale, andava a fermarsi sul bordo roggia. Vi era lì una piazzetta con lavatoio e fontana mentre la strada proseguiva per via Graziadei. Questa stessa fontana si vede in una foto con un'altra angolatura sulla piazzetta: -
Rappresentazione grafica dei mulini al Mas
Rappresentazione grafica elaborata al computer ricostruendo come si presentavano i mulini al Mas quando erano attivi. Da notare come sia la roggia che la derivazione a servizio dei mulini (sulla sinistra idrografica) escono da tunnel sotto casa Chemelli. -
Rappresentazione grafica dei mulini Pisoni "Fornèri"
Rappresentazione grafica elaborata al computer ricostruendo come si presentavano i mulini Pisoni "Fornèri" quando erano attivi, prima di trasformarsi in centralina idroelettrica e cementificio. Tra loro il lavatoio dell'attuale "piazzetta delle Regole". -
Rappresentazione grafica dei mulini al Cleo
Rappresentazione grafica elaborata al computer ricostruendo come si presentavano i mulini al Cleo quando erano attivi. La derivazione si separava dalla roggia oltre il ponte di Cleo, scorrendo quindi più elevato, per poi distribuirsi su tre canalette e alimentare le tre ruote, ognuna delle quali aveva il suo scarico per la restituzione in roggia, così come ve n'era uno, governato da una sarcinesca, che permetteva di far rientrare nella roggia l'acqua della derivazione quando non veniva utilizzata. -
Rappresentazione grafica del mulino Aldrighetti poi Scalfi
Rappresentazione grafica elaborata al computer ricostruendo come si presentava l'opificio quando era attivo. Una derivazione portava l'acqua ad una vasca di carico da cui partivano due canalette, una alimentava la "bót de l'òra", dalla quale usciva poi il tubo dell'aria ossigenata che arrivava alla fucina, l'altra portava alla ruota idraulica. La vasca di carico era usata anche come lavatoio vista la presenza della lastra di pietra inclinata. -
Rappresentazione grafica dei mulini al Bailo
Rappresentazione grafica elaborata al computer ricostruendo come si presentavano i mulini al Bailo quando erano attivi. L'alveo della Roggia di Calavino, con le sue impetuose cascate, affiancava il mulino Aldrighetti-Scalfi, con la sua ruota idraulica, e scendeva poi a sfiorare l'edificio sottostante. Qui una derivazione, con le sue saracinesche, alimentava la "bót de l'òra", la canaletta che portava al mulino del conte Sizzo Giuseppe e quella più lunga che portava alla ruota del mulino Lutterini Antonio "Galinòta". Ogni utilizzo aveva poi il canale di scarico per il ritorno dell'acqua nella roggia. -
Rappresentazione grafica del mulino a Venzòn
Rappresentazione grafica elaborata al computer ricostruendo come si presentava l'opificio quando era attivo. In primo piano l'alveo della Roggia di Calavino, la derivazione coperta con la saracinesca che permetteva l'afflusso di acqua, un'altra saracinesca che permetteva il deflusso dell'acqua in eccesso da un canale di scarico, una terza saracinesca per l'immissione sulla ruota, la ruota idraulica ed il foro per il ritorno dell'acqua nella roggia. -
Rappresentazione grafica del mulino Lutterini "Galinòta"
Rappresentazione grafica elaborata al computer ricostruendo come si presentava l'opificio quando era attivo. In primo piano l'alveo della Roggia di Calavino, la derivazione con la canaletta, il bacino di carico, la ruota idraulica ed il ritorno dell'acqua nella roggia. Sul lato opposto del cortile, recintato da mura, l'ingresso dall'allora strada imperiale. -
Rappresentazione grafica del mulino-segheria Pisoni "Biasi"
Rappresentazione grafica elaborata al computer ricostruendo come si presentava l'opificio quando era attivo. All'interno mostra le due stanze del piano interrato, posto al livello della roggia: quella a sinistra, con il meccanismo che sale al piano superiore riservato alla segheria, aveva poco più in là in tempi precedenti anche il follo; quella a destra, dedicata al mulino, conserva ancora oggi diversi strumenti. A piano superiore, posto al livello del piazzale, ci mostra la sega veneziana e, dalla parte opposta, la sega a nastro (bindella) aggiunta negli anni '40 e collegata alla stessa grande ruota che faceva funzionare da fine '800 la circolare, posta nel cortile, grazie ad un lungo palo di trasmissione che attraversava tutto l'edificio. La vista dall'esterno ci mostra la grande ruota collegata al palo di trasmissione che attraversava l'edificio, le ruote per la macine della farina gialla, della bianca e del pestino per la brillatura dell'orzo, il mulinello, piccola e veloce ruota per la segheria. Non si vede la precedente ruota del follo che rimaneva sotto il ponte. Nell'ultima immagine, per permettere una più facile comprensione di questo complesso opificio, Mariano Bosetti ha collegato le macchine interne alle ruote esterne. -
Rappresentazione grafica del "molin dei Tompi"
Rappresentazione grafica elaborata al computer ricostruendo come doveva presentarsi il mulino quando era attivo: la roggia con la cascata e la derivazione che alimentava la grande ruota idraulica.