Costruito a servizio della Centrale Idroelettrica di Santa Massenza quale vasca di espansione. L'altitudine è la stessa del Lago di Molveno cosicché l'acqua che dal lago di Molveno raggiunge le saracinesche a Santa Massenza, arrivata in fondo alla condotta forzata, risale il pozzo per il principio dei vasi comunicanti, evitando così che le stesse siano sottoposte ad una pericolosa sovrapressione.
Con la visione dall'alto è riconoscibile la grande forma circolare.
La costruzione della strada per raggiungerlo dal fondovalle è stata di fondamentale importanza per gli abitati di Margone e Ranzo.
La Grotta 1100 ai Gaggi venne intercettata casualmente nel 1947 durante i lavori di perforazione dei tunnel che convoglia le acque dei Lago di Molveno alla centrale idroelettrica di S. Massenza. Per accedere alla grotta si deve percorrere per 500 m il traforo dell'Enel, sulla strada per Ranzo in località Gaggi, e quindi si procede per 1100 metri nella condotta forzata. Traversando una porta stagna, si giunge così a questa straordinaria grotta per raggiungere la quale non c'è un accesso naturale. Essa si sviluppa proprio al centro della montagna, sotto il punto di massima elevazione del monte Ranzo (dove l'abbiamo posizionata in mappa), in leggero degrado in direzione del Lago di Molveno. Gli speleologi possono entrarvi, col permesso dell'Enel, solo quando viene svuotato il Lago di Molveno e la condotta forzata è perciò libera dall'acqua; tale occasione si è per ora verificata solo tre volte: nel 1948, 1981, 1992. Quando le occasioni di accesso ad una grotta sono così rare, gli speleologi sfruttano il poco tempo disponibile arrivando a 10/12 ore di permanenza continua in grotta; per ora sono riusciti a perlustrarne circa 2 km, incontrando sale, strettoie, cunicoli, cumuli di frana, torrenti, laghi, cascate, pozzi, sifoni, camini. All'interno della grotta scorre circa un metro cubo di acqua al secondo e non ci è dato di saper dove vada a finire, non si è riscontrata nessuna forma di vita, ma una elevata presenza di sostanza organica.
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Bibliografia:
In località "5 roveri", nel territorio del Comune catastale di Fraveggio, sulla strada per Margone/Ranzo, a 685 metri di quota, si apre la galleria principale di servizio alla condotta forzata Molveno-Santa Massenza.
La denominazione indicata sul cartello al cancello è "camera valvole 5 ROVERI".
Nello spiazzo antistante la finestra c'è un edificio con un piccolo ripetitore radio in uso ai vigili del fuoco e una cabina di trasformazione elettrica accanto alla quale si imbocca la parte alta del sentiero dello Scal.
Si tratta di una "finestra" di scarico per il materiale di risulta dello stato di avanzamento dello scavo della condotta principale che dal Lago di Molveno arriva fino alla centrale di Santa Massenza.
Parte del materiale estratto ha formato un grande piazzale davanti alla finestra stessa e la grande massa di materiale è visibile da lontano.
In un primo tempo era raggiungibile tramite teleferica da Vezzano, poi è stata realizzata una strada camionabile; ora il tratto che si discosta dalla SP18 è una strada forestale barrierata.
Nel 1947, durante i lavori di scavo è stata intercettata nel bel mezzo della montagna una grotta naturale, poi denominata "1100 ai Gaggi".
Nel 1951 una frana ha provocato la morte di due operai: il ventenne Luciano Zuccatti ed il quarantenne Cosimo Fucci. Lo stesso anno il cinquantatreenne Maurizio Paissan è morto di infarto mentre saliva ai Gaggi in bicicletta per andare a lavorare nelle gallerie (una lapide sul posto lo ricorda).
Attualmente viene utilizzata solamente come finestra d'ispezione.
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Fonti:
Antico e ripido sentiero, lungo circa 4 km, che unisce Santa Massenza (255 m slm) e Fraveggio (433 m slm) a Margone (951 m slm), percorribile in salita solo a piedi ed in discesa anche con le slitte.
Nei tratti più ripidi il fondo è costituito da scalini scavati nella roccia, il resto è selciato con qualche punto sorretto da muri a secco, alcuni tratti risentono del passaggio del tempo e dell’abbandono e sono ormai in cattive condizioni, altri pezzi sono in terra battuta. Veniva usato anche dagli operai, carichi di materiali, per raggiungere la finestra ai "5 Roveri" fino alla costruzione della strada, ora SP18, che proprio lì attraversa. La parte dai "5 roveri" verso Maso Rualt, in mezzo al bosco, è tranquillamente percorribile; la parte sottostante è più pericolosa ma molto panoramica e particolare, non ha un accesso sulla strada (se non scavalcando il guardrail poco sotto la piazzola dell'elisoccorso).
La carta di regola di Margone del 1708, che ha sostituito la precedente andata perduta, al capitolo 16° stabiliva "Che ogni vicino sia obligato aggiustare le strade de' comunali, ciovè quella di Gaza e Sc(a)l, ogni qualvolta verrà commandato dal giurato, sotto pena di troni 2 per cadauna volta alli contrafacienti."
In una documento del 1924 troviamo invece che la manutenzione del sentiero dello Scal spettava al comune di Margone che veniva poi risarcito per i ⅔ della spesa dal Comune di Fraveggio-Santa Massenza.
Era un tempo la via di collegamento diretta tra Margone ed il fondo-valle e serviva a quelli di Fraveggio per per portare in "malga" le loro bestie a maso Rualt, proprietà di quella comunità.
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Bibliografia:
La strada di collegamento tra Vezzano e Margone/Ranzo, strapiombante sulla Valle dei Laghi, è una fra le più suggestive e panoramiche del Trentino.
In 5 km da Vezzano si raggiunge il bivio Ranzo/Margone, da lì in 2 km si sale a Margone o in 4 km si arriva a Ranzo.
La sua storia è iniziata nel 1947 quando i lavori di costruzione della centrale idroelettrica di Santa Massenza hanno reso indispensabile il collegamento fra il fondo-valle, le finestre "ai Gaggi" e "ai 5 roveri", il Pozzo piezometrico, presso maso Rualt nelle vicinanze di Margone.
Così come la centrale, anche la strada è stata costruita su iniziativa della Società Idroelettrica Sarca Molveno (S.I.S.M.); ha poi eseguito i lavori l’Impresa Farsura.
Nel 1950 il Genio Civile ha poi fatto uno sbancamento del terreno dal bivio per Margone fino a Ranzo.
A seguire, nel 1954-1956(?), il Comune di Vezzano ha poi realizzato l'attuale strada che collega il bivio di Margone con Ranzo e nel 1962 ha provveduto alla sua asfaltatura.
La costruzione della strada ha fatto due morti sul lavoro: Remo Maltratti di anni 20 nel 1947 sul tratto Vezzano- Margone ed Enrico Daldoss di anni 50 nel 1950 sul tratto verso Ranzo, ambedue causa lo scoppio ritardato di una mina.
Fino ad allora Ranzo era collegato al fondo-valle con la strada che percorre la Valbusa fino a Castel Toblino, e Margone col ripido sentiero dello Scal che scende a Fraveggio e Santa Massenza; c'era poi il sentiero delle Cruze che univa i due paesi.
La provincializzazione, nel 1997 del tratto Lon-Ranzo, e poi verso il 2005 anche della diramazione per Margone, ha permesso una manutenzione ed una messa in sicurezza più puntuali ed incisive con allargamento di lunghi tratti, messa in opera di reti paramassi e guardrail. Precedentemente era nata la SP 18 Terlago e Laghi di Lamar, che si dirama dalla SS 54 bis della Gardesana nei pressi di Cadine, da quella poi la diramazione per Vezzano (via Lon-Fraveggio) e quindi le due diramazioni sopraddette.
La Provincia aveva anche previsto il proseguimento della strada verso Nembia-Molveno ma dopo la costruzione del primo tratto il progetto è stato sospeso.
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Bibliografia:
Questa classica fornace per la produzione della calce, semi interrata, si trova nella parte bassa del Gaggio dei Pini a monte della località Cesuron e a Nord della strada dei brozzi. La parte superiore esposta è protetta da una recinzione in legno.
Per capirne il funzionamento e conoscere altre "calchère" della valle si rimanda alla voce del glossario collegata a questa scheda.
La “piazzetta delle Regole”, nel rione “Bagnòl” di Calavino riveste un importante significato storico perché era il luogo in cui solitamente venivano convocate nel passato (dal XIV° al XVIII° secolo) le assemblee pubbliche, chiamate “regole” in quanto previste dalle “carte di regola”(ossia specie di statuti comunali), che venivano convocate periodicamente nel corso dell’anno per l’assunzione di decisioni, riguardanti la gestione interna della comunità.
Al tempo questa piazzetta era interessata dall’attraversamento della strada principale (la cosiddetta “strada imperiale”), da cui si dipartiva una stradina che s’innestava più a monte con quella di montagna.
I primi riferimenti storici al piazzale di Bagnòl (Plazzollo dicto de Bagnol) risalgono all’8 febbraio 1428, nell’occasione in cui si ratificò la sottoscrizione del patto d'unione fra le Comunità di Calavino, Lasino e Madruzzo per la gestione unitaria delle proprietà pubbliche.
Con l’abolizione delle carte di regola (1803) e la nascita delle "rappresentanze comunali" con la costruzione del municipio la piazzetta perse gradualmente la sua importanza.
Negli anni ‘50 del 1900 venne realizzata la variante della strada che deviò tutto il traffico della valle di Cavedine; negli anni '70 con la revisione della toponomastica tale slargo venne ricompreso nell’attigua via Battisti e con la successiva revisione, agli inizi degli anni 2000, prese appunto il nome di “piazzetta delle Regole”.
Nel 2014 è stata inaugurata la piazza ampliata, frutto di un grande lavoro di riqualificazione urbanistica: venne realizzata la nuova piazzetta totalmente separata dalle strade, con affaccio sulla Roggia, venne ruotata la vecchia fontana, recuperato l’antico lavatoio, recuperate dal fondale della roggia, restaurate ed esposte due macine molitorie.
Nel 2017 Ecomuseo della Valle dei Laghi ha posto qui uno dei pannelli del percorso degli "Antichi mulini di Calavino" per far conoscere questa importante realtà produttiva del passato direttamente sul posto.
Nel 2021 la Banda di Calavino ha scelto di installare proprio in questa piazzetta uno dei megafoni del progetto "SentIERI, la strada dei megafoni" così che il visitatore possa essere cullato dai suoni e dai racconti provenienti dal megafono, guardandosi intorno e immaginando le scene che lì si sono svolte, tanto tempo prima.
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Per approfondire, si invita alla lettura dell'articolo di Mariano Bosetti su questa piazza, pubblicato a pag. 36-42 di Retrospettive n. 48 del 2013, qui a disposizione:
La "Riserva Naturale Locale Prada", ai piedi del Monte Gazza nel C.C. di Terlago, copre un'area di 3,4 ettari ed è distribuita su tre zone distinte (A,B,C) in cui vi è la formazione di ristagni periodici di acqua che rappresentano importanti zone di riproduzione di anfibi, quali rospi e rane di montagna.
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Per approfondimenti visita:
All'esterno del cimitero di Ciago, dietro la chiesa di San Lorenzo, c'è un bel capitello, immerso tra il verde ed i fiori.
Un cancello in ferro lavorato protegge la nicchia che custodisce una tela di Vittorio Bertoldi con la Madonna del Rosario, una piccola statua in bronzo della Madonna Immacolata e alcuni vasi di fiori.
Subito sotto il tetto una targa recita:
PER GRAZIA RICEVUTA
COMM. GIUSEPPE CAPPELLETTI
E
ALICE CAPPELLETTI-SIMONINI
A MEMORIA FECERO
A.D.1949
Giuseppe Cappelletti è nato nella casa che si vede in foto accanto alla chiesa e lì ha poi vissuto con la moglie Alice Simonini.
Alla sua figura è dedicata la scheda
Nota come chiesetta di San Vili, termine dialettale per Vigilio, è una cappella costruita nel 1887, su un precedente capitello dedicato alla Madonna, e dedicata a Sant'Anna e San Vigilio. Nel 1908 con l'intervento del vescovo vi venne posta all'interno una statua lignea del patrono di Trento, San Vigilio, che secondo la leggenda aveva predicato in questo luogo; da allora è chiamata di San Vigilio.
Si trova sul sentiero SAT n. 613, denominato sentiero di San Vili, a poca distanza da Ranzo in direzione Deggia.
È dotata di due campanili, uno squadrato davanti e uno circolare dietro, un'ampia gronda che protegge un piccolo balcone a sorta di pulpito con ringhiera di ferro, una campanella, una lapide in marmo scritta in latino con accanto una targa con la traduzione italiana che racconta del passaggio di San Vigilio. Nel 1996 sopra la porta d'ingresso, Gianni Rigotti, pittore locale, ha affrescato il trasporto della salma di San Vigilio passando proprio in questo luogo.
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Bigliografia:
Nel 1944 "Per fronteggiare la tremenda insidia della guerra, i Padergnonesi scavarono un rifugio antiaereo nella roccia viva del versante dei Caschi del "dos Padergnon", ricavato ad U e protetto da poderosi bastioni in calcestruzzo. Quando si avvicinava il pericolo, al suono a martello della campana dei caduti tutti quelli che avevano un po' di fiato in corpo vi si precipitavano, con il cuore in gola e spesso nel buio del coprifuoco."
Il testo citato, di Silvano Maccabelli, viene da pag. 3 di
Il progetto di questo edificio che doveva dare una degna sede alle scuole elementari di Cavedine, è del 1952, a firma ing. Mario Eccel.
La posa della prima pietra risale al 3 maggio 1953 e l'inaugurazione della nuova scuola al 3 ottobre 1954.
Nel 1954/55 vi è iniziata l'attività didattica.
Dal 1960/61, per tre anni, ha avuto lì la sua sede la Scuola Commerciale di Avviamento professionale.
Nel 1961/62 ha preso il via, in questa stessa sede anche la scuola media.
Successivamente è poi stata costruita una nuova sede per la scuola elementare così da lasciare tutto l'edificio alla Scuola Media.
Come esposto nel cartello all'esterno della scuola, curato dal Gruppo Alpini Cavedine e Comune di Cavedine, "L'edificio attualmente utilizzato come casa sociale fu costruito nel 1922 su progetto del maestro muratore e carpentiere Emilio Comai di Vigo Cavedine. Fino ad allora le lezioni erano tenute in locali presi in affitto non sempre idonei e a volte con problemi igienici. L'edificio è intestato a Pietro Federico Nicoletti che nelle sue volontà testamentarie lasciò una somma a favore della frazione di Brusino per erigere una scuola o un asilo. Internato nel 1915 in Austria ad 80 anni, nel 1917 gli venne concesso il rientro; nel viaggio si perse a Innsbruck dove, prima ricoverato in ospedale e poi in manicomio, morì. Il suo lascito contribuì alle spese per la costruzione delle scuole. Con la ristrutturazione del 2003, l'Amministrazione Comunale ha voluto mantenere il ricordo di questo atto di generosità sociale."
Era troppo piccola la chiesa presso il monastero di Sarche e troppo povera la popolazione, quando il vescovo Carlo Eugenio Valussi decise di far costruire a sue spese la nuova chiesa. Fu lui stesso a benedire la prima pietra il 27 ottobre 1887 e venne stabilito che la nuova intitolazione sarebbe stata alla Beatissima Vergine Maria del Monte Carmelo. La popolazione contribuì alla sua costruzione con il lavoro ed il materiali.
La cerimonia di consacrazione avvenne il 12 ottobre 1889. Nel 1898, fu costruita una seconda sacrestia riservata alla "Confraternita del SS Sacramento" costituita nel 1881.
Sarche venne elevata parrocchia il 19 marzo 1943.
Nel 1968 venne chiusa la porta laterale, soppressi la nicchia di San Giuseppe ed il pulpito, spostati il battistero e il tabernacolo, girato l'altare maggiore, rifatti i banchi.
All'esterno la facciata principale è ornata dalle statue settecentesche dei santi Pietro e Paolo.
All'interno campeggia il monumento dei Conti d'Arco, uno dei più grandi della regione, datato 1595 e attribuito alla bottega dei Carneri. Fra le cose più antiche troviamo, accanto al battistero, un grande crocifisso ligneo settecentesco; sopra la porta d'entrata, tre pregevoli tele realizzate tra cinquecento e settecento; un crocifisso con grande croce metallica e uan statua della Madonan Addolorata ottocentesche.
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Bibliografia:
La chiesa della Madonna del Carmelo - di Danilo Mussi e Mariano Bosetti - pag. 487-491 di
Nel 1569 si cominciò la fabbrica della Chiesa “come cosa necessaria a ogni fedel christiano et dela fede orthodossa”; essa ottenne il battistero nel 1760 e venne ampliata nel 1870.
L'interno ha una navata e due altari laterali, l'uno dedicato alla Madonna Immacolata e l'altro a San Rocco.
In cima alla navata, nel timpano dell'arco di volta, un affresco novecentesco riproduce l'Annunciazione.
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Bibliografia per approfondire:
- Briciole di storia locale - IN: Vezzano sette. - Trento. - A. 5, n. 2 (giu. 1991); p. 15
- Restauro chiese Ranzo e Margone / R.L. - IN: Vezzano Sette. - Vezzano (TN). - A. 7, n. 1 (mar. 1993); p. 11
- Margone e la sua storia, Grazioli, Diomira; Margoni, Rosetta, IN: Vezzano notizie dai sette paesi, Vezzano (TN), a. 13, n. 3, ago. 1999, pp 16-21 ill
- La chiesa di Santa Maria Maddalena, Mussi Danilo; Franceschini, Roberto, IN: I segni del sacro in Valle dei Laghi, pp. 156-157
La Chiesa della Natività di Maria a Pergolese (al tempo "masi di Lasino") fu edificata tra il 1905 e il 1912 su un terreno donato da Andrea Poli di Riva.
Fu benedetta l'8 settembre 1912 e vi venne collocata la statua dell'Immacolata realizzata da Giuseppe Moroder, donata dal curato di Lasino don Domizio Frapporti e portata in processione dalla chiesa di Lasino a quella di Pergolese.
La chiesa dette ben presto cenni di cedimento e fu restaurata.
Nel 1940 il pittore Livio Benetti decorò gratuitamente la calotta absidale con un affresco raffigurante Gesù coi dodici apostoli (che verrà poi ricoperto da una imbiancatura e successivamente recuperato).
Nel 1943 Pergolese divenne curazia e don Vittorio Pisoni fu il primo curato. Nel 1945 entrò in funzione il cimitero cosicché le salme non dovevano più essere trasportate a Lasino o Pietramurata.
Nel 1947 furono costruiti i due campanili a vela dotati di campane.
La curazia venne poi elevata a parrocchia nel 1963.
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Bibliografia:
- La Chiesa della Natività di Maria - di Danilo Mussi e Arrigo Pisoni - pag. 469-471 in
Non vi è più alcuna traccia di questo capitello chiamato di San Vigilio, o di San Valentino, o di San Rocco, situato sul bivio tra l'allora strada imperiale, che univa Vezzano a Santa Massenza e Padergnone, e la via principale che portava alla chiesetta di San Valentino in agro.
Con la costruzione del nuovo tratto della Gardesana 45 bis, che ha tolto il traffico da Vezzano e Padergnone, nel 1970-72 è stato tagliato l'accesso al santuario e abbattuto il capitello, che, nonostante le assicurazione dell'ANAS (Azienda Nazionale Strade), non è più stato ricostruito.
Il maestoso capitello, leggermente sporgente dal muro di un vigneto, era stato realizzato nel 1835 per scongiurare l'epidemia di colera che stava arrivando dal Lombardo-veneto.
Nella nicchia, a destra era raffigurato San Rocco, sulla sinistra un Angelo Custode, sulla pala centrale, a colori vivaci, San Vigilio e san Valentino che venerano la Madonna con Bambino. È stato poi restaurato e consolidato nel 1855 e di nuovo nel 1932.
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Bibliografia:
- pag. 181
Il Bersaglio n. 5 si trova a 375 metri dal Casino di Bersaglio. Osservando i ruderi si possono notare la struttura del tipo a fossa con trincea aperta.
La fossa è posta in un incavo naturale nella roccia, compreso il riparo per il marcatore. il terrapieno anteriore è sostenuto da una muraglia realizzata in pietra scolpita
Nella fossa trovava posto il bersaglio che scorreva su un telaio per mezzo di cinghie e veniva sollevato verticalmente. Oggi il bersaglio è fisso al di sopra della fossa.
Accanto alla struttura trova posto il pannello illustrativo con maggiori dati tecnici.
È raggiungibile proseguendo la traccia oltre il bersaglio n. 4, sulla sinistra.
Questa grotta si trova a 600 metri s.l.m. sopra i ruderi della chiesetta di San Martino.
Ha una forma oblunga alta, stretta e poco profonda. Le sue pareti sono bianche, a parte le feritoie poste in alto nella parte più esterna che sono annerite dal passaggio di fumi dall’interno.
Sulle pareti sono incisi e scritti col carbone nomi, iniziali, date.
Secondo la tradizione un tempo la grotta era abitata da un eremita a protezione della "strada dei Cavédeni", che contribuiva a rendere più sicura con le sue preghiere, e della cappella di San Martino, che contribuiva a curare e qualche volta pure a restaurare.
Non è facile trovarla, non essendoci sentieri e segnalazioni. Si segue una traccia che si trova nella vallecola dietro la chiesetta di San Martino, ci si inerpica sul costone della montagna, si supera una trincea ed arrivati ad un piccolo ghiaione si abbandona la traccia per raggiungere poco sopra la grotta.
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Bibliografia:
Il parco d'arte Lusan è un parco d'arte tematico con l'obiettivo di far conoscere i principali siti di interesse storico, culturale e naturalistico di Vallelaghi mediante otto installazioni artistiche realizzate con differenti materiali da artisti accuratamente selezionati, supportate da specifiche tabelle illustrative.
Si trova a circa 600 metri dal centro storico di Vezzano, nei pressi del teatro di Valle col suo ampio parcheggio, sul sentiero geologico Antonio Stoppani, che si invita a vistare. È immerso nel verde ed alla sua base c'è un bel parco giochi.
Non c'è un percorso fisso ma lo si può visitare a piacimento seguendo i sentieri appositamente realizzati con ghiaino e scale. Comunque lo si percorra risulta di circa 500 metri e prevede una tempo di visita di circa 20 minuti.
È una piccola sorgente che alimenta una fontanella su una strada di campagna.
Un tempo c'era chi (non solo Vezzanesi) la raggiungeva, munito di contenitori di vario tipo, per far provvista di quell’acqua dalle rinomate proprietà diuretiche.
Per qualche anno i bambini delle scuole di Vezzano hanno frequentato questo luogo "magico" ritenendo che l'acqua della sorgente avesse il potere di esaudire i desideri di chi amava e rispettava la natura. Arrivati alla sorgente si sedevano, chiudevano gli occhi e in silenzio cercavano di isolare i rumori della natura ed in particolare quello dell'acqua. A questo punto esprimevano mentalmente il loro desiderio, aprivano gli occhi e andavano a bagnarsi con l'acqua magica che aveva il potere di esaudirlo.
Grazie all'aiuto delle famiglie, della forestale e del Comune, è stata posta accanto alla fontana la sagoma di un capriolo col calco delle sue impronte impresso nel cemento ed una "casetta" con i libretti realizzati dai bambini ed ambientati qui, da leggere direttamente sul posto.
È situato lungo il sentiero geologico Stoppani a pochi metri dal campo da tennis, area in cui poi sono stati realizzati anche il teatro di valle ed il campo da calcetto.
Realizzato nel 1993 con giochi, tavoli e panchine, punti cottura; è stato poi più volte rinnovato.
Al suo interno, su un tratto roccioso, vi si possono notare incisione lasciate dai pastori che frequentavano il luogo inserite nel 2016 nell'itinerario culturale e naturalistico dell'Ecomuseo: "Sulle tracce dei pastori: le pietre raccontano", che vi ha posto accanto un pannello esplicativo.
Nel 2020, in piena pandemia, il Comune vi ha realizzato il parco d'arte.
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Bibliografia:
Il Bersaglio n. 4 si trova a 300 metri dal Casino di Bersaglio. Osservando i ruderi si possono notare la struttura del tipo a fossa con trincea aperta.
La fossa è in parte scavata nella roccia ed in parte realizzata in muratura.
Nella fossa trovava posto il bersaglio che scorreva su un telaio per mezzo di cinghie e veniva sollevato verticalmente. Oggi il bersaglio è fisso al di sopra della fossa.
All'interno del muro rivolto verso il Casino di Bersaglio c'era il riparo per il marcatore col foro per esporre la bandiera che indicava la sospensione dei tiri (oggi protetto da una struttura metallica).
Accanto alla struttura trova posto il pannello illustrativo con maggiori dati tecnici.
È raggiungibile seguendo la traccia che si diparte dal sentiero Stoppani pochi metri più a sud del pannello del bersaglio n. 2, oppure risalendo dal bersaglio n.3.
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Bibliografia:
Il Bersaglio n. 3 si trova a 225 metri dal Casino di Bersaglio. È costituito da un bunker in pietra scolpita con avvolto in tufo e foro per l'esposizione della bandiera che segnalava la sospensione dei tiri.
Esso è posto in un terrapieno su una massicciata in blocchi di pietra scolpita.
Al di sopra una spianata ospitava il bersaglio, allora come oggi.
Al di sotto, visibile dal sentiero Stoppani, trova posto il pannello illustrativo con maggiori dati tecnici, là dove si diparte la traccia che lo raggiunge e prosegue poi per arrivare al bersaglio n. 4.
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Bibliografia: