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Croce di Fontana morta
Questa grande croce di pietra risale ai primi del 900. Si trova a sud del paese di Vezzano a fianco dell'attuale bivio per la valle di Cavedine in località "Fontana morta". Dall'altra parte della croce c'è una strada di campagna che poco oltre si biforca: a destra sale sul doss Castin, dove si sono trovate tracce di abitazioni dell'età del ferro, e a Fraveggio; a sinistra scende a Padergnone e a Santa Massenza. In particolare, seguendo la strada per Santa Massenza, prima di arrivare alla strada comunale che costeggia la centrale, c'è un tratto selciato: era questa la vecchia strada imperiale che obbligava chi andava verso Sarche a passare di lì fino alla costruzione del ponte tra i Laghi di Santa Massenza e Toblino nel 1848. -
Scritte dei pastori al parco di Lusan
Ben dieci diverse incisioni rupestri si possono notare su un tratto di rocce calcaree affioranti dal terreno all'interno dell'attuale parco giochi in località Lusan di Vezzano, nei pressi del Teatro Valle dei Laghi. Si tratta per lo più di iniziali e date di nascita di chi le ha fatte (non sempre chiaramente identificabili) contornate talvolta da semplici tratti e talvolta ripetute: NI CS - W 1937 RANZO G - W 1943 RG - W 19?4 - LE - LS W 1939 - LE W 1940 - W 43 RG - BC W 1947 - LE. L’iconografia ricalca quella delle scritte che i coscritti erano soliti dipingere, nei giorni precedenti la visita militare, sulle facciate delle case. Tali incisioni sono state inserite nel 2016 nell'itinerario culturale e naturalistico dell'Ecomuseo: "Sulle tracce dei pastori: le pietre raccontano", che partendo proprio da queste arriva fino a Cavedine. Accanto vi ha posto un pannello esplicativo ed ha realizzato una pubblicazione dedicata al percorso stesso. -
Sas gris
"Sas Gris", ossia "sasso grigio", è nome proprio di questo masso erratico di quasi 20 metri cubi, a testimonianza della particolare affezione degli abitanti di Monte Terlago, che ad esso, oltre un nome proprio, hanno dedicato poesie e dipinti. La composizione di roccia metamorfica (porfido) con grosse venature di quarzo, così diversa dalle rocce calcaree locali, testimonia il passaggio del ghiacciaio dell'Adige che lo ha trasportato e abbandonato qui col suo scioglimento oltre 15000 anni fa. Si trova sulla destra della strada che porta ai Laghi di Lamar poco dopo Vallene. -
Abisso "percorso interiore"
Opera d'arte moderna del "Parco d'Arte Lusan" realizzata da Paolo Vivian (TN) e così descritta nella relativa tabella illustrativa: "L’opera porta alla luce quanto è fruibile solo ad esperti speleologi, dando forma artistica ad un elemento naturale. L’elemento in acciaio inox posto alla sommità rappresenta un cristallo di ghiaccio, ovvero l’acqua da cui le “spaccature” naturali hanno avuto origine. L’abisso scavato nella roccia diventa anche uno specchio del nostro essere interiore più profondo e vero, del nostro codice dell’anima, come scrive James Hillman, della nostra natura che, attraverso l’istinto puro, ci guida nella realizzazione di noi stessi. Il taglio verticale che lo percorre, anche con violenza, è il condizionamento che con l’educazione, ma ancora di più con le imposizioni autoritarie che possono essere date, snatura il nostro essere creando false espressioni di noi stessi." È dedicata all'Abisso di Lamar situato sopra l'omonimo lago. Maggiori informazioni sulla tabella illustrativa. -
Riflessi nell'acqua
Opera d'arte moderna del "Parco d'Arte Lusan" realizzata da Ionel Alexandrescu (Romania residente a Torino) e così descritta nella relativa tabella illustrativa: "L’opera, alleggerita dal peso della materia, richiama le acque cristalline dei laghi presenti in zona, con la possibilità di rispecchiarsi al loro interno. La scultura, composta da giochi di volume principalmente orizzontali, in un contrasto armonioso tra pieni e vuoti, è fuori dall’anatomia artistica più classica; tutto il corpo della figura umana si sta muovendo nell’energia dell’acqua che rappresenta la vita." È dedicata ai laghi di Vallelaghi: Santo, Lamar, Terlago, Santa Massenza. Maggiori informazioni sulla tabella illustrativa. -
Origine glaciale
Opera d'arte moderna del "Parco d'Arte Lusan" realizzata da Federico Seppi (TN) e così descritta nella relativa tabella illustrativa: "L’opera rappresenta l’azione lenta e incessante della natura, che imprime con forza le proprie energie sulla materia e ha saputo lasciare chiari segnali in ricordo delle ere geologiche passate. Il masso porfirico è diviso in due, la parte più grande, leggermente inclinata, con la superficie scolpita, vuole rappresentare il movimento del ghiacciaio; l’altra, più piccola, mostrala conseguente azione erosiva e ricorda le forme dei pozzi glaciali." È dedicata ai pozzi glaciali di Vezzano. Maggiori informazioni sulla tabella illustrativa. -
1980 "i Pisetta"
Opera d'arte moderna del "Parco d'Arte Lusan" realizzata da Giovanni Bailoni (TN) e così descritta nella relativa tabella illustrativa: "L’opera, attraverso materiali che raccontano di passato e di presente, rappresenta i due fratelli Pisetta che, nel 1980, decisero di aprire una via attrezzata sul Piccolo Dain. Uno indica verso l’alto immaginando l’ardita via, l’altro osserva e… già la vede." È dedicata alla via ferrata Pisetta, una delle più difficili d'Europa, posta sul Monte Garzolet fra Sarche e Ranzo. Maggiori informazioni sulla tabella illustrativa. -
Energia
Opera d'arte moderna del "Parco d'Arte Lusan" realizzata da Mario Rial (PD) e così descritta nella relativa tabella illustrativa: " L’opera, avente le sembianze di una moderna turbina, rappresenta la forza motrice dell’acqua, una forza dinamica rotante governata da una musa immaginaria. L’acqua, per via della sua natura, può memorizzare e assorbire diverse forme di energia presenti sulla terra; è in grado di dissetare i corpi dell’uomo, lavare, purificare, fecondare i campi e guarire le ferite dell’anima. Per questi motivi è stata spesso venerata e in numerose culture e mitologie antiche si hanno notizie di divinità ad essa legata." È dedicata alla Centrale Idroelettrica di Santa Massenza. Maggiori informazioni sulla tabella illustrativa. -
Lassù
Opera d'arte moderna del "Parco d'Arte Lusan" realizzata da Paolo Moro (BL) e così descritta nella relativa tabella illustrativa: "L’opera, stilizzata, rappresenta con eleganza e leggerezza l’altezza delle montagne, la loro verticalità ed il senso si libertà che si prova quando si è sulla vetta. Allo stesso tempo rappresenta l’infinita bellezza che è possibile scorgere quando si è sopra di loro, come sospesi, intenti nel percorrere una via attrezzata o un ponte tibetano, secondo un senso di equilibrio che rimanda al nostro rapporto con il mondo della natura." È dedicata alla Paganella, la cima più alta di Vallelaghi (2.125 m slm). Maggiori informazioni sulla tabella illustrativa. -
Le pecore curiose
Opera d'arte moderna del "Parco d'Arte Lusan" realizzata da Marco Baj (FG) e così descritta nella relativa tabella illustrativa: "L’opera è dedicata ai massi erratici presenti in zona, nello specifico al “Sass Gris”. Le pecore, osservando il masso dinnanzi a loro, ripercorrono il suo percorso. Fantasticando “infinite” storie concentrano tutta l’attenzione su di esso. Si apre in questo modo un dialogo “invisibile” che porta il visitatore ad avere diversi pensieri, finalizzati a porsi delle domande e a riflettere sulla natura e sulla provenienza del masso stesso." Il “Sass Gris”, a cui l'opera è particolarmente dedicata, si trova di fianco alla strada che da Vallene porta ai Laghi di Lamar. Maggiori informazioni sulla tabella illustrativa. -
Spirito del Bondone
Opera d'arte moderna del "Parco d'Arte Lusan" realizzata da Matteo Cecchinato (PD) e così descritta nella relativa tabella illustrativa: "L’opera rappresenta una creatura stilizzata le cui forme simboleggiano diversi aspetti del gruppo montuoso da cui prende il nome. Le tre “teste” riproducono le tre cime del Bondone, mentre gli intrecci complessi e la struttura sono state ispirate dai numerosi sentieri presenti, dalle rocce e dalle pareti scoscese. Ogni montagna porta con sé una moltitudine di storie e di leggende, quasi fosse un nume tutelare, un essere che può essere pacifico e svettare guardando verso il cielo o incombere sulla vita degli uomini che gli sono ai piedi." Il Monte Bondone, a cui l'opera è dedicata, è quello ai cui piedi si trova il Parco d'arte. Maggiori informazioni sulla tabella illustrativa. -
Chiave di volta del 1747
Il concio di questo portale situato al numero 36 di via Roma a Vezzano è datato 2 agosto 1747 ed oltre alla data ha inciso "Sia lodato Gesù Cristo". Si presume che sia proprio questo il palazzo che si affaccia sulla piazza di Vezzano dove, tra 1600 e inizio 1800, avevano la residenza i nobili Zambaiti. -
Croce di pietra
Posata nel 2001, in occasione della realizzazione del nuovo tratto stradale che collega la viabilità principale con la parte di paese a monte fino ad allora di difficile accesso per i mezzi pesanti. Sullo stesso luogo vi era anche in passato una croce in pietra che si è voluto così ricordare. -
Croce di pietra
Oltre la piazza di Fraveggio al bivio tra la strada che scende a Santa Massenza e quella che porta alle "Crone Basse" e al sentiero dello Scal, unica strada che collegava un tempo Fraveggio a Margone, si trova questa croce in pietra datata 1854 e siglata F.B. --- Bibliografia: -
Paratoie diramazione mulini Graziadei "Ferèri"
Si può osservare l'incavo nel muro in cui scorreva la paratoia che bloccando lo scorrere della roggia alzava il livello dell'acqua cosicché essa entrava nella diramazione a servizio dei mulini Graziadei per poi infilarsi sotto l'edificio e ritornare nell'alveo subito dopo. Si nota poi la struttura in pietra delle due paratoie che regolavano l'afflusso nella derivazione. -
Pietra di sostegno del fuso Pisoni "Biasi"
Pietra lavica, quindi molto resistente, con incasso, usata per l'appoggio del perno del fuso del mulino Pisoni "Biasi". Essa era mantenuta bagnata per ridurre l'attrito ed il riscaldamento del perno stesso. Ben visibili i segni lasciati dal movimento sia del perno, sia della disco terminale in ferro del fuso. -
Fuso del mulino Pisoni "Biasi"
Si possono osservare in questo fuso le scanalature in cui sono ancora inserite le robuste assi che fanno da raggi al lubecchio, il disco e la fascia terminale di ferro così come il perno (guéi). Quest'ultimo appoggia su una pietra dura incavata a sua volta posta su una trave alla base del castello, ora in parte coperta da detriti. Per ridurre l'attrito ed il riscaldamento del perno, questo incavo veniva mantenuto bagnato da un rigagnolo d'acqua. -
Maglio a ruota idraulica ricostruito
In occasione delle feste madruzziane Ferruccio Morelli con la Pro Loco ha ricostruito un maglio funzionante a ruota idraulica tra il Mulino Pisoni "Tonati" e la "fucina Morandi" per mostrare ai visitatori una delle attività artigianali svolta nel passato proprio lì. Ora purtroppo non ne rimane che qualche parte. -
Mole in Piazzetta delle Regole
Queste macine di pietra, dette "mole", molto grosse, sono state trovate nella roggia davanti al mulino-cementificio dei Pisoni Fornéri poi Pedrini ed esposte nel 2009 nella nuova piazzetta delle Regole. Mentre quella di sinistra presenta su un lato le classiche scanalature e convessità delle mole per la macinazione dei cerali, quella di destra non è lavorata sui fianchi, per cui si presume che sia proprio una delle "molazze" del pestino del cementificio Pedrini. --- Bibliografia: Mariano Bosetti ne parla a pag. 72 e 116 di -
Tafferia Rigotti
La tafferia del mulino Rigotti è ancora al suo posto sotto la tramoggia. -
Lubecchi Pisoni "Biasi"
Guardando sotto il castello del mulino Pisoni "Biasi" vediamo sotto una coppia di macine un lubecchio singolo mentre sotto l'altra coppia ci sono due lubecchi di forma diversa. I lubecchi presenti in ambedue le strutture sono fissati, con 4 razze, al fuso, che era collegato alla ruota idraulica e presentano quel che rimane di 36 denti perpendicolari alla ruota così da trasformare il suo movimento verticale in veloce rotazione orizzontale della ruota a lanterna (rocchetto), in cui i denti andavano a infilarsi, movimentando di conseguenza la macina superiore fissata sullo stesso asse. Il lubecchio diverso invece è fissato al fuso con una struttura diversa ed i suoi denti sporgono dritti dalla ruota. Si presume che esso potesse muovere un macchinario accanto al castello come poteva essere il buratto. __ Bibliografia: Šebesta, Giuseppe - pag. 135-136 di -
Tafferia Pisoni "Biasi"
Questo contenitore in legno, aperto centralmente su un lato ed incernierato alla tramoggia (tremògia), era chiamato "tafferia" (casèla) ed aveva il compito di far scendere gradualmente i chicchi nel foro della macina superiore. Un palo fissato alla tramoggia toccava la macina superiore che, muovendosi, trasmetteva delle vibrazioni facendo alzare e abbassare la "tafferia" provocando la fuoriuscita del grano. La corda che vediamo infilata nel gancio sulla bocca del contenitore andava ad avvolgersi intorno ad un fuso in cima alla tramoggia ed all'altra estremità aveva un contrappeso così da trattenere la "tafferia" verso l'alto. --- Bibliografia: Šebesta, Giuseppe - pag. 135-136 -
Le macine Pisoni "Biasi"
Nello scantinato dell'ex mulino Pisoni "Biasi" sono ancora al loro posto sul "castello" due coppie di macine utilizzate fino verso il 1940 per la macinazione contemporanea della farina bianca e gialla. Per terra l'anello di ferro (sércena) che, posizionato nell'apposito incavo della macina inferiore, rivestiva quella superiore in modo da evitare fuoriuscita di farina dallo spazio tra le due mole. -
Macina del mulino Pisoni "Tonati"
Macina inferiore fissa, proveniente dal vicino molino Pisoni "Tonati", utilizzata nel 1996 come elemento di arredo urbano a ricordo della fiorente attività molitoria diffusa un tempo in paese. -
Opera di presa e lavatoio Scalfi
L'opera di presa in pietra che alimentava la "bót de l'òra" e la ruota idraulica della fucina Scalfi partiva a monte di una delle tante cascate della roggia di Calavino. Sulla vasca di raccolta dell'acqua possiamo vedere la lastra di pietra inclinata usata per lavare.