Roberto Zanella (1899-1965) con la moglie Guglielmina Paris (1896-1966) e i figli Candido (1921-1982) e Pio (1926-2022), di Covelo.
La foto è stata realizzata presso lo studio fotografico "G. Bruner & Co Trento Via Grazioli" come da marchio impresso sulla stampa in basso a destra.
Era questo il modo di portare con sé la famiglia durante le emigrazioni e di farla conoscere ai parenti lontani.
La stampa è fatta su cartoncino, pronta per essere spedita come cartolina, e misura 8,5 x 13,5 cm.
L'anziana nella foto è Orsola Zambanini, moglie di Albino Zuccatti tessitore, di cui ci ha raccontato qualcosa la nipote Antonia classe 1931 nell'intervista collegata. Antonia è la più piccola in questa foto, l'altra bimba è la sorella Carmen, classe 1927, mentre la loro mamma, Maria Coslop era incinta di Giovanna, ricordo che ha permesso la datazione dello scatto.
Sullo sfondo si vede il dos dei Segrai praticamente spoglio.
Curioso anche il racconto di Antonia rispetto al fotografo: Alviz Zambanini, cugino della nonna, era emigrato in Austria e quando arrivava da Linz in bicicletta per far visita ai parenti portava con sé la sua macchina fotografica, fissando così su carta immagini della famiglia.
Attilio Ernesto Tonelli ritratto in due fotografie: la prima con una nipote, nella seconda con moglie e figli.
Nella prima, si nota la bambina a cavallo di un triciclo, che per l'epoca sarebbe stato davvero inusuale per il nostro territorio.
Una volta trasferitosi con la famiglia a Joliet, lì rimase: Rodney, suo discendente e autore della ricerca di ricostruzione, vive ancora a Joliet con la famiglia.
Attilio Ernesto Tonelli fra il 1905 e il 1908 mandò in patria, ai genitori rimasti a Vezzano, i soldi guadagnati col lavoro in miniera.
Mandò l'equivalente di circa 10,403.00 dollari, quasi 9.000,00 euro, una cifra davvero incredibile per l'epoca.
Una delle ricevute la mandò alla sorella, Cesarina Garbari Tonelli, per poterli aiutare nel viaggio per raggiungerlo in America, per una visita.
I genitori, la sorella e qualche altro familiare lo raggiunsero: sua madre Giuseffa, purtroppo, morì in America e non si riuscì a reimpatriare la salma: fu quindi seppellita in Illinois, a Braidwood.
Giacomo Biotti [nato a Padergnone nel 1832, come desunto dalla scheda di famiglia], nel 1856 scrive ai genitori da Bregenz [Austria] dove era "militare alla 28 compagnia del 7 Battaglione", dove ipoteticamente svolgeva il servizio militare. Parla della sua buona salute e del bisogno di denaro poiché la paga è "miserabile"; chiede informazioni della famiglia, dei "bacchi da setta" e delle "galete" (la bachicoltura che l'anno precedente aveva dato buon frutto), dell'"incanto dei basoti" [?], della valle; manda i suoi saluti ai fratelli [Pietro Domenico (1836-1913), Francesco (1840-1919)], la sorella [ Maria Teresa (1826- )], il cognato, i parenti, amici, vicini e "tutti quelli che vi domandano di me".
La lettera del 13.8.1859 proviene invece da Novoledo di Vicenza, quando era "militare alla 7^ compagnia del 2° battaglione dei cacciatori imperatore", dove ipoteticamente era impegnato nella seconda guerra di indipendenza [27 aprile - 12 luglio 1859]. Godeva di buona salute e sperava di rientrare presto in Tirolo, da "questi paesi [in cui] vi sono una grandissima suta [siccità] e molte malatie nelli militari". Chiede informazioni dei paesi, delle campagne, dei "cavaleri" [bachi da seta], dell'"incanto dei basoti" [?] ed informa che "le lettere dei militari adesso non paga più niente". Tra i saluti non nomina questa volta i fratelli, il che fa pensare che anche loro fossero impegnati in guerra.
Queste lettere, scritte di proprio pugno da un soldato, ci permettono di ipotizzare che la scuola popolare di Padergnone fosse già in funzione negli anni '30-'40 dell'800.
Questo quadro a carboncino acquerellato è stato realizzato a partire dalle due fotografie di famiglia allegate per ricongiungere virtualmente con la mamma i sei fratelli della famiglia Ceschini di Lasino ("Maibei"), tre dei quali emigrati negli Stati Uniti. Nel quadro è raffigurato evanescente anche uno dei bimbi di famiglia morto nel frattempo.
All'epoca i bambini venivano battezzati il giorno stesso o quello immediatamente seguente la nascita. Le partorienti, considerate impure, non potevano partecipare alla cerimonia e i neonati venivano solitamente portati in chiesa da un'altra donna della famiglia. Nella foto la bambina è ritratta in braccio alla nonna Pasquina ed è accompagnata dalle sorelle.
Si noti il prezioso tradizionale porta enfant da cerimonia bianco nel quale la bimba, tutta vestita di bianco, era ben protetta per la sua prima uscita da casa.
Lo zio, che si era avvicinato al mondo della fotografia quando era militare ad Addis Abeba, emigrato in Belgio si era comperato la macchina fotografica e così quando rientrava a Lasino fotografava i suoi familiari. Spesso dobbiamo ai nostri emigrati le testimonianze fotografiche dei nostri antenati.
Foto di famiglia davanti alla fucina. Si può leggere "Aldrighetti fabbro" sopra l'entrata.
I personaggi ritratti nella foto sono il fabbro Giacinto Giuseppe Aldrighetti (1857-1937) con la moglie Barbara (o Barberina) Poli di Santa Massenza (1859-1930) e in piedi una delle figlie, Virginia (1902-1982), emigrata giovane in America del Nord.
La data dello scatto è stata desunta approssimativamente dall'età dei protagonisti.
Questo scatto ci permette inoltre di notare il selciato, comune sulle strade ripide com'è via Borgo.
Il battente in ferro è andato perso negli anni '60 con la sostituzione della porta.
Si presume che l’accessorio in ferro pendente sul lato destro fosse collegato ad una campanella, come era uso un tempo.
Sugli stipiti laterali ci sono due tratti in pietra più scura che riportano una scritta non chiaramente leggibile (10?), forse una data o il numero di casa.