"All'inizio del sentiero che da Calavino porta alla Forra dei Canevai si trova un avvolto interrato che in passato veniva utilizzato come cantina.
Appena entrati, nell’angolo a destra si trova, ancora intatta, la "Busa dela Calcina”, o "Calcinèr”.
Parecchi anni fa a Calavino in molte case era presente questa buca, in cui si metteva la calce che poteva servire per molteplici usi: mescolata con la sabbia per realizzare intonaci per le case o per costruire muri o, ancora, per tinteggiare le stanze. Mischiandola con il verderame si otteneva invece un trattamento anticrittogamico per le viti.
Per produrre la calce si dovevano cuocerei sassi di calcare in una sorta di fornace detta “Calchèra”; i sassi cotti, che diventavano di un bianco candido, venivano posti in queste buche riempite di acqua, e, in poco tempo, si scioglievano diventando una pasta morbida pronta all’uso."
Così lo descrive Emanuele Pisoni, proprietario del luogo ed a questo proposito ci racconta anche il "gioco dei boacéti":
La foto è stata scattata all'interno di una tipica osteria, probabilmente quella di Annibale Garbari a Vezzano. Si vedono alcune persone in movimento, conseguenza dei tempi lunghi utilizzati nello scatto necessari in presenza di scarsa luce, e la foto risulta pure danneggiata, ma abbiamo comunque scelto di inserire questo scatto in archivio per la presenza del gioco in primo piano.
Come all'esterno era comune delle osterie il gioco delle bocce, all'interno lo era quello del pirlo, gioco completamente in legno.
Esso era formato da una piattaforma inclinata con i bordi rialzati, dentro cui si faceva ruotare una trottola (pirlo) allo scopo di far cadere il maggior numero dei piccoli birilli presenti e guadagnare così punti.
Essendo in osteria questo gioco era riservato agli uomini che le frequentavano, i bambini ed i ragazzi usavano invece il pirlo in altro modo sulle strade, come si può vedere in questa testimonianza:
palla dura che si usa nel gioco delle bocce. La pallina piccola alla quale ogni giocatore cerca di avvicinare a turno le sue quattro bocce è chiamata boccino - bocin.
Bocia pò assumere anche altro significato:
Antico gioco da tavolo che si trova spesso sul retro della dama. Un tempo era il gioco più usato ad ogni età ed in valle se ne trovano tavole incise sulla roccia.
Tradotto letteralmente sarebbe "nascondi lepre". Il nascondino si giocava un tempo su un territorio vasto, si andava nei boschi, si girava liberi per il paese entrando senza problemi nelle proprietà private, sia orti che case.
I bambini fanno sentire per due volte la filastrocca in dialetto, che fa parte del gioco omonimo da loro scelto nell'ambito del progetto "giochi e filastrocche al tempo dei nonni" per la pubblicazione sull'albo illustrato edito da Ecomuseo della Valle dei Laghi.
FILASTROCCA
Pé un, pé dó, pé tré
pé quatro, pé zinque, pé séi,
pé sète, pé òto
scarpón moléta
tira endrio quala? Questa.
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TIPO DI GIOCO
Oltre che come conta per stabilire chi inizia un gioco, può essere usato per un gioco di gruppo tranquillo da fermi.
PREPARAZIONE
Mettersi in cerchio con un piede avanti o su un muretto con i piedi penzoloni.
SCOPO DEL GIOCO
Rimanere per ultimo col piede in gioco.
REGOLE DEL GIOCO:
Un bambino recita la filastrocca toccando o indicando a ritmo i piedi dei compagni. Al “questa” viene eliminato dal gioco quel piede. Riparte dal piede successivo e ripete la filastrocca finché rimane un solo piede.
VARIANTI:
Una variante della filastrocca è consultabile a pag. 48 della pubblicazione
Il video mostra e spiega come si gioca a settimana (croce).
È dedicato in primo luogo ai bambini delle scuole della Valle dei Laghi che partecipano al progetto di Ecomuseo "Giochi e filastrocche".
In allegato la scheda di presentazione del gioco per le scuole.
Un'altra versione è descritta al gioco n. 11 sull'albo
I bambini fanno sentire per due volte la canzone, che fa parte del gioco omonimo da loro scelto nell'ambito del progetto "giochi e filastrocche al tempo dei nonni" per la pubblicazione sull'albo illustrato edito da Ecomuseo della Valle dei Laghi.
Questo gioco tradizionale è ancora praticato nelle scuole dell'infanzia della valle.
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TIPO DI GIOCO
Gioco tradizionale di movimento in cerchio.
Può partecipare un qualsiasi numero di giocatori dai 3 anni in poi.
PREPARAZIONE
I bambini si mettono in cerchio staccati l’uno dall’altro. Un bambino sta in centro.
SCOPO DEL GIOCO
Formare tutti insieme un “serpente”.
REGOLE DEL GIOCO:
Il bambino o la bambina che è in centro passa a zig-zag tra i compagni saltellando e canta:
"Questa è la danza del serpente, che vien giù dal monte per ritrovare la sua coda che egli perse un dì!".
Si ferma davanti ad un/a compagna/o e dice:
"Ma dimmi un po’, sei forse tu quel pezzettin del mio codin?".
Se il compagno dice di sì, si attacca alle sue spalle e si riprende il gioco finché tutta la coda è completa.
I bambini fanno sentire per due volte la canzone, che fa parte del gioco omonimo da loro scelto nell'ambito del progetto "giochi e filastrocche al tempo dei nonni" per la pubblicazione sull'albo illustrato edito da Ecomuseo della Valle dei Laghi.
Anche in altre scuole della valle questo gioco tradizionale è stato segnalato ed è ancora praticato in alcune scuole dell'infanzia e primarie.
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TIPO DI GIOCO
Gioco tradizionale di movimento all’aperto. Può partecipare un qualsiasi numero di giocatori.
PREPARAZIONE
Ci si posiziona in semicerchio tenuti per mano. I due bambini alle estremità devono conoscere il gioco
SCOPO DEL GIOCO
Ingarbugliarsi e tenersi collegati ai compagni.
REGOLE DEL GIOCO:
Dialogo fra i due bambini alle estremità:
DX. “È cotto il pane?”
SX. “Sì, ma è un po’ bruciato.”
DX. “Chi è stato?”
SX. Dice il nome di uno dei giocatori
DX. Parte seguito da tutto il gruppo tenuto per mano e passa sotto alle braccia che fanno ponte alla sinistra del bambino chiamato cosicché lui rimane a braccia incrociate e girato verso l’esterno. Mentre si fa questo movimento tutti insieme cantano: “Povero ...(Nome), legato alle catene, soffrirà le pene, le pene da morir.”
Si ripete il gioco, senza mai mollare le mani dei vicini finché tutti sono “incatenati”.
Il gioco può concludersi qui.
VARIANTI
Se a giocare sono bambini più grandi, alla fine anche i due alle estremità si danno la mano e tutti tirano verso l’esterno finché la catena si spezza.
Un'altra variante segnalata in valle è nel finale del canto:
“Povero ...(Nome), legato alle catene, alle dure pene, è costretto a lavorar.”
Il video, tra uno spintone e l'altro dei bambini, mostra e spiega come si gioca a polenta.
È dedicato in primo luogo ai bambini delle scuole della Valle dei Laghi che partecipano al progetto di Ecomuseo "Giochi e filastrocche".
In allegato la scheda di presentazione del gioco per le scuole.
Vediamo qui il campo da bocce della trattoria di Annibale Garbari nella piazza centrale di Vezzano. Il gioco delle bocce appassionava e radunava gli uomini nei giorni festivi.
La bardana è una pianta che fa delle infiorescenze sferiche piene di aculei che si attaccano ai vestiti, usate anche dai bambini, che se le tirano per giocare.
"Pétole" sono dette proprio queste palline attaccaticce ed, in senso figurato, sia quelle persone noiose e importune che ti si appiccicano addosso, sia quelle situazioni dalle quali non riesci a districarti.
Diminutivo: balòta; nella canzone "Per fare dei canederli", contenuta nel fascicolo "Fila, fila la molinela...", presente in archivio, si usa il termine "balòtole".
"Bala" può avere anche altri significati:
Òcio bèl, so fradèl,
récia bèla, so sorèla,
la piaza, la porta,
la campanela din don dèla.
È una filastrocca tradizionale che si rivolge ad un bimbo o ad una bimba allo scopo di farli ridere.
Mentre si recita la filastrocca si toccano con delicatezza le parti del suo viso: gli occhi, le orecchie, la fronte, la bocca. Infine si prende il nasino e lo si porta a ruotare la testa a destra e sinistra.
Lievi variazioni sono descritte a p. 13 del fascicolo
La bimba, con vestito e scarpette di lana, gioca col suo sonaglio seduta su una sedia.
I capelli sono ancora corti ma comunque pettinati a formare il ciuffo, chiamato "banana", caratteristico dei pccolini.