I tre pannelli, inseriti nelle tre aule didattiche all'aperto previste dal progetto SI.VAL, presentano nella prima parte una descrizione del progetto stesso in italiano ed inglese, nella seconda parte sono distinti per aula e presentano nello specifico l'approccio metodologico seguito ed i contenuti di quell'aula in italiano e in C.A.A.
L'articolo descrive il ritrovamento di una tomba barbarica, in località Cignon a Nord di Vezzano e ad occidente della strada per Ciago, avvenuto il 21 e 22 gennaio 1911 da parte del farmacista Vecchietti e di don Perli. Oltre una minuziosa descrizone vi è il disegno della tomba e la fotografia con gli oggetti rinvenuti, poi domati al museo civico di Trento.
L'analisi di quanto trovato ha portato il Roberti alla conclusione che si tratti della sepoltura di una donna longobarda di agiata condizione e che la tomba sia stata depredata durante l'invasione dei Franchi.
Questo articolo è stato pubblicato sulla rivista "Studi Trentini di Scienze Storiche" n. 48 del 1969. Racconta come i due autori hanno trovato la pietra sacrificale lungo il percorso archeologico di Cavedine, la loro successiva ricerca per capirne la funzione ed il trasferimento della stessa al museo storico di Rovereto.
La “Carta geografica generale della Valle dei Laghi”, progettata e avviata da Nereo Cesare Garbari; fu completata a otto anni dalla sua morte, con l’impegno della moglie Carla, che si avvalse di conoscitori e cultori di storia locale. La carta, scala 1:20.000, punta sulle informazioni storico-culturali, quali toponomastica, siti di interesse archeologico, naturalistico, sentieri e altri; elementi geomorfologici, per questo motivo è unica nel suo genere. Sulla cartina sono indicati con numeri i siti di interesse con la rispettiva legenda, sul retro la traduzione in inglese, tedesco e francese.
Misura 80x66 cm su un foglio 100x67 cm, ripiegato a 19x12 cm.
Il 30 luglio 1997 è stata presentata al pubblico dal Gruppo Cuturale Nereo Cesare Garbari del Distretto di Vezzano di cui gli autori facevano parte. La cerimonia è descritta a pagina 12 di
Si tratta di 8 pannelli ben illustrati, realizzati in occasione del recupero e miglioramento di tutto il sentiero.
Posizionati lungo il sentiero nel 2004, sono andati naturalmente deteriorando, finché anche gli ultimi sono stati tolti nel 2022 e sostituiti con nuovi pannelli.
- "Alla scoperta delle marmitte dei giganti" introduce la nuova mascotte del sentiero (un simpatico gigante intento a cucinarsi il pasto in una grande marmitta di pietra), la figura di Antonio Stoppani e la sua scoperta. Si trovava alla partenza della diramazione Nord-Est del percorso, accanto al campo da tennis
- "Antichi fiumi di ghiaccio" presenta l'ultima glaciazione ed i suoi effetti in Valle dei Laghi. Si trovava tra il campo da tennis ed il pozzo 6 (Lusan).
- "Le tracce di antichi ghiacciai" spiega l'origine dei pozzi. Era posizionato accanto all'ingresso del pozzo 3 (Stoppani).
- "L'acqua che incide la pietra" mostra gli effetti dell'acqua sulla roccia ed era posizionato sul sentiero che porta al pozzo 7 (San Valentino) lungo il quale si vedono molti esempi di erosione.
- "Le tracce della storia" presenta la figura di San Valentino e la chiesetta a lui dedicata. Era posto sulla discesa verso il pozzo 7 (San Valentino) da dove si domina la chiesetta.
- "Il leccio" presenta il clima quasi mediterraneo della zona e questa pianta che lo contraddistingue. Era situato presso la piazzola di sosta all'imbocca della discesa verso il pozzo 8 (Poiéti).
- "Bus dei Poiéti" presenta l'utilizzo preistorico da parte dell'uomo ed era posizionato accanto all'ingresso del pozzo 8 (Poiéti).
- "Le tracce della storia: Gli Schützen ed il tiro al bersaglio" si trovava accanto ai ruderi dell'Imperial Regio Casino di Bersaglio ed è stato il primo ad essere sostituito quando esso è stato ricostruito nel 2012.
IN: Annuario della Società degli alpinisti tridentini. - Rovereto. A. sociale 1879-80 ; p. [37]-70, [4] c. di tav.
Vengono particolarmente descritti i pozzi n. 3 e n. 8 ed i lavori di pulizia fino ad allora eseguiti. L'articolo è corredato da schizzi illustrativi del "Bus dei Poieti" (pozzo n.8) .
Così motiva l'autore la pubblicazione su "Retrospettive" n.51 pag. 50-51
Da alcuni decenni a questa parte è diventato luogo comune nell’ individuare al di qua del Bus de Vela un unico bacino valligiano, definito col termine “valle dei Laghi” anche senza il supporto di acclarati riferimenti storici, tant’ è vero che si tratta di un neotoponimo, coniato appena una cinquantina d’anni fa.
Da qui il forte stimolo a ricercare fra le “carte” dei secoli scorsi possibili agganci, riferibili a tale connotazione geografica come espressione di uno sviluppo comunitario, attraverso il quale riconoscere la consapevolezza di quell’ agire comune, su cui si fonda il carattere identitario di un “popolo”, inteso evidentemente come aggregazione di comunità nel contesto di un ben identificato ambito territoriale.
È fuori dubbio che la nostra storia sia improntata da una forte ed indiscutibile matrice identitaria paesana, come processo storico, che si è spinto verso forme di autonomia autogestita in sede locale, resa praticabile attraverso l’ esercizio della “democrazia diretta e partecipata”; e da qui la grande lezione delle “carte di regola”, che, data la capillarità e diffusione sul territorio, danno contenuto al riconoscimento dell’ attuale autonomia trentina! Ma ciò non toglie che, salvaguardato questo aspetto ed anzi per corroborare più propriamente la difesa della singola autonomia di paese, si siano favorite iniziative di collaborazione intercomunale, finalizzate esclusivamente – pur sorrette da motivazioni di convenienza – al raggiungimento di obiettivi comuni e non anche da tentativi di prevaricazione dell’una ai danni delle altre. E questo rispetto reciproco delle comunità “maggiori” nei confronti di quelle “minori” muoveva dal fondamentale principio della “democrazia dal basso” ed è sensazionale la sua affermazione in un contesto storico profondamente ancorato ai privilegi socio-politici non ancora spazzati via, a livello ideologico, dalla rivoluzione illuministica. Questa ricostruzione permette, dunque, di riappropriarci di alcuni importanti momenti della nostra storia, ma anche di suscitare in noi moderni alcune riflessioni ed alcuni interrogativi sul significato dell’ autonomia comunale e su quali presupposti si debba costruire la
collaborazione sovra comunale.
La lettura della storia - soprattutto quella vissuta, di cui si è resa protagonista la gente - non deve limitarsi a semplice
conoscenza dei fatti del passato, ma trasformarsi - tanto per usare una terminologia molta in voga in questi tempi – “in
competenza”, nel senso di attualizzare il messaggio trasmessoci dalle passate generazioni per interpretare meglio il
ruolo di cittadini consapevoli riguardo al funzionamento delle istituzioni.
Chiarite dunque le motivazioni della ricerca, ritengo opportuno suggerire, trovandoci di fronte a un volume piuttosto
corposo e frammisto di vari argomenti, una chiave di lettura, evidenziando che trattandosi di una ricerca d’archivio non si
poteva fare a meno di riprodurre delle fonti, che però sono state inserite a margine e che pertanto non disturbano la fluidità della narrazione:
• il primo capitolo (dalla preistoria fino alle invasioni barbariche) ha valore introduttivo per segnalare qualche carattere univoco di richiamo all’evoluzione della valle (interessante e stimolante il contributo della dr.ssa Nicoletta Pisu sullo scavo archeologico alla chiesetta di S. Valentino in Agro);
• nel secondo si analizza la “storia” delle singole comunità, accorpandole per pievi (l’antica distrettuazione territoriale di origine romana). Si consiglia pertanto il lettore di soffermarsi innanzitutto sulle parti relative alla propria comunità;
• il terzo capitolo è quello su cui s’incentra l’approfondimento del concetto di identità di valle
attraverso un confronto a 360° fra le varie comunità, evidenziando analogie e differenze a partire
dal tema delle carte di regola (ben 10 in valle);
• il quarto capitolo assume un’impostazione decisamente più stimolante ed attrattiva in quanto
riguarda la vita castellana dei Madruzzo nei due manieri (quello in valle di Cavedine e quello di
Toblino), soprattutto nel tentativo di ricostruire le diverse fasi edilizie;
• infine l’ ultimo che sintetizza brevemente lo sviluppo comunitario dall’epilogo della storia regolanare con l’invasione francese del 1796 fino al secondo dopo guerra.