Punto in fondo alle strade di montagna in cui il carro a due ruote (bròz") veniva trasformato in carro a quattro ruote.
Parte della strada aveva uno sorta di alto scalino coperto sotto il quale veniva posizionato il "mèz car" con due ruote grandi o il "carriöl" con due ruote piccole.
Il bue veniva fatto scendere col "bròz" lungo la strada curvando in modo da far arrivare sopra il "brozzadór" la parte posteriore del carico a strascico e sotto il "brozzadór" il bue che gli girava a fianco.
A quel punto i conduttore agganciava il "mèz car" o il "carriöl" sotto il carico a strascico.
Con l'aggiunta delle due ruote posteriori il "bròz" veniva così trasformato in un carro a quattro ruote, adatto a proseguire il viaggio al piano.
Giogo per un solo bue. C'è il tipo applicato alla fronte e assicurato alle corna e quello che si applica alla nuca dell’animale. Il tipo di giogo per un solo bovino ("gioàt") è collegato tramite catene ad un bilancino ("balanzin").
Trave di legno doppiamente ricurvo che veniva posto sul collo di una coppia di buoi allo scopo di trainare il carro o l'aratro.
Nella parte centrale era collegato al timone con la "véta".
Davanti aveva due passanti in ferro per le "cornére" che venivano fissate intorno alle corna dei buoi.
Ai lati e sotto quattro anelli ai quali si attaccavano le "tavèle" ("canàgole") che passavano sotto il collo dei buoi.
Questo "giöf" era colorato di azzurro; il colore è stato consumato là dove appoggiava sul collo dei buoi e nella parte centrale dove era fissata la "véta" .
Attaccati al "giöf" sono rimasti i passanti in ferro per le "cornére" e una "tavèla" in ferro che passava sotto il collo del bue.
L'apertura a sinistra era il pollaio per le galline ("polinèr"), poi c'era un'apertura per il maiale e il bagno era un semplice buco (ora coperto dal moderno wc). I liquami cadevano direttamente sulla "grassa" (letame) di sotto.
Il qui ritratto Giulio Pedrotti ci racconta che un tempo la fontana non era così infestata dalla vegetazione perchè assieme a suo fratello ogni sabato pulivano l'alveo del piccolo ruscello che scorreva con cucchiai e cazzuole. Anche la boscaglia non era così fitta perchè la legna veniva tagliata per ardere.
Storia ambientata al pozzo numero 3 che ha come protagonisti la "Maria mata", il carpino e lo scoiattolo; inizia con la rivisitazione di una antica leggenda locale e continua con una parte completamente inventata dai bambini.
Storia ambientata nei pressi dei ruderi del casino di bersaglio degli Schützen (poi ricostruito) che ha come protagonisti il gigante Fiorenzo (nome di una località nelle vicinanze), il ciliegio selvatico ed il tasso.