Contenuti
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El gal l’è l’orolòi del contadin
Il contadino si sveglia presto -
Testa da bis!
Interiezione dal significato simile a quest'altra: -
càora
oltre all'animale, è detta "càora" il cavalletto adatto a trattenere il palo mentre lo si sega. -
osèl
Diminutivo: oselét Plurale: osèi -
Da San Martin se mete el scalìn
S'intende che con il giorno di San Martino (11 novembre) si usa la scala per raccogliere le olive. A proposito di olive in Valle dei Laghi consigliamo di visitare la -
Trasporto botti
Al carro, carico di tre grandi botti, sono già aggiogati due cavalli pronti per partire per il viaggio Lavis-Vezzano. Davanti al carro Teresita Alberti di Vezzano col marito Armellini che aveva una grande cantina a Lavis e che riforniva Vezzano di vino e mosto. -
A servizio
Era frequente che le giovani andassero a servizio dalle famiglie benestanti. Qui vediamo Olga Morandi nella casa privata in cui è stata a servizio per ben 15 anni a Lavis (1927-1942). -
Da Sant'Agnese le bisèrdole le vègn fòr dale zzése
A Sant'Agnese (21 gennaio) il sole ricomincia a scaldare un po'. -
Se te vói en bel aièr somenel en febrèr
Se vuoi delle belle piante di aglio, seminale in febbraio -
La "boara"
Sarina Miori di Lon, detta ”la boara”, poiché era solita guidare il bue, è qui a Vezzano col suo carro tirata in ghingheri per andare a fare la spesa, insieme alla cuginetta Maria (detta Mariotta). -
Con la pecora
Olga Morandi partiva da Vezzano e saliva il ripido sentiero dello Scal per far visita agli amici di famiglia a Margone, eccola lassù con una pecora degli amici. Alle sue spalle la scuola. (La strada Vezzano-Margone è stata costruita nel 1949 dalla SISM per raggiungere il pozzo piezometrico verso Maso Rualt, collegato alla Centrale Idroelettrica di Santa Massenza.) -
Contadini sul carro
Giancarlo Garbari, Valentino Bressan, Ettore Tomazzolli, Eustacchio Piccoli, con forche e rastrelli, sono tutti sul carro trainato da un cavallo bianco all'uscita di Vezzano verso Naran, dove dovranno occuparsi della fienagione. -
L'è come dirghe béc a 'n àsen
È inutile parlare alle persone che non ascoltano e fanno di testa propria -
Trattative di compravendita terreni tra Emanuele Caldini e Baldassarre Bassetti
Nel secondo documento si fa riferimento a molti toponimi: - al Gaggio - località Sorbel - località alle Giare (alla Barberina) - Rovecchi - Croce del Monte - Barcolo - Turrino (dov'è?) - Chiesura - Dorghelle (dov'è?) - Caviciani - Ronchione - altre Sorte - al Campo -
Le cìgole le deve sentir le campane
Ovvero, i bulbi delle cipolle non vanno piantati troppo a fondo, devono affiorare dal terreno -
Richiesta campione legacci per covoni
Richiesta mandata a mezzo di cartolina dalla Cantina Pisoni a Padova il 21 maggio 1927, per avere un campione di legacci per covoni e conoscerne il prezzo. -
Sgabello per mungere
I piedi di questo sgabello sono costituiti da un ramo, fissato a una seduta circolare in truciolato con dei chiodi. -
Bambine coi compagni di giochi
Una bimba seduta sul paraurti di un automobile dell'epoca coccola il suo cane mentre la piccolina gioca con una grande bambola. -
Pila
Questo pesante masso incavato serviva da enorme mortaio per pestare il granoturco ("zaldo") per preparare la razione ("pastón") per gli animali da cortile quali galline ("galine"), conigli ("cunèi"), maiali ("ruganti"); è dotato di maniglie laterali per agevolarne lo spostamento, realizzate sempre incavando la pietra. Una pila di dimensioni più grandi serviva a pestare il granoturco per ottenere la farina. Come "pestello" Loretta usava la testa ("òcio") di un "pal de fèr", un attrezzo in ferro con terminazione a forma di cuneo che serviva a scavare delle buche nell'orto per seminare. -
Carro davanti alla sartoria Garbari
Anche i trasportatori coi loro carri avevano in quel periodo da lavorare per la costruzione delle gallerie collegate alla centrale di Santa Massenza. Durante il tragitto, assistiamo qui ad una breve pausa scherzosa proprio davanti al magazzino che la SISM aveva a Vezzano, messa in atto da "l'Angelin" di Calavino, il magazziniere della SISM. I trasportatori sono Carlo Gentilini e Giancarlo Garbari di Vezzano. Come si vede dall'insegna, in quello stesso edificio, al piano superiore si trovava la sartoria di Ermenegildo Garbari, il quale non poteva perdere l'occasione per scattare una delle sue innumerevoli fotografie. -
Almanacco agrario pel 1908
Almanacco di Emanuele Caldini con interessanti annotazioni metereologiche, agricole e familiari (si sono scansionate solo le pagine annotate). A p. XI un elenco di tutte le fiere e i mercati del Triveneto e del Tirolo che cadono nei giorni fissi dell'anno; qui in valle si teneva il mercato due volte all'anno a Calavino (primo sabato di ottobre e il lunedì che segue la quarta domenica di quaresima) e a Vezzano (sabato precedente al terza domenica d'aprile e settembre). Si segnalano i riferimenti salienti: - 24 febbraio: "Raccolta strope", ovvero dei legacci ottenuti dai rami di salice, usati per legare le vigne ai pali - 29 febbraio: pagamento di corone 31.70 per legname da pergola - 1 marzo: evidentemente Todeschini possedeva una carrozza che veniva usata come mezzo pubblico - 18-20 marzo: come indicato a p. XV, il 19 marzo a Trento c'era il mercato di prodotti rurali - 23-28 marzo: potatura delle parti - 13-14 aprile: potatura delle viti - 29 aprile: "Spedito a Noemi [la figlia] un botticello di lit.[ri] 30 vino" - 14 maggio: "Irrorazione fichi, peri e pomi con nicotina": il tabacco fungeva da insetticida - 16-18 maggio: acquisto dei bachi da seta - 25 maggio: "Tiziano zolfora": la solforazione (o solforatura o inzolfatura) è un'operazione consistente nel cospargere gli organi verdi delle piante di preparati a base di zolfo per combattere malattie crittogamiche. - 1 giugno: "Spedito cesto a Gisella [l'altra figlia di Emanuele] con 60 uova e piselli" - 3 giugno: "Giacomo [...] rincalza patate e fagiuoli": "rincalzare" significa accumulare terra al piede di una pianta per sostenerne la crescita. - 4 giugno: "Tempo bellissimo. Giacomo zolfora parti e campo poi travaza vino. L'uva del campo principia fioritura" - 17 giugno: "Piantano frasche fagiuoli parti": le frasche venivano usate come sostegno per le piante di fagioli - 4-5, 8-11 aprile, 19, 23 giugno: commovente notare come questa agenda pensata per il commercio agrario diventi anche una sorta di diario personale. - 20 giugno - 8 luglio: probabilmente Emanuele andò a trovare le figlie a Trento, in occasione della nascita dei nipoti - 9 luglio: "Vendo a Stefano Pisoni il frumento per cor[one] 90. Vedi 15/8 saldato." - 25 luglio: "L'uva bianca del campo principia maturenza", poi sono riportate le date delle annate precedenti nelle quali è maturata l'uva - 4 ottobre: "Vendemmia bianca e consegna alle Sarche" - 12 ottobre: "Maria [la moglie] va a Vezzano e vende il teroldico alla ditta Cembran di Lavis a cor[one] 12 l'Et.[tolitro] franco Lavis" - Le ultime pagine sono tutte dedicate alla vendemmia. -
Lavorazione artigianale delle barbatelle
Queste foto dimostrano come anche in tempi recenti a Padergnone si lavoravano a mano le barbatelle, ossia le talee della vite ( "calmi" nel dialetto locale). Se il lavoro in campagna era solitamente prerogativa degli uomini, le fasi da svolgere "in casa" erano di competenza delle donne. In inverno gli uomini si occupavano della potatura delle viti; i tralci ("sarmentèi") venivano tagliati in pezzi di circa 40 cm, privati delle gemme e conservati in locali umidi. In febbraio-marzo erano le donne ad innestare ("calmar") per mezzo di appositi coltelli i tralci nel portainnesto. Gli innesti venivano poi sistemati in casse, coperti da segature, e posizionati in stanzoni riscaldati con fornelli a segatura, dove stavano per circa 40 giorni, nei quali spuntavano radici e foglioline. Nella prima foto, del maggio 1988, vediamo Agnese Pedrini impegnata nel ("descasar") ripulire dalle segature gli innesti, dietro vediamo le casse impilate. Nella seconda foto, fatta nello stesso momento, vediamo la sorella Anna che pianta gli innesti, anche se questo era un lavoro solitamente maschile. Mentre in origine questi impianti venivano fatti sul limitare dei boschi di Padergnone, in quegli anni, in cui la produzione era già cresciuta, lo si faceva nelle campagne di Riva del Garda, dove c'erano ampi spazi; ora si va nel Veronese. Le piantine dovevano poi essere curate fino all'autunno, quando gli uomini le estirpavano facendo attenzione a non danneggiare le radici e le portavano a casa. Toccava poi alle donne selezionarle e legarle in mazzi da 25 pronti per la vendita, che avveniva soprattutto in autunno-primavera. Quelle invendute, come vediamo nella terza foto dell'aprile 1993, venivano di nuovo selezionate, gli si tagliavano le radici e si ripiantavano insieme ai nuovi innesti: erano i cosiddetti "rimessi". Ora il lavoro viene svolto con l'ausilio di macchine, in serre; è tutto programmato in base alle richieste, più o meno sanno già le quantità e le qualità da preparare un anno per l'altro.