La saggezza popolare, il modo di pensare ed esprimersi tipico di un determinato momento storico, luoghi comuni, ci portano a conoscere la quotidianità del passato.
La parlata trentina, con le differenze proprie di ogni zona e talvolta paese, danno un particolare colore ad ogni modo di dire.
L'arcolaio veniva usato per dipanare le matasse ("ace"). La matassa ("acia") veniva inserita sull'arcolaio semi-chiuso che veniva poi aperto premendo le braccia verso il basso e fissandole con la vite superiore. Trovato il bandolo della matassa, cioè il capo del filo con il quale inizia la matassa, si iniziava a produrre un gomitolo mentre l'arcolaio girava alla velocità data dal richiamo del filo. Anche una bambina esperta in questo lavoro faceva girare molto velocemente l'arcolaio ed in breve tempo la matassa era del tutto dipanata e trasformata in gomitolo. Da qui il detto "Él va come 'n guìndol", "L'è saltà su come 'n guìndol" per sottolineare la velocità dell'azione.
In assenza dell'arcolaio la matassa veniva tenuta da una bambina a braccia aperte che doveva seguire l'azione di chi dipanava la matassa muovendo al suo ritmo braccia e mani. La soluzione più lenta consisteva nell'infilare la matassa nello schienale di una sedia e fare da sola.
Dipanare le matasse era un tipico lavoro delle donne e delle bambine.
Era necessario avere la lana in gomitoli per poi lavorarla ai ferri (come oggi) ed averla prima in matasse per poterla tingere.