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  • Il mulino dei Faes - Nocenti

    Storia del mulino-falegnameria Essendo ambedue Faes i mulini documentati presenti a Fraveggio, li descriviamo utilizzando il soprannome di famiglia del ramo dei Faes che li possedeva, in questo caso i "Nocènti". Presumiamo che la costruzione di questo mulino sia opera dei fratelli Innocenzo e Virgilio Faes, figli di Giovanni Battista Faes "Burat", i primi a prendere il soprannome di "Nocènt", secondo quando risulta dai registri parrocchiali. Essendo loro nati rispettivamente nel 1810 e 1820, possiamo dedurre che probabilmente questo edificio sia successivo al 1830; quel che è certo è che nella mappa del 1860 il mulino era indicato. La relazione statistica della Camera di Commercio e dell’Industria di Rovereto del 1880 cita la presenza di due mugnai attivi a Fraveggio. La memoria degli anziani di Fraveggio ci riporta poi a inizio novecento quando il mulino venne trasformato in falegnameria. L’unica traccia giunta fino a noi di questo vecchio mulino è la presenza di mezza macina di granito in un muro di sostegno nel cortile davanti alla casa. Innocenzo Faes, annata 1890, l'ultimo artigiano di Fraveggio ad utilizzare la ruota idraulica, portò avanti con passione l’attività di famiglia di falegname, continuando a lavorare fin dopo i 70 anni, per poi chiudere definitivamente. Funzionamento del mulino-falegnameria Il mulino dei Nocenti, inserito al piano terra di un alto e stretto edificio, si trovava poco sotto la cascata del torrione. Come vediamo nella mappa storica, la ruota era collocata in origine alla metà del lato maggiore dell’edificio, al tempo più corto e senza sporgenze, al quale, al termine della Grande Guerra, venne aggiunta la cubatura visibile oggi. La falegnameria Faes, che inizialmente si avvaleva di una ruota in legno per ricavare l’energia meccanica, adottò negli anni Trenta una turbina metallica alla quale aveva collegato anche una dinamo per la produzione di corrente continua che gli permetteva di illuminare casa e laboratorio. La turbina, custodita dagli attuali proprietari dell’edificio, è conservata nelle campagne di Fraveggio. Avendo la roggia una portata limitata, al di sopra della cascata, vi era una derivazione con una piccola vasca di carico da cui partiva un tubo che, seguendo la morfologia del terreno, raggiungeva l’edificio e scendeva nel sottosuolo fino al piano interrato della casa dove convogliava il getto d’acqua sopra ad una piccola ruota idraulica metallica, del tipo a cassetta, prima di tornare nuovamente nella roggia. Muovendo una stanga pensile che arrivava all’interno del mulino, l’artigiano riusciva a regolare la posizione del tubo e di conseguenza la quantità d’acqua che cadeva sulla ruota, modificando così la velocità di rotazione dell’albero di trasmissione e dei macchinari ad esso collegati, fino a fermarli. L’artigiano aveva il laboratorio al piano terra fornito di diverse macchine, tra cui: la sega a nastro (detta bindella), la pialla, il tornio e la sega circolare collegate attraverso un sistema di pulegge e cinghie all’albero motore della ruota idraulica situato nel seminterrato. I bambini del tempo ricordano “el Nozent” accedere da una botola al seminterrato dove con un sistema di leve spostava le cinghie da una puleggia all’altra facendo in tal modo funzionare un macchinario diverso al piano superiore. Molti dei suoi attrezzi e dei sistemi di collegamento alle varie macchine erano progettati e costruiti con ingegno da lui stesso. Produceva assi, mobili, serramenti, botti, pavimenti, bare ed una particolare specialità: “scalzi dei sciòpi” (calci di fucile) realizzati su misura, generalmente in legno di ciliegio. Rapporti Mulino - Consorzio Irriguo Interessante il connubio tra falegnameria “del Nozènt” e il consorzio che realizzò l’impianto irriguo per le campagne di Fraveggio. A lavori ultimati, nel 1939, per mantener fede all’impegno di non arrecar danno alla precedente utilizzazione di questo opificio, il Consorzio irriguo comperò un motore elettrico da utilizzare in luogo della ruota idraulica per il periodo da aprile a settembre, quando la roggia veniva utilizzata a scopo irriguo, pagando nel contempo i relativi consumi di energia. Il bello della ruota idraulica era che non consumava acqua: l’acqua faceva girare la ruota producendo energia meccanica, e successivamente anche energia elettrica, poi tornava nella roggia per proseguire il suo corso. In questo caso scorreva a fianco del Vicolo dei mulini e, all’altezza della chiesa, lo attraversava per affiancare il mulino dei Burati. Ora scorre interrata, solo un pezzo della pietra che la copriva nel tratto in cui attraversava il vicolo è ancora lì, nel punto in cui termina la pavimentazione in porfido ed inizia lo sterrato. --- Bibliografia:
  • Capitello di San Rocco a Stravino

    Nella piazza di Stravino si trova questo capitello, conosciuto come capitello di San Rocco ma anche come capitello della peste o capitello del crocefisso. Nelle sue tre nicchie gli affreschi raffigurano San Rocco, Sant'Antonio Abate e un crocifisso. Si tratta di un capitello votivo edificato in occasione dell'epidemia di colera che ha colpito la zona nel 1836; venne poi restaurato e ampliato nel 1855 per la seconda ondata di colera. Restaurato per l'ultima volta nel 1987-1990. Questo capitello è anche ricordato nella poesia "El Caputel de Stravin" di Ottorino Pederzolli. Bibliografia:
  • Processione della Madonna della Pace Padergnone

    Sul retro compaiono la data dell'evento tracciata a matita: 25 - 2 - 1937 e il timbro "Pietro Rigotti - cantina vini"; quest'ultimo, tuttavia, pare non avere alcuna rilevanza e significato per la fotografia.
  • La diligenza a Vezzano

    Interessante cartolina acquerellata della piazza di Vezzano. Lo scatto è precedente al 1904, anno in cui venne demolita la chiesa, poi ricostruita più grande e con diverso orientamento. Il perimetro della vecchia chiesa è ora reso visibile nella pavimentazione in porfido del piazzale. In primo piano si vede la diligenza trainata da due cavalli; oltre alla posta trasportava su prenotazione anche le persone con i loro bagagli. Proprio nella piazza di Vezzano c'era la sede del cambio cavalli. Il servizio di trasporto pubblico che attraversava la nostra valle si chiamava "Il Pedone" ed era attivo sulla direttrice Trento-Sarche-Riva probabilmente da quando la strada venne ultimata nel 1848. Nel 1895 l'impresa Malacarne istituì una corsa giornaliera Trento-Ponte Arche con cambio di cavalli a Vezzano e tempo di percorrenza di 4 ore (6-10), ce ne volevano 7 per la tratta Treno-Tione. Nel 1908 venne soppiantata da una vettura a motore come possiamo vedere in questa foto:
  • Sulla Via del Borgo

    Due donne conversano tra loro lungo l'antica via del Borgo proprio dove si diparte via Picarèl. La strada è sterrata ma le parti accanto alle case sono selciate. Sulla destra si vede l'edificio ora sede della Comunità di Valle; dopo il portone d'entrata della sala seminterrata, c'era una porta aperta dalla quale chiunque accedeva, tramite una scala interna, al piazzale della chiesa; la parte sporgente dell'edificio è stata poi demolita. Sulla sinistra, la presenza dell'illuminazione pubblica elettrica accanto alla lanterna ad olio, oltre all'abbigliamento femminile, ci induce a datare lo scatto poco oltre il 1911, anno in cui l'elettricità è arrivata a Vezzano. Accanto ai corpi illuminanti si vede la nicchia entro cui era presente un crocifisso, poi tolto dai Gentilini. Altra lanterna, meglio definita, si può vedere in un'altra foto di Vezzano:
  • Anziana e bambina a Castel Madruzzo

    Oggi il muretto sulla destra non è più presente; al suo posto c'è un piccolo parcheggio. La datazione è motivata dal fatto che sappiamo che la bambina ritratta è del 1941.
  • Processione della Madonna della Pace

    La solenne processione sta sfilando ai piedi dei "Crozzòi", antico nucleo abitativo del paese, insieme a quello dei "Caschi". In primo piano le caratteristiche "arche" decorate con rami di pino sostengono la scritta PAX e numerose bandierine triangolari rallegrano la via. Sullo sfondo si vede la vecchia Chiesa dei santi Filippo e Giacomo e sulla sinistra la salita sul Dòs Alt. Gli uomini della confraternita del Santissimo, con la tunica bianca e azzurra, portano la statua della Madonna della pace ed i ceri; intorno ci sono i vigili del fuoco col loro elmetto e la divisa similmilitare. Dietro si vedono i parroci, il coro e le donne. L'ultimo dei sacerdoti è don Giuseppe Tamanini, curato di Padergnone dal 1919 al 1953.
  • Prima comunione

    Renzo, Mariuccio, Giorgio, Elvio, Giordano, Danilo, Carla, Maria Luisa ed Emmanuele in posa per la foto della loro prima comunione in tempo di guerra. Le bambine portavano un lungo vestito bianco ed il velo bianco, una anche i guanti bianchi. I bambini avevano pantaloni e giacca con una fascia bianca intorno al braccio sinistro. Come si può notare il piazzale della chiesa non aveva ancora i muretti di recinzione.
  • Prima processione con San Lorenzo a Ciago

    Prima processione con la statua lignea di San Lorenzo appena donata dal cav. Giuseppe Cappelletti. In primo piano i componenti del coro.
  • La strada della chiesa di Ciago

    La foto ritrae la processione della Madonna Addolorata. Era appena stato costruito il muro di sostegno del piazzale della chiesa e la ripida strada selciata di accesso era intervallata da scalini. In primo piano gli uomini della confraternita portano una lunga tunica rosso scuro, i giovani che portano la Madonna indossano invece una tunica bianca con mantellina e cinto azzurri, le ragazze che seguono col cero hanno vestito e velo bianco.
  • Padergnone - scorcio con l'antica chiesa

    Cartolina non viaggiata. Riporta la descrizione: Padergnone m. 286 - Trentino - La Chiesa". Scorcio della chiesa curaziale antica padergnonese dei santi Filippo e Giacomo di prima fabbrica risalente almeno al 1520, raffigurata sul lato meridionale con l'affresco del San Cristoforo e il campanile, a valle del gruppo del Gazza coperto di neve. Davanti alla chiesa, il vecchio Monumént dei Caduti, ora spostato sul lato est fuori campo dell'edificio sacro; fra la chiesa e casa Walzl, l'antico portico del Lunèl, ora demolito e recante l'alloggio per il vecchio albo comunale. A sinistra, l'altura protourbana dei Crozzòi, sostenuta dall'alto muro, edificato intorno alla metà dell'Ottocento per far posto al primitivo tracciato dello Stradon, e ospitante un rudimentale traliccio di legno per la corrente elettrica che fa da contraltare a quello più moderno che s'intravede alla sua destra. Questi "pali della luce" del 1921 sono una preziosa testimonianza dell'operosità dei nostri avi che realizzarono la rete di distribuzione dell'energia elettrica in paese costituendo il Consorzio Elettrico di Padergnone, investendo risorse proprie e molto lavoro di volontariato, compreso quello di andare nei boschi a tagliare il legname necessario, trasportarlo e piantarlo lì dove serviva, per poi passare tutto all'Enel nel 1964 con un indennizzo irrisorio per quanto realizzato. Oltre il paese, il grande traliccio dell'alta tensione per il trasporto dell'energia anche fuori regione, ci testimonia la presenza della Centrale Idroelettrica di Santa Massenza entrata in funzione nel 1952. Da queste informazioni si desume la datazione approssimativa della fotografia.
  • Le lunghe candele

    Questa cartolina ricorda una solenne cerimonia religiosa in cui i fedeli portano lunghe candele. Si nota la presenza di tre preti, davanti a loro il coro esclusivamente maschile, dietro di loro una bambina con un mazzo di fiori e un uomo con un gonfalone abbassato. Sotto lo stemma sabaudo il portone è aperto e ornato da due grandi drappi. Non abbiamo informazioni certe su questa foto per cui possiamo fare solo ipotesi. Potrebbe essere una processione ferma nei pressi di uno degli altarini che venivano costruiti tradizionalmente in ogni piazza in occasione delle processioni eucaristiche, che seguivano proprio questo itinerario. Potrebbe essere un funerale partito proprio dalla casa con lo stemma sabaudo. Un tempo era d'uso in alcuni paesi della nostra valle che ogni famiglia partecipante ad un funerale ricevesse una lunga candela. Arrivati a casa, essa veniva tagliata in parti ed utilizzata per illuminare la casa e nel contempo ricordare il defunto. Riguardo la localizzazione, è riconoscibile lo stesso scorcio già descritto nella foto
  • Con la fisarmonica sui dossi di Covelo

    Gervasino Perini suona la fisarmonica sugli spogli dossi di Covelo. Sullo sfondo la chiesa e le cime innevate del Gazza-Paganella.
  • Capitello di San Rocco a Lon

    In questo tratto del paese di Lon, la vecchia piazza, era presente un antico portale che racchiudeva il cortile di una casa, ed incorporava un grande capitello. Sotto l'arco si vede una donna dal nero vestito lungo fino ai piedi. Sulla destra due "bène" sono appoggiate all'alto muro di sostegno dell'orto. Di fronte, un cancello costruito con sottili pali chiude l'accesso ad un portico. La strada è sterrata ma davanti al capitello e nei cortili interni si intravede il selciato (in dialetto "salasà"). In questo capitello, poi distrutto nel corso dei lavori di ristrutturazione verso il 1970, era presente un dipinto raffigurante San Rocco. Durante il Corpus Domini e la Via Crucis questa era una tappa fissa dove ci si fermava a pregare, ed il 17 gennaio, ricorrenza di Sant'Antonio abate protettore degli animali e del paese, davanti ad esso veniva portato il bestiame per essere benedetto dal sacerdote.
  • Chiesa parrocchiale di S. Massenza

    Sulla destra vediamo un uomo intento ad attingere acqua da un pozzo per caricare un'irroratrice manuale, mentre sulla sinistra è visibile il cancello ligneo del Palazzo Vescovile menzionato a p.10 della pubblicazione "Ville, torri e palazzi di Vallelaghi : Padergnone, Santa Massenza e Terlago". La data è ricavata dal timbro postale. La cartolina è scritta da una villeggiante "servita come una principessa".
  • Processione a S. Massenza

    Si intravede nella processione la statua del "Sacro cuore" e di fianco il portale del palazzo vescovile.
  • S. Massenza - rustico

    Molto interessante questo scorcio con la casa dalla nicchia col crocifisso ligneo e l'epigrafe, che si trova di fronte alla chiesa. Più dietro si vede l'ex canonica e sulla casa in primo piano una bacheca pubblica. Interessantissimi i mezzi di trasporto qui presenti: i carretto a due ruote trainato dal mulo, poco oltre il carro a quattro ruote con la "bèna" per il trasporto di materiali ed in primo piano una "civéra", specie di carriola con lunghi manici per il trasporto di pietrame ed altro materiale pesante.
  • Il paese di S. Massenza esulta colui che viene nel nome del Signore

    Deduciamo si tratti di una processione o comunque di una ricorrenza religiosa dalle arcate di pino; il cartellone posto in alto farebbe pensare all'accoglienza di un nuovo parroco, dato che negli anni '30 a S. Massenza si sono succeduti diversi curati. Potrebbe trattarsi dell'arrivo di don Mirafiore Gamberoni nel 1936, di don Germano Poli nel 1937, di don Carlo Vivaldelli nel 1938, o di don Angelo Cazzoli nel 1940. Oppure potrebbe trattarsi addirittura di una visita vescovile in paese. In ogni caso, la posizione della folla all'entrata dell'abitato suggerisce comunque l'idea di un'accoglienza. In questo frangente la gente sembra intenta ad ascoltare il coro, visibile sulla sinistra.
  • Capitello di S. Anna

    Lo scorcio mostra il capitello dedicato a S. Anna situato presso il Santuario della Madonna della Grotta di Cavedine. Il capitello è stato demolito nel 1958.
  • Cerimonia religiosa alla Madonna della Grotta di Cavedine

    Lo scatto è stato realizzato durante una cerimonia religiosa presso il Santuario della Madonna della Grotta di Cavedine. Si nota una folla di fedeli, l'impianto di illuminazione da poco ultimato e, sullo sfondo, la cappella del Santuario.
  • Scorcio di Cavedine

    La fotografia mostra uno scorcio del paese di Cavedine. Si nota il Santuario della Madonna della Grotta e un gruppo di case situate nel centro storico del paese.
  • Copertina libretto Prima S. Messa di don Attilio Comai

    Si tratta di un estratto della copertina del libretto dedicato alla Prima S. Messa di don Attilio Comai, celebrata il 3 aprile 1932. Nella parte alta del documento sono riportate tutte le fotografie dei sacerdoti presenti per l'evento.
  • La piazza di Lon

    La foto risale al più tardi al 1961, anno in cui è stata realizzata la piazza di Lon, qui ancora sterrata. Sulla casa che si affaccia sulla piazza è visibile la traccia di una precedente insegna di quella che era l'osteria del paese fino alla fine degli anni '50. Nella casa a fianco si nota la presenza di una nicchia vuota che un tempo conteneva una Madonna. Di fronte un letamaio e poco distante un gruppo di ragazzi. Dal lato opposto della strada, appoggiata ad una casa si nota una "bèna", grande contenitore per il trasporto di letame ed inerti che veniva posto sul carro.
  • Festività del Corpus Domini

    Le persone sono inginocchiate verso il capitello della Madonna, le bambine che nell'anno avevano ricevuto la Prima Comunione sono vestite di bianco inginocchiate in gruppo. Altri fedeli seguono la cerimonia chi in ginocchio chi in piedi. Piazza di Fiera era separata da Via Dante da un marciapiede.
  • Funerale di Settimo Pedrini

    Nella foto scattata durante il trasporto dalla casa alla chiesa della salma di Settimo Pedrini, ex podestà a Vezzano, possiamo notare un numeroso corteo. In primo piano una scolaresca accompagnata dalla maestra, ogni bambino porta un garofano rosso. Anche la bara, accompagnata dagli alpini, è coperta di fiori rossi. La segue il gonfalone nero. Numerose le automobili parcheggiate nell'allora Piazza Fiera, separata da Via Dante da un marciapiede, ambedue asfaltati.