Posta in via Lagolo a Lasino, sulla casa 3-5 si trova quello che rimane di questa edicola, in cui si intravedono solo pochi resti dell'affresco con la Madonna dell'Olivo.
Bibliografia:
Nella zona di San Siro, questa croce era utilizzata come punto di sosta nelle antiche processioni delle rogazioni. Sul suo basamento in pietra è posta un'epigrafe con questa incisione: "Anno Iubileo 1886"
Bibliografia:
Croce in pietra posta nel paese di Lon, nei pressi di quello che un tempo era il ristorante "Fior di Roccia",
Sul basamento porta incisa la data: "1739".
È molto simile alle altre presenti nei dintorni e probabilmente anch'essa veniva utilizzata come punto di sosta nelle antiche processioni delle rogazioni.
Bibliografia:
Questa croce in pietra si trova lungo la strada che da Ciago porta a Lon.
La croce è stata posta in questo luogo dai paesani come ex voto per ringraziare di essersi salvati dalla tremenda epidemia di colera che nel 1855 ha colpito la zona.
Sul basamento della croce è posta un'epigrafe che ne racconta la storia con un'incisione:
"Della Croce la Salute M.N.C.C. per Lon preservato dal Cholera Morbus del MDCCCLV riconoscente questa memoria pose per voto."
Ha avuto anche la funzione di "tappa" durante le processioni delle antiche rogazioni.
Bibliografia:
Sulla strada di campagna che unisce Padergnone e Vezzano si trova quest'antica croce in pietra con incisa sul suo cippo la data "1797". Fino al 1846, quando venne fatta la nuova strada Trento – Sarche col ponte alla Stretta, era questo un tratto della strada imperiale che congiungeva Trento a Riva passando per Santa Massenza.
Questa croce veniva usata come punto di sosta per le antiche processioni delle rogazioni.
Qui nel 1880-81 sono state rinvenute due tombe romane.
Sullo sfondo la chiesetta di San Valentino in agro un tempo meta di pellegrini da tutto il Trentino.
Bibliografia
Nel centro del paese di Terlago, a due passi dalla Chiesa di Sant'Andrea, si trova un bellissimo bassorilievo marmoreo, posto sopra un portale in pietra.
Il bassorilievo raffigura al centro la sacra Famiglia, alla base è inciso il motto "Sub vestrum presidium", in alto invece sono incisi due piccoli scudetti, nel primo è scolpito un levriero, simbolo della famiglia Tabarelli de Fatis, nel secondo invece la testa di uno stambecco, simbolo della famiglia Mamming.
Opera dell'artista bolzanino Franz Rainalter.
Bibliografia:
All'"ingresso" del paese di Fraveggio, si trova questa croce in pietra rossa dalle estremità rastremate, dedicata a San Bartolomeo, realizzata verso il 1948.
Bibliografia
All’incrocio in cui Via San Rocco si ricongiunge alla strada provinciale, si trova questa caratteristica croce lignea, eretta verso la metà del secolo scorso.
Posta su un muretto in pietra, presenta una statuetta di Gesù, e sotto di essa, un bassorilievo in gesso raffigurante la Pietà.
Bibliografia:
A lato della strada provinciale che porta nel paese di Terlago, è presente questa croce in pietra, recentemente ricostruita, che prende il nome dalla località in cui si trova: Braidón.
Nel punto in cui è posta, prima delle bonifiche agrarie dell’800, si trovava un piccolo lago, alimentato dai corsi d'acqua della piana, noto come "Lago Minore" o "Lagamenor".
Bibliografia:
- pag. 19
Questo capitello, dedicato alla Crocifissione di Gesù, si trova sull’antica strada che collega Santa Massenza e Fraveggio.
Posto al centro del muro che sorregge la via, con la sua forma a capanna, ospita all’interno della sua nicchia un quadro, danneggiato dal tempo, raffigurante la crocifissione di Gesù, realizzato da un artista anonimo, da cui prende il nome di “Capitello del Crocifisso”.
Bibliografia:
Di fronte alla centrale idroelettrica, lungo la strada che collega Padergnone e Santa Massenza, si può notare questo capitello dedicato alla Santa.
La prima costruzione di questo capitello risale alla fine del 1800 ed allora era situato vicino all’omonimo lago.
Con la costruzione dell’imponente centrale idroelettrica era stato invaso dall’acqua e così, nel 1953, è stato demolito e ricostruito con gli stessi materiali dell’originale nel luogo in cui lo troviamo ancora oggi.
Nella sua nicchia si può ammirare l’affresco che ritrae Santa Massenza, al centro, con al suo fianco San Domenico, a sinistra, e San Rocco, a destra; opera realizzata dal pittore rivano Lazzeri.
Bibliografia:
- “I segni del sacro nella Valle dei Laghi”, Tione, 2012
La storia di questo capitello, chiamato anche “Cappella dei Caschi”, nasce durante la Seconda Guerra Mondiale, quando la paura della guerra ha spinto i padergnonesi a voler dedicare un’opera religiosa alla Madonna, sperando nel suo aiuto.
Alla fine della guerra, i paesani scelsero di rappresentare la loro gratitudine con la costruzione di un capitello a lei dedicato.
In particolare hanno scelto di rappresentare l’Immacolata Concezione, caratterizzata dalle dodici stelle sul capo, il rosario tra le mani giunte e un piede che schiaccia la testa di un serpente, simbolo del peccato.
La Madonnina è stata inserita in una struttura architettonica in pietra rossa, disegnata dall’ingegner Enrico Zuccatti, e posta proprio sopra il rifugio antiaereo scavato nella roccia dai paesani per ripararsi dalla guerra.
Il capitello è stato inaugurato il 2 giugno 1947. Nel 2004, rovinato dal tempo, ha subito un restauro assumendo l’aspetto che si può tutt’ora ammirare.
Bibliografia:
- “La Madonna sul Rifugio, breve storia della Cappella dei caschi a Padergnone”, Circolo pensionati e anziani di Padergnone, testi di Silvano Maccabelli, Padergnone, 2004
Questo particolare capitello, inserito nel vano di un vecchio portale murato, è posto sul retro dell’ex municipio di Padergnone, in via XII Maggio.
Si tratta di un’opera in vetro realizzata nel 2005 dall’artista Virginia Tozzi Miori, su richiesta dell’allora amministrazione comunale di Padergnone.
Lo scopo della sua realizzazione era quello di ricordare l’antico Caputél dei Santi che una volta era situato proprio di fronte, abbattuto negli anni ’60 a causa di lavori di urbanizzazione.
L’opera raffigura, come nell’antico capitello, i Santi Nerei, un gruppo di martiri: San Nereo, Sant’ Achilleo, Santa Domitilla e San Pangrazio, con l’aggiunta, nella lunetta superiore, dell’antico Porto di Limbiàch di Padergnone e un avvolto dell’abitato dei Càschi*.
(* Càschi, toponimo che indica l’attuale via XII Maggio a Padergnone).
Bibliografia:
- “I segni del sacro nella Valle dei Laghi”, Tione, 2012
- Maccabelli Silvano, “Lìmes Làcus. Viaggio nei toponimi padergnonesi. Atlante dei nomi di luogo”, Comune di Padergnone, 2008
La lapide marmorea, posta sull'edificio allora sede del municipio, del consultorio e dell'ambulatorio medico, ed ora sede della biblioteca comunale, riporta:
“A PERENNE RICORDO DEL VOTO DI SAN VALENTINO ESPRESSO DAL COMUNE DI VEZZANO NELLA GUERRA 1940-1945”
Durante la Seconda Guerra Mondiale, infatti, l’allora Comune di Vezzano aveva fatto un Voto Solenne con lo scopo di proteggere il paese dalla guerra, promettendo che alla fine del conflitto avrebbe celebrato una grande festa come ringraziamento a San Valentino.
Bibliografia:
- “I segni del sacro nella Valle dei Laghi”, Tione, 2012
Il 14.2.1944, come ogni anno, si festeggiava a Vezzano il Patrono San Valentino, ma in un contesto particolarmente grave: la guerra, coi pericoli, i dolori e le privazioni che essa porta con sé, in assenza dei molti giovani soldati e dei lavoratori impegnati in luoghi lontani e pericolosi.
Nonostante tutto ciò, migliaia di fedeli, accorsi da tutto il circondario, presenziarono alla messa solenne in cui fu emesso il voto a San Valentino, sottofirmato dalle autorità ecclesiastiche e civili e da molti capofamiglia delle otto comunità dell'allora Comune di Vezzano.
I cannoni piazzati a Vezzano non furono usati: la guerra cessò appena in tempo ed in ottemperanza a quel voto, la comunità vezzanese dal 1945 la prima domenica di settembre ricorda e rinnova quel voto con una solenne precessione alla chiesa di San Valentino in agro.
Alla commemorazione religiosa si è poi affiancata dagli anni '90 una manifestazione dedicata alla pace organizzata al tempo dai Comuni di Vezzano e Padergnone, ora Vallelaghi, con la collaborazione di associazioni e scuole, che col passare del tempo si è arricchita di offerte culturali ed ha preso il nome "Tutti i colori della pace".
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In questo Archivio potete consultare articoli a riguardo pubblicati sul notiziario comunale di Vezzano:
60º anniversario del Voto a San Valentino - di Rosetta Margoni - pag. 15-18 sul n. 2 del 2004;
Mostra fotografica a cura del Museo Storico in Trento: “Vezzano, la IIª guerra mondiale e il voto a San Valentino” - di Lorenzo Gardumi - pag. 12-14 sul n. 2 del 2005;
La fotografia ritrae la piccola Pisoni Lucia nel giorno della sua Prima Comunione.
Come di consueto per l'epoca, indossa un vestito tradizionale e porta sul capo un velo in tulle.
Alle sue spalle possiamo notare il paese di Castel Madruzzo, in particolare la maestosa Chiesa Lauretana.
La fotografia ritrae una bambina di otto anni, in chiesa, nel giorno della sua Prima Comunione.
Come di consueto per l'epoca, indossa un vestito tradizionale ricamato e porta sul capo una coroncina con il velo in tulle anch'esso con dei ricami.
Sul retro compaiono la data dell'evento tracciata a matita: 25 - 2 - 1937 e il timbro "Pietro Rigotti - cantina vini"; quest'ultimo, tuttavia, pare non avere alcuna rilevanza e significato per la fotografia.
Nato a Cavedine l'1 settembre 1905, morto a Bolzano il 3 febbraio 1982. Compositore di messe e organista del duomo di Bolzano, oltre che polistrumentista e direttore delle bande di Cavedine e Salorno. Per un approfondimento si segnala l'articolo allegato.
Di lui, della sorella Maria, del fratello Ippolito, della mamma Adelina Galletti sono stati conservati dalla famiglia diversi oggetti e documenti, alcuni dei quali sono inseriti nell'Archivio della Memoria.
In questa immagine della benedizione della campana di Fraveggio sono ben riconoscibili il parroco del tempo, don Marco Leonardi di Tuenno, e il padrino della campana, Edi Bressan.
Altre foto di questo evento si possono vedere qui:
Sul sagrato della chiesa è immortalato l'arrivo di a Vezzano di don Narciso Strada circondato da due prelati e un gran numero di uomini e ragazzi.
I grandi archi rivestiti di rami di pino sorreggono stemma clesiano dei quattro leoni e una grande scritta: "Il gregge esultante e lieto augura al suo nuovo pastore lunga permanenza".
Dietro si può notare nell'edificio ora sede della Comunità di Valle, la presenza della parte sporgente sulla strada poi demolita.