Contenuti
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Castagneto monumentale di malga PianI castagni che circondano il pascolo di Malga Pian sono un insieme omogeneo di Castanea sativa Mill. di grande valore paesaggistico, con alberi di dimensioni notevoli, con una circonferenza media di 520 cm e massima di 656 cm, un altezza media di 19,0 m e massima di 25,5 m. Alcuni spiccano per la forma del fusto, delle branche o per la chioma ampia e vigorosa. Il fascino di questi alberi è accentuato dalla loro posizione isolata o dalla vicinanza alla malga, creando suggestivi scorci panoramici. La loro età media è di circa 300-400 anni, anche se alcuni potrebbero essere più giovani o più anziani. Con D.Dip. n. 5450 del 19/12/2017 il castagneto di malga Pian è stato riconosciuto fra gli alberi monumentali di interesse nazionale. La loro monumentalità è legata anche alla storia della proprietà: la
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Malga PianMalga Pian si trova a Vigo Cavedine ad un altitudine di 836 m. È circondata da un'ampia distesa prativa e da imponenti e secolari castagni, conifere e faggi. La malga, ristrutturata, serve ora come rustico d'abitazione ed è di proprietà della Vicinia Donego, dal monte e dalla selva omonimi, esempio antico di gestione collettiva del territorio.
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Ex Malga LagoloSi trova a Lagolo, sul comune catastale di Lasino. Attualmente è gestita dal comune di Madruzzo.
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Malga di CavedineSul Monte Bondone
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Torbiera delle VioteÈ una Riserva Naturale Provinciale e Zona Speciale di Conservazione - Codice Rete Natura 2000: IT3120050. Si trova sul Monte Bondone, sull'altopiano delle Viote, nel Comune di Trento e copre un'area di 24 ettari. È una zona umida circondata da praterie, originatasi dall'intorbamento di un vasto lago al termine del periodo glaciale. La torbiera rappresenta l'habitat ideale per la riproduzione di anfibi, quali rospi e rane di montagna, per la vita di un gran numero di invertebrati, fra i quali il coleottero acquatico (Agabus nebulosus) è stato rinvenuto solamente qui in Trentino, e di interessanti specie botaniche. --- Per approfondimenti visita:
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Strade di accesso al santuario di San Valentino in agroQuesto estratto dalla mappa catastale del 1860 ci mostra le strade di accesso al santuario di San Valentino in agro. In rosa è segnata la strada maestra Trento - Valle di Cavedine, che ha raggiunto Calavino nel 1828 (con discesa a Padergnone e risalita dal cimitero), Cavedine nel 1833, Dro nel 1917. Allora come oggi da essa si accede alla piana del santuario. La strada marrone che vediamo separarsi da essa in loc. Al Castello, era la vecchia strada imperiale che portava a Sarche, e quindi Riva o Tione, via Santa Massenza e, prima del 1828 in Val di Cavedine via Padergnone. Su questa strada, di fianco a Castino, vediamo quello che un tempo era l'accesso principale al santuario con l'imponente capitello dei santi Vigilio e Valentino. Nel 1848 questa strada ha perso la sua importanza, diventando strada di campagna, poiché è stata realizzata la nuova strada che collegava Padergnone a Riva con ponte tra i due laghi di Santa Massenza e Toblino. Nel 1970-72, con la costruzione del nuovo tratto della Gardesana 45 bis, che ha tolto il traffico da Vezzano e Padergnone, è stato tagliato questo accesso al santuario e abbattuto il capitello.
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Croce di Fontana mortaQuesta grande croce di pietra risale ai primi del 900. Si trova a sud del paese di Vezzano a fianco dell'attuale bivio per la valle di Cavedine in località "Fontana morta". Dall'altra parte della croce c'è una strada di campagna che poco oltre si biforca: a destra sale sul doss Castin, dove si sono trovate tracce di abitazioni dell'età del ferro, e a Fraveggio; a sinistra scende a Padergnone e a Santa Massenza. In particolare, seguendo la strada per Santa Massenza, prima di arrivare alla strada comunale che costeggia la centrale, c'è un tratto selciato: era questa la vecchia strada imperiale che obbligava chi andava verso Sarche a passare di lì fino alla costruzione del ponte tra i Laghi di Santa Massenza e Toblino nel 1848.
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Bersaglio n. 5Il Bersaglio n. 5 si trova a 375 metri dal Casino di Bersaglio. Osservando i ruderi si possono notare la struttura del tipo a fossa con trincea aperta. La fossa è posta in un incavo naturale nella roccia, compreso il riparo per il marcatore. il terrapieno anteriore è sostenuto da una muraglia realizzata in pietra scolpita Nella fossa trovava posto il bersaglio che scorreva su un telaio per mezzo di cinghie e veniva sollevato verticalmente. Oggi il bersaglio è fisso al di sopra della fossa. Accanto alla struttura trova posto il pannello illustrativo con maggiori dati tecnici. È raggiungibile proseguendo la traccia oltre il bersaglio n. 4, sulla sinistra.
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Parco d'arte LusanIl parco d'arte Lusan è un parco d'arte tematico con l'obiettivo di far conoscere i principali siti di interesse storico, culturale e naturalistico di Vallelaghi mediante otto installazioni artistiche realizzate con differenti materiali da artisti accuratamente selezionati, supportate da specifiche tabelle illustrative. Si trova a circa 600 metri dal centro storico di Vezzano, nei pressi del teatro di Valle col suo ampio parcheggio, sul sentiero geologico Antonio Stoppani, che si invita a vistare. È immerso nel verde ed alla sua base c'è un bel parco giochi. Non c'è un percorso fisso ma lo si può visitare a piacimento seguendo i sentieri appositamente realizzati con ghiaino e scale. Comunque lo si percorra risulta di circa 500 metri e prevede una tempo di visita di circa 20 minuti.
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Il parco giochi a LusanÈ situato lungo il sentiero geologico Stoppani a pochi metri dal campo da tennis, area in cui poi sono stati realizzati anche il teatro di valle ed il campo da calcetto. Realizzato nel 1993 con giochi, tavoli e panchine, punti cottura; è stato poi più volte rinnovato. Al suo interno, su un tratto roccioso, vi si possono notare incisione lasciate dai pastori che frequentavano il luogo inserite nel 2016 nell'itinerario culturale e naturalistico dell'Ecomuseo: "Sulle tracce dei pastori: le pietre raccontano", che vi ha posto accanto un pannello esplicativo. Nel 2020, in piena pandemia, il Comune vi ha realizzato il parco d'arte. --- Bibliografia:
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Bersaglio n. 4Il Bersaglio n. 4 si trova a 300 metri dal Casino di Bersaglio. Osservando i ruderi si possono notare la struttura del tipo a fossa con trincea aperta. La fossa è in parte scavata nella roccia ed in parte realizzata in muratura. Nella fossa trovava posto il bersaglio che scorreva su un telaio per mezzo di cinghie e veniva sollevato verticalmente. Oggi il bersaglio è fisso al di sopra della fossa. All'interno del muro rivolto verso il Casino di Bersaglio c'era il riparo per il marcatore col foro per esporre la bandiera che indicava la sospensione dei tiri (oggi protetto da una struttura metallica). Accanto alla struttura trova posto il pannello illustrativo con maggiori dati tecnici. È raggiungibile seguendo la traccia che si diparte dal sentiero Stoppani pochi metri più a sud del pannello del bersaglio n. 2, oppure risalendo dal bersaglio n.3. --- Bibliografia:
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Bersaglio n. 3Il Bersaglio n. 3 si trova a 225 metri dal Casino di Bersaglio. È costituito da un bunker in pietra scolpita con avvolto in tufo e foro per l'esposizione della bandiera che segnalava la sospensione dei tiri. Esso è posto in un terrapieno su una massicciata in blocchi di pietra scolpita. Al di sopra una spianata ospitava il bersaglio, allora come oggi. Al di sotto, visibile dal sentiero Stoppani, trova posto il pannello illustrativo con maggiori dati tecnici, là dove si diparte la traccia che lo raggiunge e prosegue poi per arrivare al bersaglio n. 4. --- Bibliografia:
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Bersaglio n. 2Il Bersaglio n. 2 si trova a 200 metri dal Casino di Bersaglio, sopraelevato di circa 10 metri rispetto alla linea di tiro. È costituito da un bunker con pareti in parte in roccia ed in parte in pietra scolpita. coperto da un avvolto in tufo con foro centrale per l'esposizione della bandiera che segnalava la sospensione dei tiri. Accanto è stato posto un bersaglio mentre il pannello illustrativo, con maggiori dati tecnici, è stato messo a fianco del sentiero Stoppani, nel punto in cui parte la traccia per raggiungerlo pochi metri sopra. --- Bibliografia:
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Bersaglio n. 1Il Bersaglio n. 1 si trova a 150 metri dal Casino di Bersaglio in direzione Sud, subito sotto il sentiero Stoppani. Osservando i ruderi si possono notare la struttura del tipo a fossa con trincea aperta. Nella fossa trovava posto il bersaglio che scorreva su un telaio per mezzo di cinghie e veniva sollevato verticalmente. Oggi il bersaglio è fisso al di sopra della fossa, a fianco del sentiero. All'interno del muro rivolto verso il Casino di Bersaglio vi sono dei fori alla stessa altezza che probabilmente servivano da incastro ad una copertura che offriva il riparo per il marcatore. Accanto alla struttura, dall'altra parte del sentiero, trova posto il pannello illustrativo con maggiori dati tecnici. --- Bibliografia:
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Imperial Regio Casino di BersaglioÈ documentata la presenza a Vezzano di una postazione per l'esercitazione del tiro al bersaglio fin dal 1708. Nel 1901 vennero fatte delle modifiche sostanziali al caseggiato, alla sala ritrovo dei Bersaglieri, alle linee di tiro, ai tomi posti nell’area di tiro. Lo storico Imperial Regio Casino di Bersaglio, intitolato alla Arciduchessa d’Austria Gisella, figlia dell’Imperatore Francesco Giuseppe e della sua consorte, l’Imperatrice Sissi, era stato abbandonato alla fine della prima guerra mondiale e ridotto in ruderi. Dopo quasi un secolo di oblio, è stato ricostruito dalla Compagnia Schützen “Major Enrico Tonelli”, sulla base dei disegni del 1901 rinvenuti presso il Landes Archiv di Innsbruck, ed inaugurato il 26 agosto 2012. Grazie alla collaborazione con il “Museo Tridentino di Scienze Naturali” è anche centro didattico per lo studio dei pozzi geologici e glaciali del Sentiero Antonio Stoppani e mette a disposizione una bella raccolta di minerali. Sono poi stati posizionati cinque bersagli, ripuliti i tomi ed il sentiero che li unisce. --- Bibliografia: Tonina, Osvaldo. Compagnia Schützen “Major Enrico Tonelli” Inaugurazione “I.R. Casino di Bersaglio – Arciduchessa Gisella”. IN: Vezzano notizie dai 7 paesi n. 3 -2012 pag. 30-31:
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Pozzo 8 - "Bus dei Poiéti"Coi suoi circa 15 metri di profondità e 11 di diametro il "Bus dei Poiéti" è fra i maggiori d'Europa. È costituito da due marmitte una accanto all'altra di diversa profondità ed è stato scavato a partire dal 1878 a cura della SAT sotto la direzione dell'ing. Annibale Apollonio ed in seguito a cura del Museo Tridentino di Scienze Naturali sotto la direzione del vezzanese Nereo Cesare Garbari, tra il 1966 e il 1975. Tra i materiali di deposito vennero rinvenuti reperti archeologici riferibili all'età del Bronzo Medio (3.500 anni fa circa): ossa umane e di animali, cocci di vasi, oggetti di selce, residui di cibo. Una scala metallica permette di scendere in fondo al pozzo dove è sempre presente una pozza d'acqua e si possono osservare tra l'altro i rotondi sassi porfirici portati dal ghiacciaio. Accanto al cancello d'entrata è presente una bacheca esplicativa. Approfondimento sui reperti Annibale Apollonio nel 1880 scrisse che vi furono rinvenute "varie ossa umane e d’animali. Fra le ossa umane c’era la parte superiore d’un cranio dolicocefalo assai bello e regolare ma molto piccolo. Le ossa animali erano spezzate trasversalmente in pezzi lunghi otto o dieci centimetri probabilmente allo scopo di estrarne la midolla. Vicino a queste ossa si trovò un coccio di vaso grosso 16 millim. composto della stessa pasta di quelli trovati nel pozzo Stoppani soltanto un po’più fina e rossiccia verso la superficie esterna del vaso. Questo coccio possiede le radici di un ansa con occhiello assai piccolo, e confrontato coi cocci rinvenuti negli avvanzi delle abitazioni lacustri di Mantova, esso mostra la medesima forma e composizione, tuttavia si ritiene che sia di epoca assai più recente ed abbia servito da crogiuolo (vedi la fig. N. 9). Al medesimo livello, ma alla distanza di circa 4 metri verso la valle, si scavarono altre ossa umane e di animali, ed in vicinanza un centinaio di cocci di varie forme e grandezze. Esaminati attentamente questi frammenti si riconobbe appartenere essi a tre vasi differenti uno dei quali si è potuto ristaurare completamente, ed è ora depositato nel Civico Museo di Trento. Questo vaso ha la forma di un anfora, è alto 32 centimetri largo 35, ha uno spessore di 5 millimetri e va ingrossando verso il fondo a 9 millimetri. Esso è composto di una pasta simile a quella dei cocci suddescritti, è lavorato a mano, e pare cotto al fuoco. Mancano le due anse solite a questo genere di vasi, e vi sono sostituiti invece sei piccoli becucci sul colmo del ventre ai quali venivano fissate probabilmente le corde per poterlo portare (vedi la fig. N. 7). Gli altri due vasi che non si poterono ricomporre, sembrano simili alle nostre pignatte usuali, sono formati della medesima sostanza degli altri, hanno color mattone, e sono lavorati a mano e cotti al fuoco. Si rinvenne poi una pietra schistosa sagomata precisamente come le anime dei ferri da stirare di vecchio sistema ridotta probabilmente da qualche ciottolo trovato nelle vicinanze (vedi fig. N. 10). Dagli oggetti ritrovati si deve dedurre che quegli scavi hanno dato rifugio o sepoltura ad uomini di un età remota e potrebbe essere che i cocci avessero relazione colle abitazioni lacustri; varrebbe quindi la pena che qualche archeologo si facesse a studiarli ed a ricercare eventualmente le traccie di tali abitazioni nei laghi di Castel Toblino e St. Massenza." Polo Orsi nel 1883 aggiunge: "trovai anche il frammento di un vero manico ad occhiello con tre solchi longitudinali, un coltello di selce cupa, e due sottilissime e belle lame arcuate, lunghe cm. 4 a 5, una delle quali con delicati ritocchi in testa. ... La presenza dell’ uomo nell’ età litica è ivi affermata dai vasi, dagli oggetti di selce, dagli avanzi dei pasti. ... Dei due vasi trovati al pozzo dei Pojeti, o per meglio dire messi insieme da un numero considerevole di cocci, l’ uno è a forma di doppio cono tronco unito alla base, alto m. 0,31, con diametro di m. 0,33 al maggiore rigonfiamento, e di m. 0,13 alla base. Intorno al colmo del ventre s’ inalzano 6 od 8 piccole anse verticali. Il secondo, mancante circa della metà, è alto cm. 20, pare di forma cilindrica od insensibilmente rigonfia, ed è munito di due anse orizzontali; l’ orlo superiore è cinto da un cordone intaccato da impressioni lineari fatte collo stecco. "
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Pozzo 7 - "San Valentino"Perfettamente costruito, di forma tipicamente "penetrante", cioè che si restringe a cono verso il basso. Conserva sul fondo tre grossi ciottoli porfirici portati dal ghiacciaio atesino che hanno probabilmente contribuito a scavare il pozzo stesso. Tutt'intorno sono presenti segni evidenti dell'azione corrosiva dell'acqua, come si vede anche nell'imbocco del pozzo, spiegati brevemente in un pannello illustrativo tematico. Altro pannello spiega l'origine dei pozzi. Suggestivo il panorama che da questo pozzo si gode sulla Valle dei Laghi; in primo piano la chiesetta di San Valentino in agro, da cui il pozzo prende il nome:
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Pozzo 6 - "Lusan"Il più vicino al teatro di valle, a ridosso del campo da tennis, è stato lasciato al naturale. Ci permette di capire come si presenta un pozzo senza l'intervento di scavo. Per una decina di anni si poteva trovare qui ricostruito, da parte dei bambini della locale scuola primaria, un "villaggio dei folletti" insieme a due dei loro libretti della Biblioteca del bosco di Vezzano. Molti bambini col tempo ci hanno lavorato e così sono arrivati anche un orso, un pannello illustrato per la protezione della natura, una bacchetta magica nuove case e molti folletti in giro per il bosco, fino alla loro naturale decomposizione.
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Pozzo 5 - "Covei de Lusan"Successivamente all'escavazione, le pareti di questo pozzo sono state attaccate dagli agenti atmosferici che le hanno in parte ricoperte di una struttura calcarea tutta bucherellata a nido d'ape, acquisendo così una specificità che lo caratterizza rispetto agli altri pozzi.
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Pozzo 4 - "Ronch"Di modeste dimensioni e con i bordi non ben conservati come negli altri.
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Pozzo 3 - "Antonio Stoppani" - "Bus dela Maria mata"Perfettamente costruito e visibile dal paese è stato il primo pozzo glaciale scoperto in Italia. Lo scopritore fu Antonio Stoppani nel 1875 e per questo a lui è stato dedicato questo pozzo e l'intero parco glaciologico col sentiero che lo attraversa. L'ingegner Annibale Apollonio con la S.A.T. eseguì nel 1878 rilievi e schede grafiche ipotizzandone lo svuotamento che realizzarono nel 1879 scoprendo così che il fondo non era a scodella come ipotizzava. Diversi i reperti che testimoniano l'utilizzo del pozzo da parte dell'uomo preistorico: Annibale Apollonio nel 1879 parla di "due frammenti di un vaso" che "pare lavorato a mano e non è cotto al fuoco", Paolo Orsi nel 1890 scrive di avervi trovato e conservare "un bel coltello siliceo a sezione triangolare (lungo cent. 4, 25 ), e di una elegantissima cuspide di freccia stretta e lunga (mill. 45), lavorata a fine ritocco" Prima della scoperta di Stoppani il pozzo era chiamato dai locali "Bus dela Maria mata" e una leggenda era ad esso collegata, cosicché ancor oggi è più conosciuto con quel nome. Una versione rivista per i bambini è inserita nella collana della Biblioteca del bosco di Vezzano che per una decina di anni si poteva trovare e leggere direttamente in questo pozzo insieme ad un altro libretto che, senza pretesa scientifica, illustrava ai bambini la formazione dei pozzi. --- Approfondimento: Nel 1880 così lo descrive Apollonio : "Esso è scavato nel macigno calcareo durissimo di formazione liassica, a strati regolari grossi un metro e più ed inclinati di 48 gradi verso l’orizzonte nella direzione da mattina a sera. La superficie della roccia è nuda e la cavità del pozzo vi è incisa netta, ben delineata, colle labbra all'intorno ben arrotondate nella forma rappresentata dagli spaccati qui uniti; solo osservasi una squarciatura nello strato superficiale, la quale partendo dal punto più depresso del labbro inferiore e seguendo la direzione da valle a monte con un’inclinazione di forse 30 gradi (vedi la pianta segnata nell’Annuario dell’anno 1878) costituiva il canale emissario. La sezione orizzontale del pozzo presa sul piano di interrimento misurava 7.50 metri nel senso longitudinale e 6.80 metri nel senso trasversale della valle: il volume del detrito scavato fu calcolato a 50 metri cubi e quello della roccia trapanata dall'acqua e dai massi perforatori di 120 metri cubi. Lo strato superiore dell’ interrimento constava di sabbia, scheggie e massi calcarei franati dal monte e dal ciglio superiore della marmitta dopo la sua formazione, lo strato inferiore invece era composto di un terriccio calcareo assai fino il quale racchiudeva qualche ciottolo e qualche pezzo di pietra calcarea. Sul fondo della marmitta si trovò una ventina di ciottoli di varia grandezza, il maggiore dei quali ha un peso di circa 30 chilogrammi. La maggior parte di questi ciottoli appartiene alle roccie cristalline e fra di esse vi predomina il porfido della valle superiore dell’Adige e della valle Avisana. La superficie interna delle pareti diremo verticali è assai regolare, sagomata a linee curve molto morbide e lavorata come se fosse battuta colla martellina fina. Il fondo della marmitta invece è irregolare ed ha una prominenza nel mezzo precisamente là ove dovrebbe essere più incavato (vedasi la sezione trasversale). Quest’ anomalia dipende in primo luogo dalla maggior durezza e compatezza del terzo strato, poi dalla esistenza di canali e fessure fra i piani di combaciamento del secondo, terzo e quarto strato dai quali l’acqua scappava direttamente dalla marmitta diminuendo la forza motrice rotatoria e con essa l’azione erodente della cascata, scavando invece maggiormente il fondo in prossimità delle fessure. Queste circostanze, la mancanza di massi perforatori di un certo volume, e forse uno spostamento laterale sfavorevole della cascata, furono certamente i motivi per cui il pozzo Stoppani non potè raggiungere quella perfezione o quella profondità che tutti si aspettavano vedendolo prima che si effettuasse lo scavo." e ancora: "Nel pozzo glaciale Stoppani ad 1.50 m. sotto il piano d'interrimento si trovarono due frammenti di un vaso probabilmente della forma d'una catinella del diametro di circa 30 cent. formati di un tritume grossolano di roccie cristalline impastate con poca argilla, di color nerastro. Lo spessore di quei pezzi è di 6 millimetri e desso va ingrossandosi al fondo e sull'orlo superiore. Il vaso pare lavorato a mano e non è cotto al fuoco (vedi fig. N. 8).
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Pozzo 2 - "Fiorenz"Si trova vicino al primo, è di dimensioni maggiori e di morfologia più definita. Prende il nome della località.
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Pozzo 1 - "In formazione"Di dimensioni molto ridotte, è appena accennato ma comunque importante per mostrarci un pozzo glaciale ai primi stadi di formazione. Sulla roccia alla sua base sono evidenti fori prodotti dall'erosione dell'acqua.
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Il sentiero geologico Antonio StoppaniIl sentiero geologico Antonio Stoppani unisce una serie di pozzi glaciali, noti anche col nome di "marmitte dei giganti", generati lungo le falde inferiori del versante nord-occidentale del Monte Bondone in corrispondenza dell’abitato di Vezzano, La loro origine è dovuta all’azione dell’ultima glaciazione, chiamata “Würmiana”, iniziata circa 110.000 anni fa e terminata circa 12.000 anni fa, quando l'antico ghiacciaio atesino scorreva nella nostra valle. Secondo le più comuni spiegazioni potrebbero essere stati scavati sia dall'acqua che scorreva sotto il ghiacciaio, sia da quella che vi scorreva sopra, infiltrata nel corpo del ghiacciaio con moto vorticoso attraverso alti pozzi naturali verticali, chiamati "inghiottitoi" o "mulini". È intitolato ad Antonio Stoppani, poiché fu lui che per primo comprese l’origine glaciale dei pozzi nel 1875 e li descrisse poi nella sua opera "Il Bel Paese: conversazioni sulle bellezze naturali, la geologia e la geografia fisica d'Italia" . La S.A.T. eseguì nel 1878 i rilievi sul primo pozzo scoperto e dedicato a Stoppani (n.3) e nel 1879 gli scavi, subito seguiti da quelli del "Bus dei Poieti" (n.8), continuati nel 1906 e tra il 1966 e il 1975. La realizzazione del "Parco glaciologico A. Stoppani", ad opera del del Museo Trentino di Scienze Naturali, risale al 1971. Diversi sono poi stati i lavori successivi di manutenzione, messa in sicurezza, segnaletica e le attività di valorizzazione da parte del Comune, dell'Agenzia del Lavoro, della Pro Loco, dell'A.P.T., del MUSE, della Rete delle Riserve della Sarca, dell'Ecomuseo... Il sentiero, ben segnalato e curato dal Comune di Vallelaghi, permette di raggiungere i primi 8 pozzi; i pozzi n 9 e n 10 (Van 1° e Van 2°) non sono stati svuotati e serviti dal sentiero geologico, anche se ritenuti di notevoli dimensioni e nel n. 9 sono stati trovati reperti che indicano sia stato abitato o utilizzato come rifugio in epoca preistorica, come il 3 e l'8. Per chi ama vivere il territorio si consiglia la visita all'intero sentiero geologico, qui sono proposte due diversi punti di partenza:
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Breve storia del monumentoIl documento presenta in alto la seguente annotazione con scrittura a mano libera: "Copia di un dattiloscritto di don Giuseppe Jobstraibizer contenente la decifrazione di una pergamena e una breve nota illustrativa. 27.06.1991". Presenta poi sottolineature ed alcune note a margine. Racconta, come dice il titolo, la storia della costruzione del monumento, così come è documentata dai testi qui riportati e conservati in bottiglia sotto il monumento stesso. --- Trascrizione: ---- BREVE STORIA DEL MONUMENTO Questo ricorso fu eretto col favore del paese per volontà e iniziativa della gioventù di Padergnone, la quale colla scelta di un progetto principiò quest’opera verso la fine del 1919 dopo l’inaugurazione del monumento ai morti ….. presso il maso sottovi. Dal fondo allestito per la festa di inaugurazione del monumento era rimasta una piccola somma (circa 80 £ire) che riunita ad un’altra ancor più esigua (25 £ire) residuo del fondo raccolto poco prima per la fondazione della messa perpetua ai caduti in guerra, dopo essere stata sottoposta a varie discussioni e progetti circa il suo miglior impiego venne da qualcuno , e specialmente dai studenti locali raccomandata da adibirsi all’erezione di una lapide. Questa idea fù accolta favorevolmente in paese e tosto si pensò ai mezzi più adatti per completare la somma necessaria a tale scopo; si fece da prima una proposta di indire una colletta in paese, ma questa idea venne presto abbandonata, perché non si riteneva opportuno sfruttare troppo le famiglie già stenuate dalla guerra e poi perché una colletta era già stata fatta poco prima per la fondazione della messa predetta. Si propone allora di ragranellare l’importo mediante rappresentazioni teatrali. Ben accetta questa idea, si formò posto una società filodrammatica avente per moto “A COLORE GINESTRA” la quale si adoperò subito per la ricerca di un locale adatto onde costruirvi un teatrino colla minor spesa possibile. La fortuna arrise: Il locale (Le stalle presso l’Albergo) fu ceduto gratis dal proprietario Sig. Rinaldo e anche il teatro se si accetua la compera della tela pelsipario fu in breve tempo approntato: si può dire; senza incontrare spesa alcuna, grazie alla generosità si alcune brave persone. Ils ipario venne dipinto dagli studenti Miori Luigi, Tonini Roberto, aiutati nel resto del senario da Enrico Zuccati e in seguito per i scenari si presto molto Rigotti Rebo. Nel frattempo il Chierico Lodovico Tonini si assunse l’incarico di direttore di società di scena e come tale si diede con zelo ad insegnare come prima rappresentazione la difficile tragedia: “IL MACBETH”. Dopo lunghissime e faticose prove fu finalmente rappresentata nel ‘20 con esito più che favorevole e con rilevante incasso. Fatti così i primi passi, si pensò di stabilire quale fosse l’importo da raggiunger; quindi era necessario un disegno della lapide e , accettato questo, farne il preventivo. La società si rivolse allora allo scultore di Lasino Ceschini Mansueto, il quale presentò diversi abbozzi del genere, ma questi non piacquero specialmente ai Sigg. Rigotti e Miori, al cui parere s’era rimessa la Società. Sìaggiunga che correvano opinioni diverse pel fatto che non si era ben d’accordo sulla scelta del luogo per l’erezione del monumento: chi proponeva il cimitero, chi la Chiesa, altri presso la casa di Desiderio Chemelli attiguo alla porta del Magazzino Pompieri, altri presso il palazzo Comunale, altri infine presso il portone di Giulio Lunelli nel breve spazio che si otterrebbe smusando l'angolo formato dall'incontro col muro di recenzione; quest’ultimo fu anzi creduto il migliore e per molto tempo rimase anzi stabilito,ma per i molti inconvenienti che presentava questo lavoro, si fissò finalmente questo luogo. Il disegno del presente monumento fu elaborato dal Signor Rebo Rigotti e poi leggermente modificato e corretto; venne quindi presentato allo scultore di Lasino, il quale assumendosi l'esecuzione, valutò la spesa, a opera finita, si sarebbe aggirata sulla bella somma di tremila lire (3.000 £). Bisognava perciò lavorare ancora molto. Il teatro non poteva più bastare, bisognava appigliarsi ad altri mezzi: allora balzò l'idea di alestire un albero di Natale, che, data la buona volontà e simpatia di tutto il paese per l'opera iniziata, doveva senz'altro avere un magnifico risultato. Si istituì subito un comitato femminile allo scopo di raccogliere nelle singole famiglie doni e oggetti i più svariati, sotto la direzione della maestra Afra Garbari. Con attività veramente ammirabile il comitato femminile riuscì in poche settimane ad approntare abilmente un vaso di fortuna ricco di oltre 200. doni: nella festa di Natale del 1920 ebbe luogo l'estrazione dei numeri che fruttò la bella somma di £ 600. così la cassa aumentava rapidamente con visibile soddisfazione dei collaboratori, i quali con novello entusiasmo aprirono un secondo periodo di rappresentazione teatrale. Frattanto bisognava pensare all’epigrafe, compito dificile che nessuno del paese avrebbe saputo soddisfare. Il Sig. Rigotti , profondo e sperantista, desiderava (e gli studenti e altre persone consideravano questa idea) che l'epigrafe esprimesse un'alto ideale filantropico; essa non doveva essere un semplice e pio ricordo ai caduti, ma contemporaneamente doveva ispirarci a un orrore della guerra, a un sacro desiderio di fratellanza fra i popoli; essa doveva rievocare in brevi parole molte pagine sanguinose di cinque lunghi anni di coflitto mondiale, doveva essere pei posteri un monito severo e solenne e un'auspicio di pace e di amore. Il Sig. Tonini, nel ritornare all'università di Torino, se ne assunse l'incarico e dopo varie informazioni, si fece presentare al noto prof. De Santis; questi però, allegando pretesti, si ricusò indicando in sua vece un'altro professore suo discepolo che accolse volentieri la richiesta, ma poi produsse un'iscrizione che fù oggetto di molte e accerbe critiche nel paese e quindi abbandonata. Finalmente nell'estate del 1921 si deliberò di consultare l'Egr prof. Nicolini del R. Liceo di Trento il quale acconsentì molto volentieri e fornì l'epigrafe che stà ora sul zoccolo. A tutto si provvedeva e mentre lo scultore lavorava alacremente atorno alla simbolica pietra la società filodramatica procedeva di pari passo nella sua attività teatrale. Ma ed onta dei sacrifici, si era ancor sempre lontani dall'importo stabilito. Bisognava quindi escogitare altri mezzi che favossero più presto l'impresa. Si pensò allora a diramare a pelli alle persone più cospique del paese e a quelle residenti all'Estero, specialmente in America. Alcuni risposero generosamente all'invito di una offerta. Totale offerte Lire 414 N B NB- Nella bottiglia rinvenuta nel monumento smontato furono trovate due pergamene la prima, la più grande che abbiano potuto copiare in pieno è ancora, in buono stato di conservazione, la più piccola è gran parte illeggibile perchè nella bottiglia ci furono dalle infiltrazioni di acqua che la deteriorarono. Si può però ancora rilevare che la filodrammatica e l'orchestrina diretta da Pedrotti Emanuele contribuirono con l'importo di £ 2.500. Il resto che ancora mancava fù ragranelato con vasi di fortuna. Furono trovati leggibili i seguenti nomi di collaboratori e offerenti e soci d'appoggio.- 1) Biotti Attilio 2) Biotti Albino 3) Miori Enrico 4) Carlini Emilio 5) Beatrici Angelo 6) Pedrotti Giuseppe 7) Maccabelli Vittorino 8) Biotti Tallio 9) Enrico Decarli 10) Bernardi Giusepre 11) Tonini Arduino 12) Giovanni Tonini 13) Biotti Mansueto 14) Guido Biotti 18) Gennaro Rigotti 19) Mauro Donato 20) Cesare Mauro 21) Bernardi Edoardo 22) Padrotti Arturo 23) Beatrici Baldessare 24) Tonini Vincenzo 25) Pedrini Emanuele 26) Rigotti Angelo Purtrppo i molti altri nomi l'acqua qui ha completamente cancellati. L'erezione di questo monumento avenne lì 2 settembre 1921 essendo Sindaco il Sig. Decarli Enrico e curato Tamanini don Giuseppe ./././././. ===== Il 10 maggio 1969, viene spostato il monumento nell'interno del nuovo piazzale della vecchia chiesa. Tale provvedimento si rendeva da tempo neccessario per una più conveniente sistemazione. Dove si trovava il monumento correva serio periccolo per le norne traffico sulla vicina strada Statale; per i nuovi lavori fatti nelle vicinanze di esso veniva a trovarsi troppo abbandonato; mentre nella nuova sistemazione occupa un posto più adatto per essere circondato di una aiola dove il ricordo dei cittadini può essere espresso con più rispeto e calore. La Pro Loco di Padergnone, presi i debiti accordi con le Autorità Civili ed eclesiastiche si prese l'incarico di trasportare il monumento, assumendosi le relative spese alle quali concorse anche il Comune. Alla data del 10.5.1969 erano ancora viventi i seguenti combattenti la guerra 1915/1918: 1) Bassetti Germano - Beatrici .Germano – Morelli Valentino - Rigotti Egidio - Sommadossi Evaristo - Rigotti Sennen - Biotti Attilio - Bassetti Leopoldo - Beatrici Beldessare - Mauro Donato - Rigotti Gennaro - Poli Attilio - Pedrotti Arturo - Bernarti Edoardo - Trapasso Antonio. Era Sindaco il Sig. Morelli Giuseppe Era Parroco il M.R. don. Iobstraibizer Giuseppe Presidente della Pro Loco - Biotti Romeo. Nel piedestalo del monumento furono rimessi le sette monetine austriache le tre monete di rame italiane che vi posero i primi costruttori del monumento del 1921. ad esse furono aggiunte lemonete di metallo in corso alla data del 10.5.69 Nella bottiglia sono state rimesse le due vecchie pergamene assieme ad una copia della presente. Lì 10.5.1969 ./././././.