Trascrizione dell'iscrizione:
"PREGATE | L'ETERNA REQUIE | A | STEFANO LUNELLI | CHE | AI 15 GENNAJO 1870 | QUI | COLPITO D'APOPLESSIA | SPIRÓ | OTTIMO CRISTIANO | VISSE NUBILE 58 ANNI | R.I.P."
Interessante l'antico uso della parola "nubile", col significato di "in età da matrimonio", riferito anche agli uomini.
V.
Faeda è un ondulato altopiano che raggiunge 880 m slm, si estende fra la Valle dei Laghi (quella antica, di cui fanno parte i Laghi di Lamar) e la Valle dell'Adige, è coperto da una rigogliosa foresta di abeti e bosco misto, la Selva Faeda.
È percorsa da sentieri e strade sterrate utilizzate soprattuto un tempo per lo sfruttamento del bosco; si susseguono dossi e avvallamenti, ognuno col suo toponimo, punti in cui si deposita il legname pronto per la vendita, i "cargadori", ruderi di vecchie casare utilizzate un tempo per il ricovero degli animali e la lavorazione dei latticini.
A questo proposito, nella sua descrizione del Distretto di Vezzano del 1834/35, Carlo Clementi scrive: "frondeggia la bella selva di Faeda, dove si ammira fra gli altri il bellissimo faggio detto per la sua forma singolare il Cappellaro, sotto i cui rami foltissimi ed incurvati fino a terra possono godere asciuto ricovero più centinaja di pecore. "
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Bibliografia:
Il "Riparo Monte Terlago", detto anche "Còel de la vècia", è un interessante riparo sottoroccia posto a 900 m slm, sul Doss Camosciara, sopra Monte Terlago (Vallelaghi - TN), sulle pendici del Gazza-Paganella.
Si trova in un luogo strategico in quanto offre la possibilità di godere di un ampio panorama su tutta la Valle dei Laghi consentendo il controllo del territorio.
È stato scoperto nel 2008, i primi scavi risalgono al 2009, interessano una superficie di circa 50 mq e raggiungono 2,80 metri di profondità.
Sono stati recuperati circa 2.000 reperti: industria litica e in materia dura animale, ceramica, fauna, materia vegetale (carboni, semi), vetro/ambra, metalli, risalenti a Mesolitico, Neolitico, età del Rame, età del Bronzo, età del Ferro, età Romana, Alto Medioevo, è stato quindi utilizzato dall’uomo per migliaia di anni.
Il sito è recintato e protetto da una tettoia; accanto il MUSE ha installato una bacheca illustrativa comprendente anche il territorio circostante.
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Bibliografia:
- Pratolina Artelier, Antichi tracciati: il percorso archeologico di Cavedine, Vezzano (TN): Ecomuseo della Valle dei Laghi 2016, p. 2
- Depaoli Verena, Monte Terlago - Riparo Monte Terlago IN : Vallelaghi informa n.3 2019, p. 17
- Neri Stefano, Le nuove ricerche archeologiche al Riparo Monte Terlago, IN : Retrospettive (2022/65), pp. 4-7
Si trova tra i due Laghi di Lamar, l'edificio grande, un tempo stalla a quota 760 m slm ed il "malghét", un tempo casèra, più in basso.
La malga bassa di Terlago veniva un tempo usata dagli allevatori di Terlago nel mese di giugno per un primo periodo di alpeggio in attesa che il clima rendesse possibile l'uso della Terlaga alta, in luglio e agosto, e poi di nuovo a settembre prima di riportare le vacche in paese.
Dismessa negli anni cinquanta del 1900 è stata poi utilizzata come discoteca negli anni settanta, "Il Piper",, come colonia diurna del Comprensorio C5 negli anni ottanta-novanta e poi utilizzata solo saltuariamente previa richiesta al comune di Terlago che ne era il proprietario.
Dopo l'aggregazionbe di terlago nel comune di Vallelaghi, nel 2017 la struttura è stata messa a norma e quindi a disposizione delle scuole e associazioni del territorio che ne fanno richiesta nel rispetto dei regolamenti comunali.
Con l’estate 2019 il "Malghet" è stato dato in locazione per sei anni ad uso di esercizio pubblico con apertura minima dal 1 giugno al 15 settembre di ciascun anno. I servizi igienici in dotazione alla struttura sono dotati di accesso dall’esterno e la possibilità del loro utilizzo deve essere garantita liberamente al pubblico, a prescindere dall’accesso al bar.
Nel 2021 il Comune di Vallelaghi ha dato in concessione gratuita per nove anni una piccola porzione autonoma della struttura alla Riserva comunale di Caccia di Terlago, attrezzata con una cella frigo, quale centro di controllo per la raccolta dei capi ungulati, con l'impegno di eseguire delle manutenzioni ordinarie alla struttura, come pulizia spazi immediatamente limitrofi, pulizia
grondaie, vigilanza dell’area ed a prestare con i propri associati fino ad un massimo di 80 ore per attività che si dovessero rendere necessarie sull’intero territorio comunale.
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Bibliografia:
Sommadossi Federico, Il Malghet presso i laghi di Lamar - Malga Laghi di Lamar IN Vallelaghi informa n.1 2019, pp. 16-17
Si trova a 1830 metri di altitudine sul territorio del CC di Terlago, a circa 500 metri dal termine della cabinovia che da Andalo porta a Doss Pelà. È di proprietà comunale ed è ora un pubblico esercizio.
Chiamata anche "Terlaga alta", per distinguerla dalla malga di Terlago bassa presso i laghi di Lamar, o più semplicemente "La Terlaga".
Dalla fine del 1800 possedeva un proprio piccolo acquedotto che si riforniva dalla sorgente attigua "dal Doss della Croce fino sotto al Cason" e un “albi”(abbeveratoio), ora demolito, dislocato nei pressi del “bait dele caore”.
Francesco Ambrosi nel 1881 parlando del Monte Gazza in "Trento e il suo circondario" scrive: "Al Doss Leon, alla cascina di Terlago, si gode la vista di un tratto molto esteso di valle di Non".
Gli allevatori di Terlago hanno usato la malga in luglio ed agosto fino al 1955 circa, quando, come ci racconta l'ultimo casaro Giuseppe Frizzera nell'intervista collegata a questa scheda, le vacche rimaste in paese erano troppo poche e così è stata data in gestione “al Casaròt” di Sarche che portava su le sue vacche.
Da una cartolina, collegata a questa scheda, vediamo che in quegli anni presso la malga c'era una seggiovia e si praticava lo sci.
Il 22 luglio 1962 è stata inaugurata la cabinovia che da Andalo raggiunge il Doss Pelà, rendendo il luogo facilmente accessibile da quel versante della montagna.
ll Comune di Vallelaghi, in cui quello di Terlago si è fuso col primo gennaio 2016, ha concesso in affitto, attraverso pubblico bando, la struttura con licenza stagionale di ristorante con due sale (170 posti interni), bar, ampia terrazza solarium, 3 camere da affittare, per la durata di nove anni, rinnovabile, nei periodi 20 giugno – 30 settembre (stagione estiva) e 01 dicembre – 20 aprile (stagione invernale) di ciascun anno, prevedendo nel contempo lavori di riqualificazione e ampliamento.
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Bibliografia:
- Depaoli Verena, Terlago e le sue acque - 7. Le malghe - 7.2 La Terlaga Alta, IN: Il Libro delle Acque, Associazioni Culturali della Valle dei Laghi 2008, p. 146
- AAVV, Da Pedegaza a Vallelaghi: memorie fotografiche delle 11 Frazioni, Vezzano (TN) : Comune di Vallelaghi 2017, pp. 84, 199, 210, 263
La Malga Gazza è situata nel comune di Vallelaghi, a 1570 mslm, nel cc di Ciago I ed è di proprietà comunale.
Si trova sul versante ovest del Gagia ( Monte Gazza), verso Molveno e, è stata costruita, a quanto si tramanda, in sostituzione di una precedente che si trovava ai "Stabi" tra la Valle di San Giovanni e Malga Covelo, dalla "società bestiami e caselo" di Ciago che l'ha gestita, affittandola poi negli ultimi anni di attività agli allevatori di Molveno.
Dismessa nel 1946, è stata abbandonata.
Nel 1962 i volontari di Ciago hanno compiuto dei lavori di manutenzione all'edificio così da poter essere utilizzato dalle famiglie che volevano passare qualche giorno in montagna; è diventata allora "Rifugio Gazza" come campeggia sulla facciata principale.
Tra il 1979 e il 1984 è stata affidata alla Ditta Bovara di Bolzano, insieme alla circostante "selva" per la produzione di mugolio, a condizione di una sua ristrutturazione.
La ditta ha lasciato il luogo in condizioni pessime e da allora è inutilizzata. Il Comune ha svolto lavori di manutenzione per salvaguardarla ed è aperta ai passanti che vi si possono rifugiare in caso di necessità, anche se il mancato utilizzo porta inevitabilmente con sé il degrado.
Sulla strada dal Passo di San Giovanni alla malga c'è la piccola sorgente denominata "El Piocio", che come lascia intendere il nome è avara d’acqua e spesso asciutta.
Un centinaio di metri dopo, si arriva a "La re" dove sono state costruite delle opere di presa per captare l’acqua di 3 sorgenti vicine. La vasca di deposito accanto alla strada ha la sorgente circa 50 metri sopra e veniva sfruttata per alimentare anche l’abbeveratoio della malga grazie a tubature in ferro; quella
circa 15-20 metri sopra la strada era usata come abbeveratoio ed il pozzetto subito sopra era d’uso potabile; su questo pozzetto c’è la croce di confine fra Lon e Ciago. Aveva diritto di abbeveraggio a
"La Re" anche la Malga di Covelo.
Poco oltre la malga si incontra l’albi "del Casimiro", la vasca in muratura che raccoglie la piccola quantità d’acqua sgorgante dalla roccia soprastante.
Lungo il sentiero tra la malga ed il confine di Molveno, vi è un tratto pianeggiante dove si incontrava l’"Acqua della Tagola", una pozza adibita ad abbeveratoio, ora ricoperta dall’erba.
Infine vi erano gli "Albi de Molven", costruiti sul territorio del Comune di Molveno ma alimentati da una sorgente sgorgante
da un ghiaione sul territorio del C.C. di Ciago e per questo utilizzati sia dalla malga di Molveno che da quella di Ciago.
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Bibliografia:
- Callegari Giuliana, Gentilini Lara e Margoni Rosetta, La vita sulle nostre montagne - Le malghe, IN: Vezzano notizie dai sette paesi, Vezzano (TN), A. 16, n.3, dic. 2002, pp. 23-24
- Margoni Rosetta, Grazioli Diomira e Parisi Ettore, L’acqua nel Comune di Vezzano - 6. L’acqua in Montagna - 6.3 La Malga di Ciago, IN: Il Libro delle Acque, Associazioni Culturali della Valle dei Laghi 2008, pp. 312-315
La malga di Covelo è situata nel comune di Vallelaghi, a 1781 mslm sul Monte Gazza, in località Cancanù, nel cc di Covelo ed è di proprietà comunale.
Viene utilizzata per l'alpeggio da metà giugno a metà settembre circa.
È costituita di due grandi edifici disitinti, la stalla e la "casèra" e poco distante di una piccola stalla per le capre.
Non sappiamo quando è stata costruita quella attuale, né se la malga di Covelo sia sempre stata nello stesso posto, ma la Carta di Regola del 1421 "Riguardo la casa da costruire in Gazza" al cap. 16 dice che ""qualunque uomo residente nella villa di Covelo debba andar alla casa sul Gazza per lavorare e in detta casa o nel luogo predetto, quando gli venga notificato dal saltario o in altro modo: pena 20 soldi".
Sulla mappa storica d'impianto del 1860 è seganta.
Nel 1913, poco sotto, vicino al bivio, è stato realizzato un deposito dell’acqua a servizio degli albi alimentato da una sorgente.
Nel 1954, accanto alla malga è stata costruita una piccola cappella alpina dedicata alla Madonna presso al quale viene celebrata la santa messa a ferragosto.
Nel 1959 la malga è stata ristrutturata.
Tra le rocce dei dintorni è facile avvistare le marmotte (una è visibile anche sulla stalla delle capre nella foto allegata).
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Bibliografia:
- Bosetti Mariano, Depaoli Verena, Prati Guido, Statuto di Covelo IN: Statutum Covali e Trilaci Dagli esordi degli ordinamenti comunitari tra documenti, studi e racconto, Terlago (TN) : Comune di Terlago 2010 , pp. 211-216
- AAVV, Da Pedegaza a Vallelaghi: memorie fotografiche delle 11 Frazioni, Vezzano (TN) : Comune di Vallelaghi 2017, pag. 84
Il Monte Ranzo occupa la parte meridionale del gruppo Gazza-Paganella dai paesi di Ranzo (739 m slm) e Margone (947 m slm), arrivando alla cima a quota 1835 e scendendo poi fino alla Valle di San Giovanni.
Lo attraversa una strada forestale altamente panoramica (sentiero SAT 602) ed altri sentieri minori.
Verso Sud-Est si può godere di una magnifica vista sulla Valle dei Laghi ed il Lago di Garda; verso Nord Est in lontananza sul Lagorai; verso Ovest sul Bleggio, sulla catena del Brenta e il lago di Molveno; verso Nord sulla Valle di San Giovanni e le successive cime del Gazza-Paganella.
La vasta prateria sulla sommità ospita una flora variegata ed in primavera è un tripudio di colori; intorno ad essa troviamo la mugheta e i boschi un tempo sfruttati da boscaioli, carbonai e "calcheròti".
La presenza di diverse doline mette in luce la sua costituzione carsica; nel sottosuolo una rete intricata di gallerie è stata solo parzialmente esplorata attraverso la "Grotta 1100 ai Gaggi".
Gli uomini vi hanno costruito nel tempo ben tre malghe per l'alpeggio, baite per la fienagione, trincee e punti di avvistamento in tempo di guerra.
Ad oggi, oltre che per l'alpeggio, il monte Ranzo viene molto utilizzato da chi pratica trekking, mountain bike, parapendio, ciaspole, sci alpinismo.
La Malga Gazza è situata nel comune di Vallelaghi, a 1550 mslm, nel cc di Margone ed è di proprietà comunale.
Viene chiamata anche malga di Ranzo poiché costruita in sostituzione dell'omonima malga posta pochi metri più in basso. È costituita di due edifici disitinti, la stalla e la "casèra".
Come quella vecchia, la malga di Gazza, è stata gestita fin dall'inizio dagli allevatori di Ranzo, finquando, nel 1977, per far fronte ai necessari lavori di ristrutturazione avvalendosi di finanziamenti provinciali, la sua gestione è passata alla Federazione degli Allevatori Trentini.
Nel 2021 sono iniziati i lavori di ristrutturazione per l'utilizzo a scopo agrituristico ed ospita soprattutto pecore.
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Bibliografia:
La Malga di Ranzo è situata nel comune di Vallelaghi, a 1500 mslm, nel cc di Ranzo ed è di proprietà comunale.
Non sappiamo se sia di questa malga che parla la carta di regola di Ranzo del 1775, né quando essa sia stata costruita.
Completamente abbandonata è stata sostituita da una nuova struttura realizzata poco sopra.
Nel 1997 è stata recuperata grazie alla collaborazione tra la locale Associazione Cacciatori ed il Comune. È stato restaurato l'avvolto e vi è stato ricostruito sopra un piano ad uso di servizio con anche un spazio coperto a disposizione di eventuali viandanti colti dal maltempo.
Viene utilizzata in principalmodo dai memebri del'associazione che con opera di volontariato hanno eseguito i lavori.
Accanto alla malga c'è un’ampia pozza d’acqua chiamata "Le Pozade" che però talvolta si asciuga; in primavera vi si trovano numerose catene di uova di rospo e di conseguenza poi i girini.
Seguendo il sentiero che parte poco sotto il parcheggio e taglia la costa, si trovano due manufatti in pietra che convogliano l’acqua sorgiva (0,1 l/s) in un invaso circolare di terra ricco di flora acquatica.
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Bibliografia:
I castagni che circondano il pascolo di Malga Pian sono un insieme omogeneo di Castanea sativa Mill. di grande valore paesaggistico, con alberi di dimensioni notevoli, con una circonferenza media di 520 cm e massima di 656 cm, un altezza media di 19,0 m e massima di 25,5 m. Alcuni spiccano per la forma del fusto, delle branche o per la chioma ampia e vigorosa. Il fascino di questi alberi è accentuato dalla loro posizione isolata o dalla vicinanza alla malga, creando suggestivi scorci panoramici. La loro età media è di circa 300-400 anni, anche se alcuni potrebbero essere più giovani o più anziani.
Con D.Dip. n. 5450 del 19/12/2017 il castagneto di malga Pian è stato riconosciuto fra gli alberi monumentali di interesse nazionale.
La loro monumentalità è legata anche alla storia della proprietà: la
Malga Bael è situata nel comune di Vallelaghi, a 1090 mslm, nel cc di Ranzo ed è di proprietà comunale.
Fu don Alfonso Amistadi, curato di Ranzo dal 1893 al 1930, che convinse il comune di Ranzo a comperare dai Sommadossi Ghislotti di Castel Toblino i loro prati di Bael per fondarci la nuova malga. Ci furono poi controversie per l'uso dell'acqua reclamata anche da quelli di Margone e, sul libro delle acque troviamo che "Il Sig. Rinaldo Gregori, classe 1915, ricorda che nel 1921 è andato di notte con la nonna a prendere l’acqua alla fontana della malga di Bael, attraverso il sentiero delle “Cruze”", restringendo così il possibile periodo della sua costruzione.
Fino agli inizi degli anni '70 del 1900 veniva usata da quelli di Ranzo per un primo periodo di monticazione delle mucche, prima di raggiungere malga Gazza, e per un ultimo periodo, prima di rientrare in paese.
Nel 1926 vennero eseguiti lavori di restauro per fare fronte ai danni subiti in periodo di guerra, tra essi troviamo la “costruzione di una vasca di presa di un abbeveratoio nella malga Bael L. 1135.78".
Dalle foto e documenti qui allegati possiamo vedere le cattive condizioni in cui versava nel 1978, quando vi sono state fatte delle opere per evitarne il disfacimento.
Nel 1985 in prossimità della malga è stato costruito un deposito antincendio alimentato da due sorgenti che venivano utilizzate un tempo a servizio esclusivo della malga.
Il recupero della malga è poi stato preso in mano nel 2001 ed i lavori di restauro sono stati ultimati nel 2004.
Da allora viene data in gestione a privati per uso agricolo tramite gare di appalto pluriennali.
Malga Pian si trova a Vigo Cavedine ad un altitudine di 836 m. È circondata da un'ampia distesa prativa e da imponenti e secolari castagni, conifere e faggi. La malga, ristrutturata, serve ora come rustico d'abitazione ed è di proprietà della Vicinia Donego, dal monte e dalla selva omonimi, esempio antico di gestione collettiva del territorio.
È una Riserva Naturale Provinciale e Zona Speciale di Conservazione - Codice Rete Natura 2000: IT3120050.
Si trova sul Monte Bondone, sull'altopiano delle Viote, nel Comune di Trento e copre un'area di 24 ettari.
È una zona umida circondata da praterie, originatasi dall'intorbamento di un vasto lago al termine del periodo glaciale.
La torbiera rappresenta l'habitat ideale per la riproduzione di anfibi, quali rospi e rane di montagna, per la vita di un gran numero di invertebrati, fra i quali il coleottero acquatico (Agabus nebulosus) è stato rinvenuto solamente qui in Trentino, e di interessanti specie botaniche.
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Per approfondimenti visita:
La "Riserva Naturale Locale Prada", ai piedi del Monte Gazza nel C.C. di Terlago, copre un'area di 3,4 ettari ed è distribuita su tre zone distinte (A,B,C) in cui vi è la formazione di ristagni periodici di acqua che rappresentano importanti zone di riproduzione di anfibi, quali rospi e rane di montagna.
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Per approfondimenti visita:
Poco sotto la cima del Monte Ranzo a quota 1835 mslm si trova una grande croce lignea dalla quale si domina la sottostante Valle di San Giovanni col Gazza, il Brenta ed il Bondone. È raggiungibile seguendo il percorso che dalla malga Gazza (Ranzo) arriva alla Bocca di San Giovanni.
È questo territorio del CC di Fraveggio e la sua storia è legata ad un contadino di quel paese che poco distante da questo luogo è stato colpito da un fulmine mentre batteva il ferro per falciare fuori dalla sua baita. Il suo cavallo venne fulminato ma lui si salvò e per questo il 21 agosto 1938 eresse qui una croce che venne poi sostituita il 21 agosto 1983, dopo il crollo della prima.
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Bibliografia:
- La croce del Monte Ranzo - di Danilo Mussi e Rosetta Margoni - pag. 200-201 in
Questo estratto dalla mappa catastale del 1860 ci mostra le strade di accesso al santuario di San Valentino in agro.
In rosa è segnata la strada maestra Trento - Valle di Cavedine, che ha raggiunto Calavino nel 1828 (con discesa a Padergnone e risalita dal cimitero), Cavedine nel 1833, Dro nel 1917. Allora come oggi da essa si accede alla piana del santuario.
La strada marrone che vediamo separarsi da essa in loc. Al Castello, era la vecchia strada imperiale che portava a Sarche, e quindi Riva o Tione, via Santa Massenza e, prima del 1828 in Val di Cavedine via Padergnone.
Su questa strada, di fianco a Castino, vediamo quello che un tempo era l'accesso principale al santuario con l'imponente capitello dei santi Vigilio e Valentino.
Nel 1848 questa strada ha perso la sua importanza, diventando strada di campagna, poiché è stata realizzata la nuova strada che collegava Padergnone a Riva con ponte tra i due laghi di Santa Massenza e Toblino.
Nel 1970-72, con la costruzione del nuovo tratto della Gardesana 45 bis, che ha tolto il traffico da Vezzano e Padergnone, è stato tagliato questo accesso al santuario e abbattuto il capitello.
Questa grande croce di pietra risale ai primi del 900. Si trova a sud del paese di Vezzano a fianco dell'attuale bivio per la valle di Cavedine in località "Fontana morta". Dall'altra parte della croce c'è una strada di campagna che poco oltre si biforca: a destra sale sul doss Castin, dove si sono trovate tracce di abitazioni dell'età del ferro, e a Fraveggio; a sinistra scende a Padergnone e a Santa Massenza. In particolare, seguendo la strada per Santa Massenza, prima di arrivare alla strada comunale che costeggia la centrale, c'è un tratto selciato: era questa la vecchia strada imperiale che obbligava chi andava verso Sarche a passare di lì fino alla costruzione del ponte tra i Laghi di Santa Massenza e Toblino nel 1848.
Il Bersaglio n. 5 si trova a 375 metri dal Casino di Bersaglio. Osservando i ruderi si possono notare la struttura del tipo a fossa con trincea aperta.
La fossa è posta in un incavo naturale nella roccia, compreso il riparo per il marcatore. il terrapieno anteriore è sostenuto da una muraglia realizzata in pietra scolpita
Nella fossa trovava posto il bersaglio che scorreva su un telaio per mezzo di cinghie e veniva sollevato verticalmente. Oggi il bersaglio è fisso al di sopra della fossa.
Accanto alla struttura trova posto il pannello illustrativo con maggiori dati tecnici.
È raggiungibile proseguendo la traccia oltre il bersaglio n. 4, sulla sinistra.
Il parco d'arte Lusan è un parco d'arte tematico con l'obiettivo di far conoscere i principali siti di interesse storico, culturale e naturalistico di Vallelaghi mediante otto installazioni artistiche realizzate con differenti materiali da artisti accuratamente selezionati, supportate da specifiche tabelle illustrative.
Si trova a circa 600 metri dal centro storico di Vezzano, nei pressi del teatro di Valle col suo ampio parcheggio, sul sentiero geologico Antonio Stoppani, che si invita a vistare. È immerso nel verde ed alla sua base c'è un bel parco giochi.
Non c'è un percorso fisso ma lo si può visitare a piacimento seguendo i sentieri appositamente realizzati con ghiaino e scale. Comunque lo si percorra risulta di circa 500 metri e prevede una tempo di visita di circa 20 minuti.
È situato lungo il sentiero geologico Stoppani a pochi metri dal campo da tennis, area in cui poi sono stati realizzati anche il teatro di valle ed il campo da calcetto.
Realizzato nel 1993 con giochi, tavoli e panchine, punti cottura; è stato poi più volte rinnovato.
Al suo interno, su un tratto roccioso, vi si possono notare incisione lasciate dai pastori che frequentavano il luogo inserite nel 2016 nell'itinerario culturale e naturalistico dell'Ecomuseo: "Sulle tracce dei pastori: le pietre raccontano", che vi ha posto accanto un pannello esplicativo.
Nel 2020, in piena pandemia, il Comune vi ha realizzato il parco d'arte.
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Bibliografia:
Il Bersaglio n. 4 si trova a 300 metri dal Casino di Bersaglio. Osservando i ruderi si possono notare la struttura del tipo a fossa con trincea aperta.
La fossa è in parte scavata nella roccia ed in parte realizzata in muratura.
Nella fossa trovava posto il bersaglio che scorreva su un telaio per mezzo di cinghie e veniva sollevato verticalmente. Oggi il bersaglio è fisso al di sopra della fossa.
All'interno del muro rivolto verso il Casino di Bersaglio c'era il riparo per il marcatore col foro per esporre la bandiera che indicava la sospensione dei tiri (oggi protetto da una struttura metallica).
Accanto alla struttura trova posto il pannello illustrativo con maggiori dati tecnici.
È raggiungibile seguendo la traccia che si diparte dal sentiero Stoppani pochi metri più a sud del pannello del bersaglio n. 2, oppure risalendo dal bersaglio n.3.
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Bibliografia:
Il Bersaglio n. 3 si trova a 225 metri dal Casino di Bersaglio. È costituito da un bunker in pietra scolpita con avvolto in tufo e foro per l'esposizione della bandiera che segnalava la sospensione dei tiri.
Esso è posto in un terrapieno su una massicciata in blocchi di pietra scolpita.
Al di sopra una spianata ospitava il bersaglio, allora come oggi.
Al di sotto, visibile dal sentiero Stoppani, trova posto il pannello illustrativo con maggiori dati tecnici, là dove si diparte la traccia che lo raggiunge e prosegue poi per arrivare al bersaglio n. 4.
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Bibliografia: