Lo scorcio mostra il capitello dedicato a S. Anna situato presso il Santuario della Madonna della Grotta di Cavedine. Il capitello è stato demolito nel 1958.
Lo scatto è stato realizzato durante una cerimonia religiosa presso il Santuario della Madonna della Grotta di Cavedine. Si nota una folla di fedeli, l'impianto di illuminazione da poco ultimato e, sullo sfondo, la cappella del Santuario.
La fotografia mostra uno scorcio del paese di Cavedine.
Si nota il Santuario della Madonna della Grotta e un gruppo di case situate nel centro storico del paese.
Si tratta di un estratto della copertina del libretto dedicato alla Prima S. Messa di don Attilio Comai, celebrata il 3 aprile 1932.
Nella parte alta del documento sono riportate tutte le fotografie dei sacerdoti presenti per l'evento.
Questa pergamena porta l’augurio per gli sposi, certe altre riportavano una poesia detta “ Campeti”, che era recitata da una bambina/o, nel momento in cui si festeggiavano gli sposi. Generalmente la festicciola si attuava, in casa del marito, dopo la celebrazione del matrimonio in chiesa.
La devozione al Sacro Cuore di Gesù risale ancora nel Medio evo per opera di una mistica Matilde di Magdeburgo in terra tedesca. Dal Tirolo si era affrancata anche nel Trentino e la sua venerazione portò alla pratica del primo venerdì del mese per 9 mesi consecutivi.
La devozione alla Madonna fu intensificata dalle numerose apparizioni che si susseguirono nell’800. Dapprima nel 1830 l’apparizione nella Cappella di Notre Dame a Parigi (madonna nel quadro) con l’elargizione della medaglia miracolosa, poi la venerazione per la Madonna de La Salette apparsa a Massimino e Melania e ancora l’apparizione a Lourdes. In ogni casa c’erano raffigurazioni, immagini, statuette della Madonna.
Con il termine santino si fa riferimento ad un’immaginetta cartacea raffigurante l’icona di un santo o di una santa. Erano conservati nel messale o nel libretto delle Massime Eterne. Un santino era dato a tutti i partecipanti alle funzioni celebrate dal missionario che eseguiva l’omelia oppure in occasione della comunione pasquale. Il santino era predisposto anche dai sacerdoti per la celebrazione della loro prima S.Messa o anniversari vari. I "santini da mort" erano tutti rigorosamente in nero riportanti alcuni dati del de cuius con rispettiva foto. Il frate “dala cerca” (frate francescano che passava per i paese chiedendo elemosina ma anche prodotti della terra) ogni volta che riceveva una derrata in cambio donava al più piccolo della famiglia un santino.
Più che un ricordo dell’anno Santo 1950 era un segno devozionale conservare un po’ di terra proveniente da Roma (la città del papa). Pochi erano coloro che potevano permettersi, anche negli anni ‘ 50 un viaggio a Roma, pertanto la persona che effettuava il viaggio, portava a casa una memoria tangibile quale poteva essere anche un po’ di terra.
Il Rosario è una preghiera devozionale e contemplativa tipica del rito latino della Chiesa cattolica. La preghiera consiste in cinquanta Ave Maria divise a gruppi di dieci dai misteri che contemplano momenti o episodi della vita di Cristo e di Maria. Il conto si tiene facendo scorrere tra le dita i grani della "corona del Rosario". Le corone erano di diverso formato e grandezza con appeso un piccolo crocifisso. Ogni donna le portava con sé nella tasca della gonna. Si recitava il Rosario tutti i giorni del mese di maggio (mese dedicato alla Madonna), e anche in ottobre (altro mese mariano), così come tutte le sere si recitava in famiglia. La prima domenica si celebrava la supplica alla Madonna di Pompei. Anche nei momenti di lavoro durante la sfogliatura del “zaldo” (granoturco) si recitava il rosario con le litanie, così pure quando ci si ritrovava a far “filò".
Con il termine santino si fa riferimento ad un’immaginetta cartacea raffigurante l’icona di un santo o di una santa (in questo caso S. Antonio da Padova). Erano conservati nel messale o nel libretto delle Massime Eterne.
Continua scheda C’era la devozione anche per ‘l Bambinel de Praga, in molte famiglie c’era la statuetta del bambinello e si recitava la sua preghiera. Altra venerazione era per Maria Bambina. Anche in questo caso c’era una statuetta racchiusa in una teca di vetro. Molto sentita era anche la devozione per la Madonna di Lourdes, poi ognuno aveva un proprio culto, conservavano l’olio benedetto il giorno di S.Siro, coopatrono del paese, il sale benedetto durante la messa in onore di S.Antonio abate che era fatto mangiare alla bestia ammalata . C’era chi ogni venerdì si recava alla cappella del S.Crocifisso o alla chiesetta di S.Siro.
Nelle abitazioni di una volta si potevano trovare diverse immagini sacre:
- l’immagine del Sacro Cuore molto venerato e collocato sopra il desco (prima di sedersi e mangiare rivolti all’immagine c’era un momento di raccoglimento per ringraziare)
– l’immagine di San Gaetano che si pregava per la divina provvidenza
– l’immagine della Madonna o della Sacra Famiglia, quadro che era posto sopra la testiera del letto
- l’immagine di Sant'Antonio abate (patrono del bestiame) inchiodata sulla porta della stalla.
Anche gli artigiani, nelle loro botteghe, possedevano l’immagine del loro santo protettore, come ad esempio San Giuseppe per i falegnami, S. Crispino per i calzolai, ecc…
Lo indossava la donna quando si recava in chiesa. Tassativamente era di colore nero. Il più frequente era il velo a forma di triangolo ma si poteva trovare anche il velo lungo intarsiato di ricami. Si custodiva nel cassetto del comodino con la corona e il libretto delle Massime Eterne
Libro per seguire la celebrazione della S. Messa. Ogni donna possedeva un libretto che portava con sé durante la funzione sacra della mattina. Conteneva le preghiere del mattino e della sera. Invocazioni ai santi e le litanie.
Posta a fianco della testiera del letto conteneva l’acqua santa. Prima di coricarsi e al momento di alzarsi era usanza cristiana farsi il segno della croce utilizzando l’acqua santa contenuta nella piletta. L’acqua era benedetta il Sabato Santo e conservata gelosamente in una bottiglietta. Di volta in volta questa si introduceva nella conchiglia formante la piletta. Le pilette erano di fattura molto aggraziate, sulla parte superiore, piatta, riportavano decori a smalto o in bassorilievo riproducenti immagini sacre. Un forellino permetteva di attaccarle alla parete.
Il crocifisso da tavolo, prevalentemente da camera. Si utilizzava quando il sacerdote veniva in visita al malato e si poneva assieme a due candelabri su un tavolino predisposto per l’occasione.
La curaziale dipendeva dalla parrocchia di S. Lorenzo in Banale. È larga e corta ed ha tre navate. L'abside presenta costoloni gotici. La parte centrale è datata 1537, la laterale sinistra 1924, la destra 1948 ed il campanile 1557.
Nel suo interno un popolaresco quadro ex voto ricorda la frana caduta dalle "Cruze al tof de la confin", verso Margone, durante la processione delle prime rogazioni, senza causare vittime (12 maggio 1890).
E' situata a nord-est del paese e si eleva sopra il colle di S.Pietro, dal quale domina l’intero abitato.
Dagli atti visitali del 1769 possiamo riscontrare che la chiesa era dotata di un altare maggiore, ubicato ad occidente con la porta d’ingresso ad oriente. Oltre all’ altare maggiore, esistevano altri quattro altari forniti di mensa in pietra.
Nel 1855 la comunità di Lasino promuoveva l’ingrandimento della chiesa, come risulta dai documenti di perizia e dai progetti depositati presso l’archivio parrocchiale. I lavori non furono immediatamente eseguiti, ma si dovette attendere il 1872 per dare il via alla fabbrica. La consacrazione del nuovo ed ampliato edificio sacro avvenne il 22 novembre 1881. Parte degli arredi interni proviene dalla chiesa Madonna del Carmine delle Laste di Trento, in particolare i due altari vicino al presbiterio, uno dei quali dedicato a S.Giuseppe ed ospitante la pala “Riposo durante la fuga in Egitto” di Andrea Pozzo.
L'antica chiesa di Brusino sorge nella parte bassa del paese e la struttura architettonica fa pensare ad un origine medievale.
Non abbiamo notizie certe sulla data di costruzione ma è menzionata per la prima volta negli Atti Visitali del 1537 e la sua consacrazione è registrata in data 18 ottobre 1539. Era allora dedicata ai Santi Fabiano e Sebastiano.
Nel 1575, dopo le numerosi morti per peste fu aggiunto come protettore San Rocco; la devozione particolare a questo santo ha fatto si che sia chiamata semplicemente chiesa di San Rocco.
La facciata principale, a doppio spiovente, è suddivisa da cornici, ha un portale in pietra rossa orato da motivi floreali datato 1629, un frontone ricurvo.
L'interno si presenta con una navata centrale e due piccole navate laterali.
Il campanile, in stile romanico, si trova a fianco del presbiterio sul lato Sud e risale al periodo 1620-1644. Ha una cella campanaria a bifore ed il quadrante dell'orologio con un'unica lancetta. Dello stesso periodo è la costruzione della cappella a settentrione dedicata ai santi Carlo e Romedio. Successivamente vi sono poi stati aggiunti la cappella a Sud, la sacrestia, un ripostiglio, l'abside col coro.
Con la consacrazione della nuova chiesa nel 1954, questa è stata abbandonata divenendo un semplice deposito agricolo. Nel 1977 è stato poi effettuato un primo restauro ed uno più consistente nel 1998/99 che ne ha permesso la riapertura al culto.
Il 16 settembre 2001 è stata posta nella nicchia dietro l'altare maggiore la statua della Madonna Addolorata realizzata da Giuseppe Moroder nel 1903 (copia della scultura presente nel Duomo di Trento) ed in suo onore fu dedicata la chiesa (a tutt'oggi però nessun documento ufficiale identifica questa chiesa con tale nome).
La solenne inaugurazione risale al 26 settembre 2004.
Fonte: pag. 415-417 di