Dai trasporti a mano e con gli animali all'uso di mezzi a motore. Dal trasporto su strada a quello nei laghi e via cavo.
Strade di diverso tipo: sterrate, selciate, cementate e asfaltate; sentieri, mulattiere, vicoli e "stradoni"; passanti sopra ponti e sotto portici.
Era frequente un tempo incontrare un uomo con la slitta in spalla come vediamo quello accanto a Maria "Faiòta" in questo scatto.
La slitta era un mezzo di trasporto economico, veniva costruita in casa, era abbastanza leggera da poter essere portata in spalla per raggiungere la destinazione a monte dove veniva caricata e fatta scivolare a valle, tirandola e trattenendola a forza di braccia.
Dietro i protagonisti si notano muri a secco e viti.
La fotografia mostra i fratelli Giulio e Celeste Dallapè "Calièri" in sella alla loro moto davanti al calzaturificio. Dietro, la loro mamma con un bambino.
Non era da tutti avere un mezzo a motore ed Ermenegildo Garbari era orgoglioso del suo sidecar che usava per lavoro e per diletto, fin quando non gli fu "temporaneamente" requisito dai militari tedeschi mentre stava rientrando da Trento. Dopo di allora non lo vide mai più.
Fra i suoi amici qui ci sono Alfeo Aldrighetti, Bruno Zanini e Fernando Tonelli.
I cantieri-scuole istituiti nel 1949 dalla "Legge Fanfani" erano gestiti dal Comune e completamente finanziati dallo Stato al fine di realizzare opere pubbliche e contemporaneamente dare lavoro ai molti disoccupati del luogo, furono così realizzati acquedotti e strade. In queste foto li vediamo impegnati a portare l'acquedotto fino alla chiesa.
Uomo che entra in paese dall'antica strada del Monte Gazza trasportando a spalla un lenzuolo (baza) di fieno.
In senso opposto una bambina percorre solitaria la strada verso la campagna e la montagna.
Si nota la presenza di diversi gelsi e la località "Lavini" senza case.
Sulla facciata della casa cantoniera, ora hotel Vezzano, è riportata la dicitura che indica l'altitudine del paese; all'ultimo piano il tipico ballatoio su cui venivano sistemate le pannocchie ad essiccare. Le proprietà ai lati della strada erano protette da muri in sassi, spesso alti come quello che si può vedere sulla destra. La strada era delimitata da grossi paracarri in pietra. La via principale (Via Roma), allora strada di percorrenza Trento-Riva era asfaltata, mentre via Stoppani era sterrata. Dietro si vede la salita al Doss e i grossi ippocastani che hanno dato il nome a questo luogo: ai "Alberoni".