Questa piccola fotografia in formato 8,2 x 5,4 cm mostra un gruppo di militari sulla scalinata dell'edificio che al tempo era municipio e scuola.
Tra queste due parole impresse sopra la porta d'entrata c'è lo stemma del comune con le tre barche una sopra l'altra separate da due fasce.
Fascicolo prodotto dalla Classe V^ del Centro Scolastico di Cavedine in riferimento al Concorso “La valle di Cavedine e la Grande Guerra (1915-1918)” promosso dalla biblioteca comunale di Cavedine.
Il testo, scritto a mano, in corsivo, raccoglie numerose testimonianze, informazioni e ricordi relativi al periodo della Prima Guerra Mondiale, dando voce a testimoni privilegiati che raccontano la loro esperienza. Alle interviste si affiancano testi di canzoni e preghiere tipiche del tempo. Il volume raccoglie inoltre foto storiche e disegni a colori fatti dai bambini.
Il lavoro è stato svolto basandosi su interviste e analisi di documenti conservati presso il Museo del Risorgimento di Rovereto e presso l'Archivio Storico del Comune di Cavedine.
Numerose sono le foto storiche e i documenti che arricchiscono e completano le relazioni.
Il fascicolo con dorso a spirali raccoglie una breve presentazione, il regolamento del premio, il verbale della commissione giudicatrice, i passi apparsi più interessanti dei lavori presentati.
Sezione scuola elementare:
cl. 3^ Centro Scolastico di Cavedine - ins. Marta Dallapè
cl.4^ Centro Scolastico di Cavedine - ins. Cristina Bosin
cl. 5^ Centro Scolastico di Cavedine - ins. Francesca Chistè
cl. 5^ Scuola elementare di Vigo Cavedine - ins. Rosa Manara
Sezione scuola media:
cl. 2^ B e 3^ B - ins. Giuliana Ceschini e Mariano Bosetti
Questo quaderno, dal formato è 15 x 20,5 cm, è composto dalla copertina e 8 fogli uniti da due punti metallici in centro, per un totale di 32 facciate a a righe da 8 mm con margini.
È stato scritto da Margoni Mario nel 1959/60 mentre frequentava la scuola popolare di Ciago.
Vi si trovano lezioni di matematica, contabilità, francese e italiano. Al suo interno sono conservate pagine, ritagliate da un altro quaderno, che riportano temi e lettere. Sono state scansionate e riportate qui le pagine ritenute di maggiore interesse.
Dello stesso è presente in archivio la certificazione rilasciata a fine anno scolastico:
L'ingrandimento in formato 50x70 cm, scansionato in questa occasione, mostra il soldato Bortolotti ritratto a Pechino in uno studio fotografico il 9 ottobre 1918.
In seguito alle ricerche effettuate, possiamo ipotizzare che si tratti di Bortolotti Guglielmo (Cavedine, 1895-1973 - matricola 2632) e ricostruire una possibile sua storia. Partito per la Galizia (Ucraina occidentale) con l'esercito austro-ungarico, è poi finito prigioniero dei russi, che mandavano nel campo di Kirsanov, nella Russia sudoccidentale quelli di lingua italiana, anche se facevano parte delle truppe austro-ungariche. Nel 1917, in Russia scoppia una guerra civile che provoca la caduta dello zar e la presa del potere dei bolscevichi, è un periodo difficile per cui la vita nei campi di prigionia si fa sempre più dura tra feddo (anche -40°) e fame. A cavallo fra il '17 ed il '18 i prigionieri vengono trasferiti dapprima a Vladivostock, porto russo sulla costa del Pacifico, da dove una parte viene rimpatriata passando per gli USA, e poi in Cina, a Tientsin, dove a partire dall'inizio del '900 l'Italia aveva ottenuto un piccolo possedimento coloniale (dopo che gli occidentali avevano domato la rivolta dei boxer contro l'influenza colonialista straniera); anche se nel 1911-1912 era stata proclamata la repubblica e il Paese vedeva come un'intrusione queste concessioni agli occidentali, lì funzionava ancora un consolato italiano. In occidente nel frattempo cresceva la paura che la rivoluzione leninista bolscevica potesse uscire dai confini russi e, pertanto, si decise di inviare una missione militare a sostegno della controrivoluzionaria Armata bianca. L'Italia era piuttosto debole per cui costituì il corpo di spedizione italiano in Estremo Oriente utilizzando 800 volontari, inquadrati in maniera formale come i “battaglioni neri”, fra cui il nostro Bortolotti, assieme ad alcune centinaia di uomini arrivati dall'Italia; mentre li si inquadrava militarmente, si cercò di farli riprendere dal punto di vista fisico e psicologico: vennero trattati bene e alimentati. Solo nel 1920 gli arruolati nel battaglioni neri poterono far ritorno a casa, via nave passando per il Mar Rosso.
Se sia davvero lui e come sia andata la storia personale del Bortolotti immortalato in questo scatto probabilmente lo sanno i suoi discendenti se ce lo vorranno raccontare.
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Le informazioni di contesto sono tratte da:
Pagelle rilasciata dalla "Scuola di avviamento a tipo commerciale N. e P. Bronzetti" a Tasin Flora frequentante "nell'anno scolastico 1943/44 la classe prima" e "nell'anno scolastico 1944/45 la classe seconda presso il Centro di Assistenza Culturale di Vezzano gestito dall'Opera di Assistenza all'Italia Redenta" il primo anno e dall' Opera naz. per l'educazione della prima infanzia il secondo anno, come da delega del Provveditorato agli Studi di Trento.
Di questa scuola, con sede presso l'attuale municipio, funzionante a Vezzano nei due ultimi anni di guerra, Flora nel parla qui:
Flora racconta momenti positivi vissuti a Fraveggio dopo la distruzione della sua casa a Trento il 2 settembre 1943.
Cesarino Bassetti, insegnante di musica di Flora, appare in foto mentre suona la chitarra.
Le foto del rifugio di cui ci racconta Flora sono attuali: la vista sul lago e la valle è ora interrotta dalla vegetazione.
Numerosi militari asburgici sono in parata in piazza Fiera a Vezzano durante la prima guerra mondiale, Vediamo che la piazza era separata da via Dante da una fila di giovani alberi spogli. Sulla destra vediamo anche una costruzione provvisoria, probabilmente a servizio dei militari acquartierati a Vezzano.
Sulla sinistra si può notare l'impianto di illuminazione realizzato nel 1911 in seguito ad una contratto tra Comune di Vezzano e Comune di Trento per la distribuzione dell'energia prodotta alla centrale di Fies per il Comune di Trento.
Non era da tutti avere un mezzo a motore ed Ermenegildo Garbari era orgoglioso del suo sidecar che usava per lavoro e per diletto, fin quando non gli fu "temporaneamente" requisito dai militari tedeschi mentre stava rientrando da Trento. Dopo di allora non lo vide mai più.
Fra i suoi amici qui ci sono Alfeo Aldrighetti, Bruno Zanini e Fernando Tonelli.
Le foto documentano momenti di leggerezza per i soldati della Folgore stanziati a Vezzano col compito di sorvegliare le armi pesanti requisite ai tedeschi in ritirata alla fine della seconda guerra mondiale.
Dietro di loro si vede la targa della Scuola Materna con la sigla O.N.A.I.R. (Opera Nazionale di Assistenza all'Italia Redenta), istituto previdenziale italiano, nato nel 1919 allo scopo di assistere le popolazioni delle "terre redente", particolarmente tramite provvedimenti a favore della prima infanzia. La scuola materna di Vezzano fu annessa all'ONAIR il 3 novembre 1939.
Biglietto della lotteria nazionale completo della "Federazione Italiana Nazionale Fascista per la lotta contro la tubercolosi".
Sulla parte destra della pagina finale campeggia uno dei motti di Mussolini.
Giuseppe, Angelo, Olga e Rosetta Faes, Rita e Valeria Miori davanti ai cannoni antiaereo e anticarro da 88 mm piazzati dai tedeschi in Piazza Fiera a Vezzano negli ultimi giorni di guerra, dove furono poi presi in custodia dalle autorità militari americane senza essere stati lì utilizzati.
Fascicolo prodotto per la partecipazione alla terza edizione del concorso "Conosci il tuo paese" raccogliendo informazioni da Eccher Onorina, Merlo Olivia, Lever Clementina, Galletti Giuseppina, prof.don Evaristo Bolognani.
È in parte scritto a mano ed in parte dattiloscritto e poi riprodotto per fotocopia, le fotografie storiche e i disegni fatti dai bambini risultano pertanto poco leggibili.
A pag. 19 inizia la parte dattiloscritta che riporta i ricordi inviati alla classe da don Evaristo Bolognani.
Questo "giornalino" raccoglie i risultati di ricerche, interviste e studi d'ambiente, che hanno impegnato gli alunni del plesso di Calavino nel corso dell'anno scolastico 1981/82, e, alcune classi, anche negli anni precedenti. È dedicato agli anziani del paese che hanno collaborato con molta disponibilità a questa ricerca.
È stato scritto con macchina da scrivere, illustrato con disegni al tratto dei bambini e distribuito in fotocopia.
Grazie alla collaborazione dei gruppi culturali Nereo Cesare Garbari del Distretto di Vezzano, La Roda, Retrospettive, Centro Studi Judicaria, Ecomuseo della Valle dei Laghi, Piccola Nizza de Trent, del gruppo Pensionati e Anziani di Vezzano, di molti privati e del patrimonio fotografico degli autori, la nascita del Comune di Vallelaghi ha visto la pubblicazione di questo libro fotografico. Le numerose foto storiche, accompagnate da brevi didascalie e introduzioni ai capitoli tematici, permettono di conoscere peculiarità e similitudini fra le 11 frazioni che compongono il neo comune favorendo così lo sviluppo di uno spirito di appartenenza ad un'unica comunità dei cittadini provenienti dai tre comuni fusi di Terlago, Vezzano e Padergnone.
Diverse foto pubblicate su questo volume sono disponibili nell'Archivio della Memoria per il riutilizzo.