Questo racconto è stato ideato dai bambini delle classi seconda e terza della Scuola Primaria di Sarche che durante l'anno scolastico 2023/2024 hanno partecipato al Progetto SiVal realizzato in collaborazione con l'Ecomuseo della Valle dei Laghi.
Il progetto aveva come obiettivo avvicinare i bambini al territorio in cui vivono, in particolare al Parco Fluviale della Sarca. L'intervento dell'esperto Dott. Alessandro Marsilli, le uscite e le ricerche svolte dagli alunni, accompagnati da noi insegnanti, hanno portato all'idea di dar vita a una storia che ha come protagonisti gli animali che vivono in questo ambiente.
La multietnicità della nostra realtà scuolastica ha consentito di dare ai personaggi dei nomi originali e ricercati, attingendo dalle lingue madri dei bambini.
La loro fantasia e la loro immaginazione hanno fatto il resto.
Il risultato è un'avventura che porterà i lettori a viaggiare nella natura seguendo il percorso del nostro fiume, alla scoperta di tante informazioni interessanti.
Buon volo a tutti!
Nell'ambito del progetto "Si.Val - Educazione all'aperto" promosso dall'ass. culturale Ecomuseo Valle dei Laghi sono stati coinvolti due gruppi costituiti da 11 alunni delle classi terze della SSPG di Vezzano frequentanti il II trimestre di attività opzionali (a.s. 2023-24). Lo svolgimento del progetto è stato articolato in attività laboratoriali, di ricerca e sul territorio, volte alla produzione di materiale informativo, con la presenza e il supporto del naturalista Alessandro Marsilli e della curatrice dell'Archivio della Memoria della Valle dei Laghi Rosetta Margoni.
Per la realizzazione del progetto gli alunni hanno intervistato nonni e conoscenti residenti in valle, hanno raccolto diverse informazioni e le hanno trascritte e riportate a lezione; a supporto delle loro ricerche hanno consultato l'archivio della Memoria della Valle dei Laghi e alcuni testi e hanno potuto visionare e manipolare alcuni utensili di uso quotidiano d'un tempo. Successivamente gli alunni hanno lavorato in gruppo alla rielaborazione delle informazioni raccolte e alla stesura delle "pillole di memoria" con l'aiuto della docente.
In particolare nella scheda "La presenza dell'acqua negli anni '50 in Valle dei Laghi" gli alunni hanno descritto i diversi utilizzi e le numerose forme d'acqua presenti in valle negli anni '50; hanno inoltre selezionato alcune delle fotografie proposte nel testo.
In preparazione dell'inaugurazione del “Parco fluviale della Sarca”, celebrata domenica 14 dicembre 2014 a Sarche, la classe quarta, coordinata dalla maestra Raffaela Zanoni, ha scritto e musicato il “Rap del Sarca”, con l'aiuto di un esperto esterno: Simone Daves.
Qui in allegato troviamo il testo, il ritornello cantato da Simone e la prima strofa in una delle prove del 19 novembre 2014.
Se qualcuno avesse la registrazione della canzone completa, o il video da cui estrapolare l'audio, e la volesse condividere, contatti archiviomemoria@ecomuseovalledeilaghi.it. Grazie.
Questo importante documento, di cui una trascrizione dell'originale è presente nell'Archivio Parrocchiale di Calavino, redatto in risposta alle sollecitazioni della Comunità di Calavino, ribadisce che le acque che scorrono nel territorio di Calavino sono di proprietà dei vicini.
Molto interessante l'elencazione delle diversificate attività artigianali presenti e radicate sulla roggia: "Mulini, i loro Folli del Panno e delle Fongarolle, le loro Fonderie Ferrarie e Seghe di Legnatico". Non trovando riscontro al termine "fongarolle" si ipotizza che possa essere stato compiuto un errore di trascrizione e che ci si riferisse alle "fojarolle", ossia lo scotano, pianta che veniva lavorata fino ad inizio novecento per l’impiego nella concia delle pelli e nella tintura, essendo ricco di tannino e trementina.
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Così lo riporta Mariano Bosetti:
“Fedel nostro diletto. Havendo la Comunità di Callavino, cioé li homini di Callavino coi suoi Regolani majore et minore ed a mezzo Vostro fatto a noi preghiera di voler giudicare e poi confermare le loro ragioni e diritti riguardo alle loro acque, che vi nascono copiosamente et servono per Molini e portano truttelle, Noi quale Principe Padrone del territorio avendo esaminato la Carta del privilegio concesso dal Nostro antecessore Duca di Massovia dei 7 Junio 1437 per li homini et Università [comunità che agisce verso comuni obiettivi] degli homini di Callavino, di cui ancora in quel tempo su le prove date, fu giudicato essere tutte le Acque di Callavino, perché correnti su terra privata, di proprietà assoluta di detta Università o Comunità quindi proprietà dei Vicini di Callavino assieme alla pesca particolare che poi il Nostro Prognato Cardinale Cristoforo Madrutio, nato in Castell Madrutio, Patrono del Dominio diretto della Terra di Callavino, Noi giudichiamo per le stesse cause come è stato deliberato dall’Eccelsa Superiorità del Nostro Principato, che tutte le Acque correnti in Callavino e della valle di Cavedine dentro la Podestaria di Trento ha donato liberamente e generalmente, salvis la dote di Castell Madrutio, agli homini e Vicini di Callavino, e principalmente quelle defluenti dalla Fonte del Liffré [Rio Freddo], giacente entro il prato del Beneficio della Pieve di Callavino e dalla fonte del Buso del Foram [Bus Foran] nel prato del Messer Floriano Gaiffis di Callavino, che corrono separate fin sotto il Molino di Messer Bortolo Graciadei fino al punto dove essa cade nel Lago di Toblino, sono di assoluta e perpetua proprietà privata dei Vicini della Comunità di Callavino per tutto lo spatio dalle stesse Acque percorso perché corrono unicamente entro l’habitato di proprietà di detti Vicini senza pregiudizio delle raggioni degli stessi che se ne servano per far andar i loro Mulini, i loro Folli del Panno [gualchiera per la follatura dei panni, azionata ad acqua] e delle Fongarolle, le loro Fonderie Ferrarie e Seghe di Legnatico, perché ne hanno diritti inveterati radicati nei loro edifici, possano fruire delle Acque come loro proprietà e solo paghino un hobolo a la Comunità per il Saltaro [guardia comunale] delle Acque. Confermiamo ancora il Documento di Privilegio del Vescovo Alessandro di Massovia e tutte le antiche consuetudini e Diritti dei Vicini su le Acque di Callavino, facendo di pubblica raggione che le Acque di Callavino unitamente al Remone di Toblino sono Acque di diritto privato [private dei vicini di Calavino] e non pubblico o domenicale [signorile] e sottostanno come Diritto privato delle Acque al Nostro Statuto Clesiano. Giudichiamo e riconfermiamo infine che la Pescaggione d’ogni specie in dette Acque e quelle nel Fiume Sarca e quelle a piede asciutto nel Lago di Toblino e Padergnone [riferimento a quello di S.Massenza sul territorio di Padergnone] è pure per antichi Privileggi e Nostro speziale riconoscimento un Diritto privato di tutti i vicini formanti la Comunità di Callavino. Voi Fedel Nostro Diletto, Capitano del Castell Madrutio, pubblicherete nella Regola di Callavino questo nostro Placito e ne provvederete la Scrittura nello Statuto di Callavino e nel Libro della Podestaria e l’observantia del Nostro Giudicato e impederete alcuna novità”
La Roggia di Ciago nasce dalle sorgenti di Valachel a quota 670 e 692 mslm in loc. Mondal e subito alimenta il serbatoio dell’acquedotto irriguo.
Nella sua ripida corsa attraverso il paese, lungo la Val dei Molini, un tempo forniva l’energia idraulica necessaria ad una fucina e cinque mulini ed alimentava due lavatoi, uno accanto al mulino Cattoni e uno sull’attraversamento di Via San Rocco. Ora in quel tratto c'è una vasca di decantazione e da Via San Rocco viaggia intubata fin sotto la strada del Pedegaza, passando anche sotto un edificio. Arrivata sotto il paese scende più tranquilla lungo la campagna. Da quanto risulta dal progetto di completa sistemazione dell’alveo del 1908, l’acqua andava allora in gran parte dispersa prima di unirsi alla sorgente di Nanghel, punto in cui assume il nome di Roggia di Nanghel, la cui importanza risulta dalla Carta di Regola di Vezzano del 1574 (Vedi pag 239-240 Il libro delle acque).
Al suo arrivo a Vezzano la roggia viaggia intubata fino alla nuova rotatoria del 2006 dove è stata deviata e riportata in superficie in un percorso più lungo per oltrepassare la rotatoria stessa, raggiungere il lavatoio davanti alle scuole e continuare il suo viaggio intubata sotto via Roma. Arrivata alla piazza principale di Vezzano, un tempo veniva deviata verso sinistra, intubata superava l’Albergo Stella d’Oro, tornava in superficie negli orti adiacenti a Via Borgo, si univa ad un’altra sorgente, tuttora attiva, e passando per la campagna di Terra Mare si immetteva nella Roggia Grande. Approfittando dei lavori alla rete fognaria, la roggia di Nanghel, è stata poi intubata insieme alle acque bianche sotto via Roma fino agli Alberoni. Attraversata la strada provinciale, ritorna allo scoperto in località Fossati unendosi alla sorgente Fontanele, proprio dove un tempo c’era il grande lavatoio usato dalle donne del Dos. La roggia attraversa la zona artigianale fra nuovi alti argini in pietra per poi immettersi nella Roggia Grande in località Acque Sparse, prima che essa riattraversi la strada provinciale nel suo viaggio verso Padergnone.
Informazioni tratte da:
Dentro l'avvolto chiamato "Canevin" c'è la sorgente della roggia che attraversa Fraveggio e sfocia nel Lago di Santa Massenza. Fino alla realizzazione dell'acquedotto, nel 1954, era lì che la gente di Lon andava a prendere l'acqua. Qui vediamo Noemi col secchio di rame (cracidèl) adatto allo scopo. La foto è stata scattata da sua sorella Angelina, emigrata negli Stati Uniti, che era tornata nel paese natio per presentare il figlioletto Gianni, in foto, alla sua famiglia.
Opuscolo relativo alla storia del paese, corredato di fotografie storiche, redatto alla metà degli anni '80; Il numero in copertina è probabilmente quello d'inventario della biblioteca scolastica.
A quanto ci dicono, la maestra Norma Bortoli ha curato questa pubblicazione coi bambini di quinta.
La centrale di Santa Massenza, l'impianto più potente del Trentino, sorge sulla sponda settentrionale dell'omonimo lago. Entrata in funzione nel 1952, è parte di un sistema articolato che, attraverso una vasta rete di gallerie, condotte forzate e opere idrauliche, porta l’acqua dalle cime dell’Adamello al Lago di Garda. La spettacolare sala turbine, con un volume di oltre 150.000 metri cubi, è interamente scavata nella roccia a 600 metri di profondità.
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