Faeda è un ondulato altopiano che raggiunge 880 m slm, si estende fra la Valle dei Laghi (quella antica, di cui fanno parte i Laghi di Lamar) e la Valle dell'Adige, è coperto da una rigogliosa foresta di abeti e bosco misto, la Selva Faeda.
È percorsa da sentieri e strade sterrate utilizzate soprattuto un tempo per lo sfruttamento del bosco; si susseguono dossi e avvallamenti, ognuno col suo toponimo, punti in cui si deposita il legname pronto per la vendita, i "cargadori", ruderi di vecchie casare utilizzate un tempo per il ricovero degli animali e la lavorazione dei latticini.
A questo proposito, nella sua descrizione del Distretto di Vezzano del 1834/35, Carlo Clementi scrive: "frondeggia la bella selva di Faeda, dove si ammira fra gli altri il bellissimo faggio detto per la sua forma singolare il Cappellaro, sotto i cui rami foltissimi ed incurvati fino a terra possono godere asciuto ricovero più centinaja di pecore. "
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Bibliografia:
Si trova tra i due Laghi di Lamar, l'edificio grande, un tempo stalla a quota 760 m slm ed il "malghét", un tempo casèra, più in basso.
La malga bassa di Terlago veniva un tempo usata dagli allevatori di Terlago nel mese di giugno per un primo periodo di alpeggio in attesa che il clima rendesse possibile l'uso della Terlaga alta, in luglio e agosto, e poi di nuovo a settembre prima di riportare le vacche in paese.
Dismessa negli anni cinquanta del 1900 è stata poi utilizzata come discoteca negli anni settanta, "Il Piper",, come colonia diurna del Comprensorio C5 negli anni ottanta-novanta e poi utilizzata solo saltuariamente previa richiesta al comune di Terlago che ne era il proprietario.
Dopo l'aggregazionbe di terlago nel comune di Vallelaghi, nel 2017 la struttura è stata messa a norma e quindi a disposizione delle scuole e associazioni del territorio che ne fanno richiesta nel rispetto dei regolamenti comunali.
Con l’estate 2019 il "Malghet" è stato dato in locazione per sei anni ad uso di esercizio pubblico con apertura minima dal 1 giugno al 15 settembre di ciascun anno. I servizi igienici in dotazione alla struttura sono dotati di accesso dall’esterno e la possibilità del loro utilizzo deve essere garantita liberamente al pubblico, a prescindere dall’accesso al bar.
Nel 2021 il Comune di Vallelaghi ha dato in concessione gratuita per nove anni una piccola porzione autonoma della struttura alla Riserva comunale di Caccia di Terlago, attrezzata con una cella frigo, quale centro di controllo per la raccolta dei capi ungulati, con l'impegno di eseguire delle manutenzioni ordinarie alla struttura, come pulizia spazi immediatamente limitrofi, pulizia
grondaie, vigilanza dell’area ed a prestare con i propri associati fino ad un massimo di 80 ore per attività che si dovessero rendere necessarie sull’intero territorio comunale.
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Bibliografia:
Sommadossi Federico, Il Malghet presso i laghi di Lamar - Malga Laghi di Lamar IN Vallelaghi informa n.1 2019, pp. 16-17
Si trova a 1830 metri di altitudine sul territorio del CC di Terlago, a circa 500 metri dal termine della cabinovia che da Andalo porta a Doss Pelà. È di proprietà comunale ed è ora un pubblico esercizio.
Chiamata anche "Terlaga alta", per distinguerla dalla malga di Terlago bassa presso i laghi di Lamar, o più semplicemente "La Terlaga".
Dalla fine del 1800 possedeva un proprio piccolo acquedotto che si riforniva dalla sorgente attigua "dal Doss della Croce fino sotto al Cason" e un “albi”(abbeveratoio), ora demolito, dislocato nei pressi del “bait dele caore”.
Francesco Ambrosi nel 1881 parlando del Monte Gazza in "Trento e il suo circondario" scrive: "Al Doss Leon, alla cascina di Terlago, si gode la vista di un tratto molto esteso di valle di Non".
Gli allevatori di Terlago hanno usato la malga in luglio ed agosto fino al 1955 circa, quando, come ci racconta l'ultimo casaro Giuseppe Frizzera nell'intervista collegata a questa scheda, le vacche rimaste in paese erano troppo poche e così è stata data in gestione “al Casaròt” di Sarche che portava su le sue vacche.
Da una cartolina, collegata a questa scheda, vediamo che in quegli anni presso la malga c'era una seggiovia e si praticava lo sci.
Il 22 luglio 1962 è stata inaugurata la cabinovia che da Andalo raggiunge il Doss Pelà, rendendo il luogo facilmente accessibile da quel versante della montagna.
ll Comune di Vallelaghi, in cui quello di Terlago si è fuso col primo gennaio 2016, ha concesso in affitto, attraverso pubblico bando, la struttura con licenza stagionale di ristorante con due sale (170 posti interni), bar, ampia terrazza solarium, 3 camere da affittare, per la durata di nove anni, rinnovabile, nei periodi 20 giugno – 30 settembre (stagione estiva) e 01 dicembre – 20 aprile (stagione invernale) di ciascun anno, prevedendo nel contempo lavori di riqualificazione e ampliamento.
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Bibliografia:
- Depaoli Verena, Terlago e le sue acque - 7. Le malghe - 7.2 La Terlaga Alta, IN: Il Libro delle Acque, Associazioni Culturali della Valle dei Laghi 2008, p. 146
- AAVV, Da Pedegaza a Vallelaghi: memorie fotografiche delle 11 Frazioni, Vezzano (TN) : Comune di Vallelaghi 2017, pp. 84, 199, 210, 263
La Malga Gazza è situata nel comune di Vallelaghi, a 1570 mslm, nel cc di Ciago I ed è di proprietà comunale.
Si trova sul versante ovest del Gagia ( Monte Gazza), verso Molveno e, è stata costruita, a quanto si tramanda, in sostituzione di una precedente che si trovava ai "Stabi" tra la Valle di San Giovanni e Malga Covelo, dalla "società bestiami e caselo" di Ciago che l'ha gestita, affittandola poi negli ultimi anni di attività agli allevatori di Molveno.
Dismessa nel 1946, è stata abbandonata.
Nel 1962 i volontari di Ciago hanno compiuto dei lavori di manutenzione all'edificio così da poter essere utilizzato dalle famiglie che volevano passare qualche giorno in montagna; è diventata allora "Rifugio Gazza" come campeggia sulla facciata principale.
Tra il 1979 e il 1984 è stata affidata alla Ditta Bovara di Bolzano, insieme alla circostante "selva" per la produzione di mugolio, a condizione di una sua ristrutturazione.
La ditta ha lasciato il luogo in condizioni pessime e da allora è inutilizzata. Il Comune ha svolto lavori di manutenzione per salvaguardarla ed è aperta ai passanti che vi si possono rifugiare in caso di necessità, anche se il mancato utilizzo porta inevitabilmente con sé il degrado.
Sulla strada dal Passo di San Giovanni alla malga c'è la piccola sorgente denominata "El Piocio", che come lascia intendere il nome è avara d’acqua e spesso asciutta.
Un centinaio di metri dopo, si arriva a "La re" dove sono state costruite delle opere di presa per captare l’acqua di 3 sorgenti vicine. La vasca di deposito accanto alla strada ha la sorgente circa 50 metri sopra e veniva sfruttata per alimentare anche l’abbeveratoio della malga grazie a tubature in ferro; quella
circa 15-20 metri sopra la strada era usata come abbeveratoio ed il pozzetto subito sopra era d’uso potabile; su questo pozzetto c’è la croce di confine fra Lon e Ciago. Aveva diritto di abbeveraggio a
"La Re" anche la Malga di Covelo.
Poco oltre la malga si incontra l’albi "del Casimiro", la vasca in muratura che raccoglie la piccola quantità d’acqua sgorgante dalla roccia soprastante.
Lungo il sentiero tra la malga ed il confine di Molveno, vi è un tratto pianeggiante dove si incontrava l’"Acqua della Tagola", una pozza adibita ad abbeveratoio, ora ricoperta dall’erba.
Infine vi erano gli "Albi de Molven", costruiti sul territorio del Comune di Molveno ma alimentati da una sorgente sgorgante
da un ghiaione sul territorio del C.C. di Ciago e per questo utilizzati sia dalla malga di Molveno che da quella di Ciago.
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Bibliografia:
- Callegari Giuliana, Gentilini Lara e Margoni Rosetta, La vita sulle nostre montagne - Le malghe, IN: Vezzano notizie dai sette paesi, Vezzano (TN), A. 16, n.3, dic. 2002, pp. 23-24
- Margoni Rosetta, Grazioli Diomira e Parisi Ettore, L’acqua nel Comune di Vezzano - 6. L’acqua in Montagna - 6.3 La Malga di Ciago, IN: Il Libro delle Acque, Associazioni Culturali della Valle dei Laghi 2008, pp. 312-315
La malga di Covelo è situata nel comune di Vallelaghi, a 1781 mslm sul Monte Gazza, in località Cancanù, nel cc di Covelo ed è di proprietà comunale.
Viene utilizzata per l'alpeggio da metà giugno a metà settembre circa.
È costituita di due grandi edifici disitinti, la stalla e la "casèra" e poco distante di una piccola stalla per le capre.
Non sappiamo quando è stata costruita quella attuale, né se la malga di Covelo sia sempre stata nello stesso posto, ma la Carta di Regola del 1421 "Riguardo la casa da costruire in Gazza" al cap. 16 dice che ""qualunque uomo residente nella villa di Covelo debba andar alla casa sul Gazza per lavorare e in detta casa o nel luogo predetto, quando gli venga notificato dal saltario o in altro modo: pena 20 soldi".
Sulla mappa storica d'impianto del 1860 è seganta.
Nel 1913, poco sotto, vicino al bivio, è stato realizzato un deposito dell’acqua a servizio degli albi alimentato da una sorgente.
Nel 1954, accanto alla malga è stata costruita una piccola cappella alpina dedicata alla Madonna presso al quale viene celebrata la santa messa a ferragosto.
Nel 1959 la malga è stata ristrutturata.
Tra le rocce dei dintorni è facile avvistare le marmotte (una è visibile anche sulla stalla delle capre nella foto allegata).
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Bibliografia:
- Bosetti Mariano, Depaoli Verena, Prati Guido, Statuto di Covelo IN: Statutum Covali e Trilaci Dagli esordi degli ordinamenti comunitari tra documenti, studi e racconto, Terlago (TN) : Comune di Terlago 2010 , pp. 211-216
- AAVV, Da Pedegaza a Vallelaghi: memorie fotografiche delle 11 Frazioni, Vezzano (TN) : Comune di Vallelaghi 2017, pag. 84
Il Monte Ranzo occupa la parte meridionale del gruppo Gazza-Paganella dai paesi di Ranzo (739 m slm) e Margone (947 m slm), arrivando alla cima a quota 1835 e scendendo poi fino alla Valle di San Giovanni.
Lo attraversa una strada forestale altamente panoramica (sentiero SAT 602) ed altri sentieri minori.
Verso Sud-Est si può godere di una magnifica vista sulla Valle dei Laghi ed il Lago di Garda; verso Nord Est in lontananza sul Lagorai; verso Ovest sul Bleggio, sulla catena del Brenta e il lago di Molveno; verso Nord sulla Valle di San Giovanni e le successive cime del Gazza-Paganella.
La vasta prateria sulla sommità ospita una flora variegata ed in primavera è un tripudio di colori; intorno ad essa troviamo la mugheta e i boschi un tempo sfruttati da boscaioli, carbonai e "calcheròti".
La presenza di diverse doline mette in luce la sua costituzione carsica; nel sottosuolo una rete intricata di gallerie è stata solo parzialmente esplorata attraverso la "Grotta 1100 ai Gaggi".
Gli uomini vi hanno costruito nel tempo ben tre malghe per l'alpeggio, baite per la fienagione, trincee e punti di avvistamento in tempo di guerra.
Ad oggi, oltre che per l'alpeggio, il monte Ranzo viene molto utilizzato da chi pratica trekking, mountain bike, parapendio, ciaspole, sci alpinismo.
La Malga di Ranzo è situata nel comune di Vallelaghi, a 1500 mslm, nel cc di Ranzo ed è di proprietà comunale.
Non sappiamo se sia di questa malga che parla la carta di regola di Ranzo del 1775, né quando essa sia stata costruita.
Completamente abbandonata è stata sostituita da una nuova struttura realizzata poco sopra.
Nel 1997 è stata recuperata grazie alla collaborazione tra la locale Associazione Cacciatori ed il Comune. È stato restaurato l'avvolto e vi è stato ricostruito sopra un piano ad uso di servizio con anche un spazio coperto a disposizione di eventuali viandanti colti dal maltempo.
Viene utilizzata in principalmodo dai memebri del'associazione che con opera di volontariato hanno eseguito i lavori.
Accanto alla malga c'è un’ampia pozza d’acqua chiamata "Le Pozade" che però talvolta si asciuga; in primavera vi si trovano numerose catene di uova di rospo e di conseguenza poi i girini.
Seguendo il sentiero che parte poco sotto il parcheggio e taglia la costa, si trovano due manufatti in pietra che convogliano l’acqua sorgiva (0,1 l/s) in un invaso circolare di terra ricco di flora acquatica.
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Bibliografia:
Frizzera Giuseppe, racconta la sua esperienza di casaro ed il periodo di passaggio dal mondo contadino a quello operaio.
Interessante notare come nel suo dialetto permangano parole dall'accento antico, ancora diffuse nei paesi più lontani dalla città come Ranzo e Vigo Cavedine, ma andati persi altrove.
Nel documento il sindaco del Comune di Vezzano indice una gare d’appalto per la manutenzione della strada di Gazza durante la stagione di fienagione del 1971. Nel documento vengono specificati la modalità e i lavori da svolgere.
La giunta provinciale del Tirolo stabilisce come devono essere suddivise le spese di manutenzione della strada di Gazza fra i comuni di: Ciago, Covelo, Fraveggio - S. Massenza e Lon.
L’ispettorato forestale scrive al Comune di Vezzano che, a causa di una gare di motocross per cui sarebbe stato necessario un divieto, la strada appena aperta del Monte gazza è stata danneggiata ed è indispensabile ripararla prima delle piogge.
Queste foto, allegate al progetto di risanamento esterno e cosolidamento degli avvolti della Malga in località Bael p.ed.110 nel c.c di Ranzo, comprovano il grave stato di degrado in cui la malga si trovava nel 1978.
Nel documento il podestà del comune di Vezzano avvisa la popolazione interessata riguardo alle indicazioni per la monticatura dell’estate 1934. Sono riportati il numero di capi che la malga di Ranzo può ospitare, il personale che amministrerà gli animali e il prezzo per ogni capo.
Le foto descritte sono allegate al progetto di risanamento esterno e cosolidamento degli avvolti della Malga in località Bael p.ed.110 nel c.c di Ranzo
Foto numero 1: Malga Bael e la sua stalla viste dall'esterno
Foto numero 2: La stalla di Malga Bael vista dall'interno
Foto numero 3: La stalla di Malga Bael vista dall'interno da un'altra prospettiva
Foto numero 4: Malga Bael vista dall'interno
Il podestà di Vezzano richiede alla sezione provinciale dell'alimentazione di Trento di fornire agli operai che si recheranno alla Malga di Ranzo per la fienagione delle maggiori quantità di riso e polenta. Senza queste razioni supplementari la Malga si troverebbe in difficoltà, poiché gli operai non avrebbero abbastanza cibo per supportare il lungo e faticoso lavoro.
Nel documento la prefettura di Trento comunica al podestà di Vezzano che, in contrapposizione alla delibera del 16 dicembre 1930 del comune di Vezzano, non è possibile mettere deliberatamente in affitto i beni che normalmente erano a disposizione della popolazione (previo il versamento di una tassa). La prefettura perciò indica di redigere un regolamento d’uso di questi beni e di stabilire una tassa, invece che un canone d’affitto.
Malga Bael è situata nel comune di Vallelaghi, a 1090 mslm, nel cc di Ranzo ed è di proprietà comunale.
Fu don Alfonso Amistadi, curato di Ranzo dal 1893 al 1930, che convinse il comune di Ranzo a comperare dai Sommadossi Ghislotti di Castel Toblino i loro prati di Bael per fondarci la nuova malga. Ci furono poi controversie per l'uso dell'acqua reclamata anche da quelli di Margone e, sul libro delle acque troviamo che "Il Sig. Rinaldo Gregori, classe 1915, ricorda che nel 1921 è andato di notte con la nonna a prendere l’acqua alla fontana della malga di Bael, attraverso il sentiero delle “Cruze”", restringendo così il possibile periodo della sua costruzione.
Fino agli inizi degli anni '70 del 1900 veniva usata da quelli di Ranzo per un primo periodo di monticazione delle mucche, prima di raggiungere malga Gazza, e per un ultimo periodo, prima di rientrare in paese.
Nel 1926 vennero eseguiti lavori di restauro per fare fronte ai danni subiti in periodo di guerra, tra essi troviamo la “costruzione di una vasca di presa di un abbeveratoio nella malga Bael L. 1135.78".
Dalle foto e documenti qui allegati possiamo vedere le cattive condizioni in cui versava nel 1978, quando vi sono state fatte delle opere per evitarne il disfacimento.
Nel 1985 in prossimità della malga è stato costruito un deposito antincendio alimentato da due sorgenti che venivano utilizzate un tempo a servizio esclusivo della malga.
Il recupero della malga è poi stato preso in mano nel 2001 ed i lavori di restauro sono stati ultimati nel 2004.
Da allora viene data in gestione a privati per uso agricolo tramite gare di appalto pluriennali.
Nel periodo della fienagione, venivano montate delle tende per ospitare chi non aveva una baita o non aveva abbastanza spazio per tutti. La baita serviva in primis per custodire i buoi.