Dai trasporti a mano e con gli animali all'uso di mezzi a motore. Dal trasporto su strada a quello nei laghi e via cavo.
Strade di diverso tipo: sterrate, selciate, cementate e asfaltate; sentieri, mulattiere, vicoli e "stradoni"; passanti sopra ponti e sotto portici.
In questa fotografia è ritratta la numerosa famiglia di Romualdo Pedrini (uno dei bambini raffigurati), originaria di Pergolese, sul carro trainato da cavallo, in suo possesso, che utilizzava per gli spostamenti.
La datazione è approssimativamente stimata agli anni '30 del 1900.
Legatura di cinghia e fune in cuoio che veniva posta intorno alle corna del bue e fissata con una "cavicèla" nella parte anteriore del timone con la funzione di permettere al bue di frenare quando il carro spingeva avanti il timone.
È formata da due cinghie in cuoio da porre intorno alle corna (cornére) unite a un corda in cuoio intrecciato formante tre anelli (anèi) ed un cavicchio di legno fissato con una corda ad un anello.
Punto in fondo alle strade di montagna in cui il carro a due ruote (bròz") veniva trasformato in carro a quattro ruote.
Parte della strada aveva uno sorta di alto scalino coperto sotto il quale veniva posizionato il "mèz car" con due ruote grandi o il "carriöl" con due ruote piccole.
Il bue veniva fatto scendere col "bròz" lungo la strada curvando in modo da far arrivare sopra il "brozzadór" la parte posteriore del carico a strascico e sotto il "brozzadór" il bue che gli girava a fianco.
A quel punto i conduttore agganciava il "mèz car" o il "carriöl" sotto il carico a strascico.
Con l'aggiunta delle due ruote posteriori il "bròz" veniva così trasformato in un carro a quattro ruote, adatto a proseguire il viaggio al piano.
Giogo per un solo bue. C'è il tipo applicato alla fronte e assicurato alle corna e quello che si applica alla nuca dell’animale. Il tipo di giogo per un solo bovino ("gioàt") è collegato tramite catene ad un bilancino ("balanzin").
Palo mobile posto dietro al bue che mantiene le distanze tra le catene o cinghie attaccate al suo giogo; ad esso vengono agganciati strumenti di lavoro come l'aratro.
Palo con due anelli in ferro alle estremità per l'attacco, attraverso catene o cinghie, al bue o al cavallo. Al centro aveva poi un anello al quale si collegava l'aratro o qualsiasi altro strumento. Era libero di muoversi e permetteva quindi una grande mobilità dell'attrezzo collegato.
Per meglio mostrarne l'uso è stato qui fotografato agganciato a "gioàt" e al "piöf".
La "ferazza" si inseriva a colpi di mazzuolo ("mazòt") in tronchi troppo lunghi e pesanti da sollevare e si attaccava a strascico al bue per uscire dal bosco e al "bròz" per il trasporto fino a valle, agganciandolo con una catena rispettivamente al "balanzìn" e alla "igna".
L'anello libero all'estremità della "ferazza" permetteva al tronco di ruotare liberamente.
Trave di legno doppiamente ricurvo che veniva posto sul collo di una coppia di buoi allo scopo di trainare il carro o l'aratro.
Nella parte centrale era collegato al timone con la "véta".
Davanti aveva due passanti in ferro per le "cornére" che venivano fissate intorno alle corna dei buoi.
Ai lati e sotto quattro anelli ai quali si attaccavano le "tavèle" ("canàgole") che passavano sotto il collo dei buoi.
Questo "giöf" era colorato di azzurro; il colore è stato consumato là dove appoggiava sul collo dei buoi e nella parte centrale dove era fissata la "véta" .
Attaccati al "giöf" sono rimasti i passanti in ferro per le "cornére" e una "tavèla" in ferro che passava sotto il collo del bue.
Traversa di legno ancorata solo nel punto centrale alla parte anteriore del "bròz" così da permettere lo sterzo del carico a strascico che vi veniva fissato sopra.
Supporto costituito da due parti in ferro, una fissa e l'altra mobile. Quella sotto veniva ancorata sul motocoltivatore al posto del cassone per adattarlo al trasporto a strascico dalla montagna. Sulla parte mobile venivano fissati due lunghi pali, sopra i quali era posto il carico. Il carico poteva così ruotare rispetto al motocoltivatore e permettere perciò di effettuare anche curve impegnative.
Il "bròz" è un particolare barroccio, un veicolo a due ruote, che veniva trainato solitamente da uno o due buoi, ed usato sulle ripide strade di montagna per il trasporto a valle di legname e fieno. Non aveva una cassa in cui contenere la merce, ma essa veniva posizionata su due "palanchi" che venivano agganciati a strascico al "bròz" per la discesa dalla montagna così da frenare.
Se, arrivato a valle, doveva poi proseguire il viaggio in piano, la strada di montagna terminava col "brozzadór", punto in cui veniva aggiunto il "mèz car" o il "carriöl" che trasformava il "bròz" in un carro a quattro ruote.
Viene ben spiegato ed illustrato, insieme a tutte le sue parti, da pagina 18, in
Particolare legno ricurvo che, agganciato alla parte posteriore dei "palànchi", tramite "cavìce" di ferro, li teneva paralleli dietro al "bròz".
Sulla "palanchèra" sono infissi dei ganci di legno fra i quali passava la "fum" indispensabile a fissare il carico a bordo.
Anche se le strade sono ormai trafficate, Mansueto Leonardi rientra a casa col suo bue bianco che traina il carro carico di legna.
Vicino all'incrocio si può notare un irrigatore a girandola del vecchio impianto irriguo a pioggia con la protezione verso la strada.
Era il tempo in cui si faceva ancora largo uso dei buoi per il lavoro nei campi e per il trasporto delle merci ma con i grossi carichi viaggiavano anche i camion rimorchio.
La data è presunta dall'età del ragazzo: Giancarlo Garbari.
Quante gite indimenticabili col camion di Raimondo Miori di Padegnone!
Questa volta si trattava del giro del Garda e la foto è stata scattata a Bardolino. La posizione in mappa si riferisce al paese di partenza della gita.
nello specifico delle ruote idrauliche, vi erano in valle quelle a pale, mosse dalla forza dell'acqua che vi scorreva sotto, e quelle a cassette, mosse dal peso dell'acqua che vi veniva fatta cadere sopra per mezzo della "doccia". Cambiavano poi le dimensioni e nell'ultimo periodo di utilizzo anche il materiale, in quanto talvolta il legno veniva sostituito dal ferro.